Nuvole in scatola
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Il telefono senza fili è un gioco divertente e a suo modo istruttivo sul funzionamento della comunicazione e del rumore e delle tante sfumature tra verità e bugia.

Riflettere su come un messaggio non arrivi necessariamente così come intendevamo trasmetterlo non è cosa semplice: perfino molti adulti danno per scontato il contrario. I bambini piccoli, poi, che ancora non riescono bene a distinguere l'altro da sé, pretendono che l'adulto capisca qualcosa anche solo perché l'hanno pensata.

Ho sentito dire che

Ho sentito dire che… di Mariapaola Pesce, illustrato da Martina Tonello e edito da Terre di Mezzo porta questo meccanismo in un mondo di animali più o meno antropomorfizzati, per darne un esempio efficace e a portata di bambino.

Ho sentito dire che

Tutto nasce dalla considerazione del postino piccione, che da un po' di tempo non vede in giro la talpa.

Questa semplice constatazione si trasforma nell'ipotesi del topo, che immagina che la talpa sia partita.

Ma l'ipotesi, come spesso accade, diventa certezza al passaggio successivo, e la dinamica si ripete, animale dopo animale, bocca dopo bocca, fino a creare una storia completamente fittizia che vede la talpa prima coinvolta in un furto e poi vincitrice della maratona di New York e non solo.

Ho sentito dire che

Il meccanismo, solo apparentemente semplice, non è immediato per un bambino (può aiutare qualche commento del genitore / lettore), ma il ritmo dell'albo e la ripetizione, scena dopo scena, di uno stesso schema sia testuale che visivo, aiutano a coglierne il senso.

Ogni doppia pagina ospita sulla sinistra l'animale che dà la notizia, sulla destra il suo interlocutore, che la amplifica creando una nuova ipotesi. 

Ancora a destra, troviamo un terzo animale, un semplice ascoltatore, che diventa però protagonista della trasmissione del nuovo messaggio nella pagina successiva.

Ho sentito dire che

Il meccanismo a ripetizione rende più chiara la dinamica e permette inoltre di amplificare a dismisura la falsità della storia, fino allo svelamento finale dell'equivoco, in una scena corale e spassosa.
Insomma: in un mondo in cui le fonti di comunicazione si moltiplicano, meglio insegnare ai ragazzi che le fonti vanno sempre verificate.


Lo sentite anche voi questo profumo?
No, non quello di aghi di pino, e neanche quello di biscottini di pan di zenzero.

Quell'altro, ecco: profumo di ferie!

Ma prima di darvi appuntamento al 2023, ci vuole proprio un bel libro di Natale!

Che pasticcio mr alce

A farmi da testimone dello spirito natalizio quest'anno è Che pasticcio, Mr. Alce!, un romanzo dei tedeschi Andreas Steinhöfel (autore) e Katja Gehrmann (illustratrice), pubblicato da Terre di Mezzo, che si colloca, come altri titoli di cui vi avevo parlato, su una delle soglie più delicate di questo periodo dell'anno: quella tra il credere o non credere a Babbo Natale.

La situazione è questa: il protagonista e voce narrante del libro, Bertil, non ci crede più, e così, quando un alce piomba dal cielo direttamente nel loro salotto, sfondando il soffitto, si trova a dover mettere in discussione le proprie convinzioni, insieme alla sorella Kiki, che con spirito scientifico prende appunti su ogni cosa.

Che pasticcio mr alce

Già, perché mr. Alce non solo sa parlare correttamente la sua lingua, ma racconta anche ai bambini di essere un alce di Babbo Natale.

Alce? Sì, alce. Perché Babbo Natale – scopriamo – usa le renne, più leggere e veloci, durante la notte della vigilia, ma nelle sere precedenti, per testare la slitta, si affida agli alci.

Babbo Natale in persona (un ometto più burbero del previsto) verrà poi nella casa di Bertil e Kiki a reclamare il suo alce, e finirà in un pasticcio dal quale la famiglia umana saprà tirarlo fuori, salvando lo spirito natalizio. Nel frattempo, però, viviamo una serie di avventure e di equivoci nati dal tentativo della famiglia di Bertil e Kiki di nascondere mr. Alce e ci godiamo una narrazione a tratti umoristica, a tratti più intimista.

Ci fa ridere la descrizione del sedere dell'alce incastrato nel soffitto, e ci riconosciamo nei bambini che chiamano "per nome" i loro mobili:

In una grandinata di tegole e mattoni, una cosa enorme e marrone atterrò su Søren, mandandolo in pezzi. Søren era il nostro tavolino dell'Ikea. Le candele dell'avvento e i biscotti natalizi al cocco che c'erano appoggiati sopra fecero la stessa fine.

Ridiamo del carattere orgoglioso di mr. Alce e delle sue bizzarre abitudini, o della cultura enciclopedica di Kiki:

"Ma gli alci possono volare?" domandò poi dubbiosa [la mamma].
"No", rispose Kiki, "Così come non possono fare trekking, immersioni o giocare a tennis. E nemmeno parlare."
Come se avesse atteso proprio quel momento, l'alce aprì gli occhi: "Ti sbagli, bambina!" bofonchiò. "Io parlo ben cinque lingue, e tutte correttamente!"
"Sarà", ribattè Kiki impassibile. "Ma con un fortissimo accento americano!"

La prosa è leggera e briosa e le illustrazioni di Katja Gehrmann allegre e ironiche (noi l'avevamo già apprezzata in I cavallucci marini sono esauriti).

Che pasticcio mr alce

Ma tra una risata e l'altra ascoltiamo anche i desideri più profondi dei personaggi: quello di mr. Alce di essere protagonista della grande notte di Natale, o quello di Bertil di rivedere i suoi genitori separati di nuovo insieme.

È in questi desideri che si dirime nel romanzo la "questione Babbo Natale": i regali li comprano i genitori (questo, va detto, viene dichiarato in modo piuttosto esplicito), ma è Babbo Natale che pensa ai desideri più veri, quelli più importanti.

Un romanzo un po' overpromising, forse, che dà a Babbo Natale poteri un po' eccessivi, ma in fondo tutti noi vogliamo credere che, almeno a Natale, tutto sia possibile.


Credo che poche cose diano più sicurezza, nell'età avanzata, che sapere che la propria vita è stata piena e significativa.

È questa la sensazione che ci dà il signor Filkins, protagonista di questo libro, che è anche un po' un alter ego del suo celeberrimo autore, Quentin Blake.

Pochi giorni fa, il 16 dicembre 2022, Quentin Blake ha compiuto 90 anni, nei quali ha dato alla letteratura per l'infanzia un contributo gigantesco. Noi lo amiamo soprattutto per le illustrazioni dei romanzi di Roald Dahl, così perfette in quell'apparente imperfezione dei tratti e in quella sottile ironia che sottendono, ma nella sua lunga carriera ha illustrato innumerevoli opere, di molte delle quali è stato anche autore.

Il signor Filkins nel deserto, edito da Camelozampa, suona molto come un meritato omaggio a sé stesso, o meglio ancora come un messaggio che Quentin Blake si sente di trasmettere, giunto a questo traguardo.

Anche Filkins, infatti, compie 90 anni nell'albo, e per festeggiare il suo compleanno attraversa il deserto, passo dopo passo, senza paura, armato solo di una bottiglia di acqua frizzante.

Il cammino non sarà semplice, perché si troverà ad affrontare terribili mostri dai nomi esilaranti, come il Cianfrusaglio (bellissima traduzione di Luigi Berio dell'originale Clutterbunk).

Filkins non ha spade, né poteri straordinari, ma possiede armi ancora più potenti: la sua saggezza, che gli dice quando è il momento di nascondersi e quando è quello di continuare, e la sua gentilezza, che non gli permette di lasciare indietro nessuna creatura, nemmeno il terribile Zagoberto, che giace a terra in difficoltà.

Sarà proprio questo gesto altruistico a permettergli di arrivare a destinazione.

Il signor Filkins nel deserto è una storia breve ma molto ricca, con un ritmo e una scansione perfettamente equilibrati, che racchiude e rappresenta lo spirito di Blake: un certo  umorismo, la leggerezza con cui prendere la vita, la gentilezza verso gli altri e la giustizia, come chiavi per fare la scelta giusta.

Quello che ci svelano Filkins e Blake è il segreto per arrivare sereni a 90 anni: fare un passo alla volta, anche nel deserto, sorridere ed essere gentili con chi ne ha bisogno, sempre.

Siamo abituati a pensare ai bambini come degli esseri in rapporto idilliaco con la natura.

In realtà, se solo abbiamo visto un bambino libero di giocare nella natura (o se siamo stati quei bambini) sappiamo bene che l'istinto primario non è quello di coesistere in armonia, ma quello di sperimentare, spesso in modo poco rispettoso: strappare, tagliare, calpestare. Ma è quella sperimentazione che porta poi a una comprensione più profonda e concreta.

Angeli. lucertole, bambini dappertutto

La penna così sensibile di Bruno Tognolini lo racconta con magia e autenticità allo stesso tempo in Angeli, lucertole, bambini dappertutto, il suo primo libro pubblicato da Fatatrac nel 1992 e oggi riproposto da Camelozampa in una nuova edizione impreziosita dalle immagini di Giulia Orecchia, che con la loro vivacità si accordano così bene alla prosa dell'autore.

Quel rapporto non sempre idilliaco tra bambini e natura è visibile fin dal secondo racconto della raccolta, in cui bambini e lucertole si fanno guerra. I bambini, armati di sassi, cercano di colpire i rettili, finché uno dei piccoli umani non capirà che è molto più divertente correre insieme a loro.

Ma è un percorso che passa necessariamente attraverso la violenza, che poi rivela il suo lato peggiore, smuove sensi di colpa e una coscienza più attenta ai propri gesti.

Il mondo in cui si muovono i protagonisti di Angeli, lucertole, bambini dappertutto Ã¨ quello del cortile, dove la noia è la molla creatrice di nuovi giochi e nuove osservazioni, e la cifra stilistica sta in equilibrio tra realismo e magia. Sono credibili i bambini nei loro soprannomi, nei loro giochi e nei loro gesti, nel loro trasformare un lancio di sassi in una vera e propria guerra, un gioco simbolico crudele ma epico.

Angeli. lucertole, bambini dappertutto

Accanto ad essi, le lucertole hanno pensieri, intuizioni e organizzazioni sociali umane, si muovono compatte contro "il nemico", danno un nome a ogni bambino in base alle sue caratteristiche. Sono le lucertole viste con gli occhi dei bambini, che le elevano a compagne di scontro e di gioco alla pari.

Tutto il libro naviga su questo sottile e affascinante equilibrio tra mito e realtà, tra moscerini che potrebbero essere angeli, tartarughe autorevoli e personaggi pittoreschi come la suora straniera che sta dalla parte dei piccoli.

Se il percorso iniziale è tortuoso, alla fine quell'alleanza tra animali e bambini si crea, ed è così solida da sostenere una battaglia più impostante: quella contro gli adulti che vogliono distruggere il cortile per trasformarlo in un grande parcheggio.

Angeli. lucertole, bambini dappertutto

I racconti, tra loro indipendenti, si intrecciano riproponendoci gli stessi personaggi colti in momenti diversi, come un volo d'uccello sulla vita di quel cortile, dove l'incanto è quotidiano, perché è negli occhi di chi gioca.



Volano nello spazio, salvano vite, riescono a vedere cose piccolissime o a scoprire animali esistiti milioni  di anni fa: si può proprio dire che gli scienziati siano un po' dei supereroi!

Ma sapranno costruirla una macchina del tempo?

Scienziati supereroi

Ecco: è questo il fulcro di Scienziati supereroi, albo a fumetti di Saskia Gwinn con le illustrazioni di Ana Albero, edito da Editoriale Scienza, in cui pagina dopo pagina una mamma spiega al figlio i mestieri della scienza.

Il percorso è, si può dire, molto naturale. Tutto nasce dalle curiosità e dalle domande del bambino, domande credibili alle quali la manma risponde raccontando storia e mansioni dei diversi professionisti della scienza.

Ogni doppia pagina è dedicata a uno scienziato diverso: si parla di paleontologi, meteorologi, botanici, geologi e così via, e lo si fa in termini semplici, con un titolo che richiama azioni immediate e facili da capire ("Gli scienziati collezionano pietre", "Gli scienziati trovano i dinosauri"...).

Scienziati supereroi

La pagina ospita poi fumetti che vanno ad approfondire diversi aspetti e curiosità della professione in questione: pochi riquadri per presentare un personaggio famoso in quel campo e alcune delle mansioni: quasi un catalogo di professioni, pensate per essere d'ispirazione per il piccolo lettore.

Scienziati supereroi

 Alla fine di ogni doppia pagina, una nuova curiosità del bambino apre la strada alla professione successiva.

Scienziati supereroi

C'è poi un piccolo tormentone: quello dei viaggi nel tempo, sui quali il bambino continua a interrogarsi: gli scienziati saranno capaci di farli? La domanda riceverà una parziale risposta, ma serve soprattutto a elevare il lavoro nella scienza a modello quasi eroico, a fonte di ispirazione.

Perché gli scienziati, come spiega il protagonista, possono salvare il mondo, e allora è chiaro: sono anche loro un po' dei superereoi.



Vi vedo che girate tra gli scaffali della libreria con in mano la lista dei figli dei vostri amici, e sperate di aver azzeccato le età di tutti (confesso: io li ho segnati su Excel con la data di nascita, per non sbagliarmi) e nel frattempo vi chiedete "ma ce l'avrà già, questo libro?".

Almeno su quest'ultimo punto, un buon metodo (certo, non infallibile) per non sbagliare c'è: scegliere tra i libri usciti da poco, e che magari non sono stati proprio dei protagonisti nelle classifiche di vendita. E allora, per darvi qualche spunto, ho raccolto dieci proposte non troppo mainstream tra i libri usciti nel 2022 o a fine 2021. E se un libro non basta, vi aggiungo qualche consiglio a tema.

Prego.

 10 libri per Natale


Caro Mr. Henshaw

Caro Mr HenshawAltro che commenti e like all'influencer di turno: qui c'è un bambino che scrive delle lettere nientemeno che al proprio scrittore preferito, raccontando il proprio desiderio di scrivere ma anche il proprio dolore per un padre assente.

Un romanzo epistolare in cui ritrovare il gusto d'altri tempi per la corrispondenza, ma anche degli spunti di riflessione interessanti sul senso della scrittura.

Dai 9 anni - qui la mia recensione completa.

Da regalare insieme a: un set di carta da lettere.

 

Rapimento in biblioteca

Rapimento in bibliotecaIl potere dei libri, della cultura, diventa un romanzo in cui una bibliotecaria rapita si salva grazie la magia delle storie.

Un racconto del 1979 (da poco ripubblicato), ma sempre attuale, ricco di azione, di umorismo, di personaggi divertenti. 

E in più ci sono anche le illustrazioni di Quentin Blake.

Dai 7 anni - qui la mia recensione completa.

Da regalare insieme a: un ex libris personalizzato.


Ellen e il leone

Ellen e il leoneUna serie di racconti di Crockett Johnson che attraverso il rapporto tra una bambina e il suo leone di pezza analizzano il mondo della fantasia, del gioco simbolico, degli amici immaginari.

Una raccolta preziosa da scoprire attraverso la lettura condivisa, nel passaggio dall'albo illustrato alla narrativa.

Dai 4 anni - qui la mia recensione completa. 

Da regalare insieme a: un leone di peluche, ovviamente.


 Il sasso dal cielo

Il sasso dal cieloIl genio di Jon Klassen si esprime qui in un racconto a capitoli che unisce nonsense, umorismo e grandi domande fondamentali: qual è il mio posto? Che ci faccio qui?

E perché c'è un sasso che sta cadendo dal cielo?

Dai 4 anni - qui la mia recensione completa.

Da regalare insieme a: un binocolo per bambini, per controllare cosa arriva dall'alto.


Piume in libertà

Piume in libertàAnche questo romanzo (snello, adatto ai primi lettori) trae un grande vantaggio espressivo dal tratto illustrativo di Quentin Blake.

Ma a conquistare il lettore è anche la costruzione dei protagonisti: galline ingenue e pasticcione che riescono a lasciare un messaggio animalista senza pedanteria, ma con parecchio e ben riuscito umorismo.

Dai 7 anni - qui la mia recensione completa.

Da regalare insieme a: una cena a base di hamburger vegetali.


Il mio asinello Benjamin e io

Il mio asinello Benjamin e ioL'irresistibile attrattiva delle fotografie, che permettono una facile immedesimazione nella piccola protagonista e una storia semplice, ma ricca di fascino, che ha a che fare con un asinello e l'incantevole scenario dell'isola di Rodi.


Dai 3 anni - qui la mia recensione completa. 

Da regalare insieme a: un giro su un asinello o su un pony.


Un giorno nella vita del mondo

Un giorno nella vita del mondoUn albo divulgativo completamente sui generis, in cui sono gli oggetti stessi dell'osservazione (piante, animali, fenomeni naturali) a parlare in prima persona, e a fumetti.

Formato, linguaggio e immagini sono perfetti per catturare la curiosità anche dei più restii alla lettura. 

Dai 6 anni - qui la mia recensione completa.

Da regalare insieme a: il suo primo microscopio.

 

Edward vuole un cavallo

Edward vuole un cavalloRitorniamo indietro nel tempo, ma con un albo attualissimo, con il candore di un bambino che vuole un cavallo come animale domestico ed è deciso a fare di tutto per cercarlo.

Trasparente, allegro, con uno stile illustrativo e grafico moderno e pieno di fascino, è una piccola, bella storia in cui immergersi. 

Dai 4 anni - qui la mia recensione completa.

Da regalare insieme a: un giro in cavallo (scusate, sono ripetitiva).

 

 Il cane in cerca di un nome

Il cane in cerca di un nome Una lettura piacevole e coinvolgente, dallo stile originale, per raccontare senza lasciare spazio alla malinconia l'incontro di due solitudini: quella di un cane che nessuno vuole comprare e quella del proprietario del negozio di animali. 

Dai 7 anni - qui la mia recensione completa.

Da regalare insieme a: un cucciolo preso da un canile (lo so: sto esagerando).

 

Temporali (oppure Temporali)

TemporaliUn esperimento letterario senza precedenti: due libri che sono lo stesso libro, uno raccontato nell'ordine dell'intreccio, uno nell'ordine cronologico dei fatti.

Il tema? I viaggi nel tempo e la possibilità di cambiare il proprio e l'altrui destino. 

Dagli 11-12 anni - qui la mia recensione completa.

Da regalare insieme a: la trilogia di Ritorno al futuro e/o la Delorean di Lego.

Che cosa curiosa: riguardando questo elenco noto che ben sei sui dieci libri che ho scelto tra le uscite di quest'anno non sono affatto nuovi, ma riscoperte di vecchie opere, riedite dopo molto tempo o portate in Italia per la prima volta.

Credo sia un segno del fatto che le belle storie non hanno tempo (e se ce l'hanno, ci si può viaggiare attraverso). Proprio come il Natale.

PS: Se non vi interessa particolarmente acquistare le ultime novità ma preferite delle idee regalo più generiche, potete sempre dare un'occhiata ai miei consigli del 2021, a quelli del 2020 o alla prima "guida ai regali" del blog.


                   

Non capita spesso, ma a volte ti imbatti in quegli incipit che ti fanno capire subito che quel libro ti piacerà.

Il cane in cerca di un nome


 

Con Il cane in cerca di un nome di Joël Egloff, illustrato da Gaëtan Dorémus e edito da Lupoguido, è stato così. Sentite qua.

Potrei cominciare col dire che sto per raccontarvi la storia del cane Tobia, o di Buddy, o persino di Sir Hamilton Maspet. Sarebbe un bell'inizio. Ma il cane di cui vi vorrei parlare non si chiamava né Tobia né Buddy e neanche Sir Hamilton Maspet; anzi, devo confessarvi che purtroppo il suo nome non lo sapevo. Non lo sapeva nessuno, semplicemente perché non ne aveva uno. 

Si avverte subito la voce personale e riconoscibile dell'autore che dà la sua impronta alla storia, ed è un'impronta gradevole e coinvolgente, frutto di una scrittura non banale, ma anche di un lavoro di traduzione accurato e ben riuscito (brava Gabriella Tonoli!).

È un libro perfetto anche per essere letto ad alta voce, perché il suo tono non stanca, incuriosisce e mantiene desta l'attenzione.

Caso curioso. Da poche settimane avevo finito di leggere ai bambini Abbaiare stanca di Pennac, e al Piccolo D, ascoltando questo romanzo, non sono sfuggite le analogie: come nel libro di Pennac, anche in  Il cane in cerca di un nome si parla di un cane chiamato Il Cane (Le Chien in lingua originale), e anche Il Cane di Pennac desidera tanto una famiglia. Considerando l'origine francese di entrambe le opere, è difficile pensare che non ci sia stata almeno una contaminazione di pensiero.

Il cane in cerca di un nome

Le analogie, però, non vanno molto oltre questi aspetti superficiali.

Se il romanzo di Pennac lavora sugli istinti, gli odori, le sensazioni dell'essere cane, la storia di Il cane in cerca di un nome (oltre ad essere di più semplice lettura) è molto umana, tanto che si può dire che il protagonista, insieme a Il Cane, sia il signor Ciarla, proprietario del negozio dove Il Cane è messo in vendita.

È proprio dall'incontro delle loro due solitudini e delle loro peculiarità, che li rendono in qualche modo estranei al resto dei loro simili, che scaturisce la trama del romanzo. L'assenza del nome del cane non è solo la mancanza di un modo per chiamarlo, ma è la mancanza di un suo posto nel mondo.

Così i due si accompagnano a vicenda nel trovarlo, questo posto, che abbia la forma di un padrone con cui crescere o di una donna con cui passare la vita. Eppure, mentre racconta di solitudini e sentimenti di inadeguatezza e di ricerca dell'identita, Joël Egloff non perde mai quella sua voce così brillante, leggera e ironica che abbiamo letto nell'incipit.

E chi in qualche modo è ancora alla ricerca del proprio nome, si sentirà compreso, ma anche sollevato dalla levità di questa storia.


***POST AGGIORNATO A NOVEMBRE 2023***

Il fatto è che Babbo Natale lo aspettiamo anche noi genitori.

Un po' è per l'emozione di vedere la magia riflessa negli occhi dei nostri bambini, un po' è che con quei regali – diciamocelo – ci giocheremo anche noi.

E allora per una volta voglio cambiare tema al blog (tranquilli, sarà solo per questo post) e raccontarvi quali sono i giochi da tavolo per la famiglia che amiamo di più. Perché lo so che una buona fetta di persone quando sente nominare i giochi da tavolo pensa subito al Monopoli che sì, insomma, è bellissimo nei primi venti minuti di gioco ma poi non finisce più. Oppure crede che prima dei sette-otto anni sia troppo presto per proporli.

Certo: in questo caso non si può dire che "non è mai troppo presto". A differenza dei libri, i giochi da tavolo non possono certo essere proposti fin dalla nascita, ma probabilmente si può iniziare prima di quanto immaginiate, anzi: il gioco può aiutare i più piccoli a sviluppare abilità cognitive e sociali importanti in modo divertente.

E scordatevi quelle partite infinite dal meccanismo che a un certo punto si impallava: i giochi di nuova concezione hanno ritmi più sostenuti e partite dalla durata abbastanza definita (molto dipende da quanto ci mettono i giocatori a pensare alla propria mossa – e ogni riferimento al mio figlio maggiore o al mio migliore amico è puramente cercato).

giochi da tavolo

Disclaimer: non sono un'esperta, soltanto un'appassionata.
Se quindi siete già fanatici di dadi, meeple e plance di gioco, probabilmente non troverete in questo post nulla di particolarmente originale o innovativo. Ma se invece amate i giochi da tavolo e, come me qualche anno fa, avete solo bisogno di un po' di aggiornamento, oggi voglio proporvi i giochi che, per ogni fascia d'età, ci hanno appassionato di più, con la promessa che saranno divertenti non solo per i piccoli, ma anche per i grandi. E se siete su Facebook, vi lascio anche un consiglio in più: seguite il gruppo Giochi da tavolo e di società per bambini della bravissima Roberta Scotto, fonte dell'80% del mio sapere sul tema.


Giochi da tavolo dai 2 anni 

A questa età (o poco dopo) è già possibile insegnare semplici meccanismi come il rispetto dei turni di gioco, il riconoscimento di simboli sul dado, la localizzazione di immagini nascoste (come nel memory). Haba propone vari giochi che i piccoli a questa età riescono già a padroneggiare. I nostri preferiti sono:

Il frutteto

il frutteto

Celeberrimo, e merita la sua fama. Esiste in varie versioni, come Primo frutteto, con i frutti più grandi e di legno, facili da maneggiare. Noi abbiamo però una versione da viaggio (con scatola di latta) e abbiamo usato da subito quella senza difficoltà. È un gioco collaborativo, il che significa che si vince o si perde tutti insieme, una caratteristica che può essere utile per avvicinare i più piccoli al gioco evitando loro frustrazioni.
Scopo del gioco è togliere tutti i frutti dagli alberi, secondo quanto indicato dal dado, prima che arrivi il corvo a mangiarli.
Giocando, il bambino impara a riconoscere simboli e colori, a capire il senso dell'antagonista (il corvo, che si avvicina man mano che esce il suo simbolo sul dado), negli anni scoprirà anche un primo senso di strategia, cercando di capire quali frutti è meglio togliere quando ha la possibilità di scegliere.

Coniglietto fa il bagno

Coniglietto fa il bagno

Se il frutteto è un gioco di pura fortuna (alea, nel gergo dei giochi), Coniglietto fa il bagno inizia a introdurre l'abilità, con una sorta di memory (almeno in una delle versioni in cui può essere giocato).
Il setting di gioco è simpatico, con la scatola che diventa la vasca del coniglietto. Per giocare il bambino tira un dado che ha tre figure (balena, barca, secchiello) e tre colori, poi dovrà girare le tessere che rappresentano i giochi del coniglietto per trovarne una di forma o colore corrispondente.
Il gioco stimola il riconoscimento di forme e colori e, come tutti i "memory", il senso della persistenza dell’oggetto, ma anche l'abbinamento tra forme, colori e oggetti.
Le partite sono brevi, adatte alla soglia di attenzione dei piccoli. Lo si trova più facilmente in versione tedesca, ma non è un problema: le istruzioni sono multilingua e il gioco non ha nulla di scritto.

Giochi da tavolo dai 3 anni

Grandi eroi in pigiama

Grandi eroi in pigiama
Red Glove è un'editrice di giochi non molto conosciuta che però sa produrre delle vere chicche, soprattutto per i piccoli.

 Grandi eroi in pigiama (perlomeno nella versione in cui ci giochiamo noi, perché le istruzioni prevedono diverse modalità di gioco) è un mix di memory e tombola. 

Ognuno ha la tabella di un eroe (principessa, strega, cavaliere, mago ecc) in pigiama che deve prepararsi per andare a salvare il mondo. Per farlo, dovrà trovare le tessere corrispondenti al proprio "outfit" (pantaloni, cappelli, bacchette ecc.), facendo attenzione al drago che con il suo soffio scompiglia le carte.

Divertente, anche per le buffe illustrazioni.

I tre porcellini 

Tre porcellini
Ancora Red Glove, e siamo ancora dentro l'immaginario delle fiabe.

Scopo del gioco è riuscire, tirando il dado, a cosruire per primo le tre case dei porcellini (di paglia, legno e mattoni), senza che il lupo le soffi via.

Un gioco di pura alea, e per questo forse un po' più noioso per i grandi, che però insegna ai bambini la frustrazione di dover iniziare da capo, dopo il soffio del lupo cattivo.


 

 

Giochi da tavolo dai 4 anni

È il momento di iniziare a metterci un po' più la testa: compaiono le prime strategie di gioco, sforzi di immaginazione e di previsione.

La corsa dei lombrichi

Corsa dei lombrichi
Molto coinvolgente e originale nella dinamica. Si tira il dado e, secondo il colore che esce, si aggiungono tessere-corpo al proprio lombrico, sperando diventi il più lungo di tutti e "sbuchi" per primo dal tabellone.

L'aspetto più divertente è il setting che nasconde il lombrico "sotto terra": il giocatore infila i pezzetti colorati sotto uno strato di cartone e scoprirà se ha vinto solo quando il lombrico sbucherà da sotto. 

Inoltre, all'alea qui si aggiunge il meccanismo della scommessa, che tutti i partecipanti possono fare puntando sul lombrico che sbucherà per primo nei punti di controllo intermedi.

Divertente e semplice da capire.


NasconDino

NasconDinoAncora un po' di memory e in più i dadi legati ai colori. Sul tavolo vengono sparse le carte dei dinosauri. Ognuno di essi è bicolore, ma il colore visibile è uno solo. 

I dadi ci diranno quale dinosauro cercare: con un dado giallo e uno blu si dovrà trovare il dinosauro blu a macchie gialle o quello giallo a macchie blu.

Divertente soprattutto per le simpatiche illustrazioni.


Concept Kids Animali

Concept kids
È la versione junior di Concept (bellissimo anche questo!) e, come dice il nome del gioco, inizia a portare il gioco su un piano concettuale.

Sulla plancia di gioco sono rappresentate simbolicamente diverse proprietà possibili degli animali. 

Il bambino prende una carta e dovrà far indovinare il suo animale agli altri indicandone sulla plancia le caratteristiche: ha pelo, squame o piume? È carnivoro o vegetariano? Di che colore è?

Un gioco utile per imparare il senso delle categorie.


Giochi da tavolo dai 5 anni

Loch Ness

Lochness

Babbo Natale (che di giochi se ne intende) ce lo portò prima di un viaggio in Scozia programmato ma ahimé mai effettuato (breve storia triste: era il 2020).

Un meccanismo di gioco originale e insolito, non immediato da capire la prima volta, ma poi piuttosto semplice: i personaggi rappresentano dei fotografi che devono posizionarsi nel modo giusto per fotografare Nessie, che viene mossa secondo i risultati del dado, da ogni angolazione possibile.

Il gioco è veloce e gradevole, anche perché insolito. E poi il Mostro di plastica da muovere sulla plancia di gioco è davvero carino. 


Rhino Hero

Rhino Hero
Più che un gioco da tavolo lo definirei un gioco da pavimento, perché la costruzione di carte che ne deriva può assumere altezze considerevoli, ed è meglio partire dal basso.

Scopo del gioco è usare le carte-pavimento del proprio mazzo per costruire una torre sempre più alta senza farla cadere. Si tratta essenzialmente di un gioco di abilità manuale, divertente e veloce, con un pizzico di strategia nella scelta delle carte da posizionare o giocare.

Esiste anche in versione Super Battle (nella foto a sinistra, con il Piccolo D dietro la costruzione), che aggiunge al gioco uno sviluppo orizzontale e le battaglie (ai punti) tra i personaggi.

 

Dobble

Dobble
Il gioco più presente nei nostri zaini, per passare il tempo delle attese, ad esempio al ristorante. Un primato vinto grazie alla scatola di latta che lo rende facile da trasportare, al fatto che sia un semplice gioco a carte, senza pezzi da montare (e da perdere), e all'universalità del gioco, che piace a tutte le età. Bravi, peraltro, quelli di Asmodee, a creare le carte rotonde! Si maneggiano volentieri e si rovinano molto meno.

Io, da buona nerd, lo amo anche perché si basa su un algoritmo che fa sì che ogni carta, che presenta otto simboli, abbia con qualsiasi altra carta un simbolo in comune e solo uno: scopo del gioco è proprio essere il primo a trovarlo.

Le istruzioni suggeriscono diverse modalità di gioco, tutte a loro modo divertenti. Del gioco esistono varie versioni (tra cui quella a tema Harry Potter!). Non serve saper leggere, perciò è un gioco ideale per unire giocatori di età molto diverse (io mi sono goduta anche delle belle e agguerritissime partite tra soli adulti).


Furbi come Volpi!


Un primo "gioco di strategia", in cui i bambini devono scoprire tra le varie volpi indiziate qual è la colpevole.

I giocatori devono prendere decisioni su come procedere e quindi sono avviati a pensare oltre al turno di gioco immediato, in una logica strategica più ampia.

Il meccanismo, con un "detector" per leggere gli indizi, è molto divertente anche per bambini più grandi, in più il gioco è collaborativo, quindi o si vince tutti insieme o si perde tutti insieme!


Giochi da tavolo dai 6 anni

Cookie box

Cookie box
Anche questo è un gioco di velocità e colpo d'occhio, ma con una difficoltà in più.

Scopo del gioco è ricomporre con le fiches una scatola di dolcetti nell'ordine esatto suggerito dalla carta. Le fiches però sono fronte-retro e hanno illustrazioni diverse sui due lati, il che rende la cosa più complessa di quanto sembri.

È un gioco veloce che dà anche una certa soddisfazione fisica nel maneggiare le fiches e suonare il campanello quando si finisce la sequenza.

 

Super farmer

Super Farmer

Un gioco ideato da un matematico polacco durante la Seconda Guerra Mondiale, che Red Glove (giuro! non mi pagano!) ha interpretato con illustrazioni moderne e divertenti.

Ogni fattore deve riuscire a completare la sua fattoria con un animale per specie, facendo moltiplicare i propri animali con i dadi o scambiandoli (con sei conigli si può avere una pecora e così via).

C'è anche il cane che fa da "assicurazione antifurto" contro il lupo o la volpe. Un gioco che insegna a contare e fare transazioni, con bei materiali (e delle miniature fumettose di cani eccezionali!).

 

Giochi da tavolo dai 7 anni

Da qui in poi l'aspetto strategico che il bambino può padroneggiare inizia a farsi serio! Non a caso in questa categoria c'è il mio gioco preferito in assoluto, anche per adulti.

 

Slapzi

Slapzi

La scatola dice 6+, io preferisco indicarlo dai 7 perché serve una certa fluidità nel leggere le domande (anche se il ruolo del lettore può sempre essere affidato a una persona terza).

Il meccanismo è molto semplice ma anche molto incalzante: si parte con un mazzo di carte con foto sul fronte e sul retro. Viene letta una domanda/definizione (ad esempio "è più leggero di una pallina da tennis") e bisogna trovare la carta giusta che si abbini ad essa. 

Il più veloce a disfarsi di tutte le carte, vince.


Carcassonne

Carcassonne

Non sarò obiettiva. Io amo smodatamente Carcassonne.

Ci ho fatto più volte le ore piccole giocando con gli amici, lo trovo soddisfacente da giocare, intelligente nella strategia, cattivo quanto basta quando si tratta di mettere i bastoni tra le ruote agli avversari. 

A turno ogni giocatore mette la propria tessera e durante la partita si costruisce così un paesaggio con strade, città, monasteri e cattedrali delle quali prendere possesso per fare punti (ne vedete una porzione nell'immagine principale di questo post). Bellissimo in versione base, ancora più ricco con le diverse espansioni (c'è anche la Big box che contiene già alcune espansioni al suo interno).
Non bastano poche righe per raccontarlo, ma se è considerato un "nuovo classico" un motivo c'è.


Giochi da tavolo dagli 8 anni

Ticket to ride

Ticket to ride
Amichevolmente chiamato "treni" qui in famiglia, è la mia seconda grande passione, dopo Carcassonne.

Il gioco, uno dei capolavori di Asmodee, si svolge su una plancia di gioco che ricorda una mappa antica: noi abbiamo la versione Europa, che ha alcune regole in più rispetto alla base – ambientata negli USA –, e soprattutto contiene luoghi più riconoscibili per i miei figli. Ve la consiglio.

Su questa plancia ogni giocatore deve costruire (pescando carte e convertendole in vagoni) tratte ferroviarie che colleghino le diverse città, secondo le proprie carte obiettivo.

È un gioco che impone visione a lungo termine e pensiero strategico: tutto molto intenso e soddisfacente. E poi fa venire voglia di viaggiare!

Pozioni esplosive

Pozioni esplosive
Nonostante sia un gioco dalla componente tattica e strategica ben sviluppata, l'aspetto più bello non è – soltanto – questo, ma l'esperienza sensoriale del gioco. Le pozioni infatti sono composte da ingredienti sotto forma di biglie di vetro colorate che per essere guadagnate vanno fatte "scontrare tra loro" sul dispenser secondo il colore (un po' alla "candy crush", se lo conoscete, ma con le biglie vere!) e il rumore e la sensazione delle biglie prese in mano per poi distribuirle dà una vera e propria soddisfazione fisica.

Con uno storytelling che richiama esplicitamente Harry Potter, il giocatore deve comporre pozioni che può utilizzare subito per guadagnare altri ingredienti grazie ai loro effetti. Un gioco che stupisce a affascina sotto moltissimi aspetti.

Dixit

Dixit
Altro gioco molto molto famoso di Asmodee, che stimola la creatività, l'immaginazione, il pensiero laterale, ma anche una certa finezza psicologica. 

Il narratore deve infatti far indovinare agli altri giocatori quale carta ha in mano, dando un indizio che non sia troppo difficile ma neanche troppo facile (se tutti indovinano, infatti, non vince niente!).

Un gioco affascinante soprattutto per le illustrazioni ambigue ed oniriche delle carte (che però sono poche: vi verrà presto voglia di comprare una delle tante espansioni).

 

Catan


È lui: dallo scorso Natale, il nostro nuovo gioco preferito! 

Catan si è guadagnato accanto a Carcassonne il podio di gioco da giocare non solo tra bambini ma anche semplicemente tra adulti (anche lui è considerato un nuovo classico, e basta giocarci un paio di volte per capire il perché del suo successo).

È un gioco strategico che dà la soddisfazione di costruire e ampliare le proprie colonie a partire dalle materie prime raccolte.

Esiste anche in versione da collezione con gli elementi 3D, che è una di quelle cose che mi concederei se un giorno vincessi al Superenalotto.

Giochi da tavolo dai 10 anni

Pandemic

Pandemic

Con una certa ironia, Babbo Natale l'anno scorso ci ha portato questo gioco (nella versione "ridotta" Zona Rossa Nord America), in cui i protagonisti sono ricercatori, medici, scienziati ed esperti di logistica che devono combattere una pandemia portando ognuno la propria abilità.

È un gioco collaborativo (non si gioca uno contro l'altro ma tutti contro la pandemia) che però non manca di tensione e richiede una buona capacità di accordarsi per una strategia comune. In fondo si tratta di salvare l'umanità.

Ecco, giusto in tempo per mandare (con posta prioritaria!) la letterina con i propri desideri: a grandi linee sono questi i più scelti e i più amati dal nostro scaffale dei giochi, o almeno lo sono fino a oggi. Ho avuto modo recentemente di sentire Babbo Natale, che pare che quest'anno ci porterà Spinderella e Azul. Ad occhio e croce, ci sono buone possibilità che per l'anno prossimo la lista di "giochi preferiti" si allunghi ancora.


                                               
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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