Nuvole in scatola
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Penso di averlo già detto, ma lo ribadisco: credo che non ci sia niente di cui non si possa parlare con un bambino, a patto che si usi il messaggio corretto in base all'età.

Tenere lontani i bambini dalla morte, pensando di proteggerli dal dolore, è sbagliato. Lo dicono persone che hanno studiato la psicologia dell'età evolutiva, ma a ben pensarci lo dice il buon senso stesso.

Il fatto è che la morte fa parte della vita e che non possiamo sapere quando un bambino la dovrà affrontare, e allora è meglio non escluderla dai discorsi, dalla quotidianità e nemmeno dalle storie. Il mio consiglio (che in realtà è il consiglio di una psicologa che avevo ascoltato a un corso di Nati per Leggere) è quello di non aspettare che i bambini vivano un lutto per parlargliene, e questa credo si possa considerare una regola universale.

Resta molto personale, invece, la scelta dell'approccio che si desidera dare al tema: più o meno religioso, scientifico, materiale. Io, come ho detto altrove, amo pensare alla morte come a qualcosa che lascia un segno nel ricordo di chi resta. Come mi ha detto un giorno una persona saggia, per farmi una carezza in un momento di grave lutto personale: "Le persone che non sono più con noi, le abbiamo perse. Ma prima di questo, le abbiamo avute".

L albero dei ricordi

Volevo raccogliere in questo post una piccola rassegna di libri dedicati al tema della morte.
Per farlo, inizio da un libro che non è nuovo, ma non ho mai recensito.

È L'albero dei ricordi di Britta Teckentrup, edito da Gallucci.
Si tratta decisamente di un libro a tema, un libro "fatto per" parlare di morte ai bambini, ma ho molto apprezzato la sua delicatezza e il tipo di messaggio che dà.

L albero dei ricordi

L'albero dei ricordi racconta la storia di Volpe, della sua morte e del ricordo che resta in chi l'ha amata.
 
Volpe aveva avuto una vita lunga e felice, ma ormai era molto stanca. 
 
E così, nel suo bosco, si addormenta per sempre. È una morte dolce, serena, naturale, in uno scenario ovattato dalla caduta della neve.
Pur nel freddo inverno, la prosa e le immagini di Teckentrup, vive nei colori e nette nei contorni, eppure così morbide, trasmettono un forte calore.
E così gli animali che hanno conosciuto Volpe iniziano a ricordarla, in una sorta di lunga veglia funebre. E man mano che raccontano qualche storia su di lei, un albero arancione cresce e si fa grande e forte: è l'albero dei ricordi menzionato nel titolo. È la vita che vince la morte nel ricordo di chi abbiamo amato.
 
Ecco: è questa l'immagine della morte che cerco di dare ai miei figli.

L'ultimo canto

 
In modo simile (ma vagamente più astratto e letterario, meno "a tema"), anche in L'ultimo canto di Pablo Albo, forse il mio albo preferito su questo argomento, la morte è vista come un'eredità immateriale, rappresentata in questo caso da un talento (quello del canto) che il vecchio gallo ha trasmesso al figlio, che ora canta per onorarlo e ricordarlo, ma anche per prendere il suo posto nel villaggio. Trovate qui la mia recensione.

Il cuore e la bottiglia

E poi c'è la morte come lutto, come difficoltà per chi resta.

In un albo dalle immagini bambine (con il genio di Oliver Jeffers) ma dal sentire adulto, come Il cuore e la bottiglia, la morte non è raccontata, ma evocata da una poltrona improvvisamente vuota, e la protagonista, rimasta sola, mette il cuore in una bottiglia per non soffrire più. 

In un racconto fortemente metaforico e delicato, attraversiamo il lutto insieme alla protagonista, fino a uscirne. Ne avevo parlato qui.


Bertolt

Ci sono poi albi che sulla morte ci riflettono, anche se non è la morte a cui siamo abituati.

Bertolt, di Jascques Goldstyn, è un albero, ed è lui a morire. Ma non è un albero qualsiasi: è il migliore amico del piccolo protagonista, che con la natura attorno a sé ha un rapporto molto stretto.

Attraverso questa morte, il bambino conosce un nuovo aspetto della vita e della natura, ma troverà il modo di celebrare la vita (qui la mia recensione).

bertolt


Piccolo sonno

E quando la morte mette fine a un lungo rapporto d'amore?

Lo racconta  Piccolo sonno di Alessandro Riccioni e Francesca Ballarini, visualizzando la morte come qualcosa di piccolo e inoffensivo: un dolce uccellino, che aiuterà un anziano a rivedere la moglie scomparsa.

Il gattolaio

Ci sono anche albi e libri di narrativa dedicati alla morte di un animale domestico: ad esempio Il gattolaio, di Stella Nosella ed Evelise Obinu (qui la recensione), in cui un bambino non si rassegna e vorrebbe riavere il suo gattino perduto. 

Il gattolaio


Olle

Oppure, Olle, di Guus Kuijer, un intenso ritratto del cane di questo sensibile autore, sospeso tra il quotidiano e il paranormale (il cane parla davvero?), per lettori autonomi dai 7-8 anni. Qui la mia recensione.

Olle

I tre funerali del mio cane

E per un target ancora un po' più maturo, dai 10 anni, c'è I tre funerali del mio cane, di Guillaume Guéraud, sospeso tra tristezza ed ironia (e qui trovate la mia recensione).

I tre funerali del mio cane

Non deve far paura, la morte. È triste, ma non è un tabù, non è innominabile, non è inenarrabile.

Basta raccontarla nel modo giusto, al momento giusto.

 


   
 

La scuola è un elemento fondamentale per lo sviluppo dei bambini, ma è inutile negarlo: i veri scatti di crescita e di maturazione arrivano durante le vacanze. Non sto dicendo che la scuola sia inefficace (ci sarebbe qui da aprire un discorso troppo lungo e complesso), ma è proprio lo stacco dalla routine, il trovarsi a fare qualcosa di diverso che porta alla scoperta di sé. È una pausa che necessita di una routine, di qualcosa da cui fare pausa: se fosse estate tutto l'anno, non funzionerebbe così.

Se ai bimbi appena entrati in età scolare qualche giorno fa ho proposto un'estate di buone letture, oggi mi rivolgo a quelli in età prescolare per un'estate di esperienze nuove.

Io so

Sono usciti da poco, per Lupoguido, Io so fare l'orto e Io so prepararmi la colazione, di Elena Odriozola, che proseguono la serie iniziata con  Io so vestirmi da sola, che vi avevo raccontato qui.

Non è facile dare vita a una serie coerente ma originale. È necessario ritrovare una stessa cifra stilistica, ma al tempo stesso una chiave nuova, altrimenti si rischia di pubblicare un clone del primo titolo e non un libro nuovo.

Odriozola la chiave nuova la riesce a trovare, e anche se forse il risultato non è perfettamente "rotondo" come nel primo volume, non mancano degli spunti interessanti.

Io so fare l'orto

Io so fare l'orto, ad esempio, non è solo il racconto di una competenza acquisita, ma di un nuovo rapporto con il mondo esterno.

Il target a cui è destinata questa serie (2-3 anni, 4 al massimo) è fortemente egoriferito, e fa facilmente fare i conti con qualcosa che non dipende da sé. Nelle poche semplici frasi e nelle illustrazioni dal gusto vintage, arricchite anche questa volta da pagine che si aprono ad aletta per concludere l'azione intrapresa, emerge invece il tema del rapporto con il tempo e la natura.

Io so fare l'orto

Non è la protagonista a governare le azioni: stavolta deve imparare ad ascoltare, ad attendere. Se serve innaffia, se piove non fa nulla. Il tempo della maturazione è qualcosa che dipende solo parzialmente da lei.

Lei deve però imparare a restare in osservazione per capirlo.

Io so fare l'orto

Io so prepararmi la colazione introduce un elemento ancora diverso: l'apprendimento tramite il gioco.

Se il titolo lascia immaginare una bambina che si riempie la tazza del latte, appena iniziamo a leggere scopriamo invece uno scenario più inconsueto: si sta costruendo una casetta con le fette imburrate.

Io so prepararmi la colazione

L'elemento ludico si intreccia a quello alimentare: la bimba costruisce e poi gioca e poi mangia, senza soluzione di continuità tra le diverse funzioni che assume l'alimento.

Io so prepararmi la colazione

È un gioco autodeterminato: in questa serie di libri non c'è un adulto che guida, ma solo la curiosità di sperimentare.

Nessun adulto le avrebbe insegnato a preparare la colazione costruendo una casa di pane, ma questo è il suo metodo, quello che si è scelta lei. E proprio per questo, probabilmente, è il più efficace.


Scuola, compiti, sport, ancora compiti e poi a dormire presto, perché c'è ancora scuola!

Non è sempre facile trovare spazio per la lettura, da bambini, soprattutto quando la lettura è ancora faticosa, non del tutto fluida. Senza contare che le proposte dedicate ai "primi lettori" sono spesso semplicistiche, un po' svilenti. Eppure non è detto che un libro "facile" da leggere, per sintassi e quantità di testo, debba essere anche un libro "semplice", superficiale, infantile.

NB: i link ad Amazon contenuti in questo post sono tutti link affiliati. Cliccando sul link e facendo un acquisto su Amazon, riceverò una piccola percentuale. Il vostro prezzo di acquisto resterà invariato. La mia opinione sul libro, invece, è mia e basta, e non ha nulla a che fare con le commissioni. ;)
 

Fortunatamente ci sono ancora editori che rispettano la dignità del lettore alle prime armi e pubblicano titoli di qualità anche per loro, e anzi, negli ultimi tempi mi sembra di notare una maggior attenzione verso questa fascia. E allora adesso che le vacanze sono alle porte, voglio lasciarvi una piccola rassegna di alcuni dei libri più interessanti per primissimi lettori e per primi lettori "avanzati", tra quelli usciti negli ultimi anni.

Per primissimi lettori.

Ho raccolto qui tre libri in stampatello maiuscolo per bimbi che hanno imparato a leggere da poco ma che non vogliono rinunciare alle belle storie, non scontate.

Zio Elefante (novità 2023)

zio elefante

Una proposta Babalibri che non ha paura di andare sotto la superficie e scoperchiare sentimenti e commozione: è la storia di un legame speciale tra zio e nipote, in un momento di difficoltà. Una scrittura che sa toccare corde profonde.

Trovate la mia recensione a questo link.


Dulcinea nel bosco stregato (2021)

Dulcinea nel bosco stregato

Una fiaba incalzante e moderna, resa preziosa dalla matita vispa di Ole Könnecke. Una storia suddivisa in capitoli, per scandire la lettura nel tempo. Da Beisler. Qui la mia recensione.


Grolefante & Topolino. Che coppia! (2021)

Grolefante e topolino che coppia

Una raccolta di tavole umoristiche che nascondono però ricchi spunti di riflessione. Un fumetto allegro come tante barzellette. Dentro i balloon il testo è in stampato maiuscolo, in minuscolo troviamo solo qualche piccola introduzione. Da Terre di Mezzo. Qui la mia recensione.


Per primi lettori... un po' più avanzati.

Quando la lettura inizia a farsi più scorrevole ma non è ancora abbastanza fluida da affrontare veri e propri romanzi, ecco che ci si può approcciare a storie un po' più lunghe, ma non così lunghe da spaventare il piccolo lettore.

Il giorno in cui la talpa (quasi) vinse la lotteria (novità 2023)

Il giorno in cui la talpa quasi vinse la lotteria Una deliziosa storia di animali del bosco, condita da ingenuità, malintesi e umorismo. Da Lupoguido. Ne avevo parlato qui.

George e Martha (novità 2023)

george e martha

Una serie di episodi brevissimi ma incalzanti, fatti di umorismo e buoni sentimenti, ma soprattutto da una coppia di protagonisti dirompenti. Da Lupoguido. Ne avevo parlato qui.


Piume in libertà (2022)

Piume in libertà

Un libro dal messaggio animalista che vede protagoniste due galline irresistibili nella loro ingenuità. Si ride, si pensa, si partecipa a un'avventura in cui la volontà porta a compiere grandi imprese. Una proposta Camelozampa di cui ho parlato qui.


Rapimento in biblioteca (2021)

Rapimento in biblioteca

Il potere dei libri in un breve romanzo in cui i cattivi trovano riscatto e l'astuzia e la gentilezza trionfano. Da Le rane di Interlinea. Ecco qui la mia recensione.

 

Ecco fatto. Sono solo sette titoli, selezionatissimi: quelli che a mio parere possono insegnare anche a chi sta ancora iniziando a leggere tutta la meraviglia di scoprire da solo le proprie storie.

Qual è una delle motivazioni più forti che spingono un bambino a leggere da solo?

La soddisfazione personale? Sì, forse.

Il desiderio di arricchire il proprio bagaglio culturale? Mh, mi sa di no.

Una delle leve più potenti, tra le tante, è quella di poter avere accesso anche a quei libri che i genitori non leggono, magari libri in cui gli adulti non fanno nemmeno una gran figura. È questa una delle chiavi del successo di un narratore straordinario come Roald Dahl, ad esempio.

Le primissime letture, quelle in stampatello maiuscolo, destinate a chi sta facendo i primi passi come lettore, non vanno di solito in questa direzione. Si tratta spesso di storie edificanti, con una forte morale, e – diciamocelo – banali e noiose.

attenta piccola pantera

E poi arriva Attenta piccola pantera!, un titolo pronto a "fregare" i genitori, con un racconto che si presenta come educativo (e lo è, ma non nel modo più classico). 

Scritto e illustrato da Quentin Vijoux e pubblicato da Sinnos con la tradizione di Federico Appel, Attenta piccola pantera! Ã¨ pensato per chi si approccia alle prime letture indipendenti, con la predominanza delle immagini sul testo, il font ad alta leggibilità in stampato maiuscolo, una sintassi semplice e una prosa diretta. La storia è quella di un padre apprensivo che raccomanda alla piccola pantera di fare attenzione, perché la giungla è piena di pericoli.

attenta piccola pantera

Anzi: qui non è solo il padre, ma tutta la giungla a riempire il cucciolo di raccomandazioni: la scimmia gli ricorda che le bucce di banana sono scivolose, il facocero lo invita a stare lontano dal fango per non sporcarsi e così via, con tutto il repertorio di "stai attento" che un adulto dedica solitamente a un bambino.

attenta piccola pantera

La piccola pantera segue attentamente i consigli del padre e degli altri animali. Il lettore lo sa bene, perché nel testo parole come "attenzione", "bene attenta" o "delicatamente" sono evidenziate; accortezza, questa, particolarmente utile per i lettori alle prime armi, che nello sforzo della decodifica possono perdersi il senso generale della storia o non notare alcuni dettagli.

Ma se la piccola pantera è ligia e obbediente, come sarà invece il papà, in quella stessa pericolosa giungla?

Come dicevo, Attenta piccola pantera! rappresenta il riscatto dei piccoli, che imparano a divertirsi leggendo e scoprono che anche i genitori, a volte, predicano bene e razzolano male.


Non ci sono temi che non si possano affrontare con i bambini, basta trovare la chiave giusta.

zio elefante


Zio Elefante di Arnold Lobel inizia con un avvenimento sconvolgente: i genitori del piccolo protagonista scompaiono. L'elefantino lo racconta in prima persona, con totale naturalezza:

Un giorno mamma e papà partirono per un giro in barca. Io non potevo andare con loro: avevo mal di gola e mi colava la proboscide. Andai a casa e mi infilai a letto.
Scoppiò un temporale.
La barca non tornò indietro.
Mamma e papà erano scomparsi in mare.

In questo incipit così drammatico trova spazio persino un dettaglio che ci fa sorridere: l'idea di un elefante con la proboscide che cola. È il flusso di pensieri di un bambino, nella sua pulita autenticità.

È così che nella vita del protagonista arriva zio Elefante, che porta il piccolo a casa con sé. Nella narrazione si incontrano in modo poetico e credibile due generazioni: il piccolo elefante studia incuriosito le rughe del vecchio zio, il cui corpo "scricchiola" quando si siede. Dal canto suo, lo zio torna bambino (e ci riesce benissimo!) per sollevare i pensieri del piccolo e farlo sorridere. Lo fa con una spontaneità incredibile, tanto che lo ritroviamo a contare i pali che scorrono lungo il paesaggio attraversato dal treno (chi, se non un bambino, lo fa?).

zio elefante

Abbiamo conosciuto Arnold Lobel in Rana e Rospo sempre insieme, edito anch'esso da Babalibri, e di lui ritroviamo l'arguzia e la cura nei dettagli, ma al posto del lieve nonsense del primo libro di cui vi ho parlato, c'è in Zio Elefante una sorta di lieve profondità.

La prosa serena e piana riesce a grattare sotto la superficie rivelando nei dettagli della narrazione un meraviglioso complesso di emozioni: la paura, l'incertezza, l'affetto, la commozione, il sollievo, l'allegria, la tristezza. Anche le immagini trasmettono un grande calore, nelle figure e negli sguardi dei due protagonisti e nei colori mai troppo accesi.

Se dalle prime pagine Zio Elefante può sembrare una semplice raccolta di episodi sparsi, di storie di zio e nipote, senza una reale trama complessiva portante, scopriamo verso la fine una potente circolarità. Dialoghi e dettagli ritornano e ritrovano un senso, una compiutezza, lasciando qualche brivido di emozione in più al lettore.

In Zio Elefante Lobel ha la capacità di portare lo spessore di un romanzo in un libro di poche pagine dedicato ai primi lettori (in stampato maiuscolo, addirittura!): perché anche chi inizia a leggere si merita la buona letteratura.


Se fossero state scritte in questo decennio, le avventure di George e Martha sarebbero state probabilmente raccontate come un inno alla body positivity.

 george e martha

Sì, perché i due strabordanti ippopotami protagonisti di queste deliziose storie illustrate dimostrano un'invidiabile autostima, tanto che lui è convinto di poter volare in mongolfiera e lei passa la giornata a rimirarsi allo specchio e interpreta una leggiadra farfalla in uno spettacolo di danza.

Ma no, non si tratta (per fortuna) di racconti mirati a lanciare qualche messaggio di questo tipo: i due irresistibili protagonisti nati dalla matita dell'americano James Marshall tra gli anni Settanta e Ottanta ci coinvolgono in avventure spensierate, allegre, dall'umorismo arguto ma mai sopra le righe.

È come sempre splendida l'operazione editoriale di Lupoguido, che ha portato in Italia, con la traduzione d'autore di Segio Ruzzier, una raccolta di quattro dei sette volumi originali (George e Martha, George e Martha ancora!, George e Martha sorgi e splendi, George e Martha una bella giornata), in un'edizione dalla copertina rigida che rende onore alla preziosità dell'opera e che raccoglie anche una prefazione scritta da Maurice Sendak, grande estimatore di questa serie, per la raccolta completa uscita negli Stati Uniti nel 1997 (niente paura: Lupoguido porterà in Italia anche gli episodi mancanti).

Lo splendido volume segnala con una pagina colorata e una "copertina" interna il passaggio da uno dei volumi originali all'altro, ma le storie si leggono tranquillamente una di seguito all'altra, senza avvertire passaggi significativi tra le parti.

george e martha

George e Martha Ã¨ composto da tante storielle illustrate brevi, brevissime, potrebbero sembrare delle vignette con un po' di trama in più. A sinistra il testo, narrato da un punto di vista esterno e imparziale, che non si lascia andare a commenti o interpretazioni, a destra l'immagine riquadrata, che ci mostra i due buffi ippopotami, che in pochi tratti di matita sanno comunicare un'incredibile varietà di espressioni.

george e martha

Placidi e positivi, George e Martha affrontano la vita quotidiana e qualche piccola avventura in più. Più ingenuo lui, più smaliziata lei, con le sue meravigliose gonnellone colorate, sono amici per la pelle (ma leggendo del loro rapporto, viene da sperare che tra loro nasca qualcosa in più).
I due si stuzzicano, si fanno dispetti, ma si supportano a vicenda nelle difficoltà e sono capaci di mentire per non mortificare l'altro, quando serve.

Ogni episodio è introdotto da una tavola dedicata al titolo, che sembra quasi il cartello iniziale di una sit com (in effetti George e Martha è diventata anche una serie animata). Anche il ritmo è quello di una serie di brevi sketch che si susseguono, lasciando molti spazi vuoti che il piccolo lettore impara gradualmente a colmare: a volte è la battuta umoristica che deve essere compresa, a volte il testo va integrato con l'immagine per coglierne il senso, altre volte ancora bisogna leggere tra le righe l'intenzione di un gesto.

Le storie, solari, ariose e scanzonate, non sono dunque mai "facili" e scontate, ma attivano sempre quel pensiero in più, che permette al bambino di partecipare attivamente alla costruzione del senso e, alla fine, di godersi meglio la lettura.

Ne ha messe in fila di cose, ma soprattutto di animali, Tomoko Ohmura!

Il libro che l'ha resa più famosa è proprio Tutti in coda, ma vi avevo presentato anche Che succede in fondo al mare?, un albo in qualche modo gemello (e non è il solo).

presto ci aspettano

Alla serie si aggiunge oggi Presto, ci aspettano, sempre edito da Babalibri. Anche stavolta l'ossatura dell'albo è la medesima: una serie di animali (stavolta il doppio: un centinaio) in fila uno dietro l'altro, verso un finale che il piccolo lettore attende con curiosità. A meno che non si perda prima nell'esplorazione.

Già, perché la particolare struttura di questi albi "in coda" dà al bambino una doppia possibilità di fruizione: da un lato può godersi la narrazione, assistendo velocemente alla sfilata che si svolge nelle pagine a sviluppo orizzontale davanti ai suoi occhi, dall'altro può soffermarsi ad analizzare i particolari, a distinguere le specie presentate, indovinarne il nome (ipotizzando che, vista l'età prescolare di riferimento, il piccolo non sappia ancora leggere lo stampato minuscolo), scoprire differenze più o meno sottili, come quelle tra un puma e un ghepardo, o tra un tritone e una salamandra. 

Un'altra differenza tra Presto, ci aspettano e i suoi predecessori sta nello stile illustrativo: gli animali qui rompono le righe per disporsi su un piano leggermente più ampio e interagire con uno sfondo che è molto più vario e più presente, sia visivamente (la pagina è piena, ricca di dettagli), sia nel rapporto con i personaggi: un riccio che si infila in un tronco cavo, un suricato e un cane della prateria che salutano due bambini quando il corteo passa nel centro di un villaggio.

presto ci aspettano

Il percorso porta infatti gli animali da un ambiente naturale a uno più antropizzato, ma perché?

Non posso dirlo senza spoiler, ma ometterlo toglierebbe gran parte del senso dell'albo: gli animali, tutti adulti, si riuniscono alla fine ai loro cuccioli, lasciati all'asilo durante il giorno.

Presto, ci aspettano si trasforma così, nell'ultima pagina, in un albo che racconta il distacco e il ricongiungimento, ma scatena anche la curiosità nel riconoscere i piccoli di una specie, dopo aver già incontrato i genitori. Piccola occasione persa: i cuccioli sono tutti la versione più piccola degli adulti, senza varianti curiose che investano ad esempio la metamorfosi. Il piccolo della rana, per intenderci, non è un girino, ma una rana piccola.

Resta il piacere di scoprire tutti gli animali che si è in grado di riconoscere, e di vedere con quale allegria e con quanti sorrisi, la sera, corrono tutti dai loro cuccioli.


Mi è capitato spesso di vedere film o serie tv che mi ricordassero qualche libro che avevo letto, più raramente il contrario.

Le inquietanti storie di Weird Street
 

È successo con Le inquietanti storie di Weird Street dell'inglese Anne Fine, pubblicato da Biancoenero edizioni con le illustrazioni di Luca Scandurra, che mi ha riportato immediatamente nelle atmosfere di Gortimer Gibbon, una serie per bambini che abbiamo visto (e adorato) su Prime Video.

È da lì, quindi, cha parto, perché sono molte le cose in comune.

C'è un gruppo di tre ragazzi che si racconta delle storie.

C'è una strada, che qui è Weird Street (strada strana), mentre nella serie è ironicamente Normal Street.

Ci sono avvenimenti misteriosi, legati alla città dove vivono i ragazzi.

Sono tutti ingredienti che toccano corde sensibili, e non solo nei bambini: l'amicizia, le radici, le paure, il mistero.

Le inquietanti storie di Weird Street

Tra voci che sussurrano nei sogni, persone scomparse, tesori nascosti e case funestate da oscure maledizioni, Le inquietanti storie di Weird Street è una meravigliosa lettura di gruppo per un pigiama party (magari ad halloween!), ma anche una coinvolgente lettura solitaria per chi cerca forti emozioni ma non è ancora in grado di affrontare lunghi romanzi.

Le inquietanti storie di Weird Street


Lungo meno di 60 pagine e stampato in font ad alta leggibilità, Le inquietanti storie di Weird Street offre un agevole tuffo nella tensione anche per chi non è ancora fluido nella lettura. Le illustrazioni dai forti contrasti, più che descrivere le scene ne evocano le atmosfere, permettendo di immergersi totalmente nel mistero.

I tre racconti ricordano le leggende urbane che avvolgono alcuni luoghi o alcune persone, dove il naturale e il soprannaturale si intrecciano indissolubilmente. Ecco: la grande differenza tra libro e serie tv (che, a quanto ne so, non c'entrano nulla l'uno con l'altra) sta nelle atmosfere, che nella serie sono luminose e allegre nonostante qualche momento di tensione, mentre nel libro restano velate da qualcosa di inafferrabile. È nella sensazione, nel colore, che due prodotti tanto simili si rivelano infine molto diversi.

Nel dubbio, io ve li consiglio entrambi,


Ci sono, credo, due ragioni principali per le quali ci si approccia a un testo divulgativo, o per dirla in termini editoriali di "non fiction".

Una è il desiderio di approfondire un tema che ci appassiona, di cui vogliamo sapere più cose possibile. L'altra è quella di accendere nuove sinapsi, scoprire collegamenti inediti, rendere più fluido e meno settoriale l'approccio al sapere.

Il polpo ha zero ossa
Risponde certamente a questo secondo bisogno Il polpo ha zero ossa, Un libro per contare e scoprire il mondo, di Anne Richardson e con le efficaci illustrazioni di Andrea Antinori, edito da Editoriale Scienza.

Il polpo ha zero ossa parte da un numero, il più semplice e il più difficile di tutti i numeri: lo zero. 

La pagina che lo presenta, quasi vuota, già lascia presagire la forte componente espressiva di questo libro, che parla di numeri, sì, ma lo fa in modo caldo, attraverso spazi, colori, curiosità, figure dipinte con pennellate imprecise.

Il polpo ha zero ossa 

Non c'è pretesa di esaustività, soltanto l'esposizione di fatti curiosi ed estemporanei, ognuno legato a un numero. Si va dal polpo (che, come dice il titolo, ha zero ossa) a Longyearbyen, uno dei centri abitati più a nord del mondo, che per due settimane ha zero ore di luce.

Non c'è confine tra una disciplina e l'altra, l'unico fil rouge è la progressione numerica, con lo zero che dà inizio a tutto. È nel capitolo a lui dedicato che scopriamo la sua grande potenza: oltre a designare quantità nulle, ogni zero messo in coda a un numero può moltiplicarlo per dieci.

Il polpo ha zero ossa


Quando si passa quindi al capitolo dedicato all'uno, al due o al tre (si arriva fino al 9), troveremo curiosità dedicate anche ai suoi multipli secondo le potenze di dieci, quindi 10, 100 e 1.000, poi 20, 200 e 2.000 e così via, con qualche incursione, in ogni capitolo, su numeri molto grandi.

Lo sapevate che un cucchiaino di terra può contenere ottocento milioni di batteri?

Il polpo ha zero ossa

Il polpo ha zero ossa è un albo trasversale in molti sensi: per discipline, certamente, ma anche per età. Se alcuni concetti sono rivolti almeno alle ultime classi della primaria (come il numero di protoni nel nucleo del fluoro), molte altre cusiosità sono accessibili ben prima (persino la mia piccola di quattro anni è molto incuriosita da alcune pagine!). Per apprezzarlo, non è necessario comprendere tutto: ognuno tratterrà nella sua mente ciò che lo colpisce di più, a partire dal funzionamento del nostro sistema di numerazione (il vero protagonista dell'albo) per arrivare alla più piccola curiosità anatomica, geografica, astronomica, botanica e così via.

Quello che l'albo dice forte e chiaro è: non avere paura della matematica. È tutt'attorno a noi, ed è pronta a stupirti.


Si dice sempre che i grandi, spesso, dimenticano cosa significhi essere bambini. C'è forse, però, qualcosa di peggio: i grandi dimenticano anche cosa significhi essere adolescenti.

Ci dimentichiamo le sensazioni, i pensieri, ma soprattutto ci dimentichiamo di aver fatto cose imbarazzanti, di aver usato un linguaggio ridicolo, di aver sfidato il nostro stesso senso dell'etica verso gli altri. Se ripensassimo a noi da adolescenti – se ci pensassimo davvero, ricordando tutto e non solo quello che teniamo tra i ricordi più cari – probabilmente ci giudicheremmo piuttosto male, con i nostri canoni attuali, e probabilmente è questa una delle principali ragioni per cui comunicare con un adolescente ci riesce così difficile. 

Il libro che ti aiuta a comunicare meravigliosamente con tutti gli umani
Il libro che ti aiuta a comunicare meravigliosamente con tutti gli umani di Françoize Boucher (edito da Il Castoro) parla a preadolescenti e adolescenti usando il loro linguaggio. In effetti, aprendo il libro, sembra di avere a che fare con una pagina di diario, tutta disegnini, punti esclamativi, freccine e sottolineature fluo.

Il libro che ti aiuta a comunicare meravigliosamente con tutti gli umani

Il libro che ti aiuta a comunicare meravigliosamente con tutti gli umani Ã¨ un manuale, ma senza troppe elucubrazioni o approfondimenti: va dritto al sodo, con consigli pratici (e sensati) su come approcciarsi con il prossimo. Inizia con alcuni trucchi che potremmo accostare a quelli per il public speaking, sulla postura, il tono di voce, la chiarezza espositiva, per poi passare dalla forma al contenuto.

Il libro che ti aiuta a comunicare meravigliosamente con tutti gli umani

E allora Il libro parla al suo lettore come fosse un buon amico, suggerendogli come gestire i segreti, su come dosare la schiettezza per non mentire ma d'altra parte non ferire le persone, tracciando schemi che forse semplificano un po' la realtà ma di sicuro forniscono delle linee guida chiare e di buon senso.

Il libro che ti aiuta a comunicare meravigliosamente con tutti gli umani

Perché un'altra caratteristica di adolescenti e preadolescenti (di oggi e di ieri) è che non sempre riescono a capire che si può far male con le proprie parole, o che a volte è meglio chiedere e non aspettarsi che gli altri capiscano telepaticamente le tue esigenze, o su come una piccola bugia può evolvere in un piano inclinato di conseguenze che non portano a nulla di buono. 

Perfette anche per spronare i più timidi e per dare una pacca sulla spalla a chi difetta un po' di autostima, queste pagine incoraggiano a parlare, a interagire dal vivo prima che sui social, a tenere una mente aperta alle opinioni e ai pensieri degli altri, per instaurare dinamiche positive.

Il testo di questo libro è ridotto al minimo, i consigli non sono supportati da un substrato teorico: visto così, Il libro che eccetera eccetera potrebbe sembrare rivolto anche a un target più basso, di primi lettori, ma nonostante la sua semplicità, la sua lettura richiede una certa dose di domande su se stessi, quelle che ancora non sono sfociate in una vera e propria autoconsapevolezza, ma che con l'esperienza (e con letture come questa) negli anni potranno farlo.

È un libro allegro, scanzonato, in qualche modo assolutorio, perché fa capire che no, non si è i soli ad avere difficoltà, ma in quella parola nascosta nel suo titolo, "umani", c'è molto di più di un tono ironico. È comunicare che ci rende umani, e imparare a farlo bene è un ottimo punto di partenza per crescere con umanità.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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