Nuvole in scatola
  • Home
  • Libri
    • Dalla nascita
    • Da 1 anno
    • Da 2 anni
    • Dai 3 anni
    • Dai 4 anni
    • Dai 5 anni
    • Dai 6 anni
    • Dai 7 anni
    • Dagli 8 anni
    • Dai 9 anni
    • Dai 10 anni
    • Dagli 11 anni
    • Per adulti
    • Per papà
  • Chi sono
  • Contatti
  • Affiliazione
Sempre più spesso trovo libri che, più che insegnare qualcosa ai bambini, insegnano ai genitori.
Lì per lì la cosa è spiazzante: siamo culturalmente portati a identificare le storie per bambini con fiabe dotate di morale più o meno esplicita.
Ma a pensarci bene, non potrebbe che essere così: la letteratura per bambini, per l'appunto, è per bambini, e deve stare dalla loro parte. Siamo noi, semmai, a dover imparare a rispettare il loro sentire, a parlare il loro linguaggio.

Pokko e il suo tamburo

Pokko e il suo tamburo, del canadese Matthew Forsythe (Terre di mezzo editore), sta proprio lì, dalla parte dei bambini, ma lo fa con un'ironia che non può non strappare un sorriso anche ai grandi.

Regalarle un tamburo era stato il più grosso errore che i genitori di Pokko avessero mai fatto.

Così inizia l'albo, e non c'è bisogno di spiegare perché mamma e papà rana lo ritengano un errore: è un'immagine fin troppo radicata nel nostro vissuto quella dei piccoli che fanno rumore e dei grandi che sognano un po' di pace.

Pokko e il suo tamburo

Ma non si tratta solo del rumore: come il testo specifica i genitori 
in passato, avevano già fatto degli errori.
Come la fionda.
E il lama.
Le immagini lasciano intuire qualcosa, ma il non detto resta preponderante, e quel non detto è una chiave importante del meccanismo di coinvolgimento del lettore, perché crea complicità, provoca risate, ma mette in moto anche la fantasia, per immaginare cosa mai abbia combinato Pokko con la fionda e con il lama.

Pokko e il suo tamburo

Dopo un dialogo surreale, in cui parlano senza capirsi a causa del rumore del tamburo, il papà e la mamma di Pokko la allontanano per trovare un po' di pace.
Nel bosco, Pokko non saprà resistere al richiamo della musica e ricomincerà a suonare. Subito, dietro di lei si forma una coda di animali che la segue, come a formare una banda: c'è un procione con il banjo, un coniglio con la tromba, e anche un lupo, che non sa suonare ma ama la musica.

Pokko e il suo tamburo

È nella foresta che l'albo cambia registro, con le sue tavole affollate di animali sedotti dalla musica: pur conservando qualche momento comico, la storia inizia a coinvolgere sensi e sentimenti.
Sembra di sentire il ritmo, la festa, ma anche l'orgoglio della piccola Pokko, che con il suo talento ha saputo coinvolgere una folla di appassionati, tanto che alla fine, anche la mamma e il papà dovranno riconoscerlo.

L'occhio si perde tra le campiture scure e le molte presenze del bosco.
Le immagini degli animali, con la fissità dei loro sguardi e delle espressioni, ancor più accentuata in Pokko e nella sua famiglia per via delle pupille orizzontali, creano una sensazione straniante che affascina e quasi ipnotizza. Sembra che tutti i personaggi siano rapiti dalla musica, come se l'arte fosse una forza superiore a tutto, anche allo scetticismo dei genitori.
Quei genitori che a volte dovrebbero alzare l'asticella della sopportazione e permettere ad ogni bambino di suonare la propria musica.


La tambulattina

 
Avete mai costruito un tamburo in casa?
È molto semplice, e può diventare un piccolo esperimento scientifico per parlare ai bambini di vibrazioni, casse di risonanza e trasmissione del suono.


Tamburo di latta
 
Prendete un semplice barattolo di latta e un palloncino.
Tagliate la cima del palloncino e usatela come "pelle" del tamburo, tirandola bene ai bordi (se è molto tesa, non servirà nemmeno un elastico per fissarla).
Per suonarlo, basteranno penne o matite o bastoncini di qualsiasi tipo.

Tamburo di latta

Se volete un'orchestra intera, potete aggiungere maracas fatte di contenitori pieni di riso o fagioli secchi, nacchere costruite con tappi a corona incollati a un cartoncino piegato, perfino strumenti a corda, con fili tesi su una scatola forata a fare da cassa.
(Prossimamente: il tutorial per i tappi nelle orecchie.)


Provate a rispondere a questa domanda: perché leggete? 

Ora, provate a rispondere a questa: perché leggete ai vostri figli?

Fatemi indovinare, adesso: la risposta era diversa. Quando leggiamo per noi stessi, lo facciamo essenzialmente a scopo ricreativo o tuttalpiù, se ci orientiamo verso la saggistica, per soddisfare qualche nostra specifica curiosità.

Il genitore che legge al bambino, invece, è in genere mosso da intenti diversi: stimolare, educare, insegnare, fornire un modello. Ma tutto questo è giusto? È utile? È necessario?

Nei mesi scorsi, sulle pagine Facebook e Instagram di Nuvole in Scatola, ho voluto lanciare una serie di riflessioni, invitando a #leggereperpiacere. Ve le ripropongo anche sul blog, arricchite dagli spunti nati dai vostri commenti.

Foto: Shutterstock

 

Fatti della stessa materia di cui son fatti i sussidari.

Ci avete mai fatto caso?
Anche se consideriamo la letteratura un'arte, non la trattiamo come tutte le altre arti.

Quando facciamo ascoltare a un bambino una canzone, pretendiamo forse che nel testo si declamino le tabelline? Quando li portiamo a una mostra, controlliamo forse che i personaggi raffigurati nei quadri siedano tutti composti e senza gomiti sul tavolo? 

Eppure nessuno metterebbe mai in dubbio che queste siano attività educative e formative.


Perché allora si chiede alla lettura quello che non si chiede all’arte o alla musica?
Il fatto che i libri di narrativa siano fatti della stessa materia dei testi scolastici – pagine, immagini e parole – implica forse che debbano condividerne anche lo scopo?

 

Scegliete libri belli, non libri buoni.

Torniamo per un attimo alla differenza di approccio tra letteratura per bambini e per adulti.

Ci sono genitori che credono fortemente a una determinata visione della vita, della società o della pedagogia, e non accettano libri che se ne discostino.

Ad esempio? Chi aderisce alla "disciplina dolce" ed è contrario a un'educazione basata su premi e punizioni, potrebbe giudicare male un albo in cui un personaggio viene premiato o punito.
Molti animalisti evitano le fiabe in cui il lupo viene dipinto come cattivo.
Più in generale, alcuni genitori lasciano sullo scaffale libri senza una morale chiara ed esplicita.

Ora, però, pensate ai romanzi che più avete amato: andava sempre tutto liscio e secondo i vostri canoni? I buoni erano buoni e i cattivi cattivi?
Non erano forse le sfumature a rendere affascinante la storia?
Non era forse quell’elemento disturbante e ineffabile a tenervi incollati alle pagine?

Non sono l’ostacolo e il conflitto il motore stesso della narrazione?
E affrontare la complessità con gli occhi dei personaggi non vi ha forse dato uno sguardo nuovo sulla complessità della vita?


Ecco: perché dovrebbe essere diverso con la letteratura per l’infanzia?
Polarizzare il mondo non aiuterà loro a orientarsi in una vita che non è mai bianca e nera.
Raccontare una realtà edulcorata non li salverà dalle amarezze che incontreranno.

Appiattire la narrazione, soggiogarla a un’ideologia o a una morale, può avere un solo risultato: togliere ai bambini l'emozione di leggere.

Non sto dicendo, naturalmente, che tutti i libri con una morale, o che insegnano qualcosa, siano libri brutti, ma che andrebbe sovvertito il paradigma che a volte, senza che ce ne accorgiamo, ci guida nella scelta. Il criterio principale, oserei dire l'unico, dovrebbe essere e restare la qualità della scrittura, della narrazione, delle illustrazioni, e non lo scopo educativo.

Un libro non è bello perché è "buono", è bello perché è bello.

 

Leggere insegna a fare un sacco di cose.
Soprattutto quelle che non si possono fare.

A proposito di punti di vista scomodi e scorretti: vi siete mai chiesti perché i protagonisti di romanzi per ragazzi sono spesso orfani?
Certo, sarebbe difficile immaginare Pippi Calzelunghe saltare sul tavolo sotto gli occhi della mamma, o Peter Pan battersi con i pirati con il beneplacito di papà.

In fondo la letteratura serve anche a questo: a sperimentare quello che altrimenti un bambino non potrebbe mai conoscere, ad aprire nuove possibilità, affrontare avventure altrimenti impossibili, non solo perché sovvertono le leggi del reale, ma anche, semplicemente, perché nella realtà ci farebbero paura, o chissà, magari non sarebbero nemmeno legali. 

Nessun bambino desidera essere orfano! Leggendo, però, può sperimentare l'ebbrezza di essere l'eroe di se stesso.

Un bambino che si diverte a leggere marachelle non necessariamente si diverte a farle, anzi: forse trova proprio nel libro una dimensione diversa dalla propria, in cui esplorare sentimenti e sensazioni che non gli appartengono.

Non abbiamo bisogno di fuggire su un’isola per “attaccare la ridda selvaggia”: lo abbiamo già fatto con Max. E il fatto che lui, rientrando nella sua camera, non venga punito, ma anzi trovi "la cena ad aspettarlo, che era ancora calda", non fa di questo albo un testo "cattivo", ma semplicemente lo rende più appagante da leggere. 

Anziché cercare necessariamente in un libro dei modelli educativi, a volte è addirittura più utile dare sfogo a quelli "diseducativi".

Leggere per il piacere di leggere significa andare oltre le buone maniere, la morale e il buon esempio, consapevoli che è proprio la rottura di una perfezione ad essere il motore di una storia.  


Leggere è utile soprattutto quando è inutile


A volte la ricerca ossessiva di una morale o di un insegnamento orienta le scelte di un genitore o di un insegnante verso libri scritti con un preciso scopo: ad esempio capire le proprie emozioni, rispettare chi è diverso da noi, conoscere il mondo.

Spesso, però, diciamocelo: i libri scritti specificamente "per" qualcosa sono scritti così male che questo scopo non lo raggiungono affatto.


Fateci caso: un bel libro che non ha la pretesa di insegnare nulla insegna molto più di quanto crediamo.
• un libro oscuro insegna a cercare nuovi punti di vista;
• un libro “immorale” insegna la complessità;
• un libro nonsense insegna a rompere gli schemi;
• un libro emozionante insegna a comprendere noi stessi molto più di un libro sulle emozioni;
• un libro divertente insegna a scardinare i meccanismi dell’umorismo;
• un libro di poesie, o con una prosa ritmata e musicale, ci insegna la lingua meglio di un manuale di stile.
 

In fondo, se ci pensate, l’unica cosa che un libro dovrebbe sempre insegnare è ad amare la letteratura.

E allora, per piacere, non leggete per istruire, per correggere, per insegnare, e nemmeno per educare.
Leggete soltanto per il bello di leggere.
Leggete per piacere.

Ecco: una delle cose meravigliose dell'infanzia, e una delle distanze più grandi tra "noi" e "loro", è la capacità di vedere anche i più piccoli traguardi. Se noi adulti chiediamo a noi stessi e agli altri sempre di più, per un bambino imparare a scrivere una sola lettera, riuscire a pedalare per tre metri in bicicletta senza rotelle o a fare un semplice nodo sono conquiste che danno grande soddisfazione (cerchiamo di assecondarli, quando ce le mostrano con orgoglio!).

Barnabè alla scoperta del mondo

Il protagonista di Barnabè alla scoperta del mondo ci racconta proprio questo: di quanto sia bello gioire anche dei piccoli traguardi raggiunti (e di come sia bello raggiungerli con degli amici).

Scritto da Gilles Bizouerne e illustrato da Béatrice Rodriguez, abile narratrice per immagini di silent book e non solo (suo La principessa, il lupo, il cavaliere e il drago, di cui avevo già parlato sul blog), Barnabè alla scoperta del mondo è edito da Terre di Mezzo editore in un formato orizzontale che rende bene l'idea del percorso e lo svolgersi della storia.

Barnabè alla scoperta del mondo

Barnabè è un tasso, un tipo molto sedentario, che però un giorno si sveglia e decide che di fare un viaggio fino "in capo al mondo!".

Il suo entusiasmo è contagioso e il paesaggio che attraversa è verde e luminoso. Tutto nell'albo mette allegria. Lungo la strada, Barnabè incontra prima una tartaruga e poi una talpa che decidono di seguirlo nell'impresa.

Barnabè alla scoperta del mondo

Nel loro cammino, i tre si trovano davanti alcuni ostacoli "insormontabili" (in realtà un piccolo fosso e un masso), che riescono ad affrontare grazie al lavoro di squadra. La tartaruga, ad esempio, si offre di fare da "ponte" agli altri due animali che passeranno sul suo carapace.

Tutto il libro è pervaso da un gioco ironico (ma mai avvilente per i protagonisti) tra i toni del testo e la realtà che vediamo nelle illustrazioni, che ci appare sempre più evidente a ogni successiva lettura, grazie ai dettagli disseminati qua e là.

Barnabè alla scoperta del mondo

Dopo aver sentito parlare di lunghe camminate, ci accorgiamo grazie al campo largo della doppia pagina, che si vede ancora vicina l'entrata della tana di Barnabè, e molte altre piccole presenze cointribuiscono sempre di più a darci un quadro più preciso di questa traversata.

Divertente, spensierato, ottimista, Barnabè alla scoperta del mondo è un albo che offre diversi livelli di analisi e lettura che dipenderanno dall'età del bambino (che a tre anni seguirà empaticamente la storia e poi progressivamente ne coglierà la portata ironica).

Quando, stanchi della camminata, i protagonisti incontreranno una formica, questa racconterà la propria traversata lunga e avventurosa per arrivare fin lì, e confermerà che sì: sono  proprio giunti in capo al mondo.

Tutto è relativo, insomma: anche i traguardi per cui esultare.


 Abbiamo sognato tutti di avere "quel" maestro, vero?

Quello stile "Attimo fuggente", che non si limita a darti nozioni ma ti offre qualcosa di più, una nuova visione della vita e di te stesso.

Joker
L'americana Susie Morgenstern ce ne presenta uno nel suo Joker, un racconto per primi lettori, dai 9 anni circa (serve un po' di dimestichezza con le dinamiche della scuola e con l'introspezione, e va tenuto conto che a un certo punto si parla di "fare l'amore", anche se per l'appunto se ne parla e basta), edito da Biancoenero Edizioni nella collana Zoom, stampata con font e impaginazione ad alta leggibilità.

Joker
 
All'ultimo anno della primaria, i bambini si trovano ad affrontare un nuovo maestro, ma non è come se lo aspettano: è grigio, pieno di rughe, ha un'aria strana.
Le illustrazioni di Giulio Castagnaro, essenziali nei tratti e nei colori, contribuiscono a farlo sembrare diverso, come distaccato dal resto del mondo.

Prima ancora di presentarsi, il maestro Biagio regala a ogni bambino un mazzo di carte speciali: sono dei "jolly", e ogni jolly è un lasciapassare per una libertà inaspettata: c'è il jolly per non andare a scuola, quello per ballare in classe, per non ascoltare la lezione.

Inizialmente increduli, i bambini imparano pian piano ad usare queste carte, ognuno a modo suo: c'è il bambino impaziente che le finisce subito, la parsimoniosa che li conserva per usarli nel momento più utile. Queste semplici carte racchiudono molte lezioni: la capacità di usare il proprio tempo e le proprie risorse, l'occasione di riflettere su molte consuetudini quotidiane date per scontate.

Ma le carte non sono il solo modo che ha il maestro Biagio per accompagnare i bambini in un percorso di autoconsapevolezza: ci sono le letture, la sfida a non guardare la tv, la "cassetta delle discussioni" da affrontare in classe.

Joker
 
Questi suoi metodi così poco ortodossi, come ci si potrebbe facilmente attendere, non sono visti di buon occhio dalla preside, e anche se il maestro Biagio prova a sua volta a "usare un jolly" per non affrontarla, dovrà alla fine rendere conto delle proprie scelte, compiute in un sistema che ancora non è pronto.

Joker
 
Il protagonista di Joker Ã¨ il prototipo di un insegnante che educa nel senso etimologico del termine, che non trasmette passivamente nozioni ma stimola il ragionamento indipendente, la consapevolezza di sé, e sa anche mostrare la strada verso la felicità di stare al mondo.

È il maestro che tutti avremmo voluto. Quello che vorrei, oggi, per i miei figli.
E chissà che, leggendo, non possano scoprire che la scuola non serve a dare voti, ma a far crescere esseri umani.
 

Un Jolly per...


L'idea delle carte, in ogni caso, è troppo ghiotta per lasciarla tra le pagine di un libro.
Quanti jolly potete inventare per i vostri bambini? E quanti per voi, da usare con loro?

Joker
 
Ogni jolly potrà essere usato contro di voi, questo sia chiaro.
Ma non è detto che sia sempre un male.


Sono "in una relazione complicata" con la poesia.
A tratti la amo, a giorni la odio, più spesso non la capisco; l'ho pensata morta, poi l'ho vista resuscitare. E a volte mi ritrovo persino a scriverla.

Nel pensare a quali titoli portarvi come testimoni di questo strano 2020, però, la poesia è emersa in modo prepotente.

poesia

La cosa non mi stupisce: è stato un anno che ci ha costretti alla pausa, alla lentezza, alla contemplazione, che ci ha messo di fronte a noi stessi come forse non succedeva da tempo.

 

Così, al posto del solito elenco dei "libri più belli" (che parzialmente vi ho già proposto nell'articolo sulle strenne), per questa fine 2020 vi porto qualcosa di più essenziale: quattro soli titoli per esplorare le emozioni di questi mesi, e due raccomandazioni.

 

L'amore a 126 cm da terra di Sara Carpani e Luca Tozzi (Pulce edizioni).

Per raccontare i primi sentimenti da grandi, quelli che un po' ci fanno vergognare, le amicizie che sembrano amori, gli amori che sembrano amicizie, e quelli che non sembrano nulla, perché sono diversi da ogni cosa mai provata prima. Ve ne ho parlato qui.

amore a 126 cm da terra

 

Io sono foglia, di Angelo Mozzillo e Marianna Balducci (Bacchilega Junior), poesia in versi e immagini, racconta la volubilità di una vita che impara a conoscersi, che si cerca, che si scopre ogni giorno diversa. Una danza da seguire incantati, che vi ho raccontato qui.

io sono foglia

 

Prima e poi, scritto da Teresa Porcella e illustrato da Giorgia Atzeni (edizioni Bacchilega Junior), parla di crescita e di cose che cambiano: persone, sentimenti, situazioni. Il tempo passa e fa cambiare il nostro sguardo. Qualcosa si perde, qualcosa si ritrova. Se vi siete persi la mia recensione, trovatela qui.

prima e poi

 

Occhio Ladro, di Chiara Carminati e Massimiliano Tappari (Lapis) è un invito a trovare frammenti di storie tra le cose che ci circondano ogni giorno, a scrutare, scoprire, inventare la meraviglia del mondo. Ne ho parlato qui.

Occhio ladro

Ecco, se dovessi riassumere il mio 2020 in libri, lo farei con questi, e con due raccomandazioni.

La prima: non abbiate paura di proporre la poesia ai bambini. La capiranno? Non la capiranno? Che importa. La poesia è musica, è sensazione, è ritmo, è bellezza della parola. Troverà un posto da cui entrare, e lì dentro qualcosa smuoverà.

La seconda: non abbiate paura di cercare poesia nella vostra vita, anche dove sembra non esserci, anche dove non la vedete più. Forse un giorno, come succede in Prima e poi tra due fratelli, riusciremo a guardare indietro verso questo 2020 e a dirgli che

in fondo non eri
del tutto sbagliato.


     

A che età proporre le fiabe classiche ai bambini?

Le versioni integrali non sono adatte, per linguaggio e complessità, a un pubblico di piccolissimi, d'altra parte le riduzioni tradiscono inevitabilmente l'opera originale.
E però va considerato che le fiabe permeano la nostra cultura, e che i bambini si troveranno di fronte una grande varietà di citazioni e riferimenti che non potranno cogliere senza conoscerle. Senza contare che a 6-7 anni, i bimbi di oggi, le fiabe non le leggono più.

Insomma: riduzione sì o riduzione no?

Biancaneve-attilio

Io dico riduzione sì, ma riduzione d'arte.

Ovvero: non semplicemente un testo semplificato, ma un'opera in qualche modo a sé, che pur conservando la trama della fiaba, abbia una dignità propria.
Le fiabe che Attilio (al secolo Attilio Cassinelli) sta producendo per Edizioni Lapis ne sono un esempio perfetto: semplici, adatte ai bambini dai 2 anni, per quantità e qualità di testo e per tipologia di illustrazione, aderenti alla storia originale, ma con il tratto unico di un artista originale e pluripremiato.

Dopo Cappuccetto Rosso, di cui vi avevo già parlato, e molti altri titoli, l'ultimo arrivato nella collana è Biancaneve e i sette nani.

Biancaneve-attilio

La storia non ve la sto a raccontare: che abbiate incontrato nella vostra vita il testo originale o una delle mille e mille varianti, sono certa che la conosciate bene.

Volevo però soffermarmi su alcuni dettagli che rendono la Biancaneve di Attilio degna di nota.

Le forme della madre, ad esempio, che felice con la sua pancia rotonda normalizza la gravidanza anche in un cartonato per piccolissimi.

Biancaneve-attilio

E poi Biancaneve stessa, capelli corti e abito poco sfarzoso, non è la principessa che ci aspettiamo, quella che siamo soliti vedere. "Le piaceva leggere e giocare", come una bambina qualsiasi, una in cui identificarsi.

Attilio disegna per i più piccoli con grande rispetto, con grande semplicità dei tratti e delle forme, riuscendo ad essere espressivo con l'utilizzo di poche geometrie, ma senza paura di lasciarli soli nel bosco, in una pagina priva di testo, ad affrontare un luogo così simbolico ed emotivamente forte, senza paura di usare la parola "morte", prima per la regina madre, poi per Biancaneve stessa (anche se quella, lo sappiamo, alla fine si risveglia con un bacio).

Biancaneve-attilio

I suoi personaggi sembrano muoversi come burattini su pagine in cui gli spazi bianchi o la disposizione delle figure non sono mai lasciati al caso, ma comunicano lontananza, vicinanza, solitudine, antagonismo.

L'essenza della fiaba, in fondo, è anche nel non detto.
 


Diventare genitore non ti rende adulto. Al contrario, ti riporta molti tratti e pensieri dell'adolescenza.
Ti ritrovi a interrogarti sul senso della vita, su identità e differenze, su cosa significhi essere nati in un certo posto, su quanto sia giusto indicare la strada e come invece tu possa guidare tuo figlio a trovare la propria.

Ti ritrovi tutt'a un tratto poeta e filosofo, a voler spiegare il mondo, senza averlo capito.

Se vieni sulla Terra


Capisci che i pensieri più semplici nascondono profondità insondabili, come avviene in Se vieni sulla Terra, (editrice il Castoro) un albo poetico e concreto, semplice e profondo al tempo stesso.

All'autrice, l'australiana Sophie Blackall, l'idea è venuta sull'Himalaya: facendo visita per Save the Children a una piccola scuola nel Buthan, ha sentito l'esigenza di trovare un territorio comune di comunicazione, un sostrato culturale che unisse popoli così lontani in qualcosa di più universale.

Se vieni sulla Terra Ã¨ strutturato come una guida, scritta da un bambino di nome Quinn, e rivolta a un ignoto "visitatore dello spazio".

Se vieni sulla Terra


Per prima cosa, Quinn fornisce all'extraterrestre indicazioni su come trovarci: il nostro pianeta "è quello verde e blu". Poi lo sguardo si avvicina, proprio come quello di un visitatore che arriva da lontano, e Quinn inizia a descrivere acqua e terra, città e villaggi, case e famiglie.

Il linguaggio è semplice, come ci si aspetta che sia, essendo rivolto a qualcuno che probabilmente non conosce bene la lingua, ma è una semplicità ben ponderata, dalla musicalità calda (ben resa dalla traduzione di Giusy Scarfone), e che nasconde significati immensi.

Se vieni sulla Terra

Colpisce, nella grande quantità di pagine – ben 80! – che si susseguono come quadri una dopo l'altra, la varietà delle soluzioni grafiche adottate.
Pur mantenendo uno stile ben riconoscibile, ogni illustrazione ha una sua diversa interpretazione dello spazio. Ci sono prospettive aeree, con visioni in pianta che accentuano distanze o vicinanze, solitudini o affollamenti.

Se vieni sulla Terra

Oppure carrellate di ritratti, di volti e persone.

Se vieni sulla Terra

O ancora, inventari di oggetti o animali incastrati l'uno accanto all'altro, sparpagliati confusamente sul foglio, disposti in file ordinate o arrangiati a creare forme definite.

Se vieni sulla Terra

Quinn racconta il mondo e racconta anche un po' se stesso, ma delicatamente, accennandosi appena. Non è lui, il protagonista, qui: 

I pesci sanno nuotare, ma non sanno camminare.
La maggior parte degli animali sa camminare o nuotare o galoppare o saltare
ma non sa volare.
Alcuni uccelli sanno nuotare e camminare e volare, 
quindi, se potessi scegliere, vorrei essere un uccello.

A volte, compare qualche dettaglio inaspettato, più astratto, come l'elenco dei colori con cui dipingere il mondo, che comprende tubetti di "sole splendente", "freddo", "giugno" o anche "rimpianto".

Se vieni sulla Terra

Ogni pagina è una sorpresa, qualcosa di nuovo che si apre sotto i nostri occhi. È come se nella varietà delle soluzioni espressive l'autrice avesse voluto esprimere anche la varietà che rende meraviglioso il nostro mondo. Ed è proprio questo il fil rouge che ci accompagna lungo tutta la lettura: la meraviglia di fronte alla diversità, la ricchezza che vive fuori e dentro l'uomo.

L'umanità è rappresentata con tutti i suoi talenti, abitudini, gusti e capacità.

Al di là dell'espediente narrativo dell'extraterrestre, per molti versi Se vieni sulla Terra mi ricorda molto Noi siamo qui di Oliver Jeffers, e in effetti anche questo albo si adatta perfettamente ad accogliere una nuova nascita, qualcuno che arriva sulla Terra per la prima volta, anche se non proviene da un altro pianeta.

Il messaggio è lo stesso: se sappiamo accoglierne la bellezza e la varietà, questo è un mondo meraviglioso.



Non so perché questa storia, che di natalizio non ha nulla, mi fa pensare al Natale.
Forse perché la protagonista è una pecora che si incanta a vedere una stella (anche se in effetti non si tratta di una cometa), forse è per i toni così magici delle illustrazioni, che mi fanno sentire nel bel mezzo di un presepe.

Amelia

Invece Amelia, albo di Cristina Bellemo illustrato da Simona Mulazzani (Editrice Il Castoro), parla di identità, di libertà, di sogni, di autodeterminazione.

Amelia è una pecora come le altre. Oppure no?

 Amelia

 

Anziché limitarsi a brucare, Amelia si guarda attorno, si lascia meravigliare dalla natura. E così una notte si attarda, per guardare una stella, e resta chiusa fuori dal suo recinto.

Tutte le altre sono dentro.
Amelia è fuori.

 

Amelia

È impaurita, Amelia. Lei conosce il giorno, ma non la notte.
Poi si fa forza, punta sulle sue risorse, sui suoi riccioli bianchi che la riparano dal freddo, e inizia ad esplorare. È così che scopre un mondo diverso, nuovo, meraviglioso, in cui le montagne sono gobbe di giganti e si può fare amicizia con un gufo.

Il mondo di Amelia è un mondo sinestetico; ogni sua scoperta, ogni sua sensazione, è accompagnata da un suono. Eplorando, la pecora scopre i suoni "fuori", ma anche quelli "dentro": nel silenzio della notte, sente per la prima volta il battito del proprio cuore.

Amelia

Non è narrato in versi, Amelia, eppure è un testo pieno di poesia.
Il linguaggio stupito di Cristina Bellemo, fatto di parole semplici e di sfumature liriche, è intervallato da onomatopee che danno voce all'atmosfera notturna, in cui il minimo rumore sembra avere un'eco gigantesca.

Le scelte cromatiche e i tratti onirici delle illustrazioni di Simona Mulazzani sembrano integrarsi con queste parole, come parte di una sinfonia armonica. La sensazione è che l'albo trasmetta molto di più della semplice somma di parole e immagini.

Quando Amelia torna tra le sue compagne, non sarà la stessa, perché ha scoperto qualcosa che le altre non conoscono, qualcosa che è fuori ma anche dentro di lei, e che la rende diversa.

Amelia

Amelia è una metaforica pecora nera, fuori dal gregge, ma la sua lana è bianchissima, e a distinguerla dalle altre non è il colore, ma lo sbocciare di fiori sul suo manto, segno di qualcosa che solo lei sa cogliere.



C'è una sensazione che ogni lettore forte conosce bene: quella di aprire un libro e ritrovarsi altrove.

Promenade

 

Altrove è esattamente il luogo dov'è ambientato Promenade, più che un albo una galleria d'arte, che fonde le opere dell'artista coreano Jungho Lee con le parole d'autore di Bernard Friot. 

Non una storia, ma un inno alla lettura, che Lapis Edizioni ha pubblicato in un libro di ampie dimensioni, in cui immergersi e perdersi.

Promenade

Un viaggio. Dove ti porterà, ancora non lo sai.
Ma fidati di me: non ti perderai.

Il tono di Friot è quello di una guida: rassicurante, sembra accompagnare un viaggiatore che esita, che si trova sperduto in un luogo nuovo.

Quel luogo, è chiaro fin da subito, è il libro.

L'ispirazione surrealista di Jungho Lee ce lo presenta come l'ala di un aereo: è lui l'oggetto che ci porta via, e che assumerà in ogni pagina un ruolo diverso.

Promenade

 

Hai trovato l'ingresso. Bene.

E il libro si fa soglia verso un mondo altro.

E via via, passando da una tavola all'altra, il libro diventa nave, diventa fetta di torta, diventa lago, diventa vetro di una finestra che staccandosi permette di volare. Sembra di esplorare una galleria di quadri di Magritte, soltanto più sfumati, più eterei.

Promenade


Il titolo è Promenade, passeggiata, ma si direbbe più un viaggio, o meglio un vagare senza meta, immersi nella meraviglia.

Non sempre è immediata la comprensione delle immagini: a volte il libro è così ben mimetizzato da cogliersi solo a un secondo sguardo, e gli scambi, le illusioni, le architetture impossibili lasciano spazio all'interpretazione personale, all'esperienza unica del lettore, come ogni buon libro dovrebbe fare. 

Anche il testo non segue logiche narrative o lineari, ma dialoga con il lettore, lo coinvolge, si prende pause, spiega senza dire. Non guida verso una meta, ma verso la contemplazione del percorso.

Promenade è un albo che apprezzeranno soprattutto gli adulti: quegli adulti che quel viaggio lo hanno già affrontato migliaia di volte, e per loro anche questa volta, come tutte le altre, sarà un viaggio nuovo.


Quante volte vi è capitato di vivere un momento così bello che avreste voluto fermarlo, con tutte le sue sensazioni? Quante volte avete desiderato poter tornare indietro e riprovare le stesse cose, anche solo per un attimo?


Un barattolo di stelle 

È questa la magia che racconta l'autrice americana Deborah Marcero nell'albo Un barattolo di stelle, pubblicato in Italia da Terre di mezzo editore.

Lewis, il protagonista, fa quello che fanno moltissimi bambini: raccoglie piccoli oggetti che trova qua e là – foglie, fiori, sassi, conchiglie – e li colleziona dentro barattoli di vetro. Poi, riguardandoli, ricorda.

Un barattolo di stelle

Quando Lewis conosce Iris è sera e il cielo ha sfumature color ciliegia. È qui che accade il primo cambio di registro del libro, che abbandona il racconto realistico e abbraccia la poesia: Lewis riempie tutti i barattoli che ha di quella luce così meravigliosa, e ne dona uno a Iris.

E quella sera, a casa di Iris, il barattolo si illumina di quell'incredibile colore del cielo.

Un barattolo di stelle

Da quel momento, Lewis e Iris "imbottigliano" le cose più incredibili, come "il rumore dell’oceano e quello del vento subito prima che inizi a nevicare".

E quando Iris si trasferirà in una città diversa, questo loro speciale modo di comunicare, accogliere e conservare la meraviglia diventerà un potente strumento di comunicazione: spedendosi i barattoli per posta, i due amici riusciranno a raccontarsi l'un l'altro le sensazioni dei propri rispettivi posti, dalle luci e i rumori della città di Iris alla pioggia di stelle cadenti nella notte di Lewis.

Un barattolo di stelle ci racconta di come le cose più belle siano tali solo se condivise: è solo con l'arrivo di Iris che Lewis inizia a conservare nei vasetti le cose più inafferrabili.

Ma soprattutto, Un barattolo di stelle celebra la forza dei ricordi, della costruzione di momenti speciali e della cura con cui conservarli. Lo fa con parole semplici e mai leziose, e con un registro visivo che accoglie efficacemente momenti di poesia e momenti di allegra curiosità.

Un barattolo di stelle

L'aspetto più affascinante dell'albo arriva infatti a una seconda lettura, quando l'attenzione può lasciar andare la storia e soffermarsi tra i dettagli delle pagine, tra le mille figure di vasi di ogni forma e dimensione che raccolgono le cose più strane.

In una stupefacente doppia pagina, l'illustrazione ci offre due intere pareti di casa di Lewis, con gli scaffali completamente pieni di vasi che racchiudono biciclette, montagne, scale, stormi di uccelli in volo, persino risate.

Se solo potessimo racchiuderle in un barattolo anche noi, per usarle quando serve.


La conserva di memorie

Un barattolo di stelle è un libro perfetto da regalare a una persona a cui si vuole bene, ma merita di essere accompagnato da un biglietto altrettanto perfetto.

Ad esempio, un vasetto di "conserva di memorie", da riempire di foglietti arrotolati, ognuno con un ricordo di un momento trascorso insieme, da leggere nei momenti di nostalgia.

Pensieri in vasetto

Un antidoto perfetto alla lontananza a cui la pandemia ci sta obbligando, ma un pensiero che vale anche in ogni altro momento, per raccontare quanto speciali siano le meraviglie condivise con qualcuno che conta.


Post più recenti Post più vecchi Home page

Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

Segui le nuvole

Newsletter

* indicates required

POPULAR POSTS

  • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
  • Svish, splash, squelch, scric, fiuuu!
  • Mio figlio non parla! I libri per stimolare il linguaggio.
  • Nuvole in barattolo.
  • Mio figlio non legge! Sette consigli per crescere lettori in un mondo digitale.

Temi

animali 70 scienza 44 amicizia 29 diversità 29 fantasia 29 natale 28 papà 24 cani 23 nanna 21 disegno 19 regali 19 rime 19 natura 18 scuola 16 condivisione 14 fratelli e sorelle 14 paure 14 emozioni 12 halloween 12 avventura 11 morte 11 onomatopee 11 cibo 10 corpo umano 10 lettura 10 pannolino 10 amore 9 autostima 9 crescita 9 ecologia 9 mamma 9 mostri 9 nonni 9 silent book 9 punti di vista 8 ambiente 7 bullismo 7 esperimenti 7 gatti 7 interattivo 7 supereroi 7 mare 6 matematica 6 noia 6 scrittura 6 storia 6 educazione 5 favole 5 inserimento 5 neve 5 regole 5 compleanno 4 difetti 4 dinosauri 4 famiglia 4 primavera 4 capricci 3 esplorazione 3 estate 3 gallucci 3 in viaggio 3 lentezza 3 maestra 3 neogenitori 3 neonato 3 resilienza 3 tempo 3 vacanze 3 autonomia 2 buio 2 carnevale 2 cucu 2 disabilità 2 macchine 2 autunno 1

Search This Blog

Blog Archive

  • ▼  2024 (32)
    • ▼  dicembre (1)
      • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  settembre (3)
    • ►  giugno (5)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (3)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2023 (54)
    • ►  dicembre (5)
    • ►  novembre (7)
    • ►  ottobre (5)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2022 (81)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (8)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2021 (111)
    • ►  dicembre (13)
    • ►  novembre (14)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (12)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (12)
    • ►  aprile (12)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2020 (102)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (11)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (9)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (9)
  • ►  2019 (101)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (12)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (8)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2018 (79)
    • ►  dicembre (8)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (3)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (7)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (6)
  • ►  2017 (62)
    • ►  dicembre (7)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (5)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2016 (44)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (4)
    • ►  giugno (4)
    • ►  maggio (5)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (2)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2015 (38)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (2)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2014 (34)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (2)
    • ►  giugno (3)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (2)

Copyright © Nuvole in scatola. Designed by OddThemes