Nuvole in scatola
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Siete anche voi degli instancabili statistici della propria vita, che a fine anno contano il numero di libri letti, i viaggi fatti, i traguardi raggiunti, per poi confrontarli con quelli degli anni precedenti?
O siete più del tipo "qualità e non quantità", e ripensate semplicemente ai migliori momenti trascorsi?

Sul blog, questo è il momento in cui riprendo tutte le recensioni dell'anno che sta per chiudersi e provo a stilare una mia personale classifica.


Quest'anno, accanto alla mia selezione, c'è anche un premio tutto vostro: su Facebook e Instagram, nei giorni scorsi, ho lanciato un "torneo" a eliminatorie, facendovi scegliere, tra le mie proposte, il libro che più avete amato.

Ecco allora i miei personalissimi Oscar 2019, ognuno con la sua motivazione.

Miglior classico riscoperto

Buonanotte, gorilla!
buonanotte gorilla

Per il rapporto di complicità che sa creare, quasi senza parole, tra lettore e co-protagonista, ma anche per saper stimolare l'immedesimazione dei bambini che hanno ancora "bisogno del lettone" senza mai essere didascalico. La mia recensione è qui.

Ma questa categoria non poteva che essere un ex aequo con

Crictor. Il serpente buono (peraltro votatissimo nel "torneo" social di Nuvole in scatola).
crictor
Per il fascino e l'unicità del personaggio tratteggiato da Tomi Ungerer, che sfrutta la sua fisicità allontanandolo dagli stereotipi sul solito serpente. Qui la mia recensione.

A questo punto, mi sembra doveroso assegnare anche un premio speciale di

miglior casa editrice 

a LupoGuido, per lo splendido lavoro di riscoperta di classici trascurati, e per la cura delle sue edizioni, perfette in ogni dettaglio, valorizzate da rilegatura e progetto grafico, attente nelle traduzioni.



Miglior albo sociale/politico

(laddove con "politico" intendo riferirmi al senso più elevato del termine, quello etimologico, e non quello della becera guerriglia tra partiti a cui il triste panorama attuale ci fa assistere.)

Il muro in mezzo al libro, edizioni Il castoro.
il muro in mezzo al libro
Per come utilizza la fisicità del libro e i suoi limiti per raccontare una storia solo apparentemente leggera. Qui la mia recensione.

Ma non può mancare una menzione speciale per Nella foresta non si parla d'altro. Le elezioni degli animali di Terre di mezzo editore (qui la mia recensione), per come spiega in modo semplice, chiaro ma non pedante la meccanica delle elezioni.

Miglior albo per adulti

Il bimboleone e altri bambini, di Edizioni Corsare.
bimboleone
Per la sensibilità di Gabriele Clima nel tratteggiare l'unicità di ogni bimbo, ma soprattutto la diversità di approccio che ognuno richiede, e per la viva espressione delle illustrazioni di Giacomo Agnello Modica.  Qui la mia recensione.

Anche questa categoria merita una menzione speciale, che va a Il cuore e la bottiglia di Oliver Jeffers (Zoolibri), per la delicata poesia con cui affronta il lutto e la sua elaborazione (qui la mia recensione).

Miglior libro divulgativo

Le sorelle cinque dita, edito da Editoriale Scienza,
Per l'approccio multidimensionale all'apprendimento dei numeri, lavorando su immagini, concetti e motricità. Qui la mia recensione.

Miglior libro su genitori e bambini

Io grande tu piccino, di Pulce Edizioni

lilli l'arrongePer l'approccio giocoso, la struttura ritmata, il confronto continuo che rispecchia il pensiero del bambino quando ci guarda. Qui la mia recensione.

Miglior libro "educativo"

Due a me, uno a te, di Terre di Mezzo editore

Chi mi segue sa che non amo i libri "che insegnano", ma quest'anno ne sono usciti alcuni davvero interessanti, tra cui questo, che parla di condivisione senza fare la morale, ma semplicemente raccontando e divertendo. Qui la mia recensione.

Miglior albo da ridere

Gran premio!, edizioni Sinnos
gran premio Un albo che mi ha stregato, per il tono del tutto peculiare che ricalca la cronaca sportiva, per la sua comicità semplice ma inaspettata, per il formato orizzontale che valorizza staticità e movimento della narrazione, accompagnando lo sguardo del lettore. Qui la mia recensione.

Miglior albo interattivo, ma anche miglior libro selezionato da voi

Pandino cosa fa?
pandino
Per l'esperienza di lettura che coinvolge fisicamente il piccolo ascoltatore, trasformandosi in scoperta del proprio corpo come strumento di espressione.
Una proposta originale e apprezzatissima dai bambini, e anche da voi, che lo avete scelto a grande maggioranza nel torneo social di Nuvole in Scatola, eleggendolo libro dell'anno.
La mia recensione la trovate qui.


E a me non resta che augurarvi un meravigioso 2020, ricco di albi belli come questi.

                     
Le fiabe di una volta non avevano molto riguardo per il lieto fine, e neanche per il politically correct.
Le fiabe di una volta sono ambientate in tempi antichi, con abitudini desuete, contesti in cui oggi non ci riconosciamo.
Le fiabe di una volta, però, hanno ancora molte cose da dirci.

abete andersen

L'abete di Hans Christian Andersen è del 1844, ma il protagonista che dà il nome al racconto ha un vizio modernissimo: aspettare una felicità che non arriva mai, perché non la sa riconoscere.

abete andersen

Da piccolo, l'abete vuole crescere, e invidia gli alberi più grandi di lui (non l'abbiamo vissuto un po' tutti, questo sentimento?).
Poi cresce, ma non gli basta: desidera essere decorato per festeggiare il Natale. E anche quando viene preso e portato in un ricco salone, ornato di dolciumi e candele, la realtà non tiene mai il passo delle sue aspettative, e si ritrova continuamente frustrato, ad aspettare qualcos'altro, fino alla sua misera fine.

Nella sua edizione curata da Le rane di Interlinea, L'abete è illustrato a china e acquerelli da Antonio Ferrara, che unisce un tratto stilistico vintage, con disegni limitati da cornici decorative, a delle espressioni facciali più moderne.


abete andersen
 
Il formato, ridotto ma impreziosito da una copertina rigida, lo rende un simpatico presente natalizio.  Un regalo "classico", che come tutti i classici, pur lontano nel tempo, riesce a parlare di noi.

L'abete non esplicita palesemente la sua morale, pur lasciandola ben intendere in molti passaggi, come il dialogo tra l'abete e i topi, ai quali il protagonista racconta la propria storia:
"Quante cose hai visto, abete" dissero "e come dovevi essere felice!"
"Io?" fece l'abete, ripensando a quel che aveva raccontato. "Sì, erano tempi felici"
La felicità del protagonista è sempre nei ricordi, o nella speranza di qualcosa di indefinito davanti a sé.

Il mio augurio per questo Natale, allora, è che impariamo tutti a cogliere la magia nel nostro presente, a goderci la felicità proprio dove si trova: adesso.


Lo sguardo basso, sconsolato. Sulle spalle, un bastone che regge un fagotto: è l'emblema dello sconforto la paperetta gialla che si staglia sulla copertina dell'ultimo albo di Gek Tessaro, edito da Lapis.

senza di me

E anche il titolo, Senza di me, alimenta questa sensazione di solitudine e abbandono.
La paperella guarda i panni stesi e, con aria triste, declama:

Non è brutta la giornata
su nel cielo splende il sole
Io però sono arrabbiata
e c'è buio nel mio cuore.

senza di me

La vediamo poi, nella pagina successiva, con il suo fagotto: intuiamo che ha raccolto i panni stesi e se ne sta andando.
Inizia così il suo percorso che la vedrà, pagina dopo pagina, passare accanto ad animali indifferenti, che non la notano, mentre lei declama melodrammaticamente il suo stato d'animo.

Come sempre il cane abbaia abbaia
dorme il gatto come ieri
e nessuno che si accorga
dei miei grandi dispiaceri.

senza di me

Le rime ci fanno sorridere di fronte a tanto sconforto, sdrammatizzano la narrazione, sottolineano l'esagerazione della piccola protagonista.
Qua e là, qualche animale fa un occhiolino (lo notiamo a una seconda lettura), perché in realtà gli animali non sono affatto incuranti della papera e del suo giorno speciale: le stanno soltanto organizzando una festa a sorpresa, che lascerà senza parole la protagonista (e il libro stesso, che si conclude con la sola immagine) nell'ultima pagina. 

senza di me

Gek Tessaro accompagna i suoi disegni inconfondibili con una scrittura come sempre attenta, curata, ben strutturata nel ritmo e nella metrica, mai scontata nel lessico (considerando che il libro, nella sua semplicità, può essere proposto già a due anni).
Cartonato, resistente, si presta ad essere sfogliato in autonomia dal bambino, che pur non potendo godere da solo delle rime, può comprenderne la storia.

La papera rispecchia il sentire egocentrico di ogni bambino, che quando arriva il giorno del suo compleanno si aspetta che il mondo intero lo festeggi.

Senza di me ha la sua forza nell'iterazione di una situazione (in ogni pagina, la papera rivive la medesima frustrazione, acuendo i propri sentimenti) e nella soluzione finale: il lettore scopre che aveva ben colto la leggerezza della narrazione, perché la realtà non è quella che sembrava e, come a volte accade davvero, si rivela una bella sorpresa.


Ci sono superpoteri che ti permettono di cambiare il mondo, altri che ti permettono di cambiare te stesso.


Quello di Antoine, protagonista di Nessuno si muova, un romanzo di Olivier Adam da poco uscito per Camelozampa, è un superpotere incredibile e scenografico, ma anche molto intimo.
Gli succede, infatti, che il tempo attorno a lui si fermi. Non sa come, non sa quando, e non sa nemmeno il perché, ma gli succede.

Il racconto, in prima persona, è suddiviso in capitoli che seguono i diversi episodi in cui questa magia si manifesta.

La prima volta che mi è capitato, ho avuto davvero una fifa blu.


Nessuno si muova non ha illustrazioni, ma riesce a portare con sé immagini di forte impatto, che si compongono nella mente del lettore: persone ferme come statue, gabbiani immobili in cielo, onde congelate nel loro movimento, palloni sospesi a mezz'aria durante una partita.

La scrittura è semplice e onesta, ma non scontata. Come se scrivesse un diario a se stesso, Antoine racconta sensazioni, domande, pensieri e scoperte, in un percorso di consapevolezza in cui il lettore si può facilmente immedesimare.
Il primo approccio con questo strano fenomeno lo intimorisce: lungi dal pensare a come approfittarne, Antoine si chiede quanto durerà, se finirà, e come potrebbe cavarsela se così non fosse. Il ritorno alla normalità è un sollievo.

Mi facevo tutte queste domande quando il mondo si è rimesso in movimento: nelle strade la gente camminava, le auto viaggiavano, nel cielo gli uccelli volavano e alle mie spalle il mare di agitava.

Mi è sembrato tutto straordinario.
Mi veniva da piangere.

Poi, pian piano, Antoine prende coscienza di ciò che può fare, sperimenta le leggi fisiche di questa nuova realtà e, come qualsiasi bambino a cui viene data troppa libertà, combina qualche pasticcio (e ne paga le conseguenze).
Dentro di sé si trova a combattere tra diversi impulsi: vendette, piccoli furti per accaparrarsi quell'oggetto che desidera da tanto. Irresistibile sarà l'impulso di scoprire qualcosa di più su Léa, una vicina di casa di cui Antoine è innamorato.
Ho guardato i suoi dischi per un po'. Non conoscevo niente di quella roba. Nessun nome, nessun viso che compariva. Ho cercato di memorizzarne qualcuno. Una volta a casa, non appena tutto fosse tornato normale, sarei andato ad ascoltarli su Internet. 

Il capitolo dedicato a "La volta più bella", vedrà Antoine proprio in compagnia di Léa, l'unica persona che riuscirà, per una volta, a coinvolgere in questo fenomeno soprannaturale.

Nessuno si muova contrappone la straordinarietà degli avvenimenti ai pensieri ordinari del protagonista, che risulta credibile e realistico con i suoi crucci scolastici, i suoi piccoli problemi familiari e un percorso di scoperta che, pur applicato a qualcosa di magico, potrebbe ricalcare qualsiasi approccio a un nuovo contesto sociale o umano: lo stupore, la paura, lo "studio" della situazione, e infine l'adattamento.

Il racconto di un superpotere diventa così, semplicemente, un racconto di crescita e consapevolezza, dove la magia vera si trova in realtà nelle cose più quotidiane.


La letteratura per l'infanzia è costellata di porte verso un altrove immaginario.
Sarà che chi legge ha bisogno di figurarsi visivamente un confine, un passaggio, sarà che il lettore bambino in fondo spera di trovare questo varco, un giorno, davanti a sé, e sentirsi il privilegiato protagonista di una rivelazione destinata a pochi.

La signora Lana e il profumo di cioccolato

Anche in La signora Lana e il profumo della cioccolata, il nuovo romanzo di Jutta Richter edito da Beisler, questo varco è presente: una presenza che attrae e respinge al tempo stesso, più che mai avvolta dal mistero.

La signora Lana e il profumo di cioccolato

E il mistero è la cifra che avvolge tutto il libro, a cominciare dal negozio nero di Nuvolana Wolkenstein, davanti al quale bisogna passare ogni mattina per andare a scuola, e che si dice faccia sparire i bambini.

Quella che sembra solo una leggenda di paese entra inaspettatamente e improvvisamente nella vita dei due protagonisti, i fratelli Merle e Moritz, quando la mamma assume come “dama di compagnia”, per le notti in cui il turno di notte la tiene lontana da casa, proprio la signora Wolkenstein.

La signora Lana e il profumo di cioccolato

I bambini guardano inquieti la donna, notando soprattutto i suoi occhi, che cambiano colore a ogni sua apparizione. Ma mentre il suo comportamento della signora Wolkenstein non sembra rivelarsi pericoloso, la sua presenza in casa coincide con la comparsa in camera di Merle e Moritz di una porta misteriosa: il varco che li porta a Fanciullopoli.

Ovviamente i bambini lo passano (quale bambino non lo farebbe?), ed entrano così in un mondo per certi versi onirico, abitato dai temibili gnomi Zannaguzza, scorbutici esseri che parlano in rima (rime un po' infantili e non sempre riuscite nella metrica, a onor del vero: sarebbe curioso confrontare la traduzione italiana, di Bice Rinaldi, con il testo originale) e vogliono catturare i bambini offrendo loro della cioccolata.


La signora Lana e il profumo di cioccolato

Ma Fanciullopoli è anche il regno raccontato nelle sue storie dal padre di Merle e Moritz, un padre molto amato e ora lontano, che i bambini ascoltano attraverso il "ricevitore universale". Nelle sue storie, il padre aveva lasciato loro delle regole da seguire, e sono queste il primo punto di riferimento dei bambini in questa attività esplorativa, ricca di brividi e di incognite.

Le illustrazioni di Günter Mattei impreziosiscono il racconto con tratti che ricordano la stampa litografica e che sottolineano, marcandone le rughe, la freddezza della signora Wolkenstein, le espressioni quasi iconiche dei malvagi gnomi, ma anche l'astrattezza del contatto dei bimbi con il padre, con la sua voce che arriva da molto lontano.

La signora Lana e il profumo di cioccolato

La signora Lana e il profumo della cioccolata è un Hänsel e Gretel moderno e condito di enigmi: attorno al mondo misterioso di Fanciullopoli, dove la cioccolata attira i bambini come la nota casetta di marzapane, la penna raffinata di Jutta Richter semina indizi e interrogativi a cui ancora non riusciamo a dare risposta.
Perché la signora Wolkenstein e alcuni personaggi di Fanciullopoli accennano a cose che solo il padre dei due bambini conosce? E dove si trova il padre, e perché non vive più con loro? Cosa nasconde il negozio nero? E gli gnomi? Perché gli occhi della Wolkenstein mutano di colore?

La sensazione è quella del dipanarsi di fili narrativi pronti ad essere riuniti in una soluzione arguta.
Ma La signora Lana e il profumo della cioccolata è soltanto il primo volume di una trilogia, e per le risposte, dunque, non ci resta che attendere il seguito.



È sempre una bella notizia quando Chris Haughton si affaccia in libreria con qualche novità.
La sua ultima uscita (sempre per Lapis) conserva il suo tratto grafico distintivo, caratterizzato da forme grezze, campiture piene, giochi di sovrapposizioni di colore e un segno semplice e marcatamente stilizzato.

non aver paura piccolo granchio

La narrazione ha invece questa volta uno spirito diverso dalle sue opere precedenti (qui adoriamo Oh-oh, ma ancora di più Oh no, George!).

Non aver paura, Piccolo Granchio manca di quella vena ironica che caratterizza gli altri albi, di quei personaggi un po' naïf, mai completamente consapevoli di ciò che stanno facendo.
È invece la storia di una crescita, di un momento di distacco dal nido (o meglio, da una pozza), di un papà che accompagna dolcemente il suo piccolo verso l'indipendenza.

non aver paura piccolo granchio

Piccolo Granchio e Grande Granchio vivono in una pozza. Un luogo sicuro e protetto, ma un po' limitato. Ma è giunta l'ora di andare a vedere il mare, quello vero, grande, sconfinato.

Piccolo Granchio è entusiasta: ne seguiamo il viaggio, con un crescente senso di attesa, tra pagine ricche di onomatopee che rendono l'albo attraente anche per bambini piccoli, e adatto anche a letture di gruppo.

"Posso andare dappertutto!"

esclama il Piccolo Granchio, entusiasta dei nuovi ambienti che impara ad esplorare.


non aver paura piccolo granchio

Quando finalmente papà e piccolo arrivano al mare, però, Piccolo Granchio non è più così sicuro, e chiede di tornare indietro. Questo nuovo ambiente, grande e sconosciuto, gli mette paura.

non aver paura piccolo granchio

Il papà non si lascia abbattere dal suo sconforto, lo sprona a provare, e Piccolo Granchio a poco a poco allunga le sue zampette (il movimento laterale del granchio rende questa fase ancora più marcata e semplice da visualizzare).
I due, in attesa su uno scoglio, vengono lambiti da onde sempre più grandi, con i loro "Whoosh!", che accompagnano la lettura dando una materialità sonora all'acqua che li investe, finché un'ultima onda li trascinerà giù, in un mondo per loro ancora sconosciuto.

non aver paura piccolo granchio

Qui notiamo subito il cambio di tonalità: il mondo subacqueo, che ci aspettavamo blu e freddo, è ricco di colori caldi e vivaci: è la meraviglia che il Piccolo Granchio riceve in cambio del suo coraggio, del suo sforzo a fare quel passo in più.

non aver paura piccolo granchio

Il papà Granchio lo ha accompagnato senza mai rinforzare le sue paure, ma nemmeno sminuendole: una presenza rassicurante e tranquilla, che aiuta il piccolo a trovare il coraggio che gli serve per spiccare il volo (o meglio: per immergersi).

E il mondo sconosciuto, quello "dei grandi", quello che si riesce a conquistare solo superando le proprie paure, è un mondo pieno di scoperte e meraviglie.


Per una volta, l'annosa questione non si pone: in questo libro, tra la gallina e l'uovo, viene decisamente prima l'uovo. Ma è un uovo misterioso.

Il castoro, l'uovo e la gallina

L'uovo è al centro della storia di Il castoro, l'uovo e la gallina (edizioni Minibombo) e fino all'ultima pagina terrà il lettore sulle spine con il segreto che nasconde.

Il castoro, l'uovo e la gallina

Il riccio lo porta, con aria un po' furtiva, a un castoro addormentato.

Il castoro, l'uovo e la gallina

La raccomandazione del riccio è chiarissima:

per NULLA al mondo...
...devi darlo alla gallina!

Il castoro, l'uovo e la gallina

Peccato che il castoro, preso dal sonno, si risvegli soltanto a metà della frase, e ne ascolti solo la seconda parte. Dopodiché, si riaddormenta subito.

Uno dopo l'altro, si susseguono uno scoiattolo, un'alce, un coniglio. Tutti hanno la stessa aria misteriosa, e tutti fanno al castoro la stessa raccomandazione.
E ogni volta, il castoro si sveglia appena in tempo per ascoltare solo:

...devi darlo alla gallina!

Quando l'uovo sta per schiudersi, il castoro finalmente si desta del tutto e subito obbedisce all'ordine che crede di aver ricevuto. E così, porta immediatamente l'uovo alla gallina.
Solo a questo punto, scopriamo che si tratta di un uovo di coccodrillo (e no: la gallina non ne uscirà bene!).

Il castoro, l'uovo e la gallina

Tra le pagine di Il castoro, l'uovo e la gallina ritroviamo l'inconfondibile tratto fumettistico degli animali di Silvia Borando, ingentiliti questa volta da una colorazione a pastello, più morbida.
La loro espressività teatrale accompagna alla perfezione la storia, una commedia degli equivoci fatta di malintesi e comicità.

Insieme a Eva Francescutto (al suo esordio come autrice) e Chiara Vignocchi, Silvia Borando ha costruito una trama semplice, leggera e arguta, destinata a lettori già consapevoli (la casa editrice lo indica dai 3 anni, ma credo sarebbe più adatto dai 4-5), che anche se non sanno leggere capiscono la relazione tra testo scritto e testo letto, e riescono a cogliere il meccanismo narrativo.
È una lettura che diventa esercizio di logica, seppur elementare: il castoro non coglie la negazione e quindi interiorizza l'ordine al contrario!

L'abilità del lettore adulto nel rendere il passaggio tra la negazione e il resto della frase può fare la differenza.
Il bambino, oltre che divertito, sarà gratificato nel comprendere il meccanismo e anticipare l'azione del castoro che corre dalla gallina.


A proposito di uova che nascondono sorprese: lo conoscete

il gioco delle tre uova?


Immagino di no, perché l'ho appena inventato.


Ritagliate tre uova di carta, identiche.
Sul retro, disegnate due pulcini e un coccodrillo. Ora rigiratele, e come nel gioco delle tre carte sfidate il bambino a indovinare l'uovo giusto.


È un gioco molto semplice, sia da realizzare che da giocare, e allena l'attenzione e l'osservazione.
Forse, da questo punto di vista, aiuterebbe un po' anche il castoro della storia.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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