Cani sciolti

Lasciar vagare lo sguardo senza fissare un punto preciso, vedere come i dettagli balzino agli occhi quasi da soli, come se fossero loro a imporsi alla vista: mi affascina il meccanismo visivo e cognitivo che si attiva di fronte a un libro o a un gioco "cerca-trova". 

10 cani in città

10 cani in città di Charles Dutertre (Sinnos editrice) attiva proprio questo meccanismo e si presta a diverse modalità di lettura.

L'invito al gioco parte dal Camillo, un bambino che parte alla ricerca di dieci cani che si aggirano liberi in città.
Già: 10 in cifre, in barba alle consuete norme editoriali e giornalistiche, perché il numero è parte dell'aspetto ludico del gioco, che vede una progressione da 1 a 10 nei cani da cercare, dando così rilievo al dettaglio numerico.

Tutte le ambientazioni occupano una doppia pagina, brulicante di dettagli curiosi. Si passa dal parco al mercato, dall'autobus al museo.

10 cani in città

In ogni doppia pagina una didascalia (di volta in volta integrata nell'immagine in modo diverso) invita alla ricerca dei cani, ma propone anche delle sfide ulteriori:

8 cani vanitosi sono entrati nel salone di bellezza del parrucchiere.
Io pure avrei bisogno di una tagliatina di capelli!
CERCA ANCHE: 1 barbecue - 6 tazze di caffè - 3 gatti con i bigodini.

Il meccanismo ad accumulo (ogni volta c'è un cane in più) aggiunge un ulteriore elemento non scritto alla sfida: individuare di volta in volta quale sia il cane "nuovo", quello mai visto prima, che si aggiunge ai precedenti.

Ma anche senza seguire pedissequamente le istruzioni del libro, 10 cani in città può essere sfogliato ed esplorato come un vero e proprio wimmelbuch, alla scoperta di giraffe che guidano delle miniautomobili, castori pronti a mangiarsi un tronco servito su un piatto da portata, cavalli che sorseggiano una bibita con la cannuccia al tavolino di un bar: la città e i suoi ambienti regalano una varietà incredibile di situazioni, personaggi, scenette che catturano e divertono, con il gusto stilistico della vignetta e quello narrativo del nonsense.

Le storie finiscono solo quando il nostro sguardo decide di guardare altrove.


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