Nuvole in scatola
  • Home
  • Libri
    • Dalla nascita
    • Da 1 anno
    • Da 2 anni
    • Dai 3 anni
    • Dai 4 anni
    • Dai 5 anni
    • Dai 6 anni
    • Dai 7 anni
    • Dagli 8 anni
    • Dai 9 anni
    • Dai 10 anni
    • Dagli 11 anni
    • Per adulti
    • Per papà
  • Chi sono
  • Contatti
  • Affiliazione

Vi è mai capitato di fronte uno di quei rompicapo che, per essere risolti, hanno bisogno di attivare il pensiero laterale? Cose del tipo "sposta tre bastoncini per ottenere il risultato esatto", o "unisci tutti i puntini usando solo cinque linee rette".

La chiave del pensiero creativo sta proprio nel saper uscire dai paletti del ragionamento consueto per trovare nuove vie inesplorate. È terribilmente difficile riuscirci. A volte, però, ai bambini viene più facile, ed è nostro compito di educatori conservare viva questa capacità.

Harold

Credo sia questa la chiave più importante delle avventure di Harold di Crockett Johnson (della prima, Harold e la matita viola, vi avevo già parlato qui), edite in Italia da Camelozampa e da poco arricchite da due nuovi titoli, La fiaba di Harold e Harold nello spazio: superare i limiti delle leggi fisiche, delle consuetudini, dell'atteso, per aprire il gioco e la narrazione a nuove possibilità.

I due nuovi titoli ricalcano la struttura del primo: Harold, il protagonista, disegna il mondo attorno a sé con la sua matita viola, e mentre lo disegna ne vive le avventure. Al di là dell'aspetto paradossale del meccanismo, ovvero il fatto che Harold renda materiali le cose che disegna, la narrazione è un'ottima metafora di ciò che normalmente accade nei giochi d'immaginazione dei bambini, capaci di cucinare aria, di cavalcare destrieri invisibili e combattere contro nemici inesistenti.

Ciò che rende ogni volta diversi i libri della saga è invece la capacità dell'autore di modificare ogni volta il meccanismo di creazione che dalla matita fa nascere i mondi in cui gioca Harold, in una logica illogica in cui il pensiero laterale prevale su ogni aspettativa.

La fiaba di Harold inizia in un giardino incantato. Nel giardino non c'è nulla, se non la riga di matita viola tracciata da Harold, e qui avviene il primo salto logico: Harold non deduce che quello non è un giardino, ma si chiede perché non vi cresca nulla. Lui ha deciso che quello è un giardino, quindi deve essere un giardino. E per risolvere questo mistero, fa visita al re (per farlo, naturalmente, disegnerà il castello, e anche il re).

La fiaba di Harold

La logica viene sovvertita più volte: il disegno non si limita a creare, ma cambia le proporzioni alle cose e anche i rapporti causa/conseguenza (dopo aver disegnato una tana di topolino gigante, che lo fa sembrare piccolo piccolo, Harold disegna una scala per fare in modo di essere alto "quattro gradini e mezzo, la sua statura normale).

La fiaba di Harold

Una delle mie sequenze preferite è quella che vede Harold uscire da un buco disegnato nel muro del castello per poi riempire quello stesso buco disegnandovi un orologio: pieni e vuoti sono sovvertiti; anche qui la logica prevalente è quella del disegno e della fantasia e non quella delle normali leggi fisiche.

La fiaba di Harold

Al termine della sua avventura, Harold ricrea di nuovo la propria casa, e perfino la poltrona della mamma, che però non vediamo: la mamma è nido, è rassicurante realtà, non può essere creata da una matita. C'è, ma è oltre il gioco.

Harold nello spazio, l'ultimo titolo uscito, aggiunge alla logica narrativa una novità grafica: lo sfondo nero.

È un'avventura notturna, al chiaro di luna (quella luna che Harold ama tanto), che però si fa buio quando Harold, nel bel mezzo del deserto, disegna un razzo e si lancia nello spazio.

Troviamo in questo punto una frase che rompe la serenità della prosa graffiando in modo curioso:

Poi gli venne in mente che il governo si divertiva un sacco nel deserto. Lanciava i razzi.

È la prima volta che Harold esce dal territorio dell'immaginazione bambina e fa irruzione nel mondo adulto. Lo fa con una spiegazione da bambino che ascolta le notizie e le capisce a modo suo, certamente, ma l'effetto resta straniante, e mi domando quanti bambini ne colgano il senso e in quanti modi possano elaborarlo.

Harold nello spazio

 Ãˆ solo un attimo, poi Harold parte e il suo mondo torna ad essere semplicemente suo, governato soltanto dalle proprie leggi, tanto che per fare luce può decidere di accendere una seconda luna.

Harold nello spazio

E quando disegna il suo atterraggio sul pianeta, il pianeta stesso si compone sotto i suoi piedi, man mano che camminando lo disegna.

È il viaggio spaziale che ogni bambino sa compiere: dentro quello spazio immaginato e creato nella propria mente, dietro i propri occhi.

Harold nello spazio


Ed è questa la magia di ogni gioco fantastico: si può camminare saldamente a testa in giù anche su un pianeta che non esiste, purché si sia in grado di attraversare i confini che la nostra stessa logica ha costruito.
 


  

Se è vero che ogni bambino è diverso dall'altro, ci sono alcuni tratti che potrei dire sono universalmente legati all'infanzia, a ogni infanzia.

Smentitemi, se avete esperienze diverse, ma non ho conosciuto nemmeno un bambino che non si sia lasciato prendere dalla foga collezionistica, da quell'impulso di portare a casa le meraviglie trovate in giro.

Tra foglie e fogli

L'erbario è forse la forma organizzata di collezionismo che maggiormente risponde a questo impulso: permette di dare valore anche agli elementi più quotidiani e semplici tra quelli raccolti dai bambini: fiori, semi, foglie. Nell'erbario questi elementi si trasformano da "una foglia raccolta nel parco" a un oggetto da esaminare e catalogare, attribuendogli nome, caratteristiche, proprietà.

Tra foglie e fogli, scritto da Rossella Marcucci e Mariacristina Villani (con le illustrazioni di Valentina Gottardi) ed edito da Editoriale Scienza con la collaborazione dell'orto botanico dell'università di Padova, sta a metà tra un libro divulgativo e un vero e proprio erbario.

Nella prima pagina, a dire il vero, l'attribuzione alla seconda categoria è data per assodata, perché contiene uno spazio da personalizzare, che coinvolge già il bambino rendendolo protagonista: "Questo erbario appartiene a...".

Tra foglie e fogli

Prima però di arrivare alle pagine dell'erbario vero e proprio, Tra foglie e fogli introduce il tema con un po' di divulgazione. Si parte dalla storia degli erbari, quelli scientifici e quelli arricchiti da illustrazioni fantasiose (i fan di Harry Potter vi troveranno l'origine della leggenda della mandragora), si spiega quale sia l'utilità degli erbari, si traccia la biografia dei grandi protagonisti della botanica, con un piccolo approfondimento sull'erbario di Padova.

Passando dalla storia alla scienza, arriviamo nel vivo della catalogazione: le pagine del libro raccontano in modo semplice e concreto i diversi tipi di pianta, le caratteristiche delle foglie, dei fiori e dei frutti, e infine arrivano le istruzioni su come raccogliere, pressare e seccare le piantine e come catalogarle nell'erbario.

Tra foglie e fogli

Da qui in poi, il libro muta e diventa un vero e proprio erbario: sulla sinistra una scheda della pianta, agile ma ben articolata tra i suoi diversi elementi (fiori, foglie, semi e frutti), sulla sinistra lo spazio bianco da compilare e riempire con il proprio campione seccato (o, perché no, più di uno, perché di ogni pianta si possono raccogliere sia fiori che foglie, e in caso non siano troppo voluminosi anche i semi).

La rilegatura ad anelli del libro rende molto più pratica la sua gestione e un foglio trasparente divide la scheda stampata dai campioni raccolti, preservando da macchie la prima e mantenendo la visibilità dei secondi.

Tra foglie e fogli

Le piante selezionate sono quelle comunemente presenti nei nostri giardini e parchi, così da un lato sarà più semplice e gratificante per il bambino costruire e completare il proprio erbario, dall'altro l'aspetto didattico troverà facilmente una sua concretezza, rendendo più utile e stimolante il lavoro e allenando il bambino all'osservazione.

Una proposta in più?
Se con l'erbario di Tra foglie e fogli i bambini si appassionano all'attività, potete provare a costruire un

fantaerbario

Attingendo a piene mani dalle tecniche rodariane di Grammatica della fantasia, invitate i bambini a unire, materialmente e mentalmente, due piante, creando innesti fantastici e immaginando le caratteristiche della nuova pianta sulla base di quelle dei suoi genitori genetici.

fantaerbario

Nel pratrifoglio, ad esempio, si sfogliano le foglie anziché i petali. Si parte sempre da "m'ama", così si è sicuri che vada a finire bene. A differenza del suo genitore, stavolta, il quadrifoglio non porta molta fortuna.
 


Azione!

Se devo immaginarmi una parola che descriva questo libro, prima ancora di "magia", è questa
Azione come spirito del libro, così denso di avventura, di movimento, di pericoli scampati per un pelo, di cattivi da cui fuggire.
E poi "azione" come "Ciak, azione!", perché si tratta di un romanzo fortemente cinematografico, in cui l'occhio del narratore segue la protagonista come farebbe una macchina da presa.

 La casa ai confini della magia

La casa ai confini della magia, romanzo fantasy di Amy Sparkes edito da Terre di Mezzo, racconta la storia di Nove, un'orfanella costretta a vivere in un sottoscala con Taschino, capo (e sfruttatore) di una banda di orfanelli borseggiatori.

In questa vita frustrante e monotona, in cui l'unica gioia arriva dai libri di una vecchia e malandata biblioteca, Nove un giorno ruba un soprammobile a forma di casa, che si trasformerà una casa vera, una casa colpita da una maledizione e abitata da un mago, un troll e un buffo cucchiaio. E sarà lei, naturalmente, a doverli aiutare trovando il modo di rompere l'incantesimo.

La casa ai confini della magia

La casa ai confini della magia non ha illustrazioni se non quelle, piccole, nelle intestazioni dei capitoli, ma non ce n'è bisogno. Senza indulgere troppo nelle descrizioni (è un libro d'azione, come dicevo prima), la prosa lascia i giusti indizi alla fantasia, affinché visualizzi chiaramente ogni scena.

È una narrazione che prosegue senza tregua, con pochissimi attimi di riflessione, concatenando uno dietro l'altro incantesimi e sorprese: la casa nasconde infatti innumerevoli segreti, alcuni comici, altri terrificanti, dal bagno che cambia posizione (una bella seccatura!), all'armadietto del the che trasfigura per un attimo tutte le persone presenti, dal giardino infestato ogni giorno della settimana da mostri diversi a rotazione alla biblioteca con i libri guerrieri.

È paradossalmente proprio quando, verso la fine, la tensione aumenta di livello e i pericoli crescono, che vediamo disvelarsi ed evolvere alcuni personaggi, talvolta in modo atteso, talvolta meno, dando un senso di compiutezza alla storia.

Tra una scena comica e una nonsense, momenti di tensione e momenti distensivi, La casa ai confini della magia scorre velocissimo, una pagina dopo l'altra, mantenendo sempre alto il livello di intrattenimento.


Scrivere libri per bambini focalizzati su una determinata tematica, con uno scopo e un messaggio precisi, è un rischio.
Non a livello commerciale, anzi: spesso il genitore si compiace nell'acquistare un testo che abbia "una morale". Ma a livello letterario, è forte il rischio di creare un prodotto banale e retorico.

Altissima

La premessa è dovuta, perché Altissima di Sybille Delacroix (Terre di mezzo editore) è senza dubbio un libro a tema: parla del disagio provato dalla protagonista per una sua caratteristica fisica, l'altezza.

Eppure, a fronte di un testo piuttosto didascalico su questo tema, nelle illustrazioni fluiscono sensazioni e suggestioni che elevano questo testo, anzi, lo calano in una profondità d'animo inattesa che ci comunica molto di più di quanto non facciano le parole.

Il lavoro delle illustrazioni con il mezzo della pagina e i suoi limiti è evidente fin dalla copertina, dove Elisa, la protagonista, deve stare seduta e piegata per riuscire ad essere contenuta nelle dimensioni della pagina.
Nel primo risguardo, infatti, di lei riusciamo a vedere soltanto le gambe e i piedi.

Altissima

In un gioco iperbolico, a volte grottesco, a volte poetico, Elisa è raffigurata alta addirittura il doppio, se non di più, dei suoi coetanei: li guarda dall'alto, esce dall'inquadratura della foto di classe, arriva perfino ad abbracciare la luna.

È evidente l'intento di rappresentare non tanto la realtà quanto l'autopercezione di questa bambina troppo cresciuta. Nelle illustrazioni, Elisa è sempre sorridente. Non è di quelle bambine che esprimono il disagio attraverso la rabbia.
Le sue difficoltà non emergono dalle sue espressioni, come è scontato attendersi, ma dalla "regia" del libro: dalla scelta di un'inquadratura, di una prospettiva, di una rappresentazione.


Altissima

Elisa, spiega il testo, vorrebbe essere notata per qualcosa che non sia la sua altezza, vorrebbe sentirsi piccola, a volte. Il libro non parla di prese in giro o di bullismo, ma semplicemente della ricerca di se stessi, dell'accettazione della propria immagine.
E anche qui, meglio delle parole, che descrivono ma non scavano, sono le immagini a graffiare, mostrandoci un piede appoggiato di lato, come a esprimere disagio, e due belle ginocchia sbucciate da bambina, che quasi stonano sulle lunghe gambe da ragazza.

Altissima

E quindi, sì: Altissima parla di un tema ben definito, ma sa andare oltre la superficie e dissotterrarne anche il non detto, comunicando impressioni indicibili a parole, ma che sorpassano la ragione per imprimersi più profondamente lì, tra le sensazioni che tutti noi, per un motivo o l'altro, abbiamo prima o poi provato.


Cos'è l'amicizia per un bambino di due-tre anni, ancora quasi totalmente egoriferito?

Probabilmente un concetto vago che comprende persone, pupazzi, tempo felice e un confine molto labile tra gioco e realtà.

Polly Dunbar

È un po' questo il mondo rappresentato da Polly Dunbar (quella di Pinguino) nella serie di libri dedicata a Tilly e i suoi amici, di cui Lapis ha appena pubblicato i primi due titoli: Ciao Tilly! e Pablo è felice. 

Tilly e i suoi amici vivono tutti insieme in un piccola casetta gialla.

Così, ancor prima del frontespizio, iniziano tutti i libricini della serie, e poi quella casetta la vediamo: da ogni finestra esce uno dei personaggi.

Ci ritroviamo catapultati poi in storie dal contenuto quotidiano e conosciuto e dai personaggi fantasiosi: Tilly fa quello che fa ogni bambina di due-quattro anni, ma immersa in un contesto corale, in cui ognuno dei suoi amici ha un ruolo e una diversa personalità: il coniglietto giocherellone, la gallina vanitosa, l'elefante ingombrante senza rendersene conto.

Ciao Tilly

Ciao Tilly! mette in scena una giornata festosa: Tilly è seduta tranquilla a leggere, quando il coniglietto Tiptap la invita a suonare. A loro si uniscono tutti gli altri (in un tripudio di onomatopee, che i bambini amano sempre), poi c'è la merenda, poi si balla: la storia non segue un arco narrativo, è più un succedersi di piccoli eventi in cui il bambino si riconosce. 

Ciao Tilly

In Pablo è felice si avverte una maggiore tematizzazione sui sentimenti e la gelosia: la storia inizia con Pablo il maialino che, seduto in braccio a Tilly,  si sente felice come non mai.

Pablo è felice

Anche gli altri animali che popolano la casa gialla sono impegnati, ognuno nella propria attività.

Pablo è felice

Gli amici si intromettono proponendo giochi e altre iniziative, ma Pablo sta bene lì, non si muove, perlomeno fnché tutti non decidono di fare altrettanto, e saltare in braccio a Tilly.

Pablo ci resta male e fa l'offeso, ma la situazione si risolverà da sola nel migliore dei modi.

Pablo è felice


Sembra di conoscerli già da molto tempo, gli amici di Tilly, e forse è perché qualcosa di molto simile ha già animato la nostra fantasia, da piccoli. È questa familiarità che rende superflua (almeno per l'età di riferimento dei libri) l'esistenza di una vera e propria narrazione: è il solo fatto di esserci, di fare ciò ogni bambino fa, a fare di questi personaggi una presenza amica.


 

Il nord Europa che immaginiamo, o anche quello che leggiamo da alcuni suoi autori di narrativa per adulti, quello freddo, malinconico, dalla natura feroce, fa decisamente contrasto con quello che ci portano i suoi splendidi autori di libri per bambini.

La norvegese Maria Parr ne è un esempio perfetto: i suoi romanzi comunicano divertimento, contatto con la natura e un rapporto con le figure adulte che, pur con le criticità del caso, è lontano dal nostro, in qualche modo più libero.

Cuori di Waffel e Tonjia Valdiluce

Cogliendo l'occasione di inserirli in formato audiolibro nella sua app Leggi e Ascolta (ve ne avevo parlato poco meno di un anno fa), Beisler ha da poco riedito due dei suoi titoli: il più famoso Cuori di Waffel e Tonja Valdiluce, due libri in cui spiccano protagoniste femminili forti, libere e dirompenti, ma mai superficiali, che un po' ricordano una tra i personaggi più famosi della letteratura nordeuropea, Pippi Calzelunghe.

Cuori di Waffel

Cuori di Waffel, in realtà, è narrato in prima persona da un bambino, Trille, ma è evidente che il personaggio chiave del libro non è lui, ma la sua migliore amica Lena: unica ragazza in una classe di maschi, ma sicuramente più "maschiaccio" di lui.

Cuori di Waffel

La incontriamo nel primo capitolo mentre cerca di lanciarsi, in una sorta di funicolare umana, da una finestra a quella della casa di fronte, salvata grazie a un materasso proprio da Trille. E da lì alla fine del libro, di incidenti, botte, trovate e sotterfugi ne seguiranno parecchi, compreso un pugno sferrato da Lena a un compagno di classe che l'ha offesa.
Dietro all'inquietudine di Lena c'è la mancanza di un papà, un sentimento che a tratti sembra appena accennato, in altri momenti emerge preponderante nel suo rapporto con gli altri, adulti e bambini, e anche nelle sue trovate (come piazzare un annuncio per la ricerca di un papà nel negozio del paese).

Lena e Trille si trovano in quell'età-soglia che non è ancora adolescenza ma inizia ad assumerne alcune domande e consapevolezze, e con queste si accostano a temi e passaggi importanti, come la morte della tanto amata "zia-nonna" che cucinava per loro i waffel e la condivisione della tristezza con il nonno.

La vita dei bambini è anche la vita del paese, che si fa a sua volta personaggio: sembra che lo svolgersi degli eventi abbia sempre un aspetto corale, come se i protagonisti non appartenessero alla propria famiglia, ma al villaggio intero, vissuto nella sua quotidianità e nei suoi eventi tradizionali, come la festa di mezza estate.

L'ingenuità del pensiero bambino appare con grande naturalezza e altrettanto rispetto nella scrittura di Maria Parr:

"Tra l'altro qui non abbiamo nemmeno lo spazio per un papà", proseguì la madre da sotto la motocicletta.
Lena non era d'accordo. Potevano fare ordine in cantina.
L'autrice coglie con rara sensibilità scorci di una logica che sfugge agli adulti, come quando Lena e Trille portano con sé Ricciola, sorellina di Trille:

Ricciola aveva lo stivale destro al piede sinistro e viceversa, quindi bisognava trascinarla su per le salite.

Un adulto avrebbe semplicemente scambiato gli stivali rimettendoli nel piede giusto, ma un bambino no, ed è in dettagli come questo che si annida la leggera profondità di questa scrittura. 

Tonja Valdiluce


E poi c'è Tonja Valdiluce: meno famosa del titolo precedente, Tonja ci ha in realtà travolto nella lettura portando con sé un vortice di emozioni e coinvolgendoci in un arco narrativo più solido e delineato rispetto a Cuori di Waffle.

Anche in questo romanzo emerge in modo preponderante l'animo del paese, la coralità di un'avventura e la solidarietà tra i personaggi, e anche in questo caso la superficie delle avventure e degli eventi ironici e divertenti poggia su un ampio strato di sensazioni e sentimenti sotterranei sul rapporto genitori-figli.

Al contrario di Lena, Tonja vive sola con il padre (la madre ce l'ha, ma lavora lontano e riesce a stare con loro soltanto per pochi mesi all'anno), in un paese, Valdiluce appunto, in cui mancano i bambini.

Tonya Valdiluce

L'incontro con il lettore avviene ancora una volta in piena azione, mentre Tonja sfreccia giù da un pendio con i suoi sci, nella speranza di riuscire ad eseguire un salto mortale.

Il migliore amico di Tonja è l'anziano Gunnvald, suo complice nel costruire slitte potenti e nel contrastare il terribile Klaus Hagen, proprietario di un rigido campeggio salutista vietato ai bambini. Gunnvald nasconde un segreto che diventerà gradualmente il tema portante del libro e farà sì che la narrazione scenda in profondità negli animi, dipingendo la complessità di personaggi che non sono mai solo buoni o solo cattivi.

L'esuberanza di Tonja si legge nei suoi giochi, nella sua caparbietà, ma anche nel suo linguaggio fantasioso e colorato, come quando ricorda i bei tempi in cui il campeggio ancora non esisteva:

"Arrivavano bambini a litri [...] C'era solo da andarci e si raccoglievano bambini come mirtilli"

Tonja Valdiluce

Così, tra misteri, incidenti, avventure, nuove amicizie e sentimenti che si esprimono attraverso il suono di un violino, non possiamo che fare il tifo per Tonja e per tutta Valdiluce, di cui leggendo riusciamo a percepire la magia.

A proposito: solo al termine della lettura mi sono resa conto che i risguardi nascondevano una mappa del paese e della valle. Era tutto esattamente dove lo avevo visualizzato nella mia mente. Anche questo significa essere ottimi narratori.


 

Ci sono libri per bambini che strizzano un po' troppo l'occhio agli adulti.

E poi ce ne sono altri che gli adulti li tengono proprio alla larga, perché scelgono programmaticamente un linguaggio bambino, una logica bambina, uno humour bambino.

Max Halters appartiene senza dubbio alla seconda categoria: un adulto difficilmente riuscirà a entrare nelle sue corde, ma poco importa, perché è al lettore bambino che si rivolge.

Scritto da Stefan Boonen con illustrazioni di Melvin e pubblicato in Italia da Sinnos nella sua collana per primi lettori, Max Halters racconta, o meglio, mette in scena, l'omonimo protagonista, di mestiere stuntman e supereroe.

Ma in realtà di questo personaggio non vengono presentate che poche cose sconnesse. L'intero libro è una sorta di manuale un po' iperbolico e un po' assurdo di trucchetti per cavarsela nelle situazioni difficili.

Vuoi startene a dormire a letto? Fai come Max Halters: apri la finestra e batti il record mondiale di lancio della sveglia.

Sei senza costume? Vuoi evitare la torta della zia? Avere un animale domestico? Per ogni situazione, c'è una "super-impresa da compiere", con la sua ricetta bizzarra e sconclusionata.

Domina il gusto per il tomentone: "Fai come Max Halters!", oppure "non fai come il maestro Tom". Piccoli slogan che, assieme a una spiccata vocazione per il nonsense, appagano il senso dell'umorismo tipico di questa età.

Queste "soluzioni da manuale" sono intervallate da brevissimi momenti biografici sul protagonista, presentati con una logica illogica e caotica.

Le illustrazioni, tra occhi sgranati e personaggi improbabili, completano l'opera (ah, e c'è anche un Max Halters di cartoncino da ritagliare e costruire).

Insomma, se la vostra super-impresa è far leggere vostro figlio, fate come Max Halters! Offritegli un libro che parli la sua lingua.


La semplice azione di leggere a un bambino ha moltissime prospettive: quella del bambino, dell'autore, del lettore, del libraio o del bibliotecario, anche quella del personaggio.

Leggero leggerò

Anche Leggero leggerò, piccolo saggio sulla lettura dello scrittore Antonio Ferrara pubblicato da Interlinea edizioni, spazia tra diversi punti di vista. Sembra quasi muoversi incessantemente, occhieggiare una volta qua e una volta là, lasciando ogni volta qualche piccolo spunto di pensiero.

È un libro sulla lettura, Leggero leggerò, ma un libro sui generis, senza una solida struttura argomentativa che lo percorre dall'inizio alla fine. I brevissimi capitoli (una o due pagine) di cui è composto sembrano più delle annotazioni veloci, dei pensieri che l'autore si è voluto appuntare, ma questo volo leggero (come promette il titolo) lascia semi da far crescere e da coltivare poi nell'atto pratico di leggere, scrivere o ascoltare.

Già, perché anche il lettore implicito di questo saggio sembra multiforme: a volte Ferrara sembra rivolgersi a chi sceglie un libro, a volte al genitore che lo legge, a volte al saggista che lo critica, a volte perfino a un autore che lo scrive.

Leggero leggerò

E saltellando da un tema all'altro, Ferrara ci parla della profondità che anche un libro per bambini deve avere, di alcuni canoni retorici e stilistici della scrittura, di buone tecniche narrative, della rappresentazione reale o "menzognera" della realtà, con qualche capatina nelle neuroscienze, per raccontarci cosa accade nella nostra mente quando leggiamo o ascoltiamo una storia.

Ogni scritto è impreziosito, in apertura ma anche all'interno del testo, da citazioni eclettiche di scrittori, studiosi e personalità degli ambiti più vari, da Montale a Nabokov, da Paolo Sorrentino a Ghandi, da Virginia Woolf a Marco Malvaldi, da Hemingway a Freud.


Leggero leggerò

(Nota all'immagine: perdonatemi, non ho mano ferma quando sottolineo)

Leggero leggerò chiede di essere letto così, come un libro di poesie in prosa o di aforismi un po' più lunghi del solito, viaggiando tra i diversi ambiti della lettura e della scrittura, alla ricerca di un senso più profondo, un senso proprio e di nessun altro.
Perché, tanto per finire con una citazione, 

Calvino sostiene che sempre scrivere significhi, in fondo, nascondere qualcosa perché qualcuno possa scoprirlo.


 Piccioni? Ma non si diceva "andare a letto con le galline"?

 Ecco, però, questo non è un libro sulla nanna molto tradizionale.

È oradi dormire piccione

È ora di dormire, piccione! ci porta in Italia (grazie a Editrice il Castoro) uno dei personaggi più celebri di Mo Willems, insieme a Reginald e Tina: il suo capriccioso, incontenibile piccione.

Maestro nello sfondare la quarta parete e tutte le soglie del libro (lo abbiamo già visto in Non è una buona idea), Willems fa iniziare il suo albo prima ancora del frontespizio: è da qui che un uomo si rivolge direttamente al lettore chiedendogli aiuto per mettere a dormire il piccione.

È oradi dormire piccione

Anche il piccione non si cura troppo di starsene nel suo mondo finzionale e inizia subito a rivolgere direttamente al lettore una serie di scuse e motivazioni per non dormire. Il testo sottintende un dialogo tra il lettore e il piccione, che interloquendo con un "come dici?" lascia intuire che da parte del bambino ci sia stata una frase, un'interazione.

L'albo si presta quindi a una doppia modalità di lettura: il testo può essere seguito così com'è (lasciando sottinteso l'apporto del lettore), oppure si può invitare il bambino all'interazione, spronandolo a convincere il piccione. 

È oradi dormire piccione

I  tentativi del piccione si via via fanno sempre più concitati e capricciosi.
In una doppia pagina, il piccione sembra fare un pandemonio, poco dopo lo spazio del foglio si riempie di scuse incalzanti, una di seguito all'altra, senza dare nemmeno il tempo di una risposta.

È oradi dormire piccione

La variazione del ritmo, che ricorda da vicino le varie fasi del "capriccio" di un bambino che non vuole arrendersi, caratterizza la voce del libro, che alterna pagine quasi vuote, con la sola immagine del piccione e un singolo fumetto, ad altre più ricche di "vignette", con testi a volte sussurrati e a volte urlati. 

Resta dominante l'assoluto minimalismo della grafica e delle illustrazioni, in cui è presente quasi solamente lui, il piccione, con il suo viso che è tutt'occhio, un occhio che buca la pagina per guardare il lettore dritto in faccia.

Lanciato con Don't Let the Pigeon Drive the Bus! (che speriamo arrivi presto in Italia!), questo personaggio di Mo Willems spicca per la sua originalità e per la sua impertinente simpatia. In pochi tratti riesce a trasmettere un universo di atteggiamenti e un carattere ben identificato, ma soprattutto a farci ridere di gusto.


"Non sono stato io!" è il mantra di quasi tutti i bambini, e la ricerca di un capro espiatorio per i piccoli pasticci quotidiani è uno sport molto praticato nell'infanzia.
Immaginate quanto possa essere catartica la lettura di un libro in cui in effetti il protagonista può dire a ragion veduta "È stato lui".

Ho catturato uno gnomo 

Ho catturato uno gnomo, di Alberto Lot (Sinnos editrice) unisce la vocazione al pensiero magico dell'infanzia, la curiosità entomologica dei bambini e il piacere di dare la colpa a qualcun altro.

Ho catturato uno gnomo

Quando iniziano ad accadergli strani piccoli incidenti, il protagonista di Ho catturato uno gnomo, che ci racconta la sua storia in prima persona, dà inizialmente la colpa ad Anselmo, il terribile gatto dei vicini, finché un giorno coglie sul fatto il colpevole: uno gnomo, che corre velocissimo lasciando dietro di sé una scia di profumo di rosmarino.

Ho catturato uno gnomo 

Non è lo gnomo che tutti ci aspettiamo, un placido e sereno abitante dei boschi, ma un essere dispettoso e bisbetico, che non ha nemmeno una giustificazione per le proprie malefatte. Insomma, non immaginatevi storie moraleggianti, come il riscatto di un essere vicino alla natura che si scaglia contro l'uomo che lo disturba. Niente di tutto questo: Ho catturato uno gnomo parla ai bambini con la voce dei bambini, risponde al loro bisogno di esplorare e di inventare storie, senza dar loro troppe spiegazioni.

 Ho catturato uno gnomo

È deliziosamente bambina anche la trappola con cui il protagonista cattura il piccolo gnomo: un vasetto di vetro legato a un filo, e come esca una caramella alla fragola.

Ho catturato uno gnomo

E poco importa come andrà avanti la storia (perché sì, andrà avanti, e avrà ancora tranelli, e scherzi e anche un finale dal sapore dolce), perché da questo momento l'attenzione del libro (e del bambino, c'è da giurarci) sarà tutta lì: su questo gnomo catturato e chiuso nel vasetto come un insetto trovato in giardino. Un essere da scrutare e analizzare con curiosità scientifica, perché mai prima d'ora si è visto uno gnomo così da vicino.

Le illustrazioni indulgono su questi primi piani della creatura nel barattolo, che si ripetono lungo le pagine. Lo gnomo è trattato per metà come essere senziente, per metà come oggetto di studio: il protagonista prova a nutrirlo, a esaminarlo, a dialogare con lui. Quale bambino non farebbe altrettanto? Il piccolo lettore può godere di questa esperienza per interposta persona e provare nella sua mente parte dello stesso piacere, mentre nel mondo reale fa esperienza di un piacere diverso, più concreto: quello delle su prime letture.

Ho catturato uno gnomo, scritto in stampatello maiuscolo ad alta leggibilità e con poche semplici frasi, dà al lettore la soddisfazione di una storia articolata in più momenti e con un arco narrativo sufficientemente lungo da avvincere e coinvolgere, eppure alla portata delle sue capacità. Una storia che guarda oltre e apre a nuove immaginazioni.

 Gnomo in vasetto

(Cosa fareste, voi, se riusciste a mettere uno gnomo in un vasetto?)


Drago in vasetto


(E perché non un drago?).


Post più recenti Post più vecchi Home page

Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

Segui le nuvole

Newsletter

* indicates required

POPULAR POSTS

  • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
  • Svish, splash, squelch, scric, fiuuu!
  • Mio figlio non parla! I libri per stimolare il linguaggio.
  • Mio figlio non legge! Sette consigli per crescere lettori in un mondo digitale.
  • Nuvole in barattolo.

Temi

animali 70 scienza 44 amicizia 29 diversità 29 fantasia 29 natale 28 papà 24 cani 23 nanna 21 disegno 19 regali 19 rime 19 natura 18 scuola 16 condivisione 14 fratelli e sorelle 14 paure 14 emozioni 12 halloween 12 avventura 11 morte 11 onomatopee 11 cibo 10 corpo umano 10 lettura 10 pannolino 10 amore 9 autostima 9 crescita 9 ecologia 9 mamma 9 mostri 9 nonni 9 silent book 9 punti di vista 8 ambiente 7 bullismo 7 esperimenti 7 gatti 7 interattivo 7 supereroi 7 mare 6 matematica 6 noia 6 scrittura 6 storia 6 educazione 5 favole 5 inserimento 5 neve 5 regole 5 compleanno 4 difetti 4 dinosauri 4 famiglia 4 primavera 4 capricci 3 esplorazione 3 estate 3 gallucci 3 in viaggio 3 lentezza 3 maestra 3 neogenitori 3 neonato 3 resilienza 3 tempo 3 vacanze 3 autonomia 2 buio 2 carnevale 2 cucu 2 disabilità 2 macchine 2 autunno 1

Search This Blog

Blog Archive

  • ▼  2024 (32)
    • ▼  dicembre (1)
      • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  settembre (3)
    • ►  giugno (5)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (3)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2023 (54)
    • ►  dicembre (5)
    • ►  novembre (7)
    • ►  ottobre (5)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2022 (81)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (8)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2021 (111)
    • ►  dicembre (13)
    • ►  novembre (14)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (12)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (12)
    • ►  aprile (12)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2020 (102)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (11)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (9)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (9)
  • ►  2019 (101)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (12)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (8)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2018 (79)
    • ►  dicembre (8)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (3)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (7)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (6)
  • ►  2017 (62)
    • ►  dicembre (7)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (5)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2016 (44)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (4)
    • ►  giugno (4)
    • ►  maggio (5)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (2)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2015 (38)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (2)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2014 (34)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (2)
    • ►  giugno (3)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (2)

Copyright © Nuvole in scatola. Designed by OddThemes