Nuvole in scatola
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Ci sono, credo, due vie possibili alla divulgazione.
Una passa a volo d'uccello su un tema, esplorandolo da tutti gli aspetti possibili, l'altra è quella che va a fondo di uno specifico argomento in una specifica disciplina.
Sono due approcci in qualche modo complementari: con il primo si prepara il terreno, sollevando l'attenzione e ossigenando la curiosità, perché vi possano attecchire le radici del secondo.

fatti assodati sulle uova

Qui il tema sono "le uova", e naturalmente l'approccio non poteva che essere quello a volo d'uccello (perdonate la battutaccia!)

Fatti assodati sulle uova, della svedese Lena Sjöberg, pubblicato da Camelozampa con traduzione di Samanta K Milton Knowles, mi ha conquistato d'impatto per due motivi, il primo molto futile (il titolo, traduzione ben resa di un identico gioco di parole in lingua originale, mi ha fatto ridere), il secondo più pertinente: lo stile delle illustrazioni, molto grafiche, moderne e vintage al tempo stesso.

fatti assodati sulle uova

Questo libro si dipana come una mappa mentale a partire dall'uovo, inteso come concetto e come parola, per toccare ogni possibile disciplina che possa averci a che fare.

Si mostrano uova diversissime tra loro, per spiegarne le caratteristiche, si passa poi alla fisiologia della gallina e alla dinamica della deposizione e della cova, per poi analizzare la composizione delle varie parti dell'uovo.

fatti assodati sulle uova

Si parla di uccelli, di insetti, di rettili, di uova di dinosauri.

fatti assodati sulle uova

Si parla di uovo nella storia e nella cultura, tra antichi Egizi, uova di Pasqua e uova Fabergé. Si esplorano le uova in cucina, dalle loro caratteristiche come il timbro sul guscio a qualche piccola ricetta.
Si suggerisce qualche piccolo esperimento scientifico, e c'è anche un breve vocabolario di termini legati alle uova, come embrione, oviparo, viviparo, ermafrodita.

E siccome anche l'uomo, in un certo senso, nasce da un uovo, non mancano nemmeno un paio di pagine veloci ma accurate di educazione sessuale.


fatti assodati sulle uova

Il testo è interamente strutturato a box indipendenti uno dall'altro. Ciò consente al lettore di sfogliare il libro anche in modo non lineare, soffermandosi solo su ciò che coglie la sua attenzione, e all'autrice di inserire le nozioni più disparate, comprese quelle in cui "uovo" è poco più di un riferimento linguistico (come "la poltrona a uovo" o le "uova cosmiche").

Non a caso, insomma, questo è il primo libo di una collana che si chiama "sinapsi": sembra nato per accendere collegamenti, suggerire connessioni, cercare oltre.
E anche per gratificare tutti quelli che amano raccontare aneddoti curiosi agli amici ("Lo sai che alcuni pesci covano le uova in bocca?").

Noi, che amiamo mettere mano alle cose, ci siamo cimentati nell'esperimento del guscio d'uovo dissolto.

esperimento guscio uovo

Basta prendere un uovo e ricoprirlo di aceto bianco, in un contenitore.
Subito la superficie del guscio si riempie di bollicine: è una reazione chimica tra l'acido dell'aceto e il carbonato di calcio di cui è composto il guscio, che insieme formano anidride carbonica.

esperimento guscio uovo

Dopo un paio di giorni, il guscio si sarà dissolto (basterà lavare via i pochi residui) e l'uovo avrà consistenza gommosa, tanto da rimbalzare da un'altezza di qualche centimetro.

esperimento guscio uovo

La pellicola è semitrasparente, e illuminando l'uovo con una torcia, si può vedere il tuorlo all'interno.

esperimento guscio uovo

Ricordate solo che, nonostante l'aspetto, l'uovo non è affatto "assodato", ma resta crudo all'interno.
Tenetelo presente prima di utilizzarlo come una palla rimbalzina o... farete una frittata.


Sono libri? Sono giochi? Sono per bambini piccoli o bambini grandi?
È difficile far rientrare in una categoria precisa qualcosa che nasce dalla creatività di Hervé Tullet.

fiori forme tullet

Forme! e Fiori!, pubblicati da Franco Cosimo Panini, benché dotati di un codice isbn, mancano di molti elementi che rendono un libro tale: non hanno una trama, non hanno una linearità, non hanno tecnicamente nemmeno pagine vere e proprie.
Ma non c'è dubbio che abbiano molte cose da raccontare.

Si tratta di due cartonati a fisarmonica, resistenti, colorati, contenuti in spessi cofanetti forati.
Sulla costa del cofanetto, un'icona rappresenta visivamente come "vanno letti", se così si può dire, ovvero aprendo, piegando, sovrapponendo, sperimentando.

fiori forme tullet

Le pagine di Forme! sono texture grafiche forate da fustelle quadrate, rotonde, rettangolari e così via.

fiori forme tullet

Da un lato le superfici sono dipinte a righe monocromatiche o colorate, dall'altro sono riempite con campiture di colori pieni, a volte piatti, altre volte segnati dalle sfumature delle pennellate.

fiori forme tullet

La sovrapposizione delle pagine una sull'altra crea effetti di forma, finestre sempre nuove su ciò che viene sotto, giochi di cucù tra i colori.

Fiori! è invece una carrellata di forme stiizzate che in qualche modo richiamano corolle, anch'esse realizzate con diverse logiche (schizzi, cerchi, righine sottili) e anch'esse forate.
I fori sono però riempiti stavolta da un foglio plastico colorato e trasparente, che lascia intravedere quello che c'è sotto. Si può così appoggiare l'occhio su queste finestre per vedere il mondo a colori, trovare nuove sovrapposizioni tra le corolle e anche formare i colori secondari sovrapponendo più fori colorati e guardando verso la luce.

fiori forme tullet

Entrambi i libri terminano con pagine a specchio, che amplificano il gusto della ricerca aggiungendo nuove possibilità.

fiori forme tullet

Non ci sono "istruzioni d'uso", per Forme! e Fiori!, perché l'approccio di Tullet all'arte passa attraverso il gesto spontaneo, il segno grafico casuale, la sperimentazione.
La sua è un'arte spontanea e in qualche modo pura, in cui l'artista non segue un disegno preciso ma si lascia trasportare e a volte capisce solo a posteriori ciò che ha creato. È proprio l'assenza, o quasi, di figurativismo, ad aprire ai bambini nuove riflessioni.

Nell'ultimo mese, ci siamo divertiti a entrare nel mondo di Tullet (io e i tre piccoli, ognuno a modo suo) seguendo il suo laboratorio online L'Expo Idéale, di cui aveva parlato anche l'editore Panini.
In una serie di video (per vederli cliccate qui e inserite la password Tobo Studio), Tullet invita a creare dei segni, strappare fogli, sovrapporli, bucarli, guardarci attraverso.

È interessante il modo in cui, attraverso la pratica, questa attività educhi i bambini al gusto estetico.
Basta sovrapporre due fogli in un senso o nell'altro per ottenere un effetto molto diverso: bisogna provare e scegliere quale sembra il più riuscito.

expo ideale tullet

Le linee dritte permettono interruzioni e continuità, contrasti e sfumature: quali sono più interessanti?
La superficie stessa dello strappo, quel bordo bianco lasciato dallo spessore della carta, ha una sua dignità nel risultato finale.

expo ideale tullet

E che dire dei ritagli e degli avanzi delle opere precedenti? Anche da qui può nascere quacosa di nuovo.
Tutte queste esplorazioni, queste riflessioni, questi sguardi sul colore e sugli accostamenti sarebbero stati impossibli se avessimo cercato di rappresentare qualcosa, ed è questo il senso di libri come Forme! e Fiori!.

expo ideale tullet

Costruire una piccola "mostra d'arte" in cameretta è stata per noi un'esperienza divertente e intensa.
E anche se le nostre "opere" non finiranno mai battute all'asta da Sotheby's, credo che la prossima volta che entreremo in un museo lo guarderemo con occhi un po' più consapevoli.


 
L'infanzia e l'adolescenza non sono fatte di sfumature.
Ci sono i buoni e i cattivi, le cose belle e le cose brutte, la disperazione che ti fa piangere a singhiozzi e la felicità che non ti lascia stare fermo. Nulla è così profondamente bambino come la polarizzazione.

rime chiaroscure

E credo che questo sia uno dei motivi per cui la poesia è così poco frequentata nelle letture ai bambini: perché è fatta di dettagli, di sfumature, di sensi mediati e nascosti.

E poi arriva lui: Rime chiaroscure.
Un titolo che nasce da un gioco di parole tra i nomi dei due autori – Chiara e Bruno – e che diventa esercizio di stile e di senso.
Loro, Chiara Carminati e Bruno Tognolini, sono due nomi giganti nella poesia per bambini, cantori abilissimi di sentimenti e sensazioni, e in questo volume giocano ad esprimere il lato bello e il lato brutto di ogni cosa.

Lo fanno proprio come farebbe un bambino: il lato bello è eccitante, entusiasmante, quello brutto fa arrabbiare, intristire. Senza sfumature. E proprio come accade nella testa di un bambino, i due lati convivono nello stesso oggetto, nella stessa situazione, senza contraddizioni.

E così, la colazione può essere un incanto di sapori dolci che sveglia la bocca, ma certi giorni è solo qualcosa di inutile e fastidioso che ti ha strappato al sonno.

rime chiaroscure

Un fratello può essere un tuo alleato che respira con te, ma anche (ed è sempre lui, lo stesso fratello!) un limite che ti costringe a dividere a metà ogni cosa, senza viverla appieno.

E un vestito? Può essere un potente mezzo di espressione:

Maschere splendide sono i vestiti
come stagioni ci fanno fioriti
E siamo uccelli coi loro piumaggi
e siamo storie con i personaggi
(...)


Ma può essere anche un limite insopportabile alla propria libertà:

Giacche che incartano, maglie che ingolfano
Braghe che imbustano, calze che tritano
(...)


La sinergia dei due autori si concretizza nella scrittura in formule diverse, che sono spiegate da una nota in coda al libro.
La prima sezione, Rime di mondo, in cui uno stesso tema è sviscerato nel suo aspetto chiaro e nel suo aspetto scuro, è scritta interamente a quattro mani.

Per le Rime di tempo, il nucelo originario del libro, dedicato agli aspetti positivi e negativi dei mesi dell'anno, Bruno ha scritto una parte e Chiara l'altra, ma non ci è dato sapere chi abbia scritto cosa (fare supposizioni, per chi conosce i due autori, è un interessante esercizio di analisi).

Non più inverno e non ancora primavera
Sole pallido e poi nuvole alla sera
Sciocco marzo, non capisco a cosa servi
Sciocco mese che mi fa venire i nervi.

Però marzo, a me piace quando canti
Inseguendo le canzoni dei tuoi venti
Mille venti gialli e verdi appena nati
Che mi invitano a rincorrerti nei prati.


Infine arrivano le Rime di coppie, in cui poesie dedicate a elementi contrari o contrapposti vengono presentate l'una accanto all'altra, su due pagine affiancate: e così leggiamo Dentro e Fuori, Mare e Montagna, Cane e Gatto, Fare e Non fare.
Qui ogni poesia nasce da un singolo autore, ma per scoprire chi è bisognerà consultare l'indice.

rime chiaroscure

Le illustrazioni al tratto di Pia Valentinis non potevano che essere in bianco e nero, e riescono con semplicità a dare conto del turbine di emozioni nascosto in ogni verso.

L'aspetto sorprendente di Rime chiaroscure è che riesce a ottenere il contrario di ciò che fa: mostrando l'inconciliabilità delle due visioni, insegna la resilienza (ma anche la "normalità" del crogiolarsi a volte nelle proprie parti più buie).
Cantando gli opposti, insegna a cogliere le sfumature.

E nel frattempo, ricorda agli adulti quel mondo fatto di bianchi e di neri dove anche loro hanno abitato.
Quel mondo in cui non fare nulla, a volte, era l'impegno più importante:

Non disturbatemi
Io sto facendo un lavoro tremendo
Quando son fermo
Sono impegnato: io sto crescendo.


Molto prima di imparare a scrivere, i bambini imparano a disegnare.
Quello che non imparano mai abbastanza presto, invece, è che disegnare non è una gara o una performance su cui essere giudicati, ma può essere anche, secondo lo scopo che si dà al disegno, un'attività di puro piacere, oppure uno strumento di comunicazione in cui l'importante non è creare opere d'arte ma essere capiti.


È per questo che amo Stick Dog. E anche perché anch'io, in effetti, disegno così così.

Ve lo ricordate? Vi avevo già presentato il primo titolo, Il diario di Stick Dog, un anno fa.
Ora, sempre per Le Rane di Interlinea e sempre con la traduzione di Marina Vaggi, è uscito anche il secondo capitolo della saga di Tom Watson: Stick Dog vuole un hot dog.

L'hot dog, in realtà, appare quasi solo nel titolo, perché poi, come viene specificato all'interno, per evitare bisticci di parole tra il protagonista e il panino, si parlerà sempre di "salsicciotti" (traduzione più efficace e coinvolgente del semplice "wurstel", perché contiene nel suono qualche accenno onomatopeico al gusto di morderli).

stick-dog-2

Anche questa volta, la storia è raccontata da un bambino che non sa disegnare bene.
E mette subito le cose in chiaro:

Ancora una cosa prima di cominciare. Il fatto di non essere bravo a disegnare è una cosa che accetto e con cui convivo. Ma ho bisogno che lo accettiate anche voi. In altre parole: mettiamoci d'accordo: non mi dovete interrompere quando i disegni sono particolarmente brutti.
 

stick-dog-2

E così, su questa carta simile a un quaderno, il bambino inizia a raccontare l'ultima avventura di Stick Dog, che ricalca da vicino la precedente.
Anche questa volta c'è un obiettivo mangereccio da raggiungere (il carretto degli hot dog), e anche questa volta gli amici di Stick Dog inventano i piani più strampalati e lui, da vero leader, sarà in grado di gratificarli senza farli sentire troppo sciocchi, e convincendoli che la loro idea è fantastica ma purtroppo irrealizzabile, quindi è meglio cercare altro.

Meravigliosa è l'ingenuità dei cani della gang, che osservano dall'esterno la vita umana, interpretandola a modo loro, con tutto il candore di chi non sa di non sapere, come quando Karen dice di essere capace di leggere le ore:

Le due. Le sette. Le cinquantatré. Le pomodoro. Tutte quante!



stick-dog-2

Più ancora del capitolo precedente, Stick Dog vuole un hot dog Ã¨ un elogio dell'inconsapevolezza, tanto che la riuscita dell'operazione non si dovrà a uno dei calcolatissimi piani del capobanda, ma a un evento del tutto casuale e inatteso.

La prosa scorre veloce tra azione e dialoghi incalzanti. I caratteri grandi stampati su righe ben distanziate sono intervallati dai disegni di un illustratore (Ethan Long, sugli schizzi dello stesso Tom Watson) che in realtà, è evidente, sa disegnare benissimo, così bene da riuscire a fingere di non saperlo fare, dimostrando così che poche linee e pochi "stecchi" possono comunicare perfettamente, anche se non si sa disegnare bene.

E voi? Avete mai provato a disegnare degli animali usando solo triangoli, rettangoli, cerchi e qualche stecco? 

stick-dog-2

Può essere un esercizio di stile interessante per sbloccare qualche bambino insicuro nel disegno.
O qualche adulto, forse (io me la sono cavata così).


La pagina bianca, metaforica o letterale che sia, è l'inizio di ogni atto creativo.

harold e la matita viola

Harold e la matita viola inizia appena un passetto più in là: da una pagina già scarabocchiata.
Da qui, il piccolo Harold inizia a organizzare il suo gioco, prima casuale, e creare la sua passeggiata. Con la sua matita in mano, disegna la strada su cui passeggia, tutti i paesaggi che incontra, e poi veicoli, scenari e comparse della sua avventura notturna.

harold e la matita viola

Harold e la matita viola è un piccolo capolavoro dell'americano Crockett Johnson, riportato in Italia dopo molti anni di assenza in una curatissima edizione di Camelozampa (prendetela in mano e godetevi la qualità della carta e l'effetto gommato della copertina), con l'attenta traduzione di Sara Saorin.

Stiamo parlando di un albo del 1955, ma che conserva intatta la sua forza narrativa, fatta di segni grafici minimali, un'idea creativa semplice ed efficace e una profonda immedesimazione nel sentimento infantile.

harold e la matita viola

Bastano due colori che si esprimono in tratti semplici e netti, per raccontare l'avventura di Harold: il marrone scuro del protagonista (lo stesso usato per il testo) e il viola della sua matita e dei segni che traccia.

L'espressione di Harold muta pochissimo da una pagina all'altra: pochi tratti bastano per esprimere il suo impegno nel gioco, la sua curiosità verso ciò che sta facendo, il suo candore. Il suo pigiama bianco lo rende ancora più neutro, ancora più adatto ad essere inserito in qualsiasi contesto, qualsiasi avventura si possa immaginare.

harold e la matita viola

Il congegno narrativo, che vede Harold disegnare le stesse avventure che vive, solo all'apparenza si ripete uguale a se stesso. In realtà, ogni scena vede nascere una piccola variazione nel meccanismo creativo del bambino.
La parabola del racconto vede il piccolo protagonista guidare il gioco con sicurezza, per poi finire sopraffatto da esso, prima di riuscire a riprendere in pugno la situazione. Nel climax dell'avventura, a Harold trema la mano, tanto che senza rendersene conto disegna le onde di un oceano nel quale rischia di annegare.

harold e la matita viola

Così come le immagini, anche le parole di Harold e la matita viola sono misurate, esatte, perfettamente cucite sul racconto.
In tutto il testo non viene mai usato il verbo "disegna": lo svelamento della reale attività di Harold romperebbe l'incanto del suo gioco, infrangerebbe la sospensione dell'incredulità che è propria di Harold stesso, prima ancora che del lettore.

E così, Harold "fa" un albero e "scopre" che si tratta di un melo, quasi come la sua matita agisse per volontà propria.
E quando "fa" una barca, non disegna la vela, ma la "issa", come fosse una vela reale e non un semplice segno della sua matita.

La luna, primo elemento che Harold disegna, resta la costante del suo gioco, l'elemento che gli consentirà di restare ancorato alla realtà.

harold e la matita viola

Harold e la matita viola raccoglie un compendio dei meccanismi di ogni gioco di fantasia: l'immersione totale nel mondo della fantasia, il compiacimento del bambino di fronte alla propria creatività, lo stupore, lo smarrimento di quando la storia creata prende il sopravvento e, per un attimo, esce dal controllo del suo creatore, fino alla noia e al desiderio di chiudere la storia.

Non stupisce che questo albo si sia mantenuto così giovane nonostante gli anni, perché è un albo eterno, come eterni sono il gioco e la fantasia.


È talmente potente l'idea di poter disegnare il proprio mondo e interagire con esso, che abbiamo voluto provarci anche noi. Sulla carta, naturalmente.
L'idea è ritagliare un personaggio da una rivista, un catalogo, un giornale, incollarlo su un foglio bianco e provare a immaginare tutto il resto.

harold e la matita viola

Come primo personaggio, abbiamo scelto proprio Harold, ritagliandolo dal catalogo di Camelozampa (adoro i cataloghi delle case editrici: sono materia perfetta da ritagliare e riutilizzare).

harold e la matita viola

Lo abbiamo portato nello spazio, a bordo di un'astronave, e poi gli abbiamo messo un pallone ai piedi, e una rete davanti.

harold e la matita viola

Il nostro Harold non si è disegnato un portiere. Gli piace vincere facile.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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