Nuvole in scatola
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Nella vita affrontiamo non una, ma molte adolescenze, quelle "terre di mezzo" in cui sei troppo grande per essere piccolo e troppo piccolo per essere grande.

La prima di tutte si colloca, con le fisiologiche differenze individuali, tra uno e due anni, e vale anche per le letture: i libri con le facce, le filastrocche ritmate e le onomatopee iniziano a non bastare più, ma è ancora troppo presto per cogliere le dinamiche della narrazione, i nessi di causa ed effetto, le trame.

È qui che si collocano le protostorie, micronarrazioni fatte di azioni minime, senza un climax o una vera e propria conclusione, ma con piccoli gesti quotidiani in cui il bambino si riconosce.

Mollan

È un territorio poco frequentato, ahimè, dall'editoria di qualità, ma le poche eccezioni spiccano e tra queste ci sono certamente le piccole storie di Mollan di Lena Anderson (autrice svedese che già avevamo visto in TempeStina) che LupoGuido ha appena portato in Italia, con la traduzione di Laura Cangemi: Mollan un giorno con la nonna e Mollan in cucina.

 A differenziare Mollan dalle solite protostorie, oltre alla cura nelle illustrazioni e all'indubbia qualità editoriale dell'edizione LupoGuido, è la varietà dei contenuti e del coinvolgimento previsto del piccolo lettore, che rendono peraltro queste proposte valide per un'età più trasversale, anche oltre i due anni.

I due libri seguono due giornate della piccola Mollan con la nonna; una nonna giovanile e allegra, con una bella frangia di capelli bianchi che ricorda proprio quella dell'autrice.

Le pagine ripercorrono alcune azioni semplici e quotidiane in cui il bambino può riconoscersi e lo fanno alternando descrizioni, contrapposizioni, domande e affermazioni.

Mollan un giorno con la nonna ci accompagna dal risveglio alla buonanotte, tra preparativi (la colazione, i vestiti), una passeggiata, la cena e la nanna.
L'utilizzo della doppia pagina non è mai lasciato al caso: a volte prevede giustapposizioni (la nonna dorme/ma Mollan è sveglia), altre volte riporta a sinistra dei dettagli del quadro più generale che si vede a destra.
Così, il piccolo lettore potrà riconoscere ad esempio la tazza di Mollan e quella della nonna, per poi ritrovarle nella scena più completa, in mano alle due protagoniste. Raffigurazioni di questo tipo si prestano bene a una lettura di tipo dialogico (particolarmente importante per lo sviluppo del linguaggio), che a volte è suggerita dal testo stesso, che coinvolge il bambino chiedendogli di riconoscere e indicare lo spazzolino di Mollan.

Mollan

Anche Mollan in cucina racconta una giornata con la nonna: una giornata che non inizia sotto il migliore degli auspici, perché Mollan è triste all'idea di lasciare la mamma.

mollan

Poi, però, la dolcezza e l'allegria della nonna e le tante cose fatte insieme rendono quel giorno speciale e Mollan e la nonna preparano tante girandole dolci che la piccola riporterà a casa, quando la mamma tornerà a prenderla.

Mollan

La semplicità delle immagini, scontornate su fondo bianco per rendere più semplice la decodifica, non va a scapito della loro ricchezza espressiva. Non mancano dettagli da guardare e scoprire, soluzioni che rendono vere e credibili le scene raffigurate. Deliziosa è la piccola Mollan che assaggia l'impasto dolce, mentre la nonna la guarda benevola, o la scena in cui (in Mollan un giorno con la nonna) la bimba si lava i denti tenendo in mano la tazza dell'acqua e facendone cadere qualche goccia a terra.

È la magia della quotidianità e dell'infanzia, che gli autori scandinavi sanno esprimere con così tanta sensibilità; e a noi non resta che il grato compito di goderne.


 
Aprire un libro di Anthony Browne infonde sempre quella sensazione un po' sovrannaturale di dischiudere la porta verso un altro mondo, sospeso e solo all'apparenza simile al nostro, ma governato da leggi invisibili e diverse.

Il tunnel

Questa sensazione si fa ancora più forte prendendo in mano Il tunnel, edito da Camelozampa con la traduzione di Sara Saorin: fin dalla copertina, infatti, vediamo i piedi di una bambina che, carponi, sta entrando per l'appunto nel tunnel richiamato dal titolo, e la tentazione di seguirla e scoprire dove sta andando è fortissima.

Il tunnel

Il tunnel Ã¨ prima di tutto la storia del rapporto burrascoso tra un fratello e una sorella. Due bambini come tanti, che faticano a comprendersi perché troppo diversi tra loro: lei più introversa, molto timorosa, abituata a perdersi dentro ilibri e sogni, lui più dinamico, avventuroso, che non perde occasione per giocare a calcio e di tanto in tanto si prende gioco di lei. 

Il tunnel

Le tavole di Browne sono incorniciate e accostate sulla pagina come quadri in un'esposizione. Ognuna sembra raccontare una storia che va oltre il testo. Il non detto è potentissimo: nei gesti, nelle espressioni, nei dettagli raffigurati, nella disposizione delle immagini.
 
Quando un giorno la mamma, stufa dei continui litigi, li manda via da casa per un po', i due si ritrovano in un luogo isolato, e lui, Jack, scopre un tunnel e vi entra. Rose lo aspetta, ma Jack non torna.
La sequenza di immagini che ci mostra la decisione di Rose di seguirlo ha una forza cinematografica notevole: c'è lei, di fronte, incorniciata da un buio che ha la forma del tunnel, poi i suoi piedi (quelli che abbiamo visto in copertina), da dietro, e infine la vediamo, carponi, mentre attraversa la lunghezza della doppia pagina per sbucare in quella successiva.

Il tunnel

Tratti grafici e impaginazione sembrano trasudare le emozioni vissute dai protagonisti.

Il mondo, dall'altro lato, nasconde tra le pieghe degli alberi presenze oscure e inquietanti, o sono solo i timori di Rose?


Il tunnel
 
Jack è in pericolo, e la scena finale, in cui Rose sarà determinante, ha il sapore di una favola (e non a caso, forse, Rose attraversa il bosco con addosso un mantello con cappuccio rosso).

Dall'altro lato del tunnel, fratello e sorella troveranno mistero, pericolo, coraggio.  Soprattutto, troveranno l'affetto profondo l'uno per l'altra, quell'amore nascosto che solo le avventure trascorse insieme possono rivelare.



Io credo che chi non riesce a trovare poesia nella scienza non abbia capito davvero a fondo la scienza (o forse la poesia).

Cresco. I segreti del nostro DNA

Un grande merito di Nicola Davies e di Emily Sutton è proprio quello di riuscire a rendere visibile il legame tra la scienza e la bellezza di ciò che ci circonda.

Ci erano riuscite con Mini. Il mondo invisibile dei microbi e con Tanti e diversi e lo confermano oggi con Cresco. I segreti del nostro DNA, edito anch'esso da Editoriale scienza, in cui raccontano un elemento solo apparentemente freddo e astratto come il DNA dal punto di vista della sua manifestazione più spettacolare: la vita stessa.

Cresco. I segreti del nostro DNA

Il segreto di Nicola Davies e di Emily Sutton è saper spostare in modo molto semplice e naturale il punto di vista offrendo una visuale insolita, ma non provocatoria.

Se da un libro sul DNA vi aspettate insomma analisi delle cellule e geni visti al microscopio, resterete spiazzati a vedere che Cresco narra invece di esseri viventi e di una loro caratteristica fondamentale: la crescita.

Cresco. I segreti del nostro DNA

Planando a volo d'uccello tra specie animali e vegetali, Cresco racconta come la vita sulla Terra si sia adattata ai diversi ambienti, dell'immensa varietà tra i diversi esseri viventi e di come anche chi sta leggendo il libro sia capace di crescere, senza fare nulla, semplicemente perché il suo corpo segue le "istruzioni" del proprio DNA.

Cresco. I segreti del nostro DNA

È il DNA a spiegare al corpo come produrre nasi di determinate forme e occhi e capelli di determinati colori.

Cresco. I segreti del nostro DNA 
 

Ma nonostante tutte queste differenze, spiega Davies, il codice genetico ci lega a tutti gli esseri viventi, presenti e passati. Le tavole di Sutton ci mostrano individui in armonia tra loro e con la natura che li circonda, infinite varietà integrate in una convivenza pacifica.

È un messaggio di pace, oltre che di meraviglia: proprio dove tendiamo a vedere identità e differenza (cerchiamo il DNA per identificare una persona e distinguerla dalle altre), Davies e Sutton ci fanno scoprire un messaggio di fratellanza: la vita è una meraviglia di cui tutti dobbiamo godere, e il DNA è soltanto il linguaggio in cui viene raccontata.

Non manca naturalmente, nell'albo,  un cenno sulla composizione del DNA e sulle sue basi azotate: Adenina, Timina, Citosia e Guanina, ed è pensando a queste che ho immaginato


Il gioco del DNA.

Per prima cosa, stampate due o più copie delle carte che ho preparato nel mio pdf stampabile.

Poi formate un mucchietto al centro e distribuite ai giocatori cinque carte ciascuno.


Cresco. I segreti del nostro DNA

Una alla volta, verrà girata una carta e posta al centro del tavolo. Il primo che riuscirà ad "attaccarci" la propria carta (ricordando che l'Adenina lega sempre con la Timina e la Citosina con la Guanina) potrà metterla su tavolo per "costruire" la molecola.

Se nessuno ha una carta corrispondente, la carta sul tavolo viene sostituita. Vince chi finisce per primo le proprie carte.

Cresco. I segreti del nostro DNA

Un'alternativa molto semplice è partire con cinque carte ciascuno, posizionate in colonna, e sparpagliare le altre sul tavolo.

Questa alternativa diventa un gioco di velocità: vince chi trova, tra le carte sul tavolo, le cinque corrispondenti alle proprie, riuscendo così a costruire la propria molecola di DNA, la chiave della vita.
 


Ci sono libri che ci portano in dimensioni fantastiche e straordinarie, che ci fanno parlare con animali, esplorare mondi, vivere paradossi. E poi ci sono libri che sono come amici insieme ai quali viviamo avventure in cui possiamo riconoscerci.

Madelief. Lanciare le bambole. 

Madelief è certamente un'amica in cui il bambino si rispecchia, per rileggere le proprie sensazioni, i propri desideri, la propria quotidianità.

Madelief. Lanciare le bambole, da poco ristampato da Camelozampa, è il primo titolo di una fortunata serie di libri dell'olandese Guus Kuijer e rappresenta il suo debutto nella letteratura per l'infanzia. Siamo nefli anni '70, ma il testo non sembra affatto invecchiato. Tradotto da Valentina Freschi, è un romanzo che parla con la voce dei bambini, mettendosi al loro fianco e non guardandoli mai dall'alto, e questo, probabilmente, ne ha decretato il successo.

 Madelief. Lanciare le bambole.

Strutturato a capitoli brevi, tra loro quasi del tutto indipendenti, Madelief. Lanciare le bambole si struttura con pochissime descrizioni e un ritmo incalzante di dialoghi tra i tre protagonisti: Madelief, la sua amica Roos e il suo amico Jan-Willem. Queste scelte narrative rendono il libro semplice e agile da leggere senza nulla togliere alla piacevolezza della prosa e delle avventure.

Madelief, Roos e Jan-Willem non hanno un'età ben definita, ma li immaginiamo lì, al confine tra infanzia e adolescenza, troppo piccoli per essere grandi, intenti a cercare il senso della vita ma pronti a lasciarsi andare ai giochi.

Madelief. Lanciare le bambole.

 Quelle dei tre protagonisti sono avventure quotidiane, nuove scoperte, piccole marachelle, di quelle che servono a capire meglio il mondo e la vita.

In una narrazione dolce e spiritosa al tempo stesso, li vediamo discutere del futuro e di cosa vogliono fare da grandi, commentare trasmissioni tv, osservare gli animali del giardino, ma anche scambiarsi un furtivo primo bacio per poi cambiare subito argomento.

Jan-Willem, più tenero e ingenuo, finisce per soccombere sempre alle decisioni delle due amiche, come quando lui vuole giocare a fare il "coi boi" ma Madelief ha deciso che sarà invece un bebé, perché lei e Roof vogliono giocare alla famiglia. 

I tre affrontano anche le prime responsabilità "da grandi", facendo la spesa, o portando un animale ferito dal veterinario. Parlano del futuro (Roos vuole sposarsi, Madelief no), ma si ritrovano subito dopo a giocare, catturati dalle proprie fantasie.

Madelief è l'anima inquieta del gruppo, quella che se ne inventa sempre una nuova, che più degli altri si sente sicura di sé. Ma il racconto è corale, e la bambina che dà il nome al libro ne è soltanto una co-protagonista. La preadolescenza è un'età fatta di identità di gruppo, più ancora che personali, ed è attraverso il gruppo che Madelief. Lanciare le bambole parla ai bambini, si intrufola in questa età di mezzo per farli sentire meno soli.


Buona parte del fascino di certi personaggi a fumetti sta nel disegno, e questo è un dato piuttosto ovvio.

Meno ovvio è che a volte il fascino del disegno non stia nella ricchezza dei dettagli, ma proprio nel suo opposto.

Oscar superstar e il grande spash

È il caso di  Oscar Superstar e il grande splash, primo volume di una serie a fumetti di Greg Pizzoli (traduzione di Giulia Genovesi, Terre di mezzo editore).
Oscar è un maialino illustrato con tratti semplicissimi: un ovale  – praticamente una patata – e pochi altri segni per tutto il resto.
Una tecnica non certo inedita con alcuni precedenti illustri anche al di fuori del fumetto (come ad esempio in Mr Potato), ma sempre molto efficace nel trasmettere al lettore un'importante verità: non servono grandi virtuosismi per raccontare una storia, anche a disegni.

 Oscar superstar e il grande spash

Oscar Superstar e il grande splash comprende un'introduzione che presenta i suoi personaggi, tre storie e tre ministorie da due pagine: un ritmo perfetto per gratificare i primi lettori, che non faranno difficoltà ad arrivare al termine di ogni episodio, anche grazie alle poche parole scritte tutte in stampatello maiuscolo.

Tre sono gli amici che accompagnano Oscar nelle sue avventure, ognuno con una propria caratteristica piuttosto evidente: Nocciolina, un cavallo sempre entusiasta e molto ingenuo, Bzz, un'ape sempre attenta a non lasciare esclusi nel gruppo, e Krabbit, coniglio scontroso e brontolone.

Nelle prime due storie, Oscar e i suoi amici rompono la quarta parete per rivolgersi direttamente al lettore, prima per presentarsi, poi per mettere in scena uno spettacolo di magia, quindi, gradualmente, li vediamo interagire sempre più solo tra di loro.


Oscar superstar e il grande spash

Le storie sono semplici, come i personaggi: piccole situazioni i cui pilastri portanti sono l'amicizia e la comicità. Oscar vuole fare il mago, ma l'unico trucco che conosce per far sparire una carota è far chiudere gli occhi ai propri amici e mangiarsela. O ancora, Oscar è di cattivo umore e Nocciolina fa di tutto per fargli tornare il sorriso.

Il titolo del libro si riferisce alla storia centrale, quella che forse ho trovato più divertente, in cui Oscar deve superare le sue paure per tuffarsi in piscina (nella versione originale, il volume si intitola invece genericamente Baloney and Friends).

Oscar superstar e il grande spash

Con personaggi caratteriamente essenziali, parole semplici scritte in maiuscolo, disegni altrettanto semplici e storie brevi da leggere, il messaggio di Oscar Superstar e il grande splash è chiaro: anche tu puoi leggere, anche tu puoi scrivere.

Credo sia quasi impossibile uscire dalla lettura di questa prima graphic novel senza il desiderio di cimentarsi in un fumetto, e l'autore lo sa bene, perché nelle ultime pagine inserisce una guida per disegnare i protagonisti: tutti, tranne Nocciolina, a partire dalla stessa forma ovale.


Oscar superstar e il grande splash

 Quello che ho visto in Oscar Superstar è non soltanto un libro semplice e divertente per lettori alle prime armi, ma anche un incitamento a buttarsi, come Oscar nella piscina, per scoprire che leggere, scrivere e disegnare sono più semplici di quanto sembrino.


Oscar 3D

Sapete cos'altro mi sembra Oscar, oltre a una patata (o, come indica l'autore nella guida per disegnarlo, un fagiolo)?
Esatto: il contenitore di una sorpresina degli ovetti.

Oscar superstar e il grande spash

 

Se oltre a disegnarlo volete provare a farne una versione 3D, quindi, non c'è niente di più semplice: bastano pochi ritagli e un po' di colla per aggiungere all'ovetto di plastica occhi, naso e zampe.


Oscar superstar e il grande spash

Immaginate ora di creare anche gli altri personaggi, fotografarli e poi aggiungere alle foto dei fumetti ritagliati e incollati: in fondo, anche creare un fotoromanzo è più semplice di quel che sembri.




Nella relazione con l'altro, sono rari i momenti di totale empatia.
Più spesso cerchiamo in chi ci sta accanto il riflesso dei nostri pensieri, delle nostre sensazioni, dei nostri desideri.

Questo vale ancora di più per i bambini, per natura egoriferiti, che l'empatia e le relazioni le stanno imparando e costruendo da zero.

pinguino

 

Pinguino, premiatissimo albo di Dolly Dunbar che Camelozampa ha riportato sugli scaffali delle librerie italiane con la nuova traduzione di Sara Saorin (la versione precedente, di Mondadori, si intitolava Perché non parli?, distaccandosi dell'originale Penguin), racconta in qualche modo i conflitti e le difficoltà che incontra un bambino in un rapporto di amicizia, quando proietta sull'altro ciò che si aspetta da lui.

Il protagonista, Ben, riceve in regalo un pinguino: è felicissimo e prova subito a coinvolgerlo e a giocare con lui, ma il pinguino sembra non reagire.

pinguino



 

Ben le prova tutte: in un turbine sempre più frenetico di azioni, gli fa il solletico, canta, balla, finché si innervosisce e inizia con spintoni, pernacchie e prese in giro. La reazione, ossessivamente ripetuta, è sempre la stessa:

Pinguino non disse niente.

pinguino

Ben diventa insofferente e i suoi tentativi trasformano il racconto in iperbole: lancia Pinguino su un razzo nello spazio, poi lo fa mangiare da un leone (che rifiuterà). Pinguino resta rintanato nel suo mutismo, finché qualcosa di brutto non accade a Ben.

pinguino

È allora che Pinguino, finalmente, reagirà, rivelando al lettore che le azioni di Ben non erano cadute nel vuoto. Anche senza reagire, Pinguino aveva interiorizzato tutto, e ognuno dei tentativi di Ben era diventato parte della loro amicizia.

Proprio come l'animale che gli dà il titolo, questo albo avrebbe moltissimo da dire, ma lo tiene dentro: tra le righe e tra i disegni, così semplici, che vedono i due protagonisti interagire sempre su un fondo neutro, come se nulla oltre a loro due avesse importanza.

Non c'è una morale, né una descrizione che sveli i meccanismi dietro a quelli che sembrano comportamenti assurdi: l'escalation di azioni di Ben da una parte, il mutismo dell'amico pinguino dall'altra. Pinguino non parla al nostro lato razionale, ma coinvolge le nostre sensazioni, le nostre emozioni.

Leggendolo, resteranno tante domande, tutte sospese.
Ma i bambini adorano questo albo, e vi chiederanno di rileggerlo in continuazione: e questa è la risposta più importante di tutte.


Che animale scegliereste per fare la guardia alla vostra casa? Un bel cane da pastore, probabilmente, oppure una razza dall'aspetto più minaccioso, come un dobermann o un rottweiler.

Mai – ci scommetto – vi verrebbe l'idea di scegliere un bel ranocchio da guardia.

 Attenti al ranocchio

Già dal titolo, Attenti al ranocchio di William Bee (una delle novità Lupoguido) si mostra in tutta la sua carica umoristica, operando un'improbabile sostituzione in un cliché. Ma questo è solo l'inizio.

Nelle prime pagine facciamo la conoscenza della signora Machespavento, una vecchietta a modo, vestita di trine, con piccoli occhiali e dei fili di perle molto bon ton: vive in una casetta tutta sola con il suo ranocchio da compagnia.

Attenti al ranocchio

La vediamo nascondersi di volta in volta in una stanza diversa della casa. Testo e immagini procedono con formule ripetitive, alimentando le attese dei lettori e amplificando la portata umoristica dell'albo.

Attenti al ranocchio

Di volta in volta vediamo avvicinarsi un nuovo malvivente – Gnomo Ingordo, Turatilnaso, Orcosenzafondo, spaventosi nel nome quanto nell'aspetto – e quello che sembrava un innocuo ranocchio se lo pappa, con un grande GNAM.

Attenti al ranocchio

Le illustrazioni fondono stili diversi, con un effetto decisamente originale: i personaggi, segnati da un contorno nero, si muovono come figurine su un fondo più delicato, con campiture piene ma non delimitate da bordi. I "cattivi", ricchi di dettagli, contrastano con la vecchina, presentata sempre in una prospettiva frontale, con epressioni semplici e stereotipate, quasi fosse la caricatura di se stessa: pare l'emblema stesso dell'innocenza.
Anche il ranocchio sembra fisso e immobile nel suo profilo, e questa sua rappresentazione rende ancora più inaspettata la sua voracità.

Attenti al ranocchio

Il simpatico ranocchio, insomma, non è quello che sembra, ma nemmeno la vecchina lo è, come scopriremo nell'inatteso, divertentissimo finale.

Comico e irriverente, Attenti al ranocchio sovverte tutte le aspettative pur mantenendo un ritmo narrativo cadenzato e prevedibile, in un contrasto ironico che rende questo albo ancora più godibile.


tutorial ranocchio

A proposito, se vi piacciono i ranocchi voraci, potete prepararne uno in pochi minuti.

Disegnate su un foglio una rana con una grande bocca. Potete usare il mio pdf, oppure, se avete la Silhouette Cameo (la trovate sul sito di Creativamente Plotter), scaricare direttamente il mio file print & cut.

tutorial ranocchio

Ritagliate la ranocchia, piegate la sua lunga bocca in modo che le estremità si tocchino, aggiungete una lunga lingua rossa e applicate sul retro due "maniglie" di carta dove infilare le dita.

tutorial ranocchio

Ora potrete manovrare la vostra ranocchia come una marionetta, aprendo e chiudendo la sua grande bocca.

tutorial ranocchio

Mi raccomando, però: attenzione alle dolci vecchiette!

 


Vediamo se questa situazione vi è familiare: a un certo punto in un gruppo Whatsapp che frequentate qualcuno pubblica un video del proprio bambino di due anni che declama una poesia o che dimostra un’arte oratoria che manco Cicerone.

A questo punto i casi sono due. O voi siete la persona che ha postato il video o vi iniziate a chiedere: perché mio figlio a due anni ancora non parla?

E la seconda domanda è: cosa posso fare per stimolare il linguaggio?

Leggere per stimolare il linguaggio

La prima risposta è: calma. Escludendo casi particolari di disturbi del linguaggio, che saprete riconoscere con il supporto di educatori e pediatra, tenete presente che ogni bimbo inizia a parlare secondo i suoi tempi (e – parlo per esperienza – verrà il momento in cui rimpiangerete tutto questo silenzio!).

Quel bambino che sembra così poco interessato a esprimersi, in realtà sta accumulando, immagazzinando, elaborando in attesa di esplodere (in senso buono).


La seconda risposta è: sì, potete fare molte cose e una delle cose più importanti, naturalmente, è leggere. Qualsiasi libro va bene, perché ogni lettura allena l’ascolto, arricchisce il lessico, favorisce il riconoscimento dei suoni, delle parole e dei meccanismi del linguaggio. 

Ma cercate dei libri più mirati per stimolare il linguaggio nei bambini di uno o due anni, allora dobbiamo fare un passo indietro e capire cosa, di preciso, è necessario stimolare.


Maryanne Wolf, nel suo Proust e il calamaro, suddivide le abilità linguistiche in cinque aree di sviluppo: fonologico, semantico, sintattico, morfologico e pragmatico. Concentriamoci sulle prime due, che sono quelle che più ci interessano in questa fase (stiamo parlando delle prime parole, non delle prime frasi). Queste aree riflettono i due aspetti della parola: il significante, ovvero il suo suono, e il significato. È da qui che partiremo per individuare i libri più adatti a un bambino che sta imparando a parlare.


Libri che aiutano lo sviluppo fonologico.

Maryanne Wolf descrive lo sviluppo fonologico come la

capacità del bambino di ascoltare, distinguere, segmentare e manipolare i fonemi delle parole.

Nel continuum di suoni e rumori, il bimbo deve imparare a separare e rimettere insieme le unità di senso e naturalmente anche a produrle. I libri che stimolano queste capacità sono quelli in cui la materialità del linguaggio è particolarmente presente, sotto forma di suoni e di ritmo.


Libri di onomatopee.

Può sembrare assurdo, ma uno dei modi migliori per stimolare lo sviluppo linguistico è proporre libri senza vere e proprie parole. Le onomatopee sono divertenti, semplici da capire e da imitare. Il bambino che le ascolta, le impara facilmente e le riproduce volentieri: è il primo passo verso una produzione autonoma di parole. La gratificazione che prova il piccolo che riesce ad anticipare la mamma o il papà nella lettura gli darà la motivazione necessaria a imparare anche parole più complesse.

Da l’uccellino fa a Cosa dice piccolo coccodrillo, via dunque a versi di animali, rumori e suoni più o meno quotidiani.



Libri in rima.

Per prendere confidenza con i suoni delle parole e la loro riconoscibilità, non c’è niente di meglio delle filastrocche e delle poesie in rima.


Scrive Angela Dal Gobbo in Quando i grandi leggono ai bambini:

La rima e le allitterazioni, [...] grazie alla ridondanza dei suoni e alla prevedibilità del ritmo, fanno sì che la mente sia facilitata nell’assimilarle e nel ricordarle. 

Le filastrocche sono un gioco che diverte il bambino (ed è noto che divertimento ed emozioni positive sono importanti acceleratori dell’apprendimento), ma sono anche un perfetto esercizio di stimolazione del linguaggio.

La rima, facilmente memorizzata, fa da richiamo: ascoltando il verso precedente il bambino sa già cosa aspettarsi dal successivo, ed è quindi portato a intervenire, a giocare d’anticipo con la lettura del genitore, e infine a produrre dei suoni.

Da uno a due anni, potete proporre i librettini della Oxenbury, tradotti da Chiara Carminati, maga della poesia per piccoli. Suoi anche Animali DiVersi, che unisce alle filastrocche le onomatopee che descrivono i versi di ogni animale, e A fior di pelle, una raccolta di rime da abbinare a massaggi, solletico e carezze. Non dimentichiamo infatti che il coinvolgimento del corpo e dei sensi è un importante facilitatore dell’apprendimento.

Animali DiVersi

 


Libri che aiutano lo sviluppo semantico.

Se prima abbiamo selezionato libri ideali per stimolare il bambino nella produzione di suoni, ora cerchiamo di accompagnarlo nella scoperta che a quel suono corrisponde un preciso significato, e sempre quello. Proprio come nel gioco del cucù il bimbo impara che l’oggetto esiste anche se non lo vede, così avviene per il linguaggio:

quando per esempio pronuncia la parola “palla”, ha capito che quel suono può sostituire, nella comunicazione con gli altri, l’oggetto reale.

scrive Angela Dal Gobbo.

È importante in questa fase rafforzare la consapevolezza del bambino e le sue scoperte sul lessico: è dal feedback dell’adulto che capisce che le sue prime parole vengono comprese, e la comunicazione funziona.


Libri per la lettura dialogica.

Particolarmente adatti in questo senso sono i libri pensati per una lettura di tipo dialogico, quella in cui c’è una forte interazione tra libro, lettore e ascoltatore.

I libri strutturati in questo senso non hanno una struttura narrativa forte, ma piuttosto illustrazioni ricche di dettagli da scoprire, su cui il bimbo punta il ditino chiedendo il nome dell'oggetto e l'adulto fa domande ("Cos'è questo?").
Anche se il bambino non sa ancora produrre vere e proprie parole, si instaura con questo meccanismo una prima forma di dialogo fondamentale per la relazione tra genitore e figlio, oltre che per lo sviluppo del linguaggio.

Paradossalmente, quindi, per insegnare a un bambino a parlare si rivelano molto utili gli albi senza parole, come i famosi wimmelbuch delle Stagioni di Susanne Berner. Vi sono poi i cosiddetti libri-dizionario (difficile però trovarne di qualità: una bellissima eccezione in Il grande libro delle figure e delle parole di Ole Könnecke che avevo brevemente presentato in questa rassegna di libri per la nascita), o ancora libri che inglobano nel proprio testo le domande che il lettore pone al piccolo, come i cartonati della topina Pina, in cui è il libro stesso a chiedere: “Cosa sta comprando Lella?”, “Cosa sceglie Pina?”.


Il grande libro delle figure e delle parole


Libri interattivi.

Quando un bambino impara, dicevamo, lo fa con tutto il corpo.

Ecco allora che affiancare un gioco o un movimento alla lettura può facilitare l’apprendimento di termini legati magari proprio all’anatomia.

Penso a Morsicotti (che peraltro, con le sue onomatopee, invita anche alla ripetizione dei suoni), che indica le diverse parti del corpo, o a un albo come Dalla testa ai piedi di Eric Carle, in cui il bambino è invitato a imitare i movimenti degli animali, accompagnato dalla formula fissa (e perciò semplice da memorizzare) “tu lo sai fare?”.

Questa tipologia di libri, che prevedono dal bambino una risposta attiva anche a livello fisico, è anche una buona chiave per motivare alla lettura i bambini apparentemente meno interessanti, quelli "che non stanno mai fermi".

Dalla testa ai piedi

Al di là di ogni riflessione su semantica e fonologia, resta una considerazione che va al di sopra di ogni tentativo sviluppato in questo post di trovare una “soluzione” al bambino che non parla: ogni singolo libro letto, qualunque esso sia, stimola il linguaggio, perché un libro letto ad alta voce è ascolto, è emozione, è relazione, è suono e ritmo.

E alla fine, a funzionare meglio non sono i libri con questa o quell’altra caratteristica, ma sono semplicemente quelli che i vostri figli amano di più.



In questo post ho parlato di:

                                     

Gli amici, si dice, sono quelli che conoscono i nostri difetti e ci vogliono bene lo stesso.

Se è così, Nino e Taddeo sono due amici perfetti.

Nino e Taddeo e la torta di lombrichi

Nino & Taddeo e la torta di lombrichi è il seguito di Nino e Taddeo dipingono la primavera, di Henri Meunier e Benjamin Chaud, edito da Terre di Mezzo, di cui avevo parlato qui.

Topo Taddeo e Nino la talpa sono due tra i protagonisti che più ho amato nella letteratura recente per l'infanzia: candidi, solari, positivi, ma anche carichi di ironia, affrontano le loro avventure con una forte consapevolezza del sentimento che li lega l'uno all'altro, sapendo che niente potrà scalfire la loro amicizia. E se questo assunto di fondo ve li fa sembrare stucchevoli, aspettate di leggerli e scoprire la carica comica delle scene narrate.

Nino e Taddeo e la torta di lombrichi

Questo secondo volume immette nella storia meccanismi un po' più complessi, pur rispettando lo spirito dei due personaggi: compaiono riferimenti al libro precedente (ma solo nella prima storia) e nuovi personaggi comprimari.

Il primo episodio vede Nino la Talpa ferito dopo la rottura del suo fidanzamento: si è convinto che la sua amata abbia fatto gli occhi dolci all'attaccapanni (così anche lui è finito fuori dalla porta!). Naturalmente la sua fidanzata era semplicemente cieca quanto lui, e sarà Topo Taddeo ad aiutare l'amico a recuperare un po' di fiducia nel prossimo e in se stesso.

Il culmine del libro lo si raggiunge nell'episodio centrale, una sorta di gara culinaria a tema "torta di lombrichi", una sorta di "Masterchef" con tanto di simpatici giudici.

Nino e Taddeo e la torta di lombrichi

Cosa combinerà Nino la Talpa mescolando ingredienti a caso?
Come nel primo volume, anche qui l'aspetto umoristico della storia è dato dagli equivoci generati dalla cecità di Nino, e anche questa volta testo e immagini lavorano insieme per far emergere il contrasto tra ciò che Nino vede e ciò che Nino effettivamente fa.

Solo guardando l'illustrazione, ad esempio, scopriamo che Nino non sta utilizzando, come dice di fare, della farina, ma del cacao.

Nino e Taddeo e la torta di lombrichi

Infine, i due si preparano alla festa di Riccio, che invita gli amici prima del letargo.

Qui esordiscono nuovi personaggi, come la vanitosa Donnola, e nuovi tormentoni, come i dialoghi continuamente interrotti che lasciano la curiosità del lettore appesa fino alla conclusione.

Cosa ci sarà nel regalo della donnola? E in quello di Nino? Il lettore sa che dovrà aspettarsi qualcosa di diverso da quanto la talpa ha dichiarato, e non resterà deluso.

Nino e Taddeo e la torta di lombrichi

Topo Taddeo, come sempre, protegge Nino dalle conseguenze della propria cecità, e lo fa in modo sempre discreto, senza cercare ringraziamenti ma solo la felicità dell'amico.

Ancora una volta, una storia fatta di buoni sentimenti, senza rinunciare alle risate.

 Una torta di lombrichi

Se dopo aver letto vi viene voglia di stupire i vostri bambini con una vera (insomma, quasi) torta di lombrichi, sul web trovate tante ricette, tutte a base di cioccolato e vermetti gommosi.

Quale preferite? La versione cupcake con gli Oreo?

cupcake oreo

Oppure la vera e propria torta di lombrichi con crema al cioccolato?

torta di lombrichi


Forse a voi non sembrano appetitose, ma sono sicura che Nino e Taddeo apprezzerebbero.


 
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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