Nuvole in scatola
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Se state cercando protagonisti edificanti, gentili e sempre corretti, cambiate post.
Ma in fondo, se state cercando protagonisti edificanti, gentili e sempre corretti, cosa ci state facendo in questo blog?
La letteratura è emozione, è movimento, è un disequilibrio che dà vita alla narrazione, e in un mondo in cui tutti sono perfetti e tutto va bene, non c'è nulla da narrare.

la banda molesti

La banda molesti parte da uno dei più irresistibili capisaldi della narrazione: il protagonista cattivo.
Identificarsi in un protagonista cattivo significa sfogare virtualmente i propri desideri irriferibili, vivere attraverso la lettura avventure impossibili, provare emozioni che nella vita reale non si possono (e in genere nemmeno si vogliono) provare.
È un autoscontro letterario: permette di provare l'ebbrezza senza il pericolo.

La banda molesti (edizioni Camelozampa), così come l'ha argutamente ideata l'autrice Ilaria Guarducci, è

una gang di ladri coraggiosi come pirati, agili come macachi, leggeri e silenziosi come ballerine russe.

la banda molesti

La descrizione mostra subito la sua portata ironica nel contrasto con le immagini: i protagonisti, ben lontani dall'elegante grazia di un Diabolik, assomigliano piuttosto a delle gialle patate, e diventa difficile non simpatizzare con loro.

La banda Molesti non è una banda schizzinosa: ruba tutto quel che trova, dai gioielli della corona alla frutta sul banco dell'ortolano. Finché un giorno non resta più nulla, ma nulla da rubare.
Ai nostri personaggi accade allora ciò che accade a tutti, una volta raggiunto uno scopo tanto anelato: lungi dall'essere euforici, si sentono senza scopo, immersi in una noia che non ha nulla di costruttivo.

È a questo punto che accade l'inaspettato: la banda di ladri più famosa del mondo trova i ladri nel proprio magazzino! Qui il racconto prende una piega più buonista, e diventa un percorso formativo: la banda molesti impara ad utilizzare al meglio le cose rubate, e soprattutto a condividerle.

Al di là del messaggio edificante (ma mai pedante), questo albo dà il meglio di sé nell'effervescenza delle descrizioni, dei dialoghi, del lavoro comico che compiono insieme testo e immagini.
I personaggi sono presentati bilanciando contenuti credibili e surreali.

la banda molesti

La serie di colpi compiuti dalla gang riserva continue sorprese, ad esempio nel travestimento dei personaggi o nella refurtiva.

la banda molesti

Perfino la "sala riunioni" è scelta accuratamente per strappare una risata.

la banda molesti

L'insieme trasmette l'idea di un'opera curata in ogni sequenza per offrire soluzioni comiche, ma al tempo stesso spontanea e leggera.
E siccome i bei libri sono belli in ogni dettaglio, qui si comincia a ridere già dal frontespizio, dove la banda si è già data da fare e sta rubando due lettere al titolo.

la banda molesti

Sono queste le trovate che mi rubano il cuore (ecco: la Banda Molesti si è presa anche quello!).


La tentazione è forte: di fronte a una difficoltà dei bambini (con i compiti, i vestiti, le attese) prorompere con un "quando ero piccolo io...". Uno strumento prezioso, da maneggiare con cura, perché passare da un racconto curioso sulla propria infanzia alla vanagloria è un attimo.
Il rischio è anche quello di dipingere un mondo così lontano da quello presente che i nostri figli non riescano a riconoscercisi. E se vale per noi, pensate quanto può essere vero per i racconti, ancora più remoti, dei nonni.

i nonni migliori nonni del mondo

I nonni migliori del mondo, di Jan Paul Schutten, illustrato da Kees de Boer (traduzione di Laura Pignatti), edito da Sinnos, ironizza su questo divario generazionale, e anche sul vizio delle vecchie generazioni di esagerare le proprie difficoltà.

Il protagonista, Dirk,

ha tre nonni, che vivono tutti insieme nella stessa casa.

Verrebbe da chiedersi il perché, come facciano i nonni ad essere tre (Dirk ha forse una famiglia allargata?), ma il dubbio svanisce subito, perché I nonni migliori del mondo lascia poco spazio alla razionalità e molto all'iperbole.

i nonni migliori del mondo

Ospite dai nonni, Dirk deve andare a scuola, così i nonni gli costruiscono una bicicletta. Ma il bambino osa lamentarsi: la bici ha le gomme sgonfie ed è tutta storta.

i nonni migliori nonni del mondo

Ed è qui che inizia un'esilarante escalation in cui i tre nonni fanno a gara a chi la racconta più grossa.
Dirk non si deve lamentare, perché ai suoi tempi il nonno Diederik aveva una bici con le gomme bucate.

Al che interviene nonno Roderik: lui, le gomme, nemmeno le aveva, perché le sue ruote erano di legno.
Il racconto si dipana in questo modo, con una formula che si ripete per accumulo: ogni volta un nonno dice all'altro "Tu eri fortunato, perché io, invece...".
Così, pagina dopo pagina e ricordo dopo ricordo, la bicicletta dei nonni perde le ruote, i pedali, il sellino, mentre la strada per la scuola diventa sempre più lunga e impervia: montagne da scalare, lavori da svolgere prima di scuola, gocce di pioggia grosse come meloni.

i nonni migliori nonni del mondo

Il resoconto di queste avventure, sempre più incredibili, incanta Dirk, che rischia di fare tardi a scuola. Ma per fortuna, il bambino conosce una scorciatoia, che ci verrà mostrata nelle ultime pagine del libro, senza parole, e sarà non meno rocambolesca del racconto dei nonni.

Di piccolo formato, adatto anche ai viaggi, I nonni migliori del mondo Ã¨ perfetto per le prime letture autonome, grazie al font ad alta leggibilità, ma soprattutto per il suo contenuto che non annoia mai.

I due autori olandesi sono riusciti a costruire un libro dal ritmo incalzante e dalle trovate incredibili, con dialoghi ben caratterizzati che danno espressività al testo, e immagini come vignette satiriche, che danno forma alle fantasie dei nonni negli occhi di Dirk.

Un libro per ridere insieme delle esagerazioni che naturalmente nascono nei ricordi, ma anche e soprattutto un libro per ridere e basta.


Quando esce un albo di Michaël Escoffier e Matthieu Maudet ci sono almeno tre certezze: sarà divertente, sarà costruito con cura, avrà qualcosa di inaspettato e sorprendente.


Prendilo!, recentemente edito da Babalibri (traduzione Tanguy Babled) non delude le aspettative e ripropone lo stile e la verve di questa coppia di autori.
Il formato, quadrato e cartonato, è lo stesso già visto in altri loro titoli (come Buongiorno dottore o A taaavola): comodo e resistente, adatto alla brevità della storia, con l'unico difetto di poter indurre a pensare che il target di età sia più basso di quello che è effettivamente (2-3 anni).


E la storia? Be', la storia è quella di una bimba e del suo cane, Pedro.
E di un bastoncino, lanciato dalla bimba perché il cane glielo riporti indietro.



Il piccolo e allegro Pedro esegue il gioco alla perfezione, ma al secondo lancio, ecco la sorpresa: non è Pedro a tornare con il bastoncino in bocca, ma un leone.


La bambina si spaventa, poi cerca di convincere l'animale che non è il caso di mangiare i bambini, e gli dà un croccantino, proprio come faceva col suo cane, come premio per averle riportato il bastone.


In una classica (e sempre efficace) struttura a ripetizione e accumulo, vediamo poi tornare indietro con il bastone ogni volta un animale diverso, tutti selvaggi e in qualche modo spaventosi.
Ma Pedro che fine ha fatto?

Non manca una divertente sorpresa finale che, come spesso fanno Escoffier e Maudet, destabilizza l'ordine costituito che distingue buoni e cattivi e ci mostra un punto di vista inaspettato, tutto da ridere.

Con le sue poche parole e la sua struttura semplice, che fa uso spesso della doppia pagina per dare respiro all'azione e sottolineare il ritmo della narrazione, Prendilo! cattura il piccolo lettore che, finito l'effetto sorpresa, si divertirà ad anticipare gli avvenimenti o godrà per l'espressività del testo, ideale per una lettura ad alta voce.


Sarà che l'epifania tutte le feste si porta via, sarà che in un mondo sempre più globalizzato è una tradizione limitata all'Italia, sarà che in genere porta doni "minori" rispetto al suo collega natalizio rossovestito, ma la befana sembra sempre relegata in secondo piano, anche nella letteratura per l'infanzia.

manuale della befana

Il nuovo manuale della befana di Anna Lavatelli (edizioni Le rane interlinea) è una simpatica e piacevole eccezione a questo trend. Si tratta di un libretto di piccole dimensioni, ma impreziosito da una copertina rigida e robusta, che affronta curiosità e aneddoti sulla generosa vecchina, interpretando molte delle domande che i bambini si fanno: dove vive? Perché è vecchia? È sposata?

manuale della befana

La Lavatelli affronta queste tematiche senza pretese di accuratezza storico-mitologica, anzi, sottolineando con autoironia

se questa storia non vi piace, inventatevene voi una migliore.

Lo fa mentre sotto sotto qualche verità la snocciola (la storia del telefono senza fili rispecchia la reale etimologia della parola "befana").

Ogni capitolo racconta con sorridente leggerezza qualche aspetto, ma lascia anche libero spazio alla fantasia, per riempire gli spazi rimasti vuoti e le domande senza risposta. Mette anche la pulce nell'orecchio nel lettore, invitandolo a immaginare scenari alternativi: e se la befana fosse in realtà una donna bellissima che un giorno all'anno vuole essere diversa da com'è?

Quello che si presenta come un manuale è insomma tutt'altro che un libricino didascalico, e ai capitoli più descrittivi ne affianca altri in cui prevale il dialogo col lettore, l'invito a riflettere, a costruire insieme il personaggio, anziché limitarsi a farselo raccontare.

Quella della Lavatelli è una befana moderna, che ha una vecchia scopa di rappresentanza ma ne utilizza in realtà una ecologia a motore, e quanto ai fatti più personali, be', forse è meglio lasciarle un po' di privacy:

A noi importa di sapere che esiste e che arriva il giorno dell'Epifania a cavallo di una scopa col suo sacco pieno di regali. Perché spettegolare della sua vita sentimentale? Saranno pure fatti suoi.


manuale della befana

Le illustrazioni di Valentina Magnaschi ben si accordano con l'allegria del testo, dipingendo piccoli inventari di oggetti ma senza mai svelare il volto della protagonista, che resta immagine esclusiva della fantasia del lettore.

Adatto a bambini dai 4 anni, o dai 7 per una lettura autonoma, Il nuovo manuale della befana non ci fa mancare incursioni in altri generi letterari, come l'ironica "posta del cuore della befana", o le variazioni sul tema della famosa filastrocca "La befana vien di notte", che leggiamo con le lettere scambiate, le parole troncate, in inglese maccheronico o tutta al contrario, in una carrellata di esercizi di stile, tra Rodari e Queneau.

manuale della befana

Il manuale si chiude con un ulteriore invito al gioco, ai giochi di una volta, in compagnia e senza tecnologia: sono "i giochi preferiti dalla befana", ma va detto che quest'ultima sezione si integra in modo un po' forzato col resto del libro.

Meglio continuare a giocare con la fantasia, divertirsi a immaginare questo personaggio in ogni dettaglio, e magari continuare a modificare la filastrocca, inventando regole sempre nuove (con una sola vocale: Li bifini vin di nitti, esageratamente: La befanona vien a notte fonda, con gli scarponi tutti sfasciati).

L'immaginazione è il più bel regalo che si possa infilare in una calza.


Siete anche voi degli instancabili statistici della propria vita, che a fine anno contano il numero di libri letti, i viaggi fatti, i traguardi raggiunti, per poi confrontarli con quelli degli anni precedenti?
O siete più del tipo "qualità e non quantità", e ripensate semplicemente ai migliori momenti trascorsi?

Sul blog, questo è il momento in cui riprendo tutte le recensioni dell'anno che sta per chiudersi e provo a stilare una mia personale classifica.


Quest'anno, accanto alla mia selezione, c'è anche un premio tutto vostro: su Facebook e Instagram, nei giorni scorsi, ho lanciato un "torneo" a eliminatorie, facendovi scegliere, tra le mie proposte, il libro che più avete amato.

Ecco allora i miei personalissimi Oscar 2019, ognuno con la sua motivazione.

Miglior classico riscoperto

Buonanotte, gorilla!
buonanotte gorilla

Per il rapporto di complicità che sa creare, quasi senza parole, tra lettore e co-protagonista, ma anche per saper stimolare l'immedesimazione dei bambini che hanno ancora "bisogno del lettone" senza mai essere didascalico. La mia recensione è qui.

Ma questa categoria non poteva che essere un ex aequo con

Crictor. Il serpente buono (peraltro votatissimo nel "torneo" social di Nuvole in scatola).
crictor
Per il fascino e l'unicità del personaggio tratteggiato da Tomi Ungerer, che sfrutta la sua fisicità allontanandolo dagli stereotipi sul solito serpente. Qui la mia recensione.

A questo punto, mi sembra doveroso assegnare anche un premio speciale di

miglior casa editrice 

a LupoGuido, per lo splendido lavoro di riscoperta di classici trascurati, e per la cura delle sue edizioni, perfette in ogni dettaglio, valorizzate da rilegatura e progetto grafico, attente nelle traduzioni.



Miglior albo sociale/politico

(laddove con "politico" intendo riferirmi al senso più elevato del termine, quello etimologico, e non quello della becera guerriglia tra partiti a cui il triste panorama attuale ci fa assistere.)

Il muro in mezzo al libro, edizioni Il castoro.
il muro in mezzo al libro
Per come utilizza la fisicità del libro e i suoi limiti per raccontare una storia solo apparentemente leggera. Qui la mia recensione.

Ma non può mancare una menzione speciale per Nella foresta non si parla d'altro. Le elezioni degli animali di Terre di mezzo editore (qui la mia recensione), per come spiega in modo semplice, chiaro ma non pedante la meccanica delle elezioni.

Miglior albo per adulti

Il bimboleone e altri bambini, di Edizioni Corsare.
bimboleone
Per la sensibilità di Gabriele Clima nel tratteggiare l'unicità di ogni bimbo, ma soprattutto la diversità di approccio che ognuno richiede, e per la viva espressione delle illustrazioni di Giacomo Agnello Modica.  Qui la mia recensione.

Anche questa categoria merita una menzione speciale, che va a Il cuore e la bottiglia di Oliver Jeffers (Zoolibri), per la delicata poesia con cui affronta il lutto e la sua elaborazione (qui la mia recensione).

Miglior libro divulgativo

Le sorelle cinque dita, edito da Editoriale Scienza,
Per l'approccio multidimensionale all'apprendimento dei numeri, lavorando su immagini, concetti e motricità. Qui la mia recensione.

Miglior libro su genitori e bambini

Io grande tu piccino, di Pulce Edizioni

lilli l'arrongePer l'approccio giocoso, la struttura ritmata, il confronto continuo che rispecchia il pensiero del bambino quando ci guarda. Qui la mia recensione.

Miglior libro "educativo"

Due a me, uno a te, di Terre di Mezzo editore

Chi mi segue sa che non amo i libri "che insegnano", ma quest'anno ne sono usciti alcuni davvero interessanti, tra cui questo, che parla di condivisione senza fare la morale, ma semplicemente raccontando e divertendo. Qui la mia recensione.

Miglior albo da ridere

Gran premio!, edizioni Sinnos
gran premio Un albo che mi ha stregato, per il tono del tutto peculiare che ricalca la cronaca sportiva, per la sua comicità semplice ma inaspettata, per il formato orizzontale che valorizza staticità e movimento della narrazione, accompagnando lo sguardo del lettore. Qui la mia recensione.

Miglior albo interattivo, ma anche miglior libro selezionato da voi

Pandino cosa fa?
pandino
Per l'esperienza di lettura che coinvolge fisicamente il piccolo ascoltatore, trasformandosi in scoperta del proprio corpo come strumento di espressione.
Una proposta originale e apprezzatissima dai bambini, e anche da voi, che lo avete scelto a grande maggioranza nel torneo social di Nuvole in Scatola, eleggendolo libro dell'anno.
La mia recensione la trovate qui.


E a me non resta che augurarvi un meravigioso 2020, ricco di albi belli come questi.

                     
Le fiabe di una volta non avevano molto riguardo per il lieto fine, e neanche per il politically correct.
Le fiabe di una volta sono ambientate in tempi antichi, con abitudini desuete, contesti in cui oggi non ci riconosciamo.
Le fiabe di una volta, però, hanno ancora molte cose da dirci.

abete andersen

L'abete di Hans Christian Andersen è del 1844, ma il protagonista che dà il nome al racconto ha un vizio modernissimo: aspettare una felicità che non arriva mai, perché non la sa riconoscere.

abete andersen

Da piccolo, l'abete vuole crescere, e invidia gli alberi più grandi di lui (non l'abbiamo vissuto un po' tutti, questo sentimento?).
Poi cresce, ma non gli basta: desidera essere decorato per festeggiare il Natale. E anche quando viene preso e portato in un ricco salone, ornato di dolciumi e candele, la realtà non tiene mai il passo delle sue aspettative, e si ritrova continuamente frustrato, ad aspettare qualcos'altro, fino alla sua misera fine.

Nella sua edizione curata da Le rane di Interlinea, L'abete è illustrato a china e acquerelli da Antonio Ferrara, che unisce un tratto stilistico vintage, con disegni limitati da cornici decorative, a delle espressioni facciali più moderne.


abete andersen
 
Il formato, ridotto ma impreziosito da una copertina rigida, lo rende un simpatico presente natalizio.  Un regalo "classico", che come tutti i classici, pur lontano nel tempo, riesce a parlare di noi.

L'abete non esplicita palesemente la sua morale, pur lasciandola ben intendere in molti passaggi, come il dialogo tra l'abete e i topi, ai quali il protagonista racconta la propria storia:
"Quante cose hai visto, abete" dissero "e come dovevi essere felice!"
"Io?" fece l'abete, ripensando a quel che aveva raccontato. "Sì, erano tempi felici"
La felicità del protagonista è sempre nei ricordi, o nella speranza di qualcosa di indefinito davanti a sé.

Il mio augurio per questo Natale, allora, è che impariamo tutti a cogliere la magia nel nostro presente, a goderci la felicità proprio dove si trova: adesso.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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