Il motivo principale che allontana i bambini dalla matematica è il suo essere astratta: non è semplice né automatico vedere le sue applicazioni pratiche.
In Trecentosessantacinque pinguini, (ed. Il Castoro) Jean-Luc Fromental e Joëlle Jolivet ci dimostrano invece che la matematica può essere utilissima, soprattutto se ti ritrovi in casa un sacco di pinguini che non si sa bene da dove arrivino.
Inizia così: una mattina, il primo gennaio, suonano alla porta. È un fattorino che consegna un pacco, e dentro c'è un pinguino, accompagnato da uno strano messaggio in rima che invita a prendersi cura di lui.
La famiglia fa appena in tempo ad abituarsi all'idea, che il giorno dopo un altro fattorino recapita un secondo pacco, con dentro un secondo pinguino. E si va avanti così: ogni giorno, un pinguino in più.
Le illustrazioni, a tinte piatte e pochi colori, dal gusto un po' vintage, ci restituiscono l'immagine di una famiglia allegra e unita, chiassosamente sconquassata da questi nuovi arrivi.
Accanto al mistero di questi arrivi (chi sarà il mittente? il padre ha qualche sospetto ma solo alla fine si saprà la verità), i pinguini portano con sé qualche interrogativo di tipo matematico, appunto.
Sì, perché all'inizio tenere il conto è semplice, ma poi?
Una soluzione è fare il conto sul numero dei giorni. E così mentre leggiamo ripassiamo mentalmente che "trenta giorni ha novembre...".
Presto la matematica arriva in soccorso, con somme e moltiplicazioni per aiutare la povera famiglia a tenere la contabilità di tutti questi animali.
Ma il problema è anche: come sistemarli? Con una soluzione decisamente bizzarra, il papà prova a fare delle cataste uniformi, dividendo i pinguini in quattro gruppi identici.
Ma ogni volta che giunge a una soluzione, ecco arrivare un altro giorno, e con esso un altro pinguino.
E come nutrirli, poi? Questi pinguini sono costosi da mantenere!
Trecentosessantacinque pinguini è così: tra ironia, humour e mistero infila qualche operazione matematica o logica, che rendono più interattivo il libro e – soprattutto – più leggero lavorare con i numeri.
Non manca il messaggio ecologista finale, quando il mistero del mittente di questa affollatissima colonia di pinguini sarà rivelato.
Trecentosessantacinque pinguini è adatto, per la trama e il tono usato, già dai 5 anni, ma dai 7 (letto anche in modo autonomo) esprime al massimo la sua potenzialità, perché il bambino, già scolarizzato, può giocare a contare i pinguini e a risolvere i quiz.
Insieme alla matematica, il libro aiuta anche ad avere più chiaro il concetto di calendario.
Basta prenderne uno, disegnare e ritagliare un pinguino e piazzarlo su un giorno a caso: e questo pinguino, che numero ha?
PS. Riguardo al titolo, lo so che i pinguini stanno al polo Sud e non al polo Nord (l'artico, appunto), ma non ci stava bene, il giochino di parole?
In Trecentosessantacinque pinguini, (ed. Il Castoro) Jean-Luc Fromental e Joëlle Jolivet ci dimostrano invece che la matematica può essere utilissima, soprattutto se ti ritrovi in casa un sacco di pinguini che non si sa bene da dove arrivino.
Inizia così: una mattina, il primo gennaio, suonano alla porta. È un fattorino che consegna un pacco, e dentro c'è un pinguino, accompagnato da uno strano messaggio in rima che invita a prendersi cura di lui.
La famiglia fa appena in tempo ad abituarsi all'idea, che il giorno dopo un altro fattorino recapita un secondo pacco, con dentro un secondo pinguino. E si va avanti così: ogni giorno, un pinguino in più.
Le illustrazioni, a tinte piatte e pochi colori, dal gusto un po' vintage, ci restituiscono l'immagine di una famiglia allegra e unita, chiassosamente sconquassata da questi nuovi arrivi.
Accanto al mistero di questi arrivi (chi sarà il mittente? il padre ha qualche sospetto ma solo alla fine si saprà la verità), i pinguini portano con sé qualche interrogativo di tipo matematico, appunto.
Sì, perché all'inizio tenere il conto è semplice, ma poi?
Una soluzione è fare il conto sul numero dei giorni. E così mentre leggiamo ripassiamo mentalmente che "trenta giorni ha novembre...".
Presto la matematica arriva in soccorso, con somme e moltiplicazioni per aiutare la povera famiglia a tenere la contabilità di tutti questi animali.
Ma il problema è anche: come sistemarli? Con una soluzione decisamente bizzarra, il papà prova a fare delle cataste uniformi, dividendo i pinguini in quattro gruppi identici.
Ma ogni volta che giunge a una soluzione, ecco arrivare un altro giorno, e con esso un altro pinguino.
E come nutrirli, poi? Questi pinguini sono costosi da mantenere!
Trecentosessantacinque pinguini è così: tra ironia, humour e mistero infila qualche operazione matematica o logica, che rendono più interattivo il libro e – soprattutto – più leggero lavorare con i numeri.
Non manca il messaggio ecologista finale, quando il mistero del mittente di questa affollatissima colonia di pinguini sarà rivelato.
Trecentosessantacinque pinguini è adatto, per la trama e il tono usato, già dai 5 anni, ma dai 7 (letto anche in modo autonomo) esprime al massimo la sua potenzialità, perché il bambino, già scolarizzato, può giocare a contare i pinguini e a risolvere i quiz.
Insieme alla matematica, il libro aiuta anche ad avere più chiaro il concetto di calendario.
Basta prenderne uno, disegnare e ritagliare un pinguino e piazzarlo su un giorno a caso: e questo pinguino, che numero ha?
PS. Riguardo al titolo, lo so che i pinguini stanno al polo Sud e non al polo Nord (l'artico, appunto), ma non ci stava bene, il giochino di parole?