Crederci, anche quando non si crede più.

Spoiler alert: tenere lontano questo libro da chi ancora crede a Babbo Natale.


L'ultimo regalo di Babbo Natale inizia infatti così:
I suoi genitori non la smettevano di parlare di Babbo Natale, così Julien aveva deciso di fingere di crederci per un altro anno.

Ma se dopo questo incipit vi aspettate una storia disincantata e materiale, be': preparatevi a restare sorpresi. Al contrario: L'ultimo regalo di Babbo Natale è il libro perfetto per chi, nonostante abbia mangiato la foglia, non vuole rinunciare alla magia.



È incredibile come il tratto delle illustrazioni di Quentin Blake riesca a esprimere così bene atmosfere tanto diverse come quelle "cattive" dei libri di Dahl e questa: poetica, delicata, dolce.

La storia è quella di Julien, un bambino ormai cresciutello, che come abbiamo visto non crede più a Babbo Natale (ma decide di crederci ancora un po') .
Il giorno di Natale, Julien riceve la console che aveva chiesto, e anche un altro regalo.



Anche i genitori sembrano sorpresi da questo pacchetto (ma non sarà – inizia a chiedersi il lettore – che Babbo Natale esiste davvero?).
Dentro c'è una locomotiva di legno. Un gioco per bambini piccoli: sicuramente Babbo Natale si è sbagliato, era per un altro bambino. Ma Julien ne è affascinato, inizia a giocarci e presto Juliette (così l'ha chiamata) diventa per lui una compagna di giochi inseparabile.


È la rivincita del gioco tradizionale sul digitale: le autrici, le sorelle Marie-Aude ed Elvire Murail, lo raccontano con garbo e delicatezza, sottolineando la cura che Julien dimostra per il suo giocattolo.
Finché, l'anno successivo, Julien prova ad evitare l'appuntamento con Babbo Natale, temendo che questi si riprenda la locomotiva: prima si dichiara troppo grande, poi cerca di fare qualche cattiva azione per non rientrare più nell'elenco dei "bambini buoni", ma non servirà: Babbo Natale passerà, e avrà un ultimo, inaspettato regalo per lui.

L'ultimo regalo di Babbo Natale gioca sul filo tra credulità e disillusione. I protagonisti sanno che Babbo Natale non esiste, eppure ne ricevono la visita.
È una presa di posizione netta: la magia c'è anche se non ci si crede più, ed è dentro le cose più autentiche, quelle di una volta, quelle che ci fanno tornare piccoli.
O magari, dentro un bel libro regalato per Natale.



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