In molti grandi dolori, ciò che fa più male non è un fatto concreto, ma la sua ripercussione su di noi, sulla nostra identità.
Arriviamo a volte a non riconoscerci, a scoprirci diversi da come credevamo, a non accettarci più.
Con una delicatezza straordinaria, quasi parlasse d'altro, Io e Leo racconta di un percorso di perdita e ritrovamento di se stessi.
Scritto da Stefan Boonen con illustrazioni di Melvin e pubblicato da Sinnos con la traduzione di Laura Pignatti, Io e Leo si maschera da libro umoristico, quasi nonsense, perché inizia con Leo che si perde, ma non nel senso che non ritrova la strada: si perde perché non si trova più.
Le persone attorno a lui lo vedono e non lo riconoscono: la mamma non gli lascia il solito biglietto accanto alla tazza da colazione, il cane non lo saluta, la maestra gli chiede chi sia.
In un meccanismo iperbolico, viene concretizzata la metafora del "non ti riconosco più": Leo è così cambiato che non è più lui.
Inizia così il suo viaggio alla ricerca di se stesso, costellato di momenti dolceamari. Accanto allo smarrimento (letterale!) di Leo, che si percepisce diffusamente nel libro, non mancano momenti di forte ironia e leggerezza, come quando si paragona ad altri bambini smarriti nelle situazioni più assurde, descritti da divertenti illustrazioni.
Narrato in un format che è un po' romanzo e un po' graphic novel, il viaggio di Leo e Max ha molto di surreale, ma proprio questa dimensione inverosimile aiuta il ragazzo a riprendere contatto con la realtà: piano piano, Leo ritrova degli indizi che riportano la sua memoria al padre e al suo incidente, che lo ha strappato dalla sua vita.
Affrontare quel dolore lo aiuta a ritrovarsi, a ritrovare il suo posto nel mondo.
Io e Leo parla ai bambini, ma il tema che affronta è trasversale, e il modo in cui viene affrontato, insolito ma profondamente vero, stimola l'autoanalisi e la riflessione anche negli adulti.
La morte di un proprio caro non è soltanto mancanza dell'altro, è mancanza di qualcosa dentro di noi. È una mancanza che a volte ci fa smarrire, e per ritrovarsi, a volte, bisogna ripercorrere la strada del dolore.
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