Carezze di poesia.

Per noi "grandi" è tutto semplice: vogliamo dire una cosa, la diciamo. Ci dicono una cosa, la ascoltiamo.
La padronanza del linguaggio è un'acquisizione che diamo per scontata, ma che investe incontrollabilmente ogni ambito della nostra vita.

Per un bambino, un neonato da poco affacciato al mondo, le cose stanno diversamente. La comunicazione è incerta e la parola non è necessariamente il suo veicolo privilegiato. E se lo è, non lo è come la intendiamo noi, con la sua stretta corrispondenza tra significante e significato.

No: per un neonato la parola è prima di tutto voce. Voce di mamma, voce di qualcuno che si prende cura di lui. È musica, suono, ritmo.
È sensazione, al pari forse di una carezza, e acquista ancora più valore se accompagnata dal contatto fisico che ne conferma la valenza affettiva.
Ecco perché a questa età la poesia, con la sua musicalità, è così importante, così come importante è quel linguaggio fatto di coccole e massaggi che l'adulto che lo accudisce utilizza con lui.

Le nostre nonne conoscevano un grande patrimonio di filastrocche, spesso in dialetto, che si accompagnavano a gesti, a giochi, a dita da tirare e palmi da solleticare, dando forma alla coccola attraverso voce e contatto. Recuperare questa forma di comunicazione significa creare una connessione più profonda con i neonati, parlare la loro lingua fatta di sensazioni, e non soltanto la nostra, fatta di simboli.

a fior di pelle

A fior di pelle (edizioni Lapis) è un libro costruito su questo linguaggio. Quello delle nostre nonne, quello dei neonati.
Chiara Carminati ci propone dodici poesie che sembrano nate per essere accompagnate da gesti e massaggi. Accanto a ogni poesia, Massimiliano Tappari ha completato il quadro con una foto in bianco e nero, spesso sfuocata, come un dettaglio guardato da troppo vicino: sono le parti del corpo a cui la poesia si ispira.

a fior di pelle

Alluce chiede alla tua mano
I miei fratelli come li chiamo?
[...]
Toccali tutti e poi scegli tu
Con quali nomi li ami di più.
E mentre gli occhi leggono, le mani solleticano e ruotano una ad una le dita dei piedi, in un gesto che è carezza, divertimento, ma anche esperienza, perché insegna al bambino a prendere consapevolezza di sé e del proprio corpo.

La voce di chi legge, lo sguardo che si posa sulle fotografie, il tocco del massaggio: la lettura di A fior di pelle è un'esperienza polisensoriale che avvicina mamma (o papà) e bimbo.
Le parole accarezzano con il loro ritmo e allo stesso tempo suggeriscono, con il loro significato, i gesti che l'adulto può compiere sul bambino: fare "la formichina" sul braccio, infilare un dito tra i capelli, girare attorno all'ombelico.

Le foto, così ravvicinate da dare una sensazione quasi sensoriale di immersione, aiuteranno il bimbo a ritrovare la filastrocca preferita, a indicarla al genitore, magari per chiedere una coccola: il formato del libro, quadrotto e cartonato, è perfetto anche per essere maneggiato dai piccoli in autonomia.

a fior di pelle

A fior di pelle crea un'esperienza condivisa che nasce nei primi mesi ma continua nel tempo. Se alcune poesie suggeriscono infatti semplici carezze, altre invitano al gioco (ad esempio, con i pugnetti che nascondono qualcosa), o all'interpretazione fantasiosa di un elemento (l'occhio che sembra un pesce, il nasino che sembra un igloo), e risultano perfette anche per bimbi più grandi.

a fior di pelle

A fior di pelle ci insegna le tante lingue in cui comunicare una carezza. Lingue che non hanno bisogno di interpreti, se non l'amore.


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