Nuvole in scatola
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Lo confesso: pur essendo sempre stata fondamentalmente un maschiaccio, da quando è arrivata la Piccola M esploro con gioia il reparto femminile dei negozi di abbigliamento, con tutti quei viola e quei rosa e quei fucsia.
E quando ho visto l'ombrello sulla copertina di questo libro, be', non ho saputo resistere.


Rosa a pois, che segna l'esordio della scrittrice Amélie Callot (illustrazioni di Geneviève Godbout, edizioni Lupoguido) è un breve romanzo illustrato (o un albo molto lungo?) in cui, prima ancora della storia colpiscono le atmosfere, dolci e romantiche, che profumano di tempi andati pur essendo la storia attuale.


Adèle gestisce un caffè, uno di quei posti dove chiunque si sente a casa. La sua grazia e la sua cura si riflettono sul locale, ma anche sulla sua delicata bellezza.
La vita del paese ruota attorno al caffè e ai suoi appuntamenti, come il mercato della frutta che ospita ogni mercoledì, con l'aiuto del giovane Lucas.


Adèle però non sopporta la pioggia. Tutti i suoi sorrisi, tutta la sua luminosità si spengono nelle giornate brutte, e a volte si rifiuta addirittura di aprire il bar, e se ne resta sotto le coperte.
Finché una sera, alla chiusura del caffè, non trova un regalo inaspettato: un bel paio di stivali di gomma rosa. E poi un impermeabile. E poi un bellissimo ombrello rosa a pois.

Chi sarà stato a farle questi regali? E serviranno, per far capire ad Adèle che il mondo può essere rosa anche se il cielo è grigio?

Rosa a pois è un romanzo di buoni sentimenti e piccoli gesti.
La voce narrante sembra sorridere mentre racconta, e le immagini portano il gusto e i profumi delle cose semplici, sia quando indugiano sui dettagli...


...sia quando spaziano tra paesaggi aperti.


E perfino quando illustrano la cupezza della pioggia, sono in qualche modo dolci e romantiche.


Rosa a pois è un libro per chi sorride alla vita, e pensa che dovunque si cerchi ci sia sempre del bello. E che dalla tristezza ci si possa sempre riparare con l'ombrello giusto.


A proposito, volete costruire un ombrellino fai da te per le bambole (o per i vostri cocktail)?
Iniziate ritagliando una forma rotonda da una carta colorata (che caso: io ne avevo proprio una rosa a pois!).



Segnate le pieghe, piegando il cerchio prima in due, poi di nuovo in due girandolo di 90 gradi, poi facendo un'ulteriore piega in mezzo a quelle già ottenute.


Una volta ripiegato, fate un taglio curvo alla base, per dare forma all'ombrello.


Poi riaprite il cerchio, incollate al centro un altro cerchietto di carta più piccolo e tagliate uno degli spicchi ottenuti.
Ripassate le pieghe in modo che abbiano tutte la "costa" verso l'esterno e tra ognuna delle due pieghe fate una piega ulteriore, in senso inverso.
Poi incollate uno sopra l'altro i due spicchi a cavallo del taglio.


Fate un buchino in cima e infilate uno stuzzicadenti (normale o da spiedino). Poi arrotolate attorno alla punta una striscetta di carta colorata spalmata di colla.
Ne servirà un'altra sotto, per tenere fermo l'ombrello.


Ecco qui il vostro ombrellino rosa a pois!


Pronto per riparare voi e i vostri bambini da una pioggia immaginaria, o per decorare il vostro prossimo mojito. :)


Sono tante le tecniche e le materie prime a disposizione di un illustratore. Abituati a vedere intriganti chine, poetici acquerelli, originali collage, spesso dimentichiamo che il primo materiale creativo è sempre la carta.


Al di là della tecnica utilizzata per disegnare i suoi "gommosi" personaggi, in Mi sento tanto solo (Sinnos edizioni) Sergio Olivotti rende decisamente protagonista la carta.
Lo si vede dalla prima pagina della storia, in cui un personaggio, in basso a destra, dice di sentirsi solo. È piccolo nel grande spazio bianco della pagina.
Dalla pagina accanto, arriva un uccellino.


Man mano che si girano le pagine, entrano in campo i personaggi più svariati.
C'è quello che parla solo in rima, quella che vuole disperatamente un caffè, ci sono addirittura degli ufo.

Il campo resta sempre lo stesso, l'inquadratura non si muove.
È dai margini della pagina che fanno il loro ingresso tutti i personaggi.


Qualcuno arriva dall'alto con una scala, qualcuno dai lati, camminando o volando, qualcuno scavando dal basso, qualcuno addirittura da dietro la pagina.
Dapprima vediamo solo un buchino.


Poi il buco si allarga e il personaggio fa il suo ingresso.


La pagina si riempie di storie, tutte diverse, sconclusionate, alcune che si intrecciano tra loro.
Sembra di vedere il foglio di qualcuno che scarabocchia durante una riunione o una lunga telefonata: presto è tutto talmente affollato che non c'è più spazio, finché il protagonista non prende in mano la situazione.

In Mi sento tanto solo il centro dell'albo non è nella storia, o meglio nelle storie, ma in questo affollamento, nell'utilizzo dello spazio pagina, nelle trovate originali utilizzate per fare entrare in campo omini e animali vari.
È un libro da leggere in bilico tra il puro divertissement dato dalle voci e dai caratteri dei personaggi in gioco e la curiosità sperimentale di scoprire i margini di un libro.


E proprio dall'uso della carta e dei margini siamo partiti per costruire una speciale

battaglia navale (quasi) 3d


Per prima cosa abbiamo disegnato alcuni personaggi sparsi su un foglio a quadretti, ognuno il suo (ad essere pignoli, bisognerebbe accordarsi prima sulle dimensioni di ogni personaggio, ma volevamo divertirci, non essere pignoli).


Abbiamo poi incollato un foglio a quadretti bianco sopra al primo, mettendo la colla solo sui bordi.


Tirando il dado, ognuno aveva diritto ad aprire sul foglio dell'altro una finestrella di lato pari al numero uscito sul dado.
Il dado fa 4? Puoi aprire una finestra di 4x4 quadretti.
Per farlo, abbiamo usato con molta attenzione un taglierino: un modo per allenare la motricità fine e la precisione.
Vince, naturalmente, chi per primo trova tutti i personaggi altrui.

E voi, avete mai pensato di giocare con i "margini" di un foglio?


Quando nasce un bambino, un bambino a cui si vuole particolarmente bene, gli si vorrebbe regalare il mondo. E anche se il mondo in cui viviamo non è a nostra disposizione, be', forse c'è un modo per regalargli qualsiasi altro mondo il bambino desideri.
Regalare l'amore per la lettura significa donare a un bambino la possibilità di diventare ciò che vuole, di vivere tutte le avventure che desidera, di avere uno sguardo unico e speciale su tutto ciò che lo circonda.

Quindi, se cercate un'idea regalo per un battesimo o per una nascita, se volete regalare "qualcosa che resti", non c'è nulla di meglio che pensare a dei libri, o ancora meglio costruire

la sua prima biblioteca




Per questo ho immaginato un pacchetto selezionato di libri da regalare per una nascita o un battesimo: titoli che accompagnino il bimbo o la bimba lungo i suoi primissimi anni di vita, gettando le basi per il lettore che sarà.

Come confezionare la sua prima biblioteca?

Se non volete limitarvi a impacchettare i libri tutti assieme, ecco qualche idea.
  • Dipingete una cassetta di legno: potete personalizzarla con il nome del bambino e decorarla a piacere. Se poi aggiungerete quattro rotelle alla base e una corda per trainarla su uno dei lati corti, ecco che diventerà una piccola libreria mobile da portare con sé, soprattutto nel momento... del bisogno.
  • Scegliete una libreria montessoriana. Sono quelle in cui i libri vengono posizionati frontalmente, in modo che il bambino riesca a vederne la copertina. Ne potete trovare color legno o colorate, tutte in legno o con tasche in tessuto.
  • Impacchettateli uno ad uno. Ognuno secondo il suo tema (vi ricordate i miei pacchetti-animali?), ognuno con una dedica speciale. Una soluzione più economica, ma decisamente realizzata col cuore.
Ma al di là di come deciderete di confezionare questa "prima libreria", quello che conta è il suo contenuto.

Quali libri scegliere?

Ho provato a buttare giù una lista delle tipologie di libri più indicati dalla nascita ai 18 mesi/2 anni, il periodo in cui è forse più importante offrire ai piccoli un panorama ragionato di letture, per stimolarli, accompagnare la loro crescita e scoprire i loro gusti personali. 
È anche un'età in cui lo sviluppo cognitivo è dirompente, ed è fondamentale proporre libri che si adattino alle capacità di volta in volta acquisite.
Ho scelto libri premiati o selezionati da progetti come Nati per Leggere, classici o semplicemente libri "sperimentati" da noi e di sicuro effetto. Ho cercato di spaziare tra diverse modalità di lettura per offrire ai piccoli un'esperienza polisensoriale più coinvolgente possibile.
Siete pronti? Cominciamo.

PRIMO ANNO: LIBRI DA "SENTIRE"

Per tutto il primo anno di vita, il libro non è ancora un contenitore di storie, ma un insieme di sensazioni da esplorare. Vediamo come.

Un libro per il cuore.
Nei primissimi giorni c'è una sola cosa che conta per un neonato: la mamma.
Il bimbo è ancora troppo piccolo per distinguere nel flusso di suoni emessi dei significati, ma è già abile a riconoscere il tono di chi lo accudisce.
E per ascoltare la voce della mamma, riconoscerla, calmarsi in lei, non c'è niente di meglio di un libro di poesie che con la sua sonorità ne racconti i sentimenti e le sensazioni, e che canti con dolcezza quel legame fortissimo tra mamma e neonato. Un libro, insomma, come  Mammalingua. Ventuno filastrocche per neonati e per la voce delle mamme, di Bruno Tognolini.

Per scoprirlo meglio, ecco la mia recensione.

IN ALTERNATIVA: La poesia non è nelle vostre corde? Regalate una filastrocca. Fantasiosa come Ninna nanna ninna mamma (qui la mia recensione), oppure tenera e dolce come Dieci dita alle mani, dieci dita ai piedini (di cui ho parlato qui).


Un libro per la pelle.
Il contatto è forse la prima forma di comunicazione tra neonato e genitore.
Il massaggio, il contenimento, l'odore della pelle sono stimoli fondamentali per la crescita cognitiva e psicologica del bambino. A fior di pelle propone brevi filastrocche scritte dalla penna abile e sensibile di Chiara Carminati e dedicate alle parti del corpo del bambino, da pronunciare mentre si coccola, si massaggia, si gioca con il corpo. È un libro che avrà vita lunga e che verrà accolto e compreso in diverse fasi dello sviluppo, dalla nascita a quando il bambino imparerà a riconoscere le fotografie e a declamare le filastrocche a memoria. Ne ho parlato qui.

a fior di pelle


Un libro (anzi, due) per gli occhi.
Cosa vedono i bambini appena nati? Essenzialmente due cose: volti umani (il loro primo "libro da leggere" è il viso della mamma) e contrasti forti.
E allora per il suo sguardo serviranno libri con le facce, libri in bianco e nero e libri con figure semplici dai contorni netti.
Due titoli?

Guarda che faccia!, che riporta su ogni doppia pagina la foto di un bimbo a destra e la "traduzione" onomatopeica della sua espressione (di gioia, pianto, stupore ecc) a sinistra, in sei "lingue" diverse.


Bianco e nero, di Tana Hoban: da un lato figure bianche su fondo nero, dall'altro figure nere su fondo bianco. Il libro si apre anche a fisarmonica per permettere al bimbo di guardarlo da sdraiato.
(foto dell'editore originale inglese)

Di questi libri ho parlato più approfonditamente in questo post dedicato ai libri per i primi mesi.


Un libro per le orecchie.
Come si sviluppa il linguaggio? A partire dai suoni. Ecco perché i bimbi sono così affascinati dai versi e dalle onomatopee. In più, le onomatopee rendono buffa anche la voce della mamma che legge, che assume espressioni nuove e sempre diverse e diventa ancora più interessante.
Un grande classico fatto di onomatopee che non può mancare in una prima biblioteca è L'uccellino fa....

Qui la mia recensione.


Un libro per le mani.
E poi, verso gli 8-9 mesi, i bambini stanno ormai seduti bene, hanno acquisito una buona coordinazione mano-occhio e sono pronti a sfogliare i primi libri tattili, quelli con inserti di materiali diversi, da accarezzare, come i Carezzalibri Usborne.
Ve ne avevo parlato qui.

SECONDO ANNO: LIBRI DA VIVERE

Attorno all'anno, su per giù, il libro comincia ad essere qualcosa di più di un mero stimolo sensoriale. Ora il bambino riesce ad apprezzare le prime storie, a interagire, a seguire i primi racconti e a gettare le basi per costruire il proprio mondo della fantasia. Ecco allora con quali libri cominciare.


Un libro per raccontare.
Le prime storie devono essere semplici, minimali, e raccontare azioni e sensazioni in cui un bambino si può riconoscere. Se poi il protgonista è anche un simpatico animaletto, tanto meglio. Lupo Baldo e gli altri bohemini di Eric Battut sono perfetti per catturare i piccoli lettori, grazie al formato piccolo e cartonato, alla struttura che separa testo e immagini, alla tipologia di narrazione e alla presenza di onomatopee che rendono più divertente la lettura. Sono certa che saranno un successo come lo sono stati da noi.
Ne ho parlato qui.

Un libro per fare la nanna.
Un libro per la nanna dovrebbe prima di tutto rilassare, e A tutti, buonanotte.... raggiunge perfettamente lo scopo. Con suoni ritmati e immagini tenui, accompagna oggetti e animali (e il bambino a cui viene letto) verso il sonno.
Qui la mia recensione.


Un libro per conoscersi.
Cosa significa essere felici? Ed essere arrabbiati? Attraverso una storia molto molto semplice e la descrizione, per ogni passaggio della storia, della faccia del protagonista, Faccia buffa descrive e spiega in modo chiaro ed efficace le emozioni, insegnando al bambino a riconoscerle, anche attraverso lo specchio presente sull'ultima pagina.
Il primo vero libro per parlare di emozioni ai più piccoli.

Ne ho parlato qui (le foto sono di una vecchia edizione, con la copertina diversa).

Un libro per imparare.
Di libri-dizionario, quelli con in cui a una figura corrisponde una parola, ce n'è un'infinità, ma Il grande libro delle figure e delle parole non è un libro-dizionario come tutti gli altri, e non a caso ha vinto il premio Nati per Leggere nel 2012.
Innanzitutto le illustrazioni sono quelle inconfondibili e accattivanti, sempre un po' ironiche, di Ole Könnecke. E poi ogni pagina di questo libro cartonato di grande formato (26 x 30) nasconde, tra le numerose immagini, piccole storie che permettono diverse modalità di approccio alla lettura: dal nominare semplicemente gli oggetti a raccontare quello che fanno con essi i personaggi presenti.
Tanti piccoli mondi da scoprire ed esplorare, per imparare tante parole: dalla casa alle stagioni, dallo sport alla musica.


Un libro per andare all'asilo.
Se il bambino frequenta un nido, potrebbe trovare rassicurante un libro in cui riconoscere la sua esperienza quotidiana. Se poi questa esperienza è narrata attraverso suoni e onomatopee, come in Cosa dice piccolo coccodrillo?, cosa c'è di meglio?
cosa dice piccolo coccodrillo
Qui la mia recensione.

Un libro per muoversi.
E poi il bambino inizia a camminare, e poi a correre, e poi a fare le capriole, e stare seduto a leggere non è più una delle sue attività preferite. A meno che... a meno che leggere non diventi un'attività da fare anche in movimento.
Leggere Dalla testa ai piedi di Eric Carle significa coinvolgere il bambino in una serie di movimenti alla scoperta del proprio corpo, delle sue capacità, delle relazioni tra la nostra fisicità e quella degli animali.

dalla testa ai piedi
La mia recensione la trovate qui.

E POI UN LIBRO PER DIRE "BENVENUTI GENITORI"

Quando nasce un bambino, nascono anche una mamma e un papà (o due mamme, o due papà... insomma: ci siamo capiti).
Perché allora non accogliere anche loro, con un libro dolce e pieno di meraviglia verso il mondo, come Noi siamo qui. Dritte per vivere sul pianeta Terra, di Oliver Jeffers?
 
Trovate qui la mia recensione. Secondo la personalità dei neogenitori, potete preferire qualcosa di più poetico, come Ogni volta di Silvia Vecchini (che ho recensito qui), o di più ironico, come Zagazoo di Quentin Blake (di cui ho parlato qui).


Et voilà: una prima biblioteca completa per regalare al nuovo arrivato e alla sua famiglia storie, sensazioni ed emozioni.
E anche se i libri, forse, non dureranno per tutta la vita, quello che lasceranno nel loro cuore, statene certi, resterà per sempre.



In questo post abbiamo parlato di:

                                           
Ci sono protagonisti che si conoscono pian piano, e la confidenza con loro cresce con lo scorrere delle pagine di un libro.
Alcuni non si riescono a cogliere: all'inizio, come accade con alcuni umani in carne e ossa, fanno una brutta prima impressione e poi si fanno amare col tempo.


E poi c'è lui: Cane Puzzone. Impossibile non amarlo, senza nemmeno sapere chi sia.
Basta il nome, basta il suo sguardo allegro e il suo aspetto buffo e squinternato sulla copertina del libro.


Poi si apre il libro e fin dalla prima pagina le impressioni sono confermate: Cane Puzzone è sfortunato, imbranato, irresistibile.
Il testo di Colas Gutman lo tratteggia con humour, rendendo leggere tutte le sue disavventure, come fa lui stesso: Cane Puzzone ha infatti l'ottimismo di chi nella vita non ha avuto nulla, e gioisce per ogni piccola cosa.



In compagnia delle sue pulci, del suo "fan club di mosche" e di Spiaccigatto, un gatto più astuto di lui (non che ci voglia molto) ma altrettanto sfortunato, Cane Puzzone si lancia in una serie di avventure per trovare un padrone e vivere la sua vita da cane normale.

La sua assoluta ingenuità lo farà cadere in varie trappole (come sottolineato dai titoli dei capitoli, in cui la costante è la caduta: "Cane Puzzone cade dalle nuvole", "Cane Puzzone cade dalla padella alla brace" "Cane Puzzone cade in basso"): lui, dal cuore grande e generoso, si fida delle persone e non concepisce l'esistenza di "cattivi", truffatori e malviventi, anche se a noi lettori basta uno sguardo alle illustrazioni per capire chi ha buone intenzioni e chi no.



Con i suoi tratti, Marc Boutavant completa perfettamente l'opera dello scrittore: nelle immagini, Cane Puzzone è sempre sorridente, bocca aperta e lingua a penzoloni; il cane che tutti vorrebbero avere come amico (se non puzzasse di sardine, ovviamente).

Cane Puzzone è un romanzo breve e coinvolgente, ottimo sia per la lettura autonoma che per quella condivisa. È il primo di una serie di romanzi che hanno avuto molto successo in Francia e che Terre di Mezzo editore ha iniziato ora a tradurre per il mercato italiano.



Così, mentre aspettiamo la pubblicazione del secondo capitolo della saga, "Cane Puzzone va a scuola", possiamo giocare con Cane Puzzone e fare in modo che non si separi dalle sue amiche preferite con

il gioco delle pulci di cane puzzone.

Per costruire il gioco ho disegnato delle pulci su dei dischetti di carta, che ho attaccato a dei tappi di bottiglia.



Ho poi stampato una foto di Cane Puzzone, l'ho ritagliata e fissata al tavolo con del nastro adesivo.
Tirando i tappi con le dita, bisogna arrivare più vicini possibile a Cane Puzzone.



Una variante ancora più divertente può essere quella di utilizzare direttamente il vero e proprio gioco delle pulci, personalizzandolo con dei pennarelli indelebili o appiccicando i disegni di carta sui dischetti di plastica.



Ma Cane Puzzone, ne sono certa, si accontenterà anche di questa versione casalinga, ma fatta col cuore.


Diventare genitori è un'emozione immensa, ma diventare bis o tris genitori non è da meno, perché alla gioia e allo stupore che accompagnano la nuova vita che arriva si aggiunge la scoperta di una nuova relazione, quella tra i fratelli.
Una relazione che può anche non essere sempre semplice e lineare, ma che sarà certamente piena d'amore.


Quando è nato il Piccolo D, ho regalato al Piccolo T un libro leggero e divertente, che non parlasse esplicitamente di fratelli ma solo della relatività dell'essere piccoli o grandi, per accompagnare questo cambiamento nella sua vita.

Per l'arrivo della Piccola M volevo trovare qualcosa di diverso, che celebrasse la gioia di un nuovo legame, ma senza suggerire gelosie o difficoltà (perché mettere loro il tarlo in testa, quando non ce l'hanno?).
Volevo un libro che fosse anche una coccola,  un momento da condividere con loro.

In Luna di gelato sole caramello ho trovato tutte queste caratteristiche: un libro-filastrocca, perfetto per i momenti di coccole, un libro curioso che li catturasse con la sua originalità, un libro dolce e fantasioso, che racconta il rapporto tra fratelli e sorelle come un grande gioco, condito di affetto e immaginazione.


Luna di gelato sole caramello è un cartonato che si apre a fisarmonica, e può essere letto nei due versi.
Da un lato, racconta cosa significhi avere un fratello:

Luna di gelato, sole caramello
La vita ha più sapore insieme a un fratello.

Dall'altro, cosa significhi avere una sorella:

Sole di candito, luna caramella
La vita ha più sapore insieme a una sorella.


La parole di Chiara Carminati descrivono un rapporto fatto di complicità ma mai stereotipato.
Se si coglie una leggera sfumatura più "fisica" nella parte dedicata al fratello ("Mi insegna a fare i fischi e a pedalare in bici") e più "immaginativa" nel lato dedicato alla sorella (che "Racconta lunghe storie che inventa solo lei"), è anche vero che i due giocano alla pari, che la sorella conserva i segreti "con aria da pirata", e se fa un sogno brutto, si infila nel letto del fratello e glielo racconta.

Non c'è sessismo, soltanto un mondo unico e speciale che si crea dalla speciale relazione tra fratello e sorella. Un microcosmo colorato e onirico, ben rappresentato dalle illustrazioni di Simona Mulazzani, che si estendono per tutta la larghezza del libro tratteggiando case con i piedi, pesci con la faccia, nuvole dalle forme bizzarre, soli che diventano aquiloni e voli che sfidano le leggi della fisica.

Entrambe le filastrocche si concludono cantando un legame indissolubile, senza false promesse: la vita con un fratello e una sorella non è più facile, né necessariamente più bella.
Ha solo, senza dubbio, più sapore.

È proprio questo che volevo augurare al Piccolo T, al piccolo D e alla Piccola M.



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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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