Il corpo che si immagina.

Scrivere un libro per un "toddler", quell'età che va all'incirca da uno a tre anni, significa affrontare prima di tutto il più grande ostacolo alla lettura: l'incapacità di stare fermi.
È l'età in cui un bambino impara a camminare, e poi a saltare, e a calciare una palla, e questa scoperta del proprio corpo è così irresistibile da rendere noioso tutto il resto.


A meno che quel "tutto il resto" non assecondi questo suo bisogno di muoversi e di esplorare il proprio corpo e ciò che può esprimere.
Pandino cosa fa? è un esempio perfetto di libro che risponde a questa esigenza, perché la sua esperienza di lettura non è confinata allo stare zitti e seduti ad ascoltare, ma è partecipativa, e coinvolge tutto il corpo, facendo confluire le grandi energie fisiche e dell'immaginazione che tutti i bimbi hanno.

A Pandino piace muoversi e imitare le forme.
Vuoi giocare con lui?
È il libro stesso a suggerire al piccolo lettore di muoversi e imitare Pandino.


Pagina dopo pagina, Pandino si piega, si gira si accuccia, salta e imita oggetti ed elementi naturali.
Le immagini, nette su fondo bianco, mostrano la preparazione con i gesti di Pandino, corredati da semplici istruzioni, e poi l'oggetto della sua "mossa", umanizzato, anzi, "pandizzato" dall'aggiunta degli occhietti di Pandino.


Tutto qui: Pandino cosa fa? (Terre di mezzo editore) ha una struttura semplicissima, e altrettanto accattivante. Si susseguono varie azioni, come la mossa della trottola, del razzo e della polpetta di riso (l'autore, Satoshi Iriyama, è giapponese).


Finché Pandino diventa una palla che rotola, rotola e rotola da una pagina all'altra, fino a finire tra le braccia della mamma, riposo da un'attività che è insieme fisica e mentale: il corpo si muove, l'immaginazione si immedesima.


L'invito implicito è proseguire il gioco anche dopo la lettura, per prendere consapevolezza del proprio corpo, delle sue possibilià, delle somiglianze e differenze con gli oggetti quotidiani che ci circondano.

E una volta acquisita padronanza con il gioco, perché non esplorare le possibilità che si aprono quando le "mosse" sono fatte in due, allenando anche la cooperazione e la sintonia?


Due corpi dritti e quattro braccia oblique che si uniscono possono fare la mossa della casa.


E che dire della mossa del bowling?
Anche se il birillo non è rimasto proprio impassibile all'arrivo della palla.


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