Mio! Mio! Anzi: nostro.

"Te lo spiego con un disegno": vi è capitato di dirlo?
A volte un'immagine, uno schema, una grafica, riescono ad essere molto più efficaci di una spiegazione verbale.


È stato questo il mio primo pensiero quando ho sfogliato Questo posto è mio! di Claire Garralon (Sinnos editrice). Di albi illustrati sulla condivisione, la proprietà e il senso di possesso ce ne sono moltissimi, alcuni particolarmente ben riusciti, ma nessuno, credo, riesce a rendere il concetto così visivamente efficace.



La storia inizia con una paperella gialla che trova uno stagno e decide che quel posto è suo.
Una alla volta, però, arrivano altre paperette che vogliono appropriarsene (a vederle, sembrano paperette di gomma, con un anello in testa come quelle da "pescare" nei luna park).
La soluzione è dividere lo stagno: prima a metà, poi in tre, poi in quattro e così via.



Sullo stagno compaiono di volta in volta delle linee tratteggiate che determinano i "confini" dello spazio di ogni papera.
Lo stagno è lo stesso di prima, ma le linee di demarcazione ne hanno suddiviso la superficie.



Ben presto, lo stagno è affollato da paperette di tutti i colori, ognuna stretta nel proprio spazio, nel proprio angolino personale, ferma a fare la guardia affinché nessuno glielo rubi.
Finché non arriva un papero nero, che a differenza degli altri non reclama un pezzo di stagno per sé.

Vorrei solo bagnarmi un po', nuotare e divertirmi come state facendo voi!

Gli altri paperi sembrano sorpresi da questa visione delle cose: loro non si stanno divertendo, stanno solo di guardia al proprio pezzetto di stagno. Ed è allora che il papero nero fa notare che sarebbe tutto più semplice se si considerasse lo stagno "di tutti".

La semplice idea visiva dei confini diventa uno strumento sintetico ed efficace nel raccontare cosa comporta un semplice cambio di atteggiamento: lo stagno è esattamente lo stesso, le papere sono esattamente le stesse, ma senza i confini artificiosi segnati dal tratteggio, ora le papere si divertono,  giocano, interagiscono tra loro.
Con un linguaggio semplice e diretto, comprensibile anche dai bimbi più piccoli, questa soluzione grafica riesce a trasmettere un concetto importante. Passando dal possesso alla condivisione, le papere non hanno perso nulla di concreto, ma hanno guadagnato moltissimo sul piano del godimento della cosa condivisa.



E sarà tutto perfetto, finché un ippopotamo non vedrà lo stagno e...

E dopo che avrete scoperto come finisce il libro, potete continuare ad assaporare le gioie della condivisione con un gioco cooperativo: sarete tutti paperette pronte a giocare nello stagno, sperando di arrivarci prima dell'ippopotamo.

Le paperette nello stagno.


Stampate i materiali dal mio pdf, ritagliate ippopotamo, paperette e i cerchietti che userete, con del nastro biadesivo, per ricoprire un dado da gioco (io ne tengo sempre alcuni pronti da personalizzare, in casa).


Scopo del gioco è riempire lo stagno di paperette prima che arrivi l'ippopotamo (lo so, la plancia di gioco ha i "confini" del laghetto segnati, ma era l'unico modo per poter creare degli spazi da riempire).
Le regole sono semplicissime, adatte ad essere giocate da bimbi molto piccoli, in linea con il target del libro:
  • tirare il dado
  • se esce una paperella, occupare uno spazio dello stagno con una paperella
  • se escono due paperelle, occupare due spazi dello stagno con due paperelle
  • se esce ippopotamo, far avanzare l'ippopotamo di una casella.


Il gioco è cooperativo: si vince insieme o si perde insieme.
Anche questo è imparare a condividere.


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