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Ha la forza di una canna di bambù e la delicatezza di un fiore di ciliegio, la fiaba di cui vi racconto oggi.

La ragazza bambu

La ragazza bambù, scritta dall'olandese Edward Van de Vendel e illustrata con grande sensibilità da Mattias De Leeuw, edita in Italia da Sinnos con la bella traduzione di Laura Pignatti, è un libro dalla struttura molto particolare. Il rapporto tra testo è immagini è quello di un albo illustrato, con le immagini protagoniste dello spazio-pagina, ma la mole dell'opera è decisamente quella di un romanzo, con una quantità di testo complessivo abbastanza corposa e una foliazione di 240 pagine.

Nonostante la lunghezza, lo consiglierei tranquillamente per una "seconda" lettura, per bambini che iniziano a leggere con una certa fluidità ma non hanno ancora affrontato testi lunghi: il ritmo di questo romanzo invita alla lentezza, alla contemplazione, e ben si adatta ad essere riposto e ripreso in più giorni, e assaporato con calma.

La ragazza bambu

La trama riprende una narrazione tradizionale giapponese, già riproposta in molte versioni e varianti: quella di una coppia di anziani che trovano una minuscola bambina in una pianta di bambù e la crescono come la figlia che non hanno mai avuto.

La piccola col tempo diventa una fanciulla di una bellezza senza pari, contesa tra pretendenti che le offrono ogni cosa, e a cui lei affida prove impossibili, ben sapendo che non può concedersi a nessuno, perché lei appartiene a un altro mondo. Finché arriverà un giovane, meno borioso degli altri, più semplice e sincero, che la farà innamorare, mettendola di fronte a un grande dilemma: rispettare il proprio destino o seguire il proprio cuore?

A far da cornice a questa favola, una presenza enigmatica, a cui il narratore si rivolge dando del tu. Una creatura lunare che segue da lontano, con il cannocchiale, le vicende della ragazza-bambù:

Seduta sul tuo seggiolino sulla Luna
tu guardavi quello che succedeva a Oi.

Il suo ruolo non sarà chiaro se non nell'inaspettato, e piacevole, finale, ma gli intermezzi con cui questo personaggio spezza la narrazione danno respiro alla storia, rispecchiando spesso i sentimenti del lettore stesso, e contribuiscono a mantenere l'atmosfera onirica e msteriosa di questo racconto.

La ragazza bambu

Le delicate illustrazioni ad acquerello, che richiamano lo stile giapponese, rivisitato con tratti più moderni, infondono alla storia bellezza e armonia, pennellando il racconto con i colori rilassanti della natura, in cui dominano il blu del cielo, il verde dei prati, il rosa dei fiori di ciliegio. Anche la prosa è posata, calma, serena anche nei momenti di maggiore tensione.

La ragazza bambù è una fiaba che proietta in altri mondi, ma soprattutto in altri tempi, tempi tranquilli e rilassanti in cui godersi una storia dalle sfumature acquerello.


"Mamma, immagina se adesso tiro un calcio e il pallone finisce sulla luna!"

"Papà, hai visto? Ho bevuto tanto che tra poco scoppio come una bomba d'acqua"

Tra tutte le figure retoriche, l'iperbole è forse quella che i bambini padroneggiano meglio, quella che più si adatta alla forma della loro immaginazione, la più diretta e immediata.

Le cacche del coniglio - Le puzze dell'elefante

Credo sia per questo, e non solo per il tema scatologico che è sempre particolarmente gradito dai piccoli, che ha avuto un grande successo la serie di Francesco Pittau e Bernadette Gervais che comprende Le cacche del coniglio e Le puzze dell'elefante, ripubblicati oggi da Il Castoro in una nuova edizione (che non utilizza più il Comic Sans come la precedente: grazie, grazie, grazie Il Castoro!), sempre con la traduzione di Silvia Pareti.

La semplicità e il candore di questi albi sono quasi disarmanti: le storie procedono con una medesima struttura, capace di cogliere con precisione le attenzioni dei bambini grazie alla cura del ritmo narrativo, dello stile illustrativo e, naturalmente, dell'argomento principale, un vero evergreen.

Le cacche del coniglio

L'arco narrativo dei due albi, dicevo, è praticamente sovrapponibile: prima viene presentato l'animale con la sua caratteristica iperbolica (il coniglio che fa tantissime cacche, l'elefante che fa tantissime puzze), poi vediamo gli amici del protagonista che, stufi delle conseguenze di queste azioni, lo isolano, e infine si riuscirà a trovare non soltanto una soluzione, ma anche un lato positivo all'eccesso di cacche e di puzze, in un clima sempre allegro e giocoso.

Le cacche del coniglio

Due albi sulla resilienza? Sull'accettazione delle peculiarità delle persone? Forse, ma prima di tutto due albi esilaranti, in cui il bambino viene catturato dalla serenità e dal sorriso spensierato di questi protagonisti che producono montagne di cacche e sollevano le lenzuola con la forza delle loro puzze.

Le puzze dell'elefante

In conclusione: preparatevi a una lettura condita e interrotta da matte risate, mentre aspettiamo che Il Castoro ripubblichi anche La pipì della zebra e Il moccio dell'ippopotamo, perché di schifezze con cui ridere, qui, non ce n'è mai abbastanza.


 

C'è un grande, insondabile mistero che nessun genitore è ancora riuscito a sbrogliare.

Perché un bambino, quando ha sonno, si agita, urla, fa il broncio, si irrita per qualsiasi cosa, quando potrebbe semplicemente dormire? Se lo chiedono milioni di adulti che vorrebbero essere al suo posto e cogliere l'occasione sempre più rara di riposare senza altri pensieri e sensi di colpa.

Il riposino no

E se lo devono essere chiesto anche Chris Grabenstein e Leo Espinosa, rispettivamente autore e illustratore di Il riposino no!, un frizzante albo da poco pubblicato da Il castoro.

Protagonista è Arianna, una bambina che, come tanti altri di mia conoscenza, non vuole proprio fare il riposino.

Il riposino no

Le sue urla contrariate di avvertono in tutta la città; perfino gli operai al lavoro col martello pneumatico si stupiscono:

"Non ho mai sentito niente di più rumoroso!"

Il riposino no

Ma la svolta arriva quando un anziano seduto sulla panchina del parco chiede: 

"Se lei proprio non lo vuole, posso farlo io il suo riposino?"

E uno dopo l'altro, tutti gli abitanti della città si accaparrano tutti i riposini non fatti da Arianna. E da qui la storia si fa iperbolica, paradossale, giocosa, anche nel rintracciare nelle illustrazioni la "vignetta" più divertente,
 
Il riposino no

La domanda dell'anziano innesta  un piccolo corto circuito di senso, che è poi l'idea creativa che regge tutto il libro: il fatto che il riposino possa essere un oggetto di scambio, che se uno non lo usa, se lo possa prendere l'altro. Un principio comico che segna uno scarto evidente tra il target del libro e la protagonista che vi è rappresentata.
Arianna si muove in passeggino, non sa parlare (se non per dire "no", naturalmente), potremmo qui di assegnarle un'età tra un anno e un anno e mezzo, ed è evidente che l'albo non può essere compreso da un bimbo così piccolo: non ne afferra l'idea creativa, non ne coglie le battute scherzose, forse non ne coglie ancora nemmeno la trama. Immaginando un piccolo lettore che sappia godere delle sfumature ironiche e paradossali di questo testo, dobbiamo fare un salto fino almeno ai quattro anni, un'età in cui il riposino, il più delle volte, non si fa più. Il che non permette nemmeno un'identificazione "ispirazionale", perché i bambini, si sa, tendono a cercare modelli nei più grandi.

Un difetto dell'albo? Tutt'altro. Io preferisco vedere in questo scarto una dichiarazione di intenti: questo non è un "libro per". Non verrà letto per convincere i bambini dell'importanza del riposino, non verrà letto per convincere a dormire.

Verrà letto per il solo piacere di leggere, di condividere una momento divertente, al limite potrà scappare un "ti ricordi quando anche tu non volevi mai fare il riposino?". Perché la nanna non puoi "farla fare", sarebbe come imporre di non essere in ansia o di sentirsi felici. Ma le risate sì, quelle si possono regalare, un po' come i riposini dentro questo libro.


PS: fate caso ai risguardi. "Urlati", all'inizio, "sussurrati" alla fine. Un bel dettaglio per accompagnare la storia ad aprirsi e a chiudersi.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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