Nuvole in scatola
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A cominciare dalla Storia infinita, ho sempre subito il fascino delle metanarrazioni, quei racconti che scardinano i meccanismi della storia rendendoli protagonisti della storia stessa.


Una storia molto in ritardo (Terre di mezzo editore) usa questo stratagemma per parlarci di creatività, di intraprendenza, di iniziativa.
Il libro inizia con una pagina bianca, che si popola piano piano di personaggi, animali colorati non sempre ben identificabili, disegnati con i tratti minimali di Marianna Coppo (l'avevamo già incontrata con Petra). I personaggi si guardano attorno, non sanno bene cosa fare.


Poi capiscono: sono in un libro. Solo che, come in uno scenario pirandelliano, i personaggi ci sono ma manca una storia.


I personaggi si fermano e aspettano. Aspettano. Aspettano.
Dalla pagina accanto si avvicina un coniglio chiedendo loro se vogliono giocare, ma no: loro devono aspettare.


Il libro prosegue così: nell'ampio spazio bianco della pagina i quattro personaggi si scambiano frasi minimali, di circostanza ("Freddino, eh?" "È l'umidità"), con qualche citazione che strizza l'occhio al lettore adulto (cosa mi rispondete se vi dico che "potrebbe andare peggio?").
L'effetto è comico, anche per i volti impassibili degli animali.

Nel frattempo, però, nella pagina di sinistra, il coniglio si dà da fare. Non ha voglia di stare fermo ad aspettare, così la sua storia se la costruisce da solo, coltivandola, disegnandola, realizzandola con le proprie mani.
In poco tempo, crea uno scenario in cui domina l'immaginazione, tra unicorni, case sull'albero, altalene e pinguini in mongolfiera.


Riuscirà a coinvolgere i quattro personaggi in attesa e a dimostrare che la noia e l'attesa possono dare vita a mondi fantastici?

E voi, ci avete mai pensato che da un'attesa e da un ritardo può nascere un gioco?
Provate a giocare a

Il gioco delle risposte in ritardo.

Un gioco di memoria e di concentrazione (e un po' anche di strategia). Si gioca almeno in tre.
Si fa così: il primo giocatore fa una domanda.
Il secondo giocatore non risponde e ne fa un'altra.
Il terzo giocatore risponde alla prima delle due domande, e pone una terza domanda.
Il giocatore successivo (di nuovo il primo, se si gioca solo in tre) risponde alla domanda posta dal secondo giocatore, e fa una quarta domanda.
In sostanza, ognuno deve ricordarsi di rispondere non all'ultima domanda posta, ma alla penultima.

Il gioco si può complicare ulteriormente in caso di più giocatori, rispondendo ad esempio alla terzultima domanda (sarà ancora maggiore lo sforzo di ricordare la domanda giusta a cui rispondere).


Esempio:
G1: Di che colore è il tuo cappello?
G2: Come stai oggi?
G3: Giallo. Che giorno è oggi?
G1: Bene, grazie. Quanto fa 2 + 2?
G2: Domenica. Qual è il tuo frutto preferito?
G3: Quattro.

Con un po' di esperienza e di allenamento, si può arrivare a combinare strategicamente domande e risposte in modo buffo.
Quello che conta, è cogliere l'occasione per giocare, senza aspettare che il gioco, come la storia del libro, arrivi da solo.


Chi ha un cane in casa sa che l'arrivo di un bebè non turba solo gli equilibri degli umani.
Anche gli animali domestici soffrono di gelosia e possono essere diffidenti nei confronti di questo nuovo esserino che cattura tutte le attenzioni di casa.


Buddy e Spillo e il bebè gigante, terzo capitolo delle avventure di Buddy e Spillo (Maureen Fergus
e illustrazioni di Carey Sookocheff, LupoGuido) sembra trattare questo tema.
Dico "sembra" perché, come già avevo notato nella precedente recensione, Buddy e Spillo sono molto poco animali e molto, molto bambini.

Lo confermano in questa storia, in cui, alla notizia della visita della signora Cunningham col suo bebè, si dimostrano entrambi entusiasti, senza però sapere bene di cosa stanno parlando.



"Evviva!" urlò Spillo, che adorava ogni genere di entusiasmo.
Poi tutto contento si voltò verso Buddy e disse:
"Ma dimmi! Che cos'è un bebè?"

È in fondo la reazione di molti bambini, entusiasti all'idea di avere un fratellino ma non ben consapevoli dell'impatto che avrà sulla loro vita.


Spillo scatena la sua solita fantasia immaginando varie funzioni e identità di questo bebè che però, quando arriva, non presta attenzione né a Buddy né a Spillo e inizia a girare per casa toccando tutto.

È particolarmente buffo il rovesciamento che si compie in questo capitolo della serie: se negli altri libri vedevamo Buddy e Spillo fare danni in casa per seguire i propri giochi, stavolta sono loro a lamentarsi della confusione provocata dal piccolo umano.


Il rovesciamento raggiunge il suo apice di comicità quando il cane Buddy si preoccupa che il bebè gli riempia di germi l'osso, leccandoglielo: è una bellissima finestra sui punti di vista altrui, sulla relatività delle cose.


Buddy e Spillo si tranquillizzano quando il bebè viene messo a riposare nel lettino con le sbarre ("nella sua gabbietta", dice Spillo), ma il piccolo riesce a scappare e inizia ad esplorare le diverse stanze della casa.

I due lo cercano, preoccupati, mentre come al solito la fantasia di Spillo costruisce attorno a lui scenari pericolosi e molto improbabili. Nonostante la sua incontrollabile esuberanza, il cane e il riccio alla fine scoprono che un bebè non è poi così male e che i suoi sorrisi ripagano dei piccoli danni lasciati qua e là.


Sebbene Buddy e Spillo e il bebè gigante si apprezzi meglio se letto di seguito ai primi due capitoli della serie, cogliendone richiami ed evoluzione dei personaggi, è un albo che può essere letto anche indipendentemente, per ridere un po' delle piccole e grandi rivoluzioni che porta con sé un nuovo arrivo in famiglia, immedesimandosi nei pensieri e nel candore di questi due animali, più umani che mai.


   
Osservare non è un'attività così semplice come sembra.
Possiamo guardare molte cose senza vederle realmente. Non si tratta di trovare le risposte in ciò che abbiamo davanti, ma piuttosto di saper fare le domande giuste.
È questo il senso dell'istruzione e dell'educazione (o almeno: questo è quello che dovrebbe essere): non infondere concetti, ma fornire gli strumenti.


Con le mani nella terra. Alla scoperta del mondo vegetale è un fantastico libro di strumenti che guida alla scoperta della natura e del mondo vegetale. Emanuela Bussolati, che già aveva affrontato questa tematica in Ravanello cosa fai,  sempre di Editoriale Scienza (lo ricordate?), fornisce molte nozioni, ma soprattutto invita a porre alla natura le domande giuste, a sperimentare in prima persona mettendo, per l'appunto, le mani nella terra.
Non a caso, la Bussolati coinvolge il lettore nel viaggio chiamandolo "Terranauta".


L'approccio è multidisciplinare: la botanica passa attraverso la storia, la biologia, l'ecologia, e non si fa mancare qualche spazio dedicato al gioco (non pensate anche voi che la ricreazione sia una delle materie scolastiche più importanti?).

Nato in collaborazione con l'orto botanico dell'Università di Padova, questo libro inizia proprio indicando i vari ruoli che ruotano attorno a una realtà di questo tipo: amministratori, ricercatori, giardinieri, fitopatologi e così via.
È un modo per introdurre l'idea che le piante possano essere viste e studiate secondo approcci molto diversi tra loro.



Delle piante si racconta poi la funzione ambientale e quella industriale (indicando ad esempio da quali specie ricaviamo cibo, indumenti, medicine, materiali edili e altro ancora). E naturalmente se ne spiega il funzionamento, dall'impollinazione alla crescita, soffermandosi su come condizioni diverse portino a risultati molto distanti tra loro.


Uno degli aspetti più interessanti è proprio l'invito all'osservazione: il modo in cui cresce una pianta può dire molto sulla sua storia, le sue caratteristiche biologiche, il tipo di terreno in cui è cresciuta.
Portando numerosi esempi, accompagnati da eloquenti illustrazioni, scopriamo perché un seme può avere una certa forma, a cosa servono le diverse radici, quali sono le tipologie di foglie che una pianta può avere.


Qua e là, tra i vari argomenti, troviamo anche piccoli consigli per la coltivazione, ma prima di essere un manuale pratico di giardinaggio, Con le mani nella terra è una base da cui partire per comprendere e "saper fare", senza dipendere sempre dai consigli degli altri.

La stessa copertina, con inserti ruvidi, invita ad essere toccata, mettendo l'esperienza in primo piano.

Non mancano piccoli esercizi, schede da compilare, progetti e suggerimenti pratici, che si rifanno a una dimensione tipicamente bambina dell'approccio al mondo vegetale.
Leggere la pagina dedicata ai giochi con le piante mi ha fatto un po' tornare a quando per me i prati e i fossi erano un meraviglioso parco giochi naturale (non sono così vecchia, sia chiaro: avevo anche il Nintendo!).


Voi ci giocavate, con le piante, da piccoli?

I miei giochi preferiti erano:

1) Lanciare le infiorescenze della piantaggine.


Bastava fare una piega sullo stelo, passarci l'infiorescenza e poi tirare per farla staccare.
Così:


2) Fischiare con gli steli d'erba.
Facile facile: bastava tenderne uno tra i pollici e poi soffiarci dentro.



3) Scoppiare i calici della silene.
Di questo non ho immagini: sorry, siamo fuori stagione. ;)

4) Infilare pratoline.


Qui l'unica difficoltà era trovarne una con il gambo abbastanza lungo per fare "collane" più lunghe possibile, così:


Il parco giochi più bello, in fondo, è quello che abbiamo sempre sotto i nostri occhi.

 
Tre mesi senza scuola, almeno un paio senza scuola materna: che faranno i vostri figli quest'estate?
Le ore non più strutturate si spalancano davanti, lasciando spazio a giochi, divertimento, qualche richiesta di televisione di troppo, ma anche un nuovo tempo per leggere, creare, esplorare.

Ho aggiornato il mio vecchio elenco di letture per l'estate con otto nuove proposte a tema, per chi va in vacanza e per chi resta in città.
Ecco quindi tredici libri su mare, natura, caldo, gelati e passatempi vari. Fate spazio in valigia!



Per chi vuole sentire il profumo del mare:

TempeStina
Il sole e la salsedine delle isole svedesi, la libertà delle ore d'estate in vacanza dai nonni, sono tutte in questo albo di cui vi ho parlato qui (qui trovate invece il suo seguito).
Dai 3 anni.


Per chi vuole immergersi in una storia sottomarina:

I gamberetti dispettosi

Un'avventura in fondo al mare, tra gamberetti burloni e pesci che non ne possono più. Un libro che parla, a modo suo, di amicizia.
Dai 3 anni. Qui la mia recensione.

Per chi il mare lo vorrebbe tutto per sé:

Il mare rubato

Gek Tessaro ci coinvolge in un'avventura paradossale, tra principesse egoiste, ruspe, pesci e pirati.
Scopritelo qui. Dai 4 anni.


Per chi non si accontenta del solito castello di sabbia:

Giochi da spiaggia
Tra giochi, esplorazioni e creatività, ben sessantotto attività da fare in spiaggia, che sia di sassi, di sabbia o di rocce.
Dai 5 anni (lettura condivisa) o dai 7 anni (lettura autonoma) Ne avevo parlato qui.


Per chi fa l'esploratore nel cortile di casa:

Il mio pianeta. Acqua e Il mio pianeta. Vento

Non c'è niente di meglio dell'estate per dedicarsi a esplorazioni ed esperimenti all'aria aperta. Meglio farlo con una guida scientifica e le idee della collana Il mio pianeta di Editoriale Scienza (ne ho parlato qui e qui). Dai 5 anni.



Per chi non si accontenta di esplorare la Terra:

Costellazioni. Le stelle che disegnano il cielo
L'estate è il momento perfetto per stare svegli un po' di più, godersi la notte all'aria aperta, magari stendersi col naso all'insù nella notte di San Lorenzo. Mentre aspettate una stella cadente, allora, scoprite le costellazioni con questo libro che vi avevo raccontato qui. Dagli 8 anni.


Per chi passa le vacanze in viaggio:

Mappe
67 mappe illustrate da Paesi di tutto il mondo, per scoprire usi, costumi, cibi, monumenti, fauna, manifestazioni folcloristiche e curiosità di ogni genere.
E voi scopritene di più qui. (Dai 6 anni).


Per chi ama l'aria condizionata:

Ho caldo!
Se soffrite il caldo, vi immedesimerete facilmente in questi simpatici animali, che cercano uno spazio all'ombra, ma non lo trovano mai. Parole semplici e struttura ricorsiva lo rendono adatto dai 2 anni. E il finale è rinfrescante. Ne avevo parlato qui.



Per chi cerca refrigerio (e per chi ha paura di nuotare):

Mario il pinguino temerario
Se cercate invece una lettura rinfrescante, fatevi un giro tra i ghiacci insieme a questo simpatico pinguino inventore, che non vuole ammettere di avere paura dell'acqua. Dai 4 anni. Ne ho parlato qui.


Per chi si annoia a casa:

Un pomeriggio super!

Per bambini che girano nel cortile alla ricerca di qualcosa da fare (e combinano inevitabilmente qualche marachella).
Dai 3 anni. Ne ho parlato qui.


Per chi vuole passare il tempo:

La casa degli oggetti scomparsi
Autostrade, gate, code: l'estate è fatta anche di tante attese da riempire. Rompete la noia con un gioco di "cerca e trova" con questo libro dalle illustrazioni ricchissime dal gusto vintage.
 Dai 4 anni. Ne ho parlato qui.


Per chi passa il tempo a progettare:

Terra in vista! 
Se invece di una coda ne prevedete tante, l'attesa da riempire si dilata, e avete un bimbo più grande ed esigente, potete pensare a un libro-gioco più complesso: qui c'è un'intera isola da inventare e progettare, con la sua cultura, la sua società, le sue regole. Dai 7 anni. Scopritelo qui.


Per chi d'estate moltiplica i "voglio":

Gelato!
Il gelato: che tentazione irresistibile. E se il papà dice di no? In perfetto stile minibombo, un libro che parla di capricci e gelati, e strappa qualche bella risata. Ne ho parlato qui. Dai 2 anni.

Avete già scelto quali storie accompagneranno la vostra estate?

Foto di copertina: 2853469 da Pixabay

                          
Nominare il mare, in questa stagione, significa portare alla mente lunghe file di ombrelloni, bagni caldi, tuffi tra le onde e castelli di sabbia.
C'è un altro mare, però, che poi è lo stesso, ma visto con altri occhi.
È un mare di cui parlano i telegiornali, ma forse ne hanno parlato un po' troppo, o un po' troppo male, per cui ormai abbiamo smesso di ascoltare.
È il mare dei migranti.


La canadese Mary Beth Leatherdale, con In mezzo al mare. Storie di giovani rifugiati, compie su questo tema un paio di operazioni cruciali per aiutare i lettori a comprendere quest'altro mare e a ripescarlo dal cassetto delle cose che non interessano granché.

Prima di tutto, trasforma la Storia in storie. Non più freddi discorsi diplomatici, dibattiti politici, date e dati, ma volti, persone, racconti reali. Racconti di bambini e ragazzi, peraltro: di un'età vicina al lettore, e per questo di maggiore impatto.
Ne avevo già parlato raccontando Il violino di Auschwitz: le storie sono l'arma più potente per farci catturare dalla Storia.

La seconda operazione dell'autrice è quella di globalizzare queste storie, ampliarne la portata in termini di spazio e di tempo: quasi tutti i popoli, prima o poi, sono stati migranti, in ogni tempo e in ogni luogo.
In mezzo al mare raccoglie le storie di cinque ragazzi costretti a imbarcarsi verso un futuro incerto per fuggire da un presente che lo era ancora di più.


C'è Ruth, nata da una famiglia ebrea, che fugge dalla Germania nazista nel 1939; c'è Phu, che a 14 anni lascia il Vietnam, nel 1979, per non arruolarsi nell'esercito; José, 13 anni, che scappa da Cuba, dove la sua famiglia è accusata di complotto contro il regime (1980); Najeeba, undicenne afghana della minoranza hazara, perseguitata dai talebani (2000) e infine Mohamed, tredicenne, in fuga dalla guerra civile in Costa D'Avorio nel 2006.


Per ogni storia, vengono presentati un breve specchietto che inquadra la situazione del Paese da cui il bimbo sta fuggendo, e il racconto del motivo della fuga e del viaggio stesso. Un viaggio pieno di pericoli, di condizioni disagiate, di percorsi non pianificati, con le imbarcazioni costrette a cambiare rotta perché rifiutate dal porto dove sono arrivate.
Ogni storia contiene anche la definizione di una parola o di una locuzione che non avremmo voluto sentire, come antisemitismo, pirati, tratta di esseri umani.

Non manca qualche dato sul viaggio o sulla situazione generale a cui la storia si riferisce (lo sapevate che due milioni di vietnamiti hanno lasciato la propria terra dopo la guerra?).



Nonostante si percepiscano le difficoltà vissute, le storie sono tutte a lieto fine, e il paragrafo finale racconta il destino dei protagonisti. Molti anni dopo il loro viaggio più difficile, i bambini possono raccontare storie di integrazione (anche se non sempre facile) e successo: Phu è diventato un ufficiale dell'esercito americano, Josè fa il professore, Najeeba si è laureata in medicina.

Molto suggestive le illustrazioni della britannica Eleanor Shakespeare, con una tecnica mista che fa largo uso dei collage e della fotografia, con un effetto a metà tra documentaristico ed espressivo.
Vengono mostrate le rotte seguite dalle barche, e poi volti, mani, piedi, oggetti dimenticati, fili spinati, barconi pieni di profughi, muri e onde del mare.
L'aspetto è frammentato, spezzato, come le storie dei piccoli protagonisti di questo libro.


In mezzo al mare. Storie di giovani rifugiati è stato tradotto insieme ai ragazzi volontari della biblioteca IBBY di Lampedusa, a cui andrà parte del ricavato della sua vendita.

(Ah, non sapete cos'è IBBY? È un'organizzazione no-profit che promuove la letteratura per bambini in tutto il mondo, specialmente nelle zone più disagiate. Perché i libri, noi lo sappiamo, possono salvare il mondo.)


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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