Hanno più di 30 anni, ma non li dimostrano neanche un po'.
Era il 1987 quando Helen Oxenbury ha pubblicato All fall down, Clap Hands, Tickle tickle e Say Goodnight, quattro libricini pensati per manine e orecchie piccole piccole.
Mondadori oggi li ha portati finalmente in Italia: si chiamano Tutti giù per terra, Batti le manine, Che solletico!, e Buonanotte e hanno il tocco autoriale della traduzione di Chiara Carminati.
Non li dimostrano, 30 anni, questi quattro cartonati, perché sono piccoli libri con un grande coraggio.
Il coraggio di essere semplici e brevi, innanzitutto. Ogni libro riporta una filastrocca, otto pagine in tutto, risguardi compresi: è quel che serve per creare un ritmo perfetto fatto di inizio, svolgimento e conclusione.
Sono libri moderni e coraggiosi, dicevo, perché hanno il coraggio di essere multietnici. I piccoli protagonisti, che ricordano molto quelli di Dieci dita alle mani, dieci dita ai piedini, della stessa autrice, hanno colore della pelle e tratti somatici tra i più vari, e così anche gli adulti che li accudiscono, uomini e donne, indifferentemente. Una varietà allegra, viva, universale.
Non ci si chiede che rapporti abbiano tra loro, perché siano insieme, chi siano gli adulti con loro. La loro vitalità annulla ogni domanda.
Infine, questi libri hanno il coraggio di essere dinamici, anche nel taglio delle illustrazioni, che non si curano di far stare tutto all'interno della pagina, ma lasciano fuori, all'occorrenza, pezzi di testa, di braccia e di piedi, come foto scattate in fretta nel bel mezzo dell'azione.
In questo turbinio di gesti, movimenti e visi in cui il bambino si riconosce, si inseriscono parole ricche di ritmo e di musicalità, che la Carminati ha tradotto con grande ricchezza di suoni e di senso, dando a ogni libro la sua peculiare chiave di lettura.
C'è Tutti giù per terra, che sembra un girotondo: viene da cantarlo, leggendo.
Buonanotte, ricco di riferimenti spaziali (su e giù) e di movimento, finché l'azione non si placa e i bimbi, sfiniti, si addormentano.
Batti le manine è un catalogo di gesti da guardare e ripetere, con un ritmo di rime serrato.
E infine Che solletico!, una festa di suoni evocativi e di onomatopee, dal gioco nel fango al bagnetto, per poi concludersi con le coccole finali.
È la lingua dei più piccoli: non serve comprenderne le parole per accoglierla, entra a volte come un fiume, altre come un tamburo, parla con la sua sonorità:
La varietà e la ricchezza di questi codici che si incontrano – immagini, suoni, significati – regalano a questi libri non una, ma molte vite, per fare sì che accompagnino i bambini a lungo.
Nei primi mesi, sono rime che cullano, attraverso la voce di mamma, filastrocche da mandare a memoria e da recitare anche senza il supporto delle illustrazioni.
Via via che il bimbo cresce, diventano anche immagini da esplorare in autonomia (il formato è piccolo, quadrato, cartonato e con gli angoli stondati, semplice da maneggire), ma anche giochi di movimento da fare insieme, ripetendo i gesti dei bimbi.
Mi resta una nota da fare, personale ma in qualche modo universale.
Chiara Carminati, come me, è friulana, e nel finale di Che solletico! non ho potuto non notare il "ghiti ghiti" (termine friulano, appunto, per la parola "solletico"): una scelta di traduzione forse non ortodossa ma estremamente efficace nel trasmettere con il suo suono non soltanto il senso del gesto, ma anche il suo affetto.
È la forza della poesia, quando si rivolge ai bambini: è una lingua mamma, una lingua del cuore.
Era il 1987 quando Helen Oxenbury ha pubblicato All fall down, Clap Hands, Tickle tickle e Say Goodnight, quattro libricini pensati per manine e orecchie piccole piccole.
Mondadori oggi li ha portati finalmente in Italia: si chiamano Tutti giù per terra, Batti le manine, Che solletico!, e Buonanotte e hanno il tocco autoriale della traduzione di Chiara Carminati.
Non li dimostrano, 30 anni, questi quattro cartonati, perché sono piccoli libri con un grande coraggio.
Il coraggio di essere semplici e brevi, innanzitutto. Ogni libro riporta una filastrocca, otto pagine in tutto, risguardi compresi: è quel che serve per creare un ritmo perfetto fatto di inizio, svolgimento e conclusione.
Sono libri moderni e coraggiosi, dicevo, perché hanno il coraggio di essere multietnici. I piccoli protagonisti, che ricordano molto quelli di Dieci dita alle mani, dieci dita ai piedini, della stessa autrice, hanno colore della pelle e tratti somatici tra i più vari, e così anche gli adulti che li accudiscono, uomini e donne, indifferentemente. Una varietà allegra, viva, universale.
Non ci si chiede che rapporti abbiano tra loro, perché siano insieme, chi siano gli adulti con loro. La loro vitalità annulla ogni domanda.
Infine, questi libri hanno il coraggio di essere dinamici, anche nel taglio delle illustrazioni, che non si curano di far stare tutto all'interno della pagina, ma lasciano fuori, all'occorrenza, pezzi di testa, di braccia e di piedi, come foto scattate in fretta nel bel mezzo dell'azione.
In questo turbinio di gesti, movimenti e visi in cui il bambino si riconosce, si inseriscono parole ricche di ritmo e di musicalità, che la Carminati ha tradotto con grande ricchezza di suoni e di senso, dando a ogni libro la sua peculiare chiave di lettura.
C'è Tutti giù per terra, che sembra un girotondo: viene da cantarlo, leggendo.
Buonanotte, ricco di riferimenti spaziali (su e giù) e di movimento, finché l'azione non si placa e i bimbi, sfiniti, si addormentano.
Batti le manine è un catalogo di gesti da guardare e ripetere, con un ritmo di rime serrato.
E infine Che solletico!, una festa di suoni evocativi e di onomatopee, dal gioco nel fango al bagnetto, per poi concludersi con le coccole finali.
È la lingua dei più piccoli: non serve comprenderne le parole per accoglierla, entra a volte come un fiume, altre come un tamburo, parla con la sua sonorità:
Molle melma meraviglia,
lava sciacqua strizza e striglia.
Nei primi mesi, sono rime che cullano, attraverso la voce di mamma, filastrocche da mandare a memoria e da recitare anche senza il supporto delle illustrazioni.
Via via che il bimbo cresce, diventano anche immagini da esplorare in autonomia (il formato è piccolo, quadrato, cartonato e con gli angoli stondati, semplice da maneggire), ma anche giochi di movimento da fare insieme, ripetendo i gesti dei bimbi.
Mi resta una nota da fare, personale ma in qualche modo universale.
Chiara Carminati, come me, è friulana, e nel finale di Che solletico! non ho potuto non notare il "ghiti ghiti" (termine friulano, appunto, per la parola "solletico"): una scelta di traduzione forse non ortodossa ma estremamente efficace nel trasmettere con il suo suono non soltanto il senso del gesto, ma anche il suo affetto.
È la forza della poesia, quando si rivolge ai bambini: è una lingua mamma, una lingua del cuore.
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