Il nome di un cane senza nome.

Non capita spesso, ma a volte ti imbatti in quegli incipit che ti fanno capire subito che quel libro ti piacerà.

Il cane in cerca di un nome


 

Con Il cane in cerca di un nome di Joël Egloff, illustrato da Gaëtan Dorémus e edito da Lupoguido, è stato così. Sentite qua.

Potrei cominciare col dire che sto per raccontarvi la storia del cane Tobia, o di Buddy, o persino di Sir Hamilton Maspet. Sarebbe un bell'inizio. Ma il cane di cui vi vorrei parlare non si chiamava né Tobia né Buddy e neanche Sir Hamilton Maspet; anzi, devo confessarvi che purtroppo il suo nome non lo sapevo. Non lo sapeva nessuno, semplicemente perché non ne aveva uno. 

Si avverte subito la voce personale e riconoscibile dell'autore che dà la sua impronta alla storia, ed è un'impronta gradevole e coinvolgente, frutto di una scrittura non banale, ma anche di un lavoro di traduzione accurato e ben riuscito (brava Gabriella Tonoli!).

È un libro perfetto anche per essere letto ad alta voce, perché il suo tono non stanca, incuriosisce e mantiene desta l'attenzione.

Caso curioso. Da poche settimane avevo finito di leggere ai bambini Abbaiare stanca di Pennac, e al Piccolo D, ascoltando questo romanzo, non sono sfuggite le analogie: come nel libro di Pennac, anche in  Il cane in cerca di un nome si parla di un cane chiamato Il Cane (Le Chien in lingua originale), e anche Il Cane di Pennac desidera tanto una famiglia. Considerando l'origine francese di entrambe le opere, è difficile pensare che non ci sia stata almeno una contaminazione di pensiero.

Il cane in cerca di un nome

Le analogie, però, non vanno molto oltre questi aspetti superficiali.

Se il romanzo di Pennac lavora sugli istinti, gli odori, le sensazioni dell'essere cane, la storia di Il cane in cerca di un nome (oltre ad essere di più semplice lettura) è molto umana, tanto che si può dire che il protagonista, insieme a Il Cane, sia il signor Ciarla, proprietario del negozio dove Il Cane è messo in vendita.

È proprio dall'incontro delle loro due solitudini e delle loro peculiarità, che li rendono in qualche modo estranei al resto dei loro simili, che scaturisce la trama del romanzo. L'assenza del nome del cane non è solo la mancanza di un modo per chiamarlo, ma è la mancanza di un suo posto nel mondo.

Così i due si accompagnano a vicenda nel trovarlo, questo posto, che abbia la forma di un padrone con cui crescere o di una donna con cui passare la vita. Eppure, mentre racconta di solitudini e sentimenti di inadeguatezza e di ricerca dell'identita, Joël Egloff non perde mai quella sua voce così brillante, leggera e ironica che abbiamo letto nell'incipit.

E chi in qualche modo è ancora alla ricerca del proprio nome, si sentirà compreso, ma anche sollevato dalla levità di questa storia.


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