Nuvole in scatola
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Inizia settembre, e tutti ci concentriamo mentalmente sul rientro al lavoro, la scuola che ricomincia.
Ma non c'è momento più bello di questo per esplorare la natura, camminare in montagna, addentrarsi tra i  boschi: il caldo afoso è in genere passato e gli alberi ci regalano sfumature meravigliose.


Esplorare la natura è per certi versi un'abilità innata (tutti i bambini sono esploratori), per molti altri un'attitudine da allenare. Imparare gli strumenti, le regole, e capire cosa e come osservare può aiutare a vivere un'esperienza nella natura più completa e appagante.
Alla ricerca del fiore dorato di Benjamin Flouw (Sinnos editorie) racconta una storia e, attraverso essa, dà ai bambini gli strumenti giusti per capire cosa significhi esplorare un bosco.


Il signor Volpe, protagonista del libro, sfoglia vecchi libri di botanica, quando viene incuriosito dalla descrizione, priva di immagini, del Millepetali dorato, pianta della famiglia delle Bennascoste.

Decide così di partire alla ricerca di questa rarità.
Il libro alterna pagine narrative a "pagine-inventario", strutturandosi a metà tra l'albo illustrato e il manuale.
Il cammino del signor Volpe cede così il passo a elenchi dell'equipaggiamento necessario per l'esplorazione in montagna.


O a piccoli inventari botanici delle specie che il signor Volpe incontra lungo la strada.
O ancora, alla descrizione delle differenze morfologiche e botaniche tra le diverse altitudini della montagna.


La ricerca del signor Volpe è corredata da incontri con animali che, sebbene antropomorfi, riprendono le caratteristiche della specie che rappresentano: l'orso pesca in riva al fiume, mentre lo stambecco vive in alta montagna.

Collaborazione e gentilezza sono alla base di ognuno di questi incontri: tutti gli animali danno volentieri qualche indicazione al protagonista, che a sua volta divide il suo pranzo con l'amico Lupo.


Emergono così, nel racconto, come evocate dall'atmosfera generale, altre regole non dette della montagna: la solidarietà da un lato, l'invito ad apprezzare il silenzio e la vastità del paesaggio dall'altro.


Più esplicito invece il messaggio ecologista, a tutela della biodiversità, che invita ad ammirare le specie più rare senza strapparle al proprio habitat, cogliendole soltanto con gli occhi.

Le ultime pagine di Alla ricerca del fiore dorato sono invece un invito all'azione, con proposte, spunti e pagine da compilare per disegnare una mappa, costruire un erbario o ricreare un paesaggio in miniatura.



Per i bimbi più piccoli, ancora poco interessati alla classificazione botanica o all'attività di inventariare i campioni racconti, vi propongo invece un'attività più semplice, ma utile comunque ad allenare all'osservazione e all'esplorazione:

la caccia al colore


Può essere un'attività individuale o una piccola gara uno contro l'altro.
Basta creare con dei pennarelli colorati delle zone di colore su un foglio.



Scopo del gioco è trovare un elemento naturale per ogni macchia di colore proposta: fiori, foglie, cortecce, sassi.


Senza naturalmente interferire con la vita animale e senza strappare dal proprio habitat specie botaniche protette.

La biodiversità si scopre prima di tutto con gli occhi.


Il filtro del gioco è quella straordinaria capacità di trasformare qualsiasi esperienza in qualcosa di divertente, appassionante, coinvolgente. È una capacità innata (anche se – ahinoi – sempre meno allenata) nei bambini, che sanno vedere negli oggetti, nei luoghi e nelle persone strumenti chiave del loro gioco simbolico o per le storie che la loro fantasia sa inventare.


Anche Buddy e Spillo, protagonisti di una serie di libri di Maureen Fergus e Carey Sookocheff,  pubblicati in Italia da Lupoguido, possiedono questa meravigliosa dote. Li abbiamo conosciuti immersi nelle loro prime avventure e li avevamo ritrovati alle prese con un nuovo bebè in casa. Li riscopriamo in questo delicato periodo dell'anno con un nuovo titolo, perfettamente a tema: Buddy e spillo vanno a scuola.

Fin dall'incipit l'albo evidenzia la tematica del gioco simbolico, con un ironico scarto tra testo e immagini: mentre vediamo Buddy che aiuta Spillo a salire su una tenda, le parole spiegano:

Buddy e Spillo si stavano per arrampicare sul fagiolo magico


Questa volta, nel gioco è però coinvolta anche Meredith, la bambina di casa, che invita i due protagonisti ad andare a scuola.
Spillo spiega a Buddy che con gli studi giusti si può diventare tutto ciò che si vuole. Perfino un idrante (anche se Buddy, pensando a cosa fa sugli idranti, decide che preferisce diventare altro).


Anche la scuola di Meredith è naturalmente frutto di fantasia: la bambina, alla lavagna, spiega la sua lezione a una classe di pupazzi e giocattoli.
E quando Meredith si stanca di spiegare e va "in riunione con altre maestre", è Spillo a diventare professore.



Dimenticate italiano, matematica e geografia: le lezioni del piccolo riccio comprendono materie come annusare e prendersi la coda. Tutte discipline nelle quali Buddy eccelle, naturalmente.


Come gli altri titoli della serie, Buddy e spillo vanno a scuola conferma una sensibilità speciale al "sentire" dell'infanzia, rappresentando l'amicizia e il gioco con sguardo bambino, e riuscendo nell'impresa di costruire una forma di ironia accessibile anche ai più piccoli.
Il lavoro combinato tra testo e illustrazioni, fatto a volte di contrasti e a volte di conferme, è infatti una perfetta rappresentazione del gioco simbolico e allo stesso tempo un elemento di divertimento per il lettore.

Le immagini prendono a volte un punto di vista esterno (facendoci vedere la realtà), a volte quello dei protagonisti (visualizzando la loro fantasia), mentre le parole "reggono il gioco" della loro fantasia (non viene mai detto esplicitamente, ad esempio, che i compagni di classe sono tutti pupazzi).

Buddy e spillo vanno a scuola è un ottimo modo per aiutare i più piccoli a familiarizzare col concetto di scuola, per farli sentire più vicini ai fratelli maggiori oppure per introdurli a un mondo che li aspetta in un futuro non troppo lontano.

Basta poco per allargare l'attività dalla lettura del gioco al gioco simbolico stesso.
Potete ad esempio usare il mio pdf stampabile per

giocare alla scuola



Potrete così costruire un libretto e un registro, fare l'appello, dare voti e inventare, come Buddy e Spillo, le materie più buffe: sbaciucchiamento applicato, capriole sul letto o tecniche di costruzione di macchinine coi Lego.
E mi raccomando: non dimenticatevi della materia più importante: la ricreazione!


     
Siete pronti a partire per le vacanze? Avete già chiuso le valigie? Quanti libri ci avete infilato?
Come dite? Pesano troppo?
Se è così, è ora di farvi una bella scorta di libri tascabili: non saranno edizioni prestigiose, non saranno resistenti a tutto, ma occupano pochissimo spazio e sono a prova di bilancia ai check in delle low cost.



Oggi vi parlo di cinque collane "leggere" ma di qualità: libri in formato tascabile, piccoli fuori e grandissimi nel contenuto.

1. I Bababum

Nei Bababum trovate, in edizione tascabile, tutti i titoli più belli di Babalibri.
Tra quelli di cui vi ho già parlato, ci sono Una zuppa di sasso, Indovina che cosa succede, Ci pensa il tuo papà, Zeb e la scorta di baci, Un mammut nel frigorifero, Bacioespresso, Sono io il più forte e Aiuto, arriva il lupo!

Oggi invece vi parlo di Il litigio.
È la storia di due conigli, Bruno e Bigio, che sono vicini di tana, e all'inizio della storia hanno un rapporto cordiale e sereno.


Come accade per tutti i vicini, il loro rapporto pian piano inizia a sgretolarsi, con tante piccole scaramucce.
Il litigio diventa sempre più pesante.


Uno dei due arriva addirittura a costruire un muro tra le due tane.



Finché non arriva una volpe e cerca di approfittarsi della loro distrazione e dei loro battibecchi per mangiarseli: tanto, bruni o bigi, i conigli hanno tutti lo stesso sapore.
Come spesso accade, il nemico comune saprà far ritrovare ai due conigli l'accordo che da tempo non avevano più.

Saranno gli insulti che si scambiano i due, il ritmo della narrazione o quel po' di brivido che contiene la storia, ma Il litigio piace, piace molto (come vedete dalla foto, la nostra copia è ben consumata dall'uso), già a partire dai 3 anni.


2. Gli albumini

Sono la versione tascabile degli albi di Emme edizioni.
Ciò significa che in questa collana troverete Gianni Rodari, Nicoletta Costa e tantissimi albi di Julia Donaldson e Axel Scheffler (quelli del Gruffalò e della Strega Rossella).

E proprio di questi ultimi autori è Il gigante più elegante, la storia di Adalberto, un gigante "pezzente" che vuole cambiare look, e comprarsi dei vestiti nuovi.


Vagando in una città dove convivono giganti, persone di statura normale e animali antropomorfi, trova finalmente un negozio adatto a lui.


E lì dentro si rifà completamente il look, un pezzo alla volta. Poi se ne va a spasso canticchiando, finalmente felice.


Poi, uno alla volta, quei pezzi li cederà, perché Adalberto è un gigante buono e gentile e quando incappa in un animale in difficoltà cerca di aiutarlo. Così la cravatta diventa una sciarpa per una giraffa col mal di gola, la scarpa una casetta per una famiglia di topini e così via.


Finché Adalberto, dopo aver ceduto tutto, si trova costretto a tornare ai suoi abiti da "pezzente" (che peraltro sono molto più comodi), ma ora si sente ricco perché ha trovato tanti nuovi amici.
Adatta dai 3-4 anni, questa storia presenta un meccanismo di ripetizione e accumulo che piace tanto ai bimbi, anche se è purtroppo penalizzata da una traduzione che non tiene conto per nulla della metrica nella canzoncina del gigante (personalmente ho trovato il mio modo di cantarla ugualmente, ma con risultati non certo eccellenti).


3. I tascabili di Terre di mezzo editore

Anche Terre di mezzo editore si è dato ai tascabili!
Sono usciti da pochi mesi in edizione pocket tre titoli della collana L'Acchiappastorie.
Tra questi, il mio amatissimo Tu (non) sei piccolo, ma anche Lo scambio, che ho recensito da pochissimo sul blog.



Entrambi, in qualche modo, toccano corde vicine a bambini appena diventati fratelli maggiori (dai 3-4 anni), il primo in modo più laterale (ma efficacissimo), il secondo in modo più didascalico, raccontando la storia di gelosia di una coccodrillina che cerca di barattare il nuovo fratellino con altri esemplari di animale, per poi scoprire che lui è l'unico che "le sta a pennello".


4. I Superbaba

Torniamo a Babalibri, per dedicarci a una collana nata per i primi lettori: i Superbaba.
Scritti in stampatello maiuscolo o minuscolo, secondo il titolo, i Superbaba contengono storie brevi ma già in qualche modo adatte a un pubblico più "maturo", dai 6-7 anni.
Anche i Superbaba sono in formato tascabile, leggeri e compatti, per allenarsi a leggere ovunque,



Sul blog ho già recensito Merenda con gli indiani e Rana e rospo sempre insieme, una raccolta di storie curiose e sottilmente ironiche, che affrontano umane debolezze e piccole manie dei protagonisti (molto più umani che animali).


5. I minizoom di Biancoenero edizioni


L'ultima proposta di questo post arriva da Biancoenero edizioni, una casa editrice ancora inedita su questo blog,  particolarmente attenta all'alta leggibilità delle sue proposte, curate nella struttura linguistica, nella grafica e nel carattere tipografico per avvicinare i ragazzi alla lettura.

Ma se pensate che questo si traduca in proposte banali o di scarsa qualità, vi sbagliate di grosso.

I minizoom sono la collana dedicata ai bambini di 6-7 anni che hanno appena iniziato a leggere: testi brevi e coinvolgenti, corredati da grandi disegni per rendere la lettura più leggera. Anche i minizoom pesano poco e stanno facilmente in borsetta.

Il Piccolo T ha adorato (e io non posso che concordare con il suo giudizio) La casa di riposo dei supereroi di Davide Calì, una storia che unisce ironia, azione e illustrazioni accattivanti.


Abituati a pensare ai supereroi come a dei miti immortali e sempre uguali a se stessi, troviamo già curioso l'incipit, in cui vediamo gli eroi di un tempo (eroi inediti, seppur ispirati in qualche modo a quelli "classici" che conosciamo) chiusi in una casa di riposo, Villa Viale del Tramonto.


Indeboliti da acciacchi e dolori dell'età, passano il tempo ricordando gli antichi fasti e burlandosi del loro vecchio nemico, anch'egli invecchiato e reso inoffensivo dall'età.


Finché in città non arriva un nuovo super-cattivo da combattere.
I nuovi supereroi che proteggono la città non riescono a batterlo, e saranno proprio i vecchietti, con l'ex nemico che farà da mente dell'operazione, a trovare una soluzione (tutta da ridere) per sconfiggerlo.

Davide Calì non delude mai: anche con La casa di riposo dei supereroi Ã¨ riuscito a costruire una storia coinvolgente, ironica, divertente, ricca di umorismo e di azione. L'ideale per i lettori in erba.



E con questo, anche Nuvole in Scatola vi saluta per un po' e fa le valigie per l'estate, con un po' di libri nuovi da infilarci dentro. Ci si rilegge a settembre!


         
"Mamma, quando arriva la sorellina?"
Tre mesi dopo: "Mamma, quando va via la sorellina?".
I nuovi arrivi, si sa, non sono mai come te li aspetti.
Il panorama di libri e albi su questo tema è davvero sconfinato e, per la maggior parte dei casi, fatto di storie banali, scontate e didascaliche. Storie che cercano l'immedesimazione forzata con i protagonisti, storie che "insegnano" sentimenti e sensazioni (che no: non si possono insegnare).


Pochi titoli fanno eccezione, e tra essi c'è Lo scambio, di Jan Ormerod e Andrew Joyne, un albo di qualche anno fa che Terre di mezzo editore ha riedito in una doppia versione: tascabile o con copertina rigida.
Lo scambio racconta la storia di Carolina, una piccola coccodrillina appena diventata sorella maggiore. Sua madre decanta le lodi del fratellino:
È verde come un bruco e ha gli occhi gialli come un tuorlo d'uovo.

E questi complimenti (così ridicoli ai nostri occhi umani) rendono Carolina molto gelosa.


Il fratellino sbava, puzza, ma soprattutto si prende tutto lo spazio sulle ginocchia di mamma coccodrillo.
L'immagine della mamma che lo coccola, invita gli adulti (o i bambini più attenti) a notare i particolari delle foto appese, scoprendo l'evoluzione di Carolina da figlia unica a sorella maggiore.


Durante un giorno di shopping, Carolina ha l'occasione perfetta: lasciata da sola a badare al fratellino mentre la mamma è in un negozio (a cambiare un cappello), vede l'insegna "Il paradiso dei piccoli", e decide di provare a scambiare il fratellino con un altro, proprio come si farebbe con un oggetto difettoso o un abito che non ci sta bene addosso. Proprio come sta facendo la mamma con il cappello.


Carolina cerca un cucciolo che abbia caratteristiche precise: occhi gialli, artigli affilati. Non si può non notare che la piccola vuole per prima cosa gratificare la mamma, seguire le sue preferenze.
Il negoziante le fa "provare" diversi esemplari: un panda, un elefante, due cuccioli di tigre. Ogni volta, però, qualcosa va storto.
Il panda, ad esempio, non gradisce pesce a rane, e si mette a rosicchiare le sedie di bambù del ristorante.


Quando, alla fine di tutte queste prove, Carolina descrive meglio al negoziante le caratteristiche che vuole in un cucciolo, lui le propone "un coccodrillo di seconda mano": alla fine il cucciolo che meglio si adatta alle sue esigenze è proprio suo fratello.

Per quanto l'insistenza (un po' eccessiva) sulla parola "gelosia" e l'happy ending possano ricordare i tanti albi scritti a tavolino "per risolvere un problema", Lo scambio compie un'operazione molto più profonda, calando la vicenda in una situazione nuova e divertente (quella del "reso" in negozio), e costruendo una storia che fa sentire il bambino compreso anche senza forzature didascaliche, ma soprattutto delineando un mondo narrativo grazioso e godibile.
La città, un centro d'altri tempi con le classiche botteghe, abitata da animali antropomorfi e ricca di dettagli, ricorda un po' le ambientazioni di Richard Scarry, con un tratto più elegante e moderno, e i contrattempi creati dai "fratellini in prova" rendono la narrazione movimentata e divertente.

E naturalmente no: questo libro non farà superare la gelosia per il nuovo arrivato, ma forse farà sentire il fratello maggiore più compreso e accettato nei propri sentimenti, anche negativi, che riuscirà piano piano a metabolizzare.

E voi, oltre ai libri, che trucchi avete usato per creare un legame tra fratelloni e fratellini, prima che avessero l'età per giocare insieme alla pari? Le strategie cambiano molto secondo l'età del più piccolo e la sua capacità di interazione. Ecco le nostre.

un po' di idee per far giocare insieme fratelli maggiori e minori.


Appena nati: "Aiutami a..."
Impossibile per un bambino interagire con un neonato. Lo si può però far sentire partecipe e gratificato ritagliandogli qualche spazio "di responsabilità" nella gestione del più piccolo.
Anche bimbi di pochi anni, possono aiutare a:

  • passare salviette e pannolino durante il cambio,
  • intrattenerli "leggendo" loro un libro (quelli semplici con poche parole, come L'uccellino fa, possono essere letti anche da bimbi di due-tre anni)
  • tenerli d'occhio ("Mi avverti quando si sveglia?")
  • fare il bagnetto, magari insaponando un piedino o la schiena, o passando il docciatore per sciacquare.


Da quando stanno seduti: il momento dell'ammirazione.
I nuovi arrivati sono sempre curiosissimi e ammirati nei confronti dei fratelli maggiori, forse perché li riconoscono più simili a loro rispetto a mamma e papà. Basterà poco, allora, per coinvolgerli, gratificando moltissimo i maggiori.

  • I fratelli maggiori possono aiutare a dare le prime pappe ai piccoli,
  • possono "esibirsi" davanti a loro in giochi di movimento: dal saltare al far volare una palla, dal soffiare bolle di sapone al far cadere dei piccoli oggetti. Sono tutte cose che normalmente fanno ridere molto i neonati, gratificando molto i fratelli maggiori.


Da quando imparano a gattonare: le prime interazioni.
Pian piano, i piccoli prendono coscienza e confidenza dei propri movimenti, e l'esplorazione delle proprie possibilità diventa per loro il gioco più divertente, anche da condividere.

  • I due fratelli possono cimentarsi in piccole gare o percorsi semplici, a quattro zampe, con piccoli ostacoli da schivare, tunnel improvvisati o materassini su cui salire.
  • Possono scambiarsi una palla o dei palloncini.
  • Possono cimentarsi in manipolazioni, semplici travasi di piccoli oggetti da un contenitore all'altro o piccoli giochi di "ordine". Provate ad esempio mettere un contenitore pieno di macchinine davanti al piccolo: molto probabilmente lo svuoterà, e in questa attività il grande potrà inserirsi giocando con le macchinine estratte dal piccolo.
  • I grandi possono insegnare ai piccoli i loro primi gesti, come battere le mani.

Gioco consapevole: quando iniziano a seguire le prime, semplici, regole.
Secondo l'età e le attitudini dei bambini, saranno pronti a un certo tipo di attività oppure a un'altra. Ecco le più semplici da cui cominciare:

  • "Suonare" insieme, con strumenti improvvisati come pentole e bottiglie sensoriali.
  • Creare una pista per le macchinine (basta un grande libro che faccia da piano inclinato: il grande la crea, il piccolo la usa).
  • Fare il bagnetto insieme.
  • Chiudersi in una "tana segreta" fatta di cuscini.
  • Giochi artistici condivisi: colori a dita o gessetti sul marciapiede.


I primi giochi in scatola
Già dai due anni si possono iniziare i bambini ai primi giochi da tavolo da condividere con i fratelli più grandi. Ecco quelli che a casa nostra hanno avuto più successo:

  • Il frutteto, celebre gioco cooperativo (ovvero: si gioca insieme e non uno contro l'altro) della Haba.
  • Little Circuit (Djeco) un primo gioco dell'oca con un dado colorato (così non serve conoscere i numeri), che si può giocare soltanto con i colori o aggiungendo ulteriori regole.
  • Loto (sempre della Djeco), un ibrido tra bingo e memory (ma si può giocare come un bingo semplice), che risulta semplice per tutti.
  • Dai tre anni, poi, c'è il mitico Dobble, così divertente che ci giochiamo anche noi adulti senza bambini. Esiste anche nella versione Kids, con disegni più semplici, ma il Piccolo D non ha mai avuto problemi a giocare nella versione originale, imparando presto il significato di "punto esclamativo" e simboli simili.

E i vostri bimbi, come giocano tra loro, tra un "mamma!" e l'altro?



         
"Te lo spiego con un disegno": vi è capitato di dirlo?
A volte un'immagine, uno schema, una grafica, riescono ad essere molto più efficaci di una spiegazione verbale.


È stato questo il mio primo pensiero quando ho sfogliato Questo posto è mio! di Claire Garralon (Sinnos editrice). Di albi illustrati sulla condivisione, la proprietà e il senso di possesso ce ne sono moltissimi, alcuni particolarmente ben riusciti, ma nessuno, credo, riesce a rendere il concetto così visivamente efficace.



La storia inizia con una paperella gialla che trova uno stagno e decide che quel posto è suo.
Una alla volta, però, arrivano altre paperette che vogliono appropriarsene (a vederle, sembrano paperette di gomma, con un anello in testa come quelle da "pescare" nei luna park).
La soluzione è dividere lo stagno: prima a metà, poi in tre, poi in quattro e così via.



Sullo stagno compaiono di volta in volta delle linee tratteggiate che determinano i "confini" dello spazio di ogni papera.
Lo stagno è lo stesso di prima, ma le linee di demarcazione ne hanno suddiviso la superficie.



Ben presto, lo stagno è affollato da paperette di tutti i colori, ognuna stretta nel proprio spazio, nel proprio angolino personale, ferma a fare la guardia affinché nessuno glielo rubi.
Finché non arriva un papero nero, che a differenza degli altri non reclama un pezzo di stagno per sé.

Vorrei solo bagnarmi un po', nuotare e divertirmi come state facendo voi!

Gli altri paperi sembrano sorpresi da questa visione delle cose: loro non si stanno divertendo, stanno solo di guardia al proprio pezzetto di stagno. Ed è allora che il papero nero fa notare che sarebbe tutto più semplice se si considerasse lo stagno "di tutti".

La semplice idea visiva dei confini diventa uno strumento sintetico ed efficace nel raccontare cosa comporta un semplice cambio di atteggiamento: lo stagno è esattamente lo stesso, le papere sono esattamente le stesse, ma senza i confini artificiosi segnati dal tratteggio, ora le papere si divertono,  giocano, interagiscono tra loro.
Con un linguaggio semplice e diretto, comprensibile anche dai bimbi più piccoli, questa soluzione grafica riesce a trasmettere un concetto importante. Passando dal possesso alla condivisione, le papere non hanno perso nulla di concreto, ma hanno guadagnato moltissimo sul piano del godimento della cosa condivisa.



E sarà tutto perfetto, finché un ippopotamo non vedrà lo stagno e...

E dopo che avrete scoperto come finisce il libro, potete continuare ad assaporare le gioie della condivisione con un gioco cooperativo: sarete tutti paperette pronte a giocare nello stagno, sperando di arrivarci prima dell'ippopotamo.

Le paperette nello stagno.


Stampate i materiali dal mio pdf, ritagliate ippopotamo, paperette e i cerchietti che userete, con del nastro biadesivo, per ricoprire un dado da gioco (io ne tengo sempre alcuni pronti da personalizzare, in casa).


Scopo del gioco è riempire lo stagno di paperette prima che arrivi l'ippopotamo (lo so, la plancia di gioco ha i "confini" del laghetto segnati, ma era l'unico modo per poter creare degli spazi da riempire).
Le regole sono semplicissime, adatte ad essere giocate da bimbi molto piccoli, in linea con il target del libro:
  • tirare il dado
  • se esce una paperella, occupare uno spazio dello stagno con una paperella
  • se escono due paperelle, occupare due spazi dello stagno con due paperelle
  • se esce ippopotamo, far avanzare l'ippopotamo di una casella.


Il gioco è cooperativo: si vince insieme o si perde insieme.
Anche questo è imparare a condividere.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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