Cosa non è un libro per bambini

Se apriamo un vocabolario, vi troviamo delle definizioni che ci spiegano cos'è una certa parola, e non certo cosa non è.
Forse soltanto chi ha dimestichezza con le dimostrazioni matematiche, che procedono spesso attraverso una reductio ad absurdum, trova normale una definizione al negativo.

Eppure in certi casi spiegare cosa non rientra in una certa categoria è altrettanto importante che descrivere cosa vi rientra.
Anche la letteratura per l'infanzia è uno di questi, perché minata da una serie di preconcetti, cattive pratiche e influenze commerciali che rischiano di far prendere a un genitore la strada sbagliata.

Se è vero che ogni oggetto dotato di pagine, copertina e un codice ISBN può chiamarsi libro, non è altrettanto giusto pensare che ogni libro per bambini vada bene per il suo divertimento, per la sua crescita, per lo sviluppo del suo amore per la lettura e per le belle storie. Non tutto ciò che è libro, insomma, è buona letteratura.

Ho raccolto in questi anni, tra gruppi social e chiacchiere con genitori, librai e bibliotecari, alcuni pregiudizi errati molto frequenti in chi vuole acquistare un libro per bambini, e ve li voglio portare come spunto di riflessione.

lettura della buonanotte

  Foto: Shutterstock 

 

Un libro per bambini non è (necessariamente) un libro di favole.

Quando una mamma e un papà aspettano un figlio, in particolare il primo, si immaginano la lettura così: il bimbo nel lettino, il genitore seduto accanto, a leggere Cappuccetto Rosso o La bella addormentata. L'ho pensato anch'io, sia chiaro.
È un'immagine stereotipata che ci arriva da libri, film, pubblicità, forse anche da ricordi un po' distorti della nostra infanzia.
Il fatto è che per un bimbo di pochi mesi favole e fiabe sono assolutamente inadatte. La trama è troppo complessa (ricordiamo che fino a 18 mesi circa i bambini non colgono i legami di causa-effetto), e così anche la modalità di lettura, completamente improntata sull'ascolto, con testi lunghi e complessi.
Le fiabe arriveranno più in là – almeno a partire dai due anni, per le primissime versioni semplificate come quelle di Attilio, per poi alzare gradualmente la complessità – ma in ogni caso, favole e fiabe sono solo una minima parte della letteratura per l'infanzia. L'esperienza di lettura ai bambini non può fare a meno di una varietà più ampia, che comprenda anche poesia e altro genere di storie, raccontate attraverso quel formidabile strumento che è l'albo illustrato.

Un libro per bambini non deve "fare qualcosa".

Togliere il pannolino oppure il ciuccio, convincere il bambino a dormire da solo, fargli mangiare gli spinaci: a volte si demandano ai libri compiti che spettano ai genitori (o anche a nessuno, perché ancora non è il momento).
I libri non fanno miracoli, ma soprattutto, non è il loro compito farli.
Se vogliamo crescere dei lettori, ricordiamo prima di tutto che la lettura è un piacere. È evasione, è immaginazione, è stimolo. Non può diventare prescrizione, non può trasformarsi in un "manuale di istruzioni".
I libri nati "per fare qualcosa" sono generalmente dei pessimi prodotti di letteratura, perché l'arte è essenzialmente inutile, e comunque non può nascere a tavolino, con uno scopo preciso.
Un libro può diventare un supporto in alcuni passaggi delicati: può aiutare a rendere leggero e divertente un argomento (guardare le cacche degli altri animali può contribuire a sdrammatizzare un argomento che per alcuni bambini è particolarmente delicato), può fare sentire il bambino compreso nelle sue esigenze (come quando ascolta la storia di un piccolo ghiro che ha paura di dormire da solo), ma non dovrebbe mai essere proposto con l'intento di ottenere un certo effetto; innanzitutto perché il bambino se ne accorge, e questo vanifica tutto, ma anche, e soprattutto, perché la lettura deve essere bellezza, e non "compito per casa".

Un libro per bambini non deve "insegnare qualcosa".

Ecco un altro pregiudizio, che nasce probabilmente da genitori che non hanno davvero amato la lettura e l'hanno vissuta come imposizione: la ricerca di un libro che "insegni" i numeri, i colori, le classificazioni degli animali, i pianeti, le buone maniere.
I "libri-dizionario" (con una sola figura per pagina, legata a un nome) e la loro versione più evoluta, i "libri-sussidiario", sono spesso noiosi sia per chi legge che per chi ascolta, e allontanano i bambini dal piacere della lettura.
Intendiamoci: anche nel panorama editoriale dedicato ai piccoli esiste la saggistica, con prodotti di alta qualità, ma il grande equivoco è limitarsi a essa, o pensare di dover necessariamente trovare un insegnamento, che sia pratico o morale, in ogni libro che si acquista.
Quindi, ben venga l'acquisto di un saggio che risponde alle curiosità del bambino, ma non dimentichiamoci delle storie e della loro bellezza, che sta anche nella loro inutilità.
A volte sono proprio le storie che non vogliono insegnare nulla a trasmettere di più.

Un libro per bambini non è la versione ridotta di qualcosa.

Qui il marketing ci ha messo lo zampino. E così in molte librerie si trovano scaffali pieni di libri "tratti da" qualcosa: trasposizioni di film o di cartoni, versioni ridotte di libri per adulti o per bambini più grandi.
Nella scelta, partiamo sempre da un presupposto: un testo (in senso lato) è un'opera che nasce in un certo formato, ed è giusto fruirne nel formato in cui è nato. Un bel film difficilmente diventa un buon libro (ne è un ottimo esempio la Disney, che produce splendidi film che si trasformano in pessimi libri), un cartone animato è nato per essere un cartone animato, un romanzo per preadolescenti non può diventare un albo illustrato per bambini in età prescolare.
C'è un panorama amplissimo di libri adatti a ogni età: a che pro anticipare i tempi proponendo delle riduzioni che non rendono giustizia all'originale?
Quanto ai cartoni: è vero che il bambino che vede il proprio personaggio preferito in copertina ne sarà attratto, perché lo conosce, ma fategli conoscere dei libri di qualità e imparerà ad amare anche quelli, apprezzandoli per quello che sono e non perché imitano qualcos'altro.

Un libro per bambini non deve rispecchiare la realtà che vivono.

Molti genitori fanno richieste come "un libro che parli del rapporto tra fratello e sorella, ma in cui il fratello sia maggiore e la sorella più piccola", oppure "un libro sul togliere il pannolino, ma in cui il protagonista usi il riduttore e non il vasino", o ancora "un libro come [inserire il titolo di un libro], ma in cui il protagonista sia maschio".
Richieste di questo tipo partono da due preconcetti sbagliati e controproducenti, per chi cerca un approccio gratificante alla lettura.
Il primo preconcetto è quello trattato più su: che il libro debba "fare qualcosa".
Il secondo, forse ancora più pericoloso, è che il bambino non sappia rispecchiarsi e immedesimarsi in situazioni diverse da quelle che vive.
La lettura ci permette di vivere vite impossibili, di visitare posti lontani o inventati, di diventare quello che non siamo e che forse non saremo mai. Leggendo possiamo essere un lupo, un gufo, un albero, un sasso. Può mai essere un problema immedesimarsi in una persona di sesso diverso o con una diversa composizione del nucleo familiare?
Grazie al cielo, il piacere della lettura passa anche attraverso l'immersione in un mondo diverso dal proprio. Non dimentichiamolo, e non sottovalutiamo le capacità immaginative ed empatiche dei nostri figli.


Avvertenze per l'uso: valgono per questo post le stesse considerazioni che avevo fatto nel post sui libri di qualità: ogni regola ha le sue eccezioni, ed è giusto far sperimentare ai bambini letteratura di ogni tipo. Crescere lettori onnivori permette loro di affinare il proprio gusto personale.
Quello che conta non è offrire soltanto menu stellati, ma far assaggiare di tutto, senza limitarsi ad hamburger e patatine per andare sul sicuro.

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