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Ha uno spiccato senso della politica, Fabian Negrin, quando scrive per i bambini.
Non nel senso più basso del termine, quello degli schieramenti e delle prese di posizione di bandiera, ma quello reale, etimologico. Con le sue storie, racconta cosa significhi governare un paese, a cosa serve, quali sono i pericoli dietro alle dinamiche di potere.

Al canto del gallo
 
Lo avevamo già visto nello splendido "L'indovinello della tigre", nel quale parlava di leadership, tirannia e delle umane debolezze da cui nascono e prosperano.
Lo vediamo ora in questo Al canto del gallo, splendidamente illustrato da Mariachiara Di Giorgio e pubblicato da Edizioni Corsare.

L'incipit è da fiaba d'altri tempi: un paese lontano, regole diverse delle nostre:

C’era un regno lontano nel tempo e perduto nello spazio che sceglieva i propri sovrani in un modo curioso. Ho detto curioso? Avrei dovuto dire strano. Anzi, qui sarebbe finalmente il caso di usare la parola strampalatissimo.

Fabian Negrin riesce nell'intento di unire due registri linguistici quasi opposti: nella sua prosa si percepisce l'oralità di un narratore che si prende anche qualche confidenza, ma al tempo stesso non manca un vocabolario ricercato, magico, che incanta ed eleva.

Al canto del gallo

Ma stavamo parlando di politica.
Il fatto è che in questo lontano paese il re veniva eletto non per diritto ereditario ma per acclamazione... di galli.
Se tutti i galli in coro pronunciavano un certo nome, quella persona diventava re.
Il senso di realtà si intrufola qui tra le pieghe della fiaba, perché appare subito evidente che i galli, in questa storia, non hanno nulla di magico: non parlano, non si accordano su un nome.

Sono gli umani che interpretano, e naturalmente interpretano come vogliono.
E così, inevitabilmente, ogni elezione finisce in una guerra tra candidati sovrani che giurano di aver sentito il proprio nome.

La storia, dunque, è umanissima e ha poco di soprannaturale: parla di umane debolezze, umane aspirazioni, umane rassegnazioni, umano buon senso... e umana furbizia, quella che con una sorpresa finale sistemerà una situazione sempre più complicata.

In questa storia ricce di riflessioni, in cui si mescolano racconto e princìpi morali, anche le illustrazioni riflettono le molte sfaccettature di questo albo. A tratti sono fiabesche, a tratti cupe e opprimenti.

Ci riportano echi di manifesti di propaganda...

Al canto del gallo

...e poco dopo rasserenanti rappresentazioni da libro della buonanotte.

Al canto del gallo

È proprio la molteplicità dei registri stilistici a rendere Al canto del gallo (link affiliato) così peculiare e interessante.
La Politica con la P maiuscola, credo, inizia così: dal comprendere che la politica con la p minuscola nasce solo dalle piccolezze dell'uomo.

La parola "strega" ci riporta alla mente nasi bitorzoluti, denti marci e soprattutto un carattere tremendo.

Ma non sempre è così.

Ciclamina

Ciclamina, di Tanguy Gréban, una raccolta di tre racconti illustrati dal fratello Quentin Gréban e pubblicati in Italia da Il Castoro, ci racconta di streghe graziose e buone, o perlomeno abbastanza buone. Il giusto, diciamo.


La protagonista Ciclamina è vittima, a causa di un furto del padre, di un incantesimo della strega Verdiana: anziché crescere, la bambina diventa sempre più piccola.
 
Ciclamina

Se a questo punto noi adulti, più navigati per quanto riguarda le fiabe, immaginiamo l'ira tremenda della strega, malefici scagliati per vendetta e prove ardue per salvarsi la pelle, beh... saremo smentiti. Verdiana è ritratta come una ragazza giovane, dagli abiti semplici e dall'espressione serena, e di fronte allo sgarbo compiuto dal padre di Ciclamina, beh... si limita a una richiesta di scuse, altrimenti lo trasformerà in rospo.

È dall'incontro con Verdiana che Ciclamina inizia il suo percorso da apprendista strega. Una strega buona, però, che con i suoi incantesimi fa crescere piante e che ha per migliore amico un topolino. Una strega curiosa, che a volte ficca il naso dove non dovrebbe. Una strega che sbaglia, ma impara che gli errori servono per crescere e capire.
 
Ciclamina

Credo che l'atmosfera della lettura, così come le emozioni generali trasmesse dal libro, siano fortemente influenzati dai delicati acquerelli di Quentin Gréban. Se anche ci sono momenti tristi, o concitati, la prosa tranquilla, i colori tenui e le forme morbide delle illustrazioni aiutano a prenderli con serenità.
L'impressione è di non essere mai davvero in pericolo, e di godersi un viaggio onirico, fatto di mondi da scoprire e di buoni sentimenti.


Ciclamina
 
Ciclamina è un libro che si legge facilmente, con poche parole, ma molte pagine e l'aspetto (da fuori) di un libro "da grandi", il che rende la lettura gratificante anche ai lettori alle prime armi.
Ma è anche una bella favola per una lettura condivisa con i più piccolini, già dai 3-4 anni.
 
Non conta l'età. Basta solo lasciarsi trasportare dalle parole, dagli acquerelli, dalla magia.

Non stupisce che esistano tanti libri sulla condivisione e sul senso di possesso dei bambini: desiderare un gioco tutto per sé è qualcosa di fisiologico, tutti ci passano. E tutti, in questa fase, fanno passare dei momenti complicati ai genitori che devono gestire questa loro pretesa.

tuttomio

Tuttomio!, albo delle svedesi Klara Persson  e Charlotte Ramel, pubblicato in Italia da Beisler con la traduzione di Samanta K.Milton Knowles, si inserisce in questo filone, raccontando una storia di possesso e condivisione in una chiave così iperbolica da diventare divertente e rassicurante.

tuttomio

Inizia così: la mamma annuncia a Sally che un amico, Nico, verrà a casa a trovarla, e Sally subito si preoccupa del suo giocattolo preferito, uno scoiattolo, che è suo e basta e nessun altro ci può giocare. La mamma offre una soluzione: chiuderlo nell'armadio, così resterà fuori dalla portata di Nico. Sally però utilizza questo suggerimento in modo un po' troppo estremo.

tuttomio

Uno alla volta, ficcherà dentro l'armadio tutti i suoi giocattoli, e non solo, anche il resto della casa e perfino la stessa mamma, che – ovviamente – è solo sua!

Questa escalation, narrata con il tratto dall'ispirazione infantile di Charlotte Ramel, è resa ancora più curiosa dall'impostazione grafica di alcune pagine, gestite come un paginone unico e verticale: bisogna ruotare l'albo di 90 gradi per leggerle, il che rende la lettura ancora più divertente e giocosa.

L'iperbole ha qui, credo, una doppia funzione: più superficialmente, quella di rendere il racconto comico e attraente, ma anche, più nel profondo, di agganciare il bambino senza colpevolizzarlo.
Chi ascolta questa storia si sentirà partecipe dei sentimenti di Sally, perché li ha provati, esattamente identici, ma non avvertirà il peso che hanno gli albi troppo "pedagogici", non sentirà quella vocina che dice "hai capito che non si fa?", perché la piega presa dagli eventi è talmente esagerata e assurda da generare una distanza sufficiente a godersi la storia dall'esterno.

Il messaggio, quindi (perché alla fine, naturalmente, il messaggio c'è) arriva in quella terra di mezzo tra l'identificazione e il distacco, dove il destinatario del libro può trovare strategie per affrontare la propria situazione senza però sentirsi additato.

E ora scusate, vado a togliere dall'armadio le mie penne glitterate che avevo nascosto perché i bambini non ci giocassero.

È un romanzo fantasy, ma inizia come una fiaba.

Affronta drammi ma contiene parecchi spunti comici.

Il banchetto del secolo

È un'opera decisamente sui generis, Il banchetto del secolo di Sara B. Elfgren e Emil Maxén, la prima incursione nel fantasy di Lupoguido. Un romanzo (lo dico subito per smarcare le informazioni di servizio) che alterna capitoli brevi a illustrazioni sia a colori, sia in bianco e nero, risultando di agile lettura anche per bambini dagli 8 anni.

L'incipit ha indubbiamente l'impalcatura di una fiaba, con una situazione così caricaturale da sembrare simbolica: due duchi gemelli che si detestano e che hanno diviso una città con un muro, in modo che ognuno possa governare sulla sua parte senza incontrare l'altro. Non manca nemmeno il cliché delle figlie di uno dei duchi, con una sorella minore diversa da tutte le altre e animata da valori più profondi mentre le maggiori sembrano superficiali e vanesie.

Il banchetto del secolo

Spiccano poi i nomi dei personaggi, nomi "parlanti" che rispecchiano in modo comico la personalità che rappresentano, con lo zampino di Laura Cangemi, che ha saputo rendere in modo decisamente simpatico ed efficace la traduzione: il ciambellano von Lekkin, la marchesa von Parlen-Parlen. La narrazione prosegue così per tutte le 150 pagine del libro, in bilico tra più generi: l'avventura, il fantasy, l'umoristico, il fiabesco, con spunti eccezionalmente moderni, come il fatto che Ottilia, la protagonista, sia vegetariana.

Il banchetto del secolo

La rivalità tra i due duchi li porta (come ci si aspetta da una fiaba) a dimostrazioni sempre più eccessive di forza e di opulenza, che sfociano nel "banchetto del secolo", organizzato dal padre di Ottilia, dove però il gemello si inserirà lanciando una sfida che darà il via alla parte più avventurosa del romanzo.

Ho parlato di Ottilia, ma in realtà sono due le voci di spicco della narrazione: accanto alla piccola nobile e ribelle c'è Amund, un orfano che lavora come sguattero nelle cucine del duca. I due sono distantissimi – lei ama la lettura, lui è analfabeta –, ma allo stesso tempo molto vicini: entrambi sono poco graditi nel proprio ambiente, entrambi sono animi gentili. 

E sarà la gentilezza a vincere, in questa storia, anche quando la narrazione prende una piega più spiccatamente fantasy. Il lettore si trova quasi immerso in un gioco di ruolo, con mostri da affrontare e oggetti da usare per affrontarli, e come accade nelle "campagne" più coinvolgenti, saranno le soluzioni più creative e inaspettate ad essere anche le più efficaci.

È nell'utilizzo dell'inventario degli oggetti e nell'interazione con i personaggi più strani che si trova la cifra più originale e coinvolgente del banchetto del secolo: il lettore, affascinato, vede gli elementi del romanzo incastrarsi uno sull'altro e dare solidità alla narrazione.
Ogni cosa trova il suo posto e ogni virtù viene premiata. Come in una fiaba, come in un fantasy.

I bambini, a volte, sono come gli ingegneri elettronici (non me ne vogliano gli ingegneri elettronici: ho molti amici ingegneri elettronici): tu dai loro un input e devi aspettarti un output, secondo l'algoritmo prefissato, senza elaborazioni personali. Il passaggio da "seguire istruzioni" a "usare il buon senso" non sempre c'è (è piuttosto ben presente la caratteristica opposta, quella di non ascoltarle affatto, le istruzioni).

Un coniglietto molto ubbidiente

Tutto questo per raccontarvi di Un coniglietto molto ubbidiente, di Silvia Borando. Come molti libri di minibombo, è difficile introdurvi la sinossi senza fare spoiler, perché è il "twist" finale a dare senso a tutto l'albo.

Diciamo che la trama si basa su un rito di passaggio: il coniglietto che viene lasciato solo a casa per la prima volta, proprio perché molto ubbidiente. Ma si basa anche sulla più classica delle istruzioni: "Non aprire agli sconosciuti".

Un coniglietto molto ubbidiente

E così, quando una serie di animaletti inoffensivi si presentano alla porta chiedendo aiuto, perché inseguiti da un leone, il coniglietto non ci pensa proprio ad aprire. Salvo poi... ok, non posso dire altro, se non che naturalmente il finale desta stupore e risate.

Come molti altri albi di minibombo, Un coniglietto molto ubbidiente può sembrare, per la quantità di testo e la qualità delle immagini, destinato a un pubblico di piccolissimi, ma richiede la comprensione di un certo livello di ironia e di umorismo che non lo rendono adatto prima dei 5 anni.

Cosa aggiungere senza aggiungere troppo? Forse posso suggerire il messaggio di fondo, che è rivolto probabilmente più ai genitori che ai bambini: inutile dare regole precise come dogmi, meglio dare delle ragioni valide a supporto, in modo da rendere applicabile il buon senso. Anche quello degli ingegneri elettronici. Fidatevi: ho molti amici ingegneri elettronici.

 


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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