Nuvole in scatola
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Essere scienziati, credo, non è solo una faccenda di studi e di impieghi, è più una condizione esistenziale.
Lo scienziato indaga, osserva, sperimenta, poggia il suo sguardo con piglio scientifico anche sulle cose più quotidiane.
Quotidiane come un limone o un uovo, ad esempio.

primi esperimenti uovo limone

Sono questi i protagonisti di I miei primi esperimenti con il limone e I miei primi esperimenti con l'uovo, primi titoli della collana Il laboratorio dei piccoli scienziati, di Editoriale Scienza, nata da Jack Guichard, ideatore della Cité del enfants di Parigi, e Cécile Jugla e illustrata da Laurent Simon.

Sappiamo che i bambini sono osservatori e sperimentatori di natura, ma spesso mancano di basi per capire come fare, cosa osservare, cosa dedurre, e questa collana lo fa, suggerendo un metodo e proponendo diverse attività.

primi esperimenti uovo limone

Tutto inizia, come insegna la scienza, dall'osservazione. E così, le prime pagine sono dedicate a guardare uovo e limone, fuori e dentro.
I testi spiegano e descrivono, ma lasciando anche spazio alle domande, interrogando il bambino su ciò che vede (le risposte sono fornite nella pagina stessa) e dandogli così strumenti utili per replicare questa attività su altri oggetti.

primi esperimenti uovo limone

Numerose e multiformi le attività proposte: alcune mirano a fare più attenzione a gesti e fenomeni che il bambino già conosce bene, raccontando ad esempio i dettagli della spremitura del limone, altre partono da conoscenze scientifiche più avanzate (il concetto di emulsione, con la preparazione di una maionese casalinga, o la capacità del limone di impedire l'ossidazione, da sperimentare su una mela tagliata o su una moneta di rame che si è scurita col tempo).
primi esperimenti uovo limone

Stupisce, questa collana, perché mostra la ricchezza di informazioni che possiamo ottenere attraverso osservazioni così semplici. Rivolta ai bambini dai quattro anni, riesce a mantenere i suoi contenuti leggeri senza cadere nella banalità.
Tutte le attività sono alla portata di bambino, o necessitano al più di un piccolo supporto da parte dell'adulto. Le spiegazioni sono chiare e semplici, gli strumenti facili da reperire.
Le illustrazioni, che integrano disegno e fotografia, sono accattivanti e chiare.

primi esperimenti uovo limone

È un invito a provare, a guardare, a giocare con le cose per scoprirne le proprietà.
Un invito a diventare scienziati, fin da piccoli.

O se non proprio scienziati, magari spie.
Li scrivevate anche voi i messaggi segreti con il limone, da bambini?

primi esperimenti uovo limone

I miei primi esperimenti con il limone spiega anche come ottenere l'inchiosto simpatico con il succo di limone.

primi esperimenti uovo limone

Ai bambini più piccoli potrete nascondere un disegno; per i più grandi, diventa l'attività perfetta durante una caccia al tesoro o una "escape room" domestica, magari nascondendo il messaggio tra le righe di una lettera.

La scienza può essere un gioco davvero divertente.


Tra un pallone e un libro, non c'è dubbio: mio figlio sceglie il pallone.
Ma quando il libro parla di calcio, be'... sceglie comunque il pallone. Però il libro lo legge molto più volentieri.

la strana compagnia del gol

La strana compagnia del goal! di Livia Rocchi è un romanzo per primi lettori, e parla innegabilmente di calcio.
Ma anche di accoglienza, diversità, amicizia e dinamiche di potere tra gruppi amicali (volevo scrivere "bullismo", ma mi è sembrata una definizione troppo facile, e non credo sia necessario parlare di bullismo per descrivere le classiche divisioni in "gruppetti", di cui uno di successo e l'altro meno).

la strana compagnia del gol

Leggendo La strana compagnia del goal! si ha l'impressione di essere catapultati in un anime giapponese di genere spokon (quelli ambientati nel mondo dello sport, insomma: Mila e Shiro o Holly e Benji, per capirci).
Il protagonista, Marco, vorrebbe essere capitano della sua squadra di calcio, ma nessuno dei suoi compagni è d'accordo, così ne fonda una tutta sua. Ma chi vuole giocare nella sua squadra? Naturalmente, non i suoi soliti compagni di gioco. Si uniscono a lui, invece, tutti i "mostri" della scuola.

la strana compagnia del gol

E così facciamo la conoscenza con Ciccio Doppiapuzza, un alieno così chiamato perché ha due nasi da elefante, Dino, un dinosauro così grosso che non trova spazio in aula e segue le lezioni infilando la testa dalla finestra, il robot Tino e una lunga carrellata di creature di vario genere. E come se non bastassero i mostri, arrivano perfino due femmine! Bravissime a calcio, sia chiaro, ma pur sempre femmine.

Marco non ha scelta: per comporre la sua squadra, ha bisogno di tutti loro.
In un susseguirsi incalzante di azioni, però, ogni "mostro" si rivelerà cruciale e le loro caratteristiche peculiari, inizialmente viste come ostacoli, si riveleranno spesso cruciali.

Improvvisamente, Marco si rende conto che gli amici della sua ex squadra non erano dei "bambini normali", ma erano semplicemente tutti uguali: stessi gusti, stesse passioni, stessi vestiti, stesse pettinature, stesso modo di parlare. La diversità emerge così in tutta la sua ricchezza, ed è solo verso l'epilogo del romanzo, dopo aver seguito la partita tra le due squadre col fiato sospeso (un po' per la suspense, un po' per le risate) che ci diventa chiara una cosa.

[SPOILER ALERT]

I "mostri" non sono veri mostri, ma bambini che nella mente del protagonista (e probabilmente negli scherni dei compagni di classe) erano diventati l'incarnazione stessa dei propri difetti.

la strana compagnia del gol

Per quanto le illustrazioni di Federico Appel lo suggeriscano lungo tutto il libro, non mostrando mai, di fatto, dinosauri, alieni e robot, questa intuizione trova conferma solo all'ultima pagina, quando l'illustratore ci presenta i protagonisti, con tanto di diascalia.

La strana compagnia del goal! è in definitiva un "racconto edificante", che ci parla di valorizzare la propria unicità, accogliere e accettare l'altro con tutte le sue peculiarità, ma il messaggio non suona mai pedagogico e calato dall'alto.
La leggerezza della narrazione e l'impronta umoristica delle azioni lo rendono una lettura avvincente e leggera, in cui protagonista indiscusso è il gioco del calcio.

Una calcio-festa


Se avete pensato a La strana compagnia del goal! come regalo per un compleanno, vi lascio qualche idea anche per organizzare la festa, direttamente dall'ultimo compleanno del Piccolo T.

festa calcio

Per gli stuzzichini, ho preparato degli stuzzicadenti decorati con palloni da calcio: è bastato stamparli su carta, ritagliarli e incollarli sulla cima di un normale stuzzicadenti.
Se anche voi avete la Silhouette Cameo (se non ce l'avete, la trovate sul sito di Creativamente Plotter), potete scaricare e usare direttamente il mio file "print & cut".

festa calcio

Per i segnabicchieri? Magliette con il nome!
(C'è un file "print & cut" per la Cameo anche in questo caso.)

festa calcio

La torta?
Un campo da calcio, naturalmente.

festa calcio

È un po' sghemba, lo so, ma per me vale la regola "fatto in casa, ma col cuore".
Per fortuna è stata divorata in un tempo abbastanza rapido, e nessuno ha chiesto di rivederla al VAR.


Educare, si sa, è spesso più una questione di buon esempio che di buon metodo.
Quando chiediamo ai nostri bambini di non passare troppo tempo attaccati a uno schermo, ci domandiamo cosa ci vedono fare?

stasera niente cellulare

Stasera niente cellulare (scritto da Antonio Ferrara per Le Rane di Interlinea) è un breve romanzo educativo. Educativo per i genitori, intendo.

Il racconto inizia con un silenzio che riempie la stanza con la sua presenza, a ora di cena.
La causa di questo silenzio ce la racconta il protagonista, in prima persona: ha fatto cadere il cellulare del papà.

stasera niente cellulare

L'imbarazzo, che ha il rumore di posate e di piatti, dura poco, ed è il papà a romperlo, facendo un complimento alla figlia. Si accorge, con molto ritardo, del suo nuovo taglio di capelli (un cliché di cui però forse i bambini non sono ancora consapevoli).

stasera niente cellulare

Senza telefonino, il papà sente di nuovo il sapore del cibo, che prima mangiava distrattamente, sente di nuovo voglia di fare domande, e raccontare, e leggere tutti insieme un libro la sera.
Le illustrazioni, dello stesso autore, ci mostrano visi teatrali e scene in cui i pensieri inespressi sono presenze ingombranti che cercano una via per essere comunicati.

Stasera niente cellulare racconta che c'è un mondo possibile, reale, dietro quello virtuale in cui ogni giorno ci rifugiamo. Lo fa senza colpevolizzare i bambini e la loro bramosia di schermi digitali, ma girando la questione dall'altro lato, verso la troppa tecnologia fruita invece dai genitori, e mostrando solo di riflesso le conseguenze sui figli.

Breve, scorrevole, quotidiano, questo racconto lascia in chi lo legge il desiderio di provare, almeno ogni tanto, a spegnere i mondi più lontani e assaporare quello in cui viviamo.


È curioso come spesso il modo più efficace per esprimere cosa proviamo sia immedesimarci in qualcosa che non prova nulla.
Musa inesauribile, la natura riesce a metterci in contatto con i nostri sentimenti, senza provarne alcuno (prego astenersi animisti e giardinieri che parlano con le piante), e ispirare le arti che ci permettono di esprimerli.

io sono foglia

E forse la natura, con l'idea di libertà e istinto che si porta dietro, è anche il canale più adatto per condurre i bambini alla scoperta della propria interiorità.

Io sono foglia, poesia sotto forma di albo, è una danza simbiotica tra un bambino e le foglie che attraversano le sue pagine, per esprimere le mille sfaccettature del suo mondo interiore.
Edito da Bacchilega Junior, Io sono foglia nasce da un progetto visivo di Marianna Balducci, che come sempre fonde con originalità e profondità fotografia e illustrazione (ve li ricordate Ditino e Piedino?).
Le parole di Angelo Mozzillo danno voce alle immagini accompagnandole e arricchendole di significato e sonorità.

io sono foglia

Come una foglia, il bambino muta, momento dopo momento:

Un giorno sono vento
Un giorno sono spento
Un giorno solleone
Un giorno l'acquazzone


io sono foglia

Pagina dopo pagina, foglie e bambino si intrecciano in modi sempre nuovi: a volte il bambino ne imita la forma con il corpo, a volte ne fa strumento di gioco. A volte la foglia si fa grande e lo accoglie, altre volte si fa piccola e diventa addirittura parte del suo volto e della sua espressività. 

io sono foglia

Anche il testo attraversa diverse forme di tono e di espressione, ma anche di ritmo: è narrativo, energico e giocoso quando descrive le fantasie del bambino.

Un giorno col turbante 
mi aggiro nel bazar

Si fa più ermetico e astratto quando racconta sensazioni che ancora il bambino non sa afferrare bene:  

Un giorno sono curvo
Un giorno sono retto

io sono foglia

Io sono foglia racconta la varietà del sentire bambino (e non soltanto bambino), muovendo attraverso riflessioni solitarie per poi concludersi aprendo alla relazione con l'altro, un ramo a cui potersi legare.

Sfogliando le pagine, si riesce a percepire quasi materialmente il contatto con la natura, e con noi stessi.
Ci si sente leggeri, come sospinti dal vento, ma percorsi da una linfa piena di vita.


"L'alunna dimostra doti da leader", scriveva sulla mia pagella la maestra delle elementari.
Suppongo fosse un modo gentile per dire "è una rompiscatole che vuole far tutto a modo suo, ma gli altri non si lamentano".
A distanza di qualche anno e dall'altro lato della prospettiva (quello del genitore) mi ritrovo oggi a cercare di capire cosa significhi la "leadership" nei bambini.

Io credo che una buona chiave per comprendere la leaderhip stia nel vedere chi conduce i "facciamo che eravamo...".
I giochi di fantasia hanno regole fluide, ma qualcuno le deve pur dettare. Ci deve essere qualcuno che decide personaggi, luogo, tempo, e che magari conduce la storia, lasciando spazi di compromesso secondo la propria e l'altrui flessibilità.



Ora che, dopo queste righe, ognuno di voi avrà provato a visualizzare i giochi di fantasia dei propri figli (o magari i propri), dipanandone meccaniche e svolgimenti, voglio raccontarvi di iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.

Nuovo nato di casa Lupoguido, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii mi ha conquistato prima di tutto per il titolo: coraggioso, spontaneo, incurante di tutto come solo un bambino può essere.
Prima di iniziare a leggerlo, insomma, avevo già deciso che mi sarebbe piaciuto.
E poi?
Poi è stato come tuffarmi in un gioco di bambini, perché questo albo è né più né meno di questo.

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Protagonisti sono due fratelli, e l'albo esordisce così come farebbe un gioco (compreso il classico errore di modo verbale):

Facciamo che siamo due gorilla.
Io sono il papà gorilla
e tu sei il gorillino.

Appare subito chiaro che il leader, dei due, sia il fratello maggiore, seguito con incanto dal più piccolo, con il suo "iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii" che diventa di volta in volta grido di eccitazione, di paura, di battaglia.

Dei giochi di fantasia, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii rispecchia la dinamica sconclusionata e volubile: non c'è un vero e proprio filo narrativo che viene seguito, ma ogni cosa che i bambini vogliono accada, accade.
E accade realmente, perché il punto di vista del racconto è interno. Il dialogo non è mediato da un narratore, e le illustrazioni mostrano esattamente quello che i protagonisti immaginano. 
E così vediamo effettivamente dei gorilla (non scopriamo mai le loro sembianze reali), un sole con la faccia, la pagina che diventa nera appena i due protagonisti (o meglio, il maggiore dei due) decidono che è notte.

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Ci sono momenti in cui il piccolo prova a cambiare la storia, e il grande si oppone.
 
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Ci sono gli imprevisti creati ad hoc solo per superarli e dimostrare che si è "fortissimissimi" e "velocissimissimi".
Ci sono momenti di impasse (il piccolino che non riesce a tenere gli occhi chiusi) che il grande risolve cambiando in corsa la trama del gioco.

E poi ci sono momenti di straordinaria tenerezza, in cui l'affetto dei due fratelli si esprime in un modo così maldestro e impacciato eppure così vero ed essenziale:

Lo sai perché mi corri sempre dietro?
No.
Perché mi vuoi tanto bene.

Realtà e immaginazione si sovrappongono. Il grande "comanda" anche l'affetto, come fosse una delle regole della fantasia, eppure si intravede dietro questa direttiva anche il bisogno di essere rassicurato, di dimostrare che il fratellino non lo segue solo perché il gioco lo impone.

Leggere iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii significa spogliarsi delle strutture adulte e immergersi completamente nella bolla che si crea durante un gioco di fantasia.
I piccoli lettori lo ascoltano ridendo, riconoscendosi, forse ricordando il loro ultimo gioco, o progettando il prossimo.

Eppure, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii è un libro così bambino che forse solo gli adulti possono capirlo fino in fondo. L'autrice, la svedese Barbro Lindgren (con la traduzione di Laura Cangemi, perfettamente aderente al linguaggio bambino) riesce a entrare talmente a fondo nei meccanismi del gioco, da farsi paradossalmente spettatore esterno e imparziale, rendendo visibili meccanismi che per chi gioca sono quasi impossibili da notare.

E se questa analisi vi è sembrata troppo complicata, pazienza. Alla fine, di parole per descrivere bene questo albo ne basta una sola: iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.


Una delle tante sfide che accomoagnano l'educazione di un figlio è quella di insegnare la complessità in modo semplice: spiegare a qualcuno che di natura tende a polarizzare ogni cosa che non tutto è bianco o nero, allenare chi di natura è egoriferito a mettersi nei panni degli altri.

Che poi, a dirla tutta, anche noi adulti facciamo una bella fatica, ogni tanto, a non giocare al buono e al cattivo, o a provare a comprendere le ragioni altrui. Ci avete mai fatto caso a cosa si è scatenato attorno all'olio di palma? È scoppiata una guerra dicotomica tra pro e contro, abilmente sostenuta anche da chi ha sfruttato la bagarre a scopi di marketing, e che ha lasciato poco spazio all'approfondimento delle cause e delle motivazioni.

Perché vi parlo proprio di olio di palma? Subito ci arriviamo.

un orango nella mia cameretta

C'è un orango nella mia cameretta, nuova uscita di Editoriale Scienza, scritto da James Sellick e illustrato da Frann Preston-Gannon inizia, come il titolo lascia presagire, con una bimba che entrando in camera, trova un orango.
È un orango cucciolo e ci fa sorridere, perché si comporta proprio come farebbe un bambino: gioca con i suoi giochi, usa le sue scarpe.

un orango nella mia cameretta

Ma si accanisce in modo particolare su alcuni prodotti, come lo shampoo e il cioccolato.

un orango nella mia cameretta

La bambina, arrabbiata, lo manda via, ma non prima di chiedergli spiegazioni.
È qui che il racconto si rovescia e, con una perfetta simmetria, l'orango racconta:

C'è un umano nella mia foresta
e io non so che fare.
Ha distrutto la mia casa,
cibo e shampoo ne vuol fare.

un orango nella mia cameretta

E così viene introdotto in modo inaspettato ma molto efficace il tema della deforestazione e della distruzione di molti habitat causata dalla produzione (ecco il punto) dell'olio di palma.
L'idea alla base di tutto l'albo è un semplice cambio di prospettiva che ci fa vedere le cose dal punto di vista dell'orango.

C'è una chiave molto forte, nelle illustrazioni: gli occhi dei due protagonisti.
Sono occhi bambini, entrambi stupiti di fronte all'invasione di una specie straniera nel proprio territorio. Sono occhi uguali. Disegnati allo stesso modo, si scambiano sguardi di reciproca comprensione.
Immedesimarsi nell'orango e capirne il dramma diventa così naturale.

Il ritmo del testo, nonostante le rime un po' ingenue (con moltissimi -are / -are), aiuta a percepire la struttura simmetrica della narrazione e a rafforzare il messaggio sotteso: non è giusto distruggere la casa di qualcun altro.

La bambina di C'è un orango nella mia cameretta inizia così una mobilitazione, coinvolgendo i suoi amici, scrivendo petizioni, sensibilizzando sul tema quante più persone può, e al termine del libro, nato in collaborazione con Greenpeace, ci sono alcune pagine di approfondimento sugli oranghi, la produzione dell'olio di palma e qualche suggerimento per fare la propria parte parlando del tema ai propri amici e scrivendo alle aziende che utilizzano questo ingrediente.

un orango nella mia cameretta

Una nota di merito di C'è un orango nella mia cameretta è che non riporta mai facili accuse sul fatto che l'olio di palma faccia male alla salute, né suggerisce che sia necessariamente da evitare.
Sottolinea invece il suo impatto ambientale, e l'importanza di ricavarlo da coltivazioni sostenibili e responsabili.
Non crea insomma un nemico che è cattivo a 360°, ma spiega perché e in che cosa lo è, senza inutili demonizzazioni.

La lettura di questo albo può trasformarsi (per i più grandicelli che sanno già leggere) in un'interessante attività di approfondimento sugli ingredienti ma anche sui claim pubblicitari che si trovano sulle confezioni.

un orango nella mia cameretta


Quanti prodotti utilizzano l'olio di palma?
Quanti dichiarano di non utilizzarlo?
Quanti invece specificano l'utilizzo di olio di palma "da coltivazioni responsabili"?
Per districarsi nella selva della comunicazione sui prodotti, bisogna imparare anche a disboscare la informazioni fuorvianti.


La vicinanza, fisica, cronologica, emotiva, è uno dei primi fattori di interesse.
Normalmente non tendiamo a dare attenzione a qualcosa che accade lontano da noi, a persone molto diverse da noi, in un contesto che ci è estraneo. E credo che questo sia uno dei più grandi ostacoli, per i bambini, allo studio della storia.

Se anziché raccontarci di guerre, economia o accordi tra re e imperatori i libri ci raccontassero la vita quotidiana della gente comune di un tempo, forse riusciremmo a sentire improvvisamente tutto più semplice da capire e da interiorizzare.

vita dei bambini nell antica roma

È questa la filosofia alla base di Bambini nell’antichità, la collana di Lapis edizioni nata in collaborazione con il British Museum, per la quale sono già usciti Vita dei bambini nell'antica Grecia e Vita dei bambini nell'antico Egitto.
L'ultimo nato della collana, e il più vicino a noi anche geograficamente, è Vita dei bambini nell'Antica Roma. Usi costumi e stranezze all'ombra del Colosseo.

vita dei bambini nell antica roma

Questa serie si caratterizza in modo molto evidenteme per l'approccio spiccatamente amichevole nei confronti del piccolo lettore, al quale rivolge continue battute, con un linguaggio spesso un po' sopra le righe.
Un tono che potrà far storcere il anso a qualche genitore, ma sicuramente conquisterà i ragazzini, ai quali sembrerà di parlare con un compagno di classe.

I diversi capitoli affrontano numerosi aspetti della vita quotidiana: gli abiti, la casa, la famiglia, l'educazione, per poi, dopo aver coinvolto il lettore facendolo immergere nel contesto, passare ad argomenti più tipicamente storici come gli imperatori o le divinità romane.
 
vita dei bambini nell antica roma

Ogni capitolo inizia con un parallelismo tra la vita quotidiana del ragazzo e quella di un bambino dell'antica Roma. La logica è sempre la stessa: pensi di essere sfortunato? Non sai cosa ti sarebbe capitato se fossi nato allora!

E così Chae Strathie (autore, tradotto da Alessandra Valtieri) e Marisa Morea (illustratrice), evocando ad esempio lo strazio di aspettare che papà e mamma siano pronti per andare in gelateria, introducono le infinite preparazioni degli antichi, che si mettevano sui capelli intrugli orrendi a base di lumache tritate o cacche di piccione.


vita dei bambini nell antica roma

Numerosi i siparietti comici, anche sotto forma di vignetta, che rendono ancora più divertente e leggera la lettura.

Il libro risente a tratti della sua appartenenza alla cultura anglosassone, soprattutto per quanto riguarda il cibo, con riferimenti continui ai frappè (in USA e UK i milkshake sono certamente più popolari che da noi), o addirittura parlando di un pranzetto preparato dalla nonna come di una "schifezza" (nessuna nonna italiana si riconoscerebbe in questo episodio!).

Le illustrazioni supportano le descrizioni a volte chiarendo, a volte esemplifcando, a volte sdrammatizzando. 

vita dei bambini nell antica roma

Un po' eccessiva forse la ricerca della battuta o del gergo giovanile, che è la cifra stilistica più evidente di questa collana.
Però, se non siete turbati all'idea di far leggere a vostro figlio frasi come "hai mai desiderato avere la macchina più figa di tutte?", o ironici suggerimenti come "se rimanevi a corto di cera potevi sempre usare quella piccola riserva che avevi dentro le orecchie", in Vita dei bambini nell'Antica Roma troverete uno splendido supporto per rendere molto più accattivante l'approccio allo studio della storia.


La tavoletta per la scrittura.


Prendendo spunto dal capitolo sull'educazione, ho voluto provare a rendere ancora più concreta l'immersione nella vita dell'antica Roma, costruendo una tavoletta di cera su cui scrivere. 

Sono partita da due cartoncini di uguale dimensione e ho ritagliato uno dei due a forma di cornice, incollandolo sull'altro.

vita dei bambini nell antica roma

Ho poi fuso a bagnomaria alcune candeline e, facendo attenzione a non scottarmi, ho versato la cera all'interno della cornice.

vita dei bambini nell antica roma

Il risultato non è stato molto omogeneo (forse avrei dovuto versare la cera tutta insieme), ma ho comunque creato una superficie su cui fosse possibile scrivere, incidendola con un attrezzo appuntito.

vita dei bambini nell antica roma

Usando il cacciavite come punta, abbiamo creato la scritta.

vita dei bambini nell antica roma

Usando poi il lato piatto, l'abbiamo cancellata raschiando la cera, come gli antichi romani.

vita dei bambini nell antica roma

Un gioco da usare come esperimento educativo o come promemoria, per tutte le volte in cui un bambino si lamenta della penna che scrive male o della gomma che non cancella bene.
O tempora! O mores!


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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