Nuvole in scatola
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Non è proprio vero che l'Epifania tutte le feste porta via: il 7 gennaio inizia ufficialmente il periodo di carnevale.
E per chi ha qualche smania creativa, inizia anche il pensiero di "cosa mi invento quest'anno?".

L'anno scorso, per me, è stato un carnevale speciale: il Piccolo D era davvero piccolissimo (due mesi appena), ma ci tenevo che partecipasse alla nostra mascherata. Mi piaceva l'idea di un costume "di famiglia", con un tema comune, e in più, be', per motivi di tempo e denaro, volevo riciclare tutto il riciclabile, ovvero riutilizzare i nostri costumi da pirata dell'anno precedente.
Altro requisito da soddisfare: il mio piccolo "viaggiava" all'epoca sempre in fascia, addosso a me.
È così che, dopo qualche giro su Pinterest e un po' di progettazione, è nato il costume da tesoro del pirata.



Per realizzarlo, bisogna innanzitutto trovare una scatola delle dimensioni giuste.
Lasciate attaccate le alette superiori sui lati lunghi, e tagliate i lati corti in modo da creare una forma che ricordi un semicerchio (ma segmentato e non con i bordi tondeggianti).
È importante che le alette riescano, sovrapponendosi, ad aderire a tutto il semicerchio, in modo da poter chiudere il lato superiore.



A questo punto si pratica un taglio su tre lati, lasciando qualche centimetro di "corpo" della scatola attaccato alla parte superiore, quella del coperchio. Uno dei lati lunghi dovrà essere lasciato intatto per permettere al coperchio di restare attaccato al corpo dello scrigno (è più facile da fare che da spiegare: la foto dovrebbe aiutarvi a capire dove e come tagliare).



Chiudete quindi il coperchio, ripiegando le alette in modo che i bordi combacino con la forma a semicerchio segmentato che avete ritagliato.
Fissate con del nastro adesivo.


Ora, mettete in fascia il vostro bimbo e provate a "indossare" lo scrigno davanti a uno specchio: vi servirà a capire quanto è necessario ritagliare il fondo del cartone per far passare fascia e bimbo.
Naturalmente il bambino non dovrà essere contenuto completamente dallo scrigno: è sufficiente che testa e parte del busto sbuchino dalla parte superiore. Sistemate lo scrigno come vi sembra più comodo e bello. Al Piccolo D il fondo arrivava sotto il culetto, ma molto dipende dalle dimensioni vostre, del cartone e del bambino.


Poi passate alla decorazione. Potete dipingere di marrone lo scrigno oppure usare una pellicola adesiva effetto legno per renderlo ancora più realistico.
Incollate sui bordi del cartoncino leggero dipinto con dello spray dorato per creare le finiture e aggiungete qualche dettaglio, come la serratura, che ho creato sovrapponendo due cerchi di cartone dorati e dipingendone internamente uno di nero per dare l'effetto del buco.



Fissate con dello spago grosso (o meglio ancora una catenella) il coperchio al corpo dello scrigno, in modo che il coperchio resti aperto senza cadere del tutto all'indietro.



Ora passate all'interno: incollate ai bordi interni dello scrigno del raso giallo-oro e attaccateci qualche moneta finta. Potete prepararle verniciando con lo spray oro dei tappi di omogeneizzato, o i tappi di plastica del latte, o anche semplici cerchi di cartoncino. Potete aggiungere qualche vecchio pezzo di bigiotteria che non usate più.



Attaccate ai bordi due nastri che vi legherete addosso e rivestite di raso e "monete" anche un berrettino che metterete in testa al bimbo.
Fate alcuni tagli nel raso in modo da fare spazio al vostro piccolo tesoro: infilerete i lembi del raso nei lembi della fascia e nel collo della sua maglietta (se possibile non fate come me e prendetene una di un colore simile).



Ed eccoci qua: la piratessa e il suo forziere.



È o non è un tesoro di bimbo il mio Piccolo D? Almeno quando dorme.


 
Ricordo, da piccola, di essermi chiesta perché non avrei potuto usare per tutta la vita le scarpe con il velcro e gli orologi digitali, anziché imparare a fare i lacci e leggere le lancette. Crescere può essere un mestiere molto difficile, a volte.

Anche per il Piccolo T è giunto il momento di questo duro rito di iniziazione: allacciarsi le scarpe. L'unica soluzione? L'allenamento.
Da rendere un po' più piacevole, però, trasformandolo in gioco.



L'unica trasformazione, a onor del vero, è stata sostituire una scarpa vera con una di cartoncino, ma tanto basta per farlo sembrare qualcosa di diverso e più divertente, e non più un noioso dovere.
È bastato prendere un cartoncino e ritagliarlo a forma di scarpa.



E poi colorarlo nel modo più allegro possibile. Usando colori brillanti, ho disegnato i contorni di una scarpa da tennis, ho bucato il cartoncino per far passare il laccio e ho rinforzato i buchi tracciando il contorno con della colla glitterata.
Poi ho tagliato un nastro su misura per creare il laccio (meglio ancora se avete a disposizione dei vecchi lacci veri e propri).



Non resta che dare in mano la scarpa al Piccolo T e insegnargli a infilare i lacci e ad allacciare le scarpe. Al momento ha deciso per un uso improprio del mezzo: si diverte ad annodare il laccio ad altri giocattoli per creare delle improbabili navicelle spaziali, e sul laccio vero e proprio non si è ancora applicato.
Confido ancora nelle scarpe autoallaccianti di Ritorno a futuro.


Chi ha paura dei draghi? Non certo gli adulti: loro sanno che non esistono. E tantomeno i bambini: loro i draghi li vogliono cavalcare.
I bimbi e gli adulti delle favole, però, i draghi li temono eccome.



Anche Il drago Aidar sembra un tipo spaventoso, quando muovendosi provoca un disastro nel paese di Matilde. Ma Matilde è una bimba molto coraggiosa, e scende al centro della terra per affrontarlo.
Sarà lì che scoprirà che Aidar è stato in realtà infastidito da una trivellazione, e che è ben disposto a rimettere in ordine il guaio che ha combinato.



Cosa fa di Il drago Aidar un libro speciale? Un bel mix di ingredienti. Le illustrazioni, innanzitutto, sono ricche, colorate, piene di stile e personalità. La protagonista è una bimba, che con la sua trasparenza trova il coraggio di fare quello che nessuno osa: andare a parlare con il drago. C'è anche, per chi lo apprezza, il contenuto ecologico, molto semplificato ma adeguato all'età dei piccoli lettori.
Ma la parte più divertente di tutto il libro è certamente questa:



Quando Aidar si scuote, a causa del fastidio causato dalla trivellazione, il terremoto che provoca sulla Terra non fa crollare palazzi, no: mescola tra di loro le specie viventi, in un divertentissimo mix di animali ed umani.
E in una coloratissima immagine possiamo scoprire la farfapecora, il serpesce, il guforso e tanti altri.

È sicuramente questa la pagina che più di ogni altra attira i bambini, perché qui ogni animale è un gioco: si può indovinare il nome, combinando quelli dei due animali da cui è composto, si può inventare qualche nuova creatura, mescolando quelle esistenti.

E se il Drago Aidar passasse da casa nostra? Cosa accadrebbe ai membri della nostra famiglia? Ecco come sono nati:

Il mapà e altri animali.


Volete provarci anche voi? Prendete le foto della vostra famiglia. Con un qualsiasi programma di grafica (ma se non ne avete va bene anche word), cercate di ridimensionare i volti in modo che abbiano tutti più o meno la stessa grandezza e in modo da poter suddividere in fasce orizzontali fronte, occhi, naso, bocca e mento.


Ora, armate il vostro piccolo di forbici e fategli ritagliare le strisce, che potrà ricomporre a proprio piacimento creando volti nuovi.


Infine, divertitevi a dare un nome a queste nuove creature, partendo dai vostri nomi propri o dai vostri vincoli di parentela: che faccia avrebbe Mapà? E Papatello?
(È anche un ottimo esercizio per chi sta imparando a scomporre le parole in suoni, passaggio fondamentale per imparare a scrivere.)


Donerà al Piccolo T la barba del papà? E al Piccolo D staranno bene i capelli della mamma e il mento del fratello?
Uhm. Tutto sommato preferisco gli originali. Speriamo che il Drago Aidar sia disposto a rimetterli tutti a posto.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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