Una sedia per aereo.

Quante cose può diventare una semplice sedia? O un letto, o un pezzo di corda?
Solo un bambino può rispondere a questa domanda, perché è ai suoi occhi che ogni oggetto si trasforma per diventare scenografia di una storia appena inventata.

Jip e Jannecke. Vieni a giocare?

Questo secondo volume dedicato a Jip e Janneke (del primo vi avevo parlato qui) è dedicato interamente al gioco, e per la maggior parte al gioco simbolico, quello in cui, per l'appunto, una sedia può diventare un aereo e tutto inizia con un "facciamo che ero...".

Jip e Janneke. Vieni a giocare?, ci riporta in compagnia dei due bambini dipinti così bene da Annie M.G. Schmidt e Fiep Westendorp (quelli di Pluk e il Grangrattacielo, altra chicca scovata da Lupoguido).

 Jip e Jannecke. Vieni a giocare?

Anche questo volume è fatto di capitoli brevi, che non raccontano una storia che progredisce nel tempo, ma fotografano diversi momenti, scene e situazioni: vediamo Jip e Janneke giocare con le bolle, infilare i piedi in una pozzanghera, fingersi re e regine, piloti e cowboy, sempre utilizzando come strumenti di gioco gli elementi naturali e casalinghi attorno a sé.

La lettura così spezzettata rende adatto questo libro anche ai piccoli, dai tre anni in su, che possono così accostarsi a storie poco illustrate, allenando l'ascolto e l'immaginazione.

Quello di Jip e Janneke è un mondo reale, concreto, in cui il bambino può riconoscersi: i protagonisti sono credibili e niente affatto romanzati, tanto che spesso, nel corso del libro, si trovano a battibeccare nel più comune dei cliché infantili, la cui ripetizione farà certamente ridere i piccoli lettori:

"E invece no", fa Jip
"E invece sì", ribadisce Janneke


Jip e Jannecke. Vieni a giocare?

Nel mondo di Jip e Janneke gli adulti passano soltanto di striscio, per concedere permessi, dare regole o bacchettare un po' (ma sempre in modo lieve e rispettoso): non li vediamo quasi mai nelle illustrazioni.

Sono invece presenze costanti la bambolina di Janneke (anzi, Bambolina: è il suo nome proprio) e Sippi e Takki (un gatto e un cane), rivestiti, nel tipico pensiero magico infantile, di ruoli e capacità che vanno certamente oltre quelli di un animale e di un pupazzo di pezza. 

Jip e Jannecke. Vieni a giocare?


È proprio la comprensione della logica bambina la cifra più significativa di Jip e Janneke. Vieni a giocare?. Per ben due volte, i due bambini si costruiscono un riparo, una "casetta" per gioco, ad esempio dentro un grande tubo trovato in un cantiere, e si rammaricano perché non piove.

"Se piove siamo all'asciutto", osserva Jip.
"Ma non piove", dice Janneke.
No, non piove. È un peccato.

È evidente che il ragionamento manchi di logica in senso stretto: se non piove, i due sono comunque all'asciutto. Eppure la pioggia avrebbe reso più reale il riparo, lo avrebbe trasformato da gioco in realtà, da avventura immaginata ad avventura vissuta e questo, per un bambino, ha molto, moltissimo senso.


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