I lupi, nei libri per bambini, sono cattivi.
Oppure rovesciano lo stereotipo e sono "buoni", nel senso che non mangiano nessuno, o al limite lo mangiano per una buona ragione.
L'immaginario del predatore, insomma, è legato strettamente a un giudizio morale (come se non fossimo noi stessi i primi predatori!) e viene difficile inquadrare un animale per ciò che rappresenta, per la propria specie e per l'equilibrio dell'ecosistema.
Quattordici lupi. Storia vera di un ritorno, di Catherine Barr con le illustrazioni di Jenni Desmond, Editoriale Scienza, racconta il lupo nel suo ruolo ecologico, immerso nel suo ecosistema, e lo fa attraverso una storia vera: la reintroduzione di quattordici lupi nel parco di Yellowstone, il primo parco nazionale al mondo (quello che i più attempati come me ricorderanno come scenario delle avventure di Yoghi e Bubu).
Ed ecco un altro concetto che Quattordici lupi ci porta e che non ci è del tutto intuitivo: la rinaturalizzazione. Spesso immaginiamo interventi di conservazione e protezione di una specie nel suo habitat, ma non è così scontato pensare che laddove la conservazione è fallita e la specie è scomparsa, si possa intervenire con azioni di ripopolazione.
La storia vera di Quattordici lupi inizia proprio dalla scomparsa del lupo a Yellowstone, a causa dei cacciatori e degli allevatori che volevano proteggere il proprio bestiame.
A visualizzare la scomparsa del lupo, c'è l'avanzata dei wapiti, una specie di cervi che senza il loro predatore naturale si moltiplica a dismisura nel parco, turbandone l'equilibrio.
Come se la pagina fosse il suolo del parco, vediamo i wapiti brucare
consumando il verde della vegetazione. A dare carattere a questo albo
sono soprattutto le illustrazioni, acquerelli potenti e suggestivi che
infondono ora la forza inarrestabile della natura, ora l'immensità del nuovo ambiente dei lupi nel loro viaggio, ora l'intensità del loro sguardo.
Sono immagini forti, che attraversano le pagine come fossero paesaggi e si imprimono nella mente del lettore facendogli percepire sensazioni, profumi, scenari.
L'albo segue la storia, gli spostamenti, la riproduzione dei lupi fino alla loro completa reintroduzione nell'ambiente, ma soprattutto ci illustra l'effetto di questo ripopolamento: qualcosa che va oltre ciò che possiamo immaginare e che allarga il suo impatto non solo sui wapiti, la preda prediletta dei lupi, ma su tutto l'ecosistema animale e vegetale e perfino, sorprendentemente, sulla morfologia del luogo, modificando in modo benefico il corso del fiume.
La catena causa effetto è talmente articolata che a nessuno, spontaneamente, verrebbe in mente, eppure appare chiarissima e logica nella spiegazione di Catherine Barr.
Ogni essere, vivente e non vivente, è connesso a tutti gli altri.
Per questo un lupo non può essere né buono, né cattivo, ma è semplicemente un lupo.
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