Come fa un orso a chiamare l'ascensore?

Stare accanto a un bambino significa abbandonare tutto ciò che si è imparato sulla logica (e per gente come me, può essere un esercizio particolarmente complicato). Basti pensare ai loro "perché" che in realtà non sono solo dei "perché", ma sono dei "quando", o dei "raccontami", o dei "davvero?".

C'è in particolare un tipo di ragionamento che mi fa impazzire, e lo dico in entrambi i sensi: mi affascina da matti ma mi fa diventare pazza se ci penso. È quello di dimostrare qualcosa con la sua stessa premessa.

In logica è chiamato diallele o ragionamento circolare, ed è naturalmente considerato errato, eppure ai piccoli viene così naturale!

un orso alla porta

L'autenticità di Mamma, c’è un orso alla porta! (Sabine Lipan e Manuela Olten, Terre di mezzo editore) sta tutta in questa logica così lontana dal pensiero adulto.

un orso alla porta

L'albo si apre con due pagine mute. Un orso si allontana da un pianerottolo facendo cenno di silenzio a un bambino, affacciato alla porta.

Inizia da qui un incalzante dialogo, tutto da leggere in doppia voce, in cui il bambino cerca di convincere la madre di aver visto, come dice il titolo, un orso alla porta.

un orso alla porta

 Solo che alle domande della madre il bambino risponde immancabilmente con un'invenzione, e dimostra poi la verità della propria invenzione con un ragionamento circolare:

"E come ha fatto l'orso ad arrivare qui in città?"
"Con il bus... e come se no?!"
"Con il bus?"
"Sì, con il bus."

(la mamma chiede sempre conferma di ciò che sente, come a sottolinere l'assurdità della situazione, creando delle ripetizioni che diventano un po' il tormentone del libro)

"L'orso ha comprato il biglietto del bus?"
"Be', senza biglietto non si può salire sul bus. Quindi l'orso ne avrà comprato uno."
E lo stesso vale per la bici, ad esempio: se l'ha usata per raggiungere la fermata del bus, vuol dire che ne ha una. Se è salito in ascensore, vuol dire che ha premuto il pulsante.

un orso alla porta

Le immagini accompagnano il testo trasformando le fantasie del bambino in scenette deliziosamente spiritose.
Un attimo: ma saranno davvero fantasie?

Man mano che il bambino racconta il tortuoso e inverosimile percorso dell'orso, dimentichiamo quella prima immagine, quella in cui l'orso c'era davvero. Ma poi l'orso ritorna. Sarà reale? Sarà vero che mangia la torta con il bambino?

Forse anche qui dobbiamo uscire dalla logica adulta, quella che vuole che reale e immaginario siano opposti non conciliabili.

Meglio non farci troppe domande e fare spazio a un orso che ci viene a trovare.


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