Nuvole in scatola
  • Home
  • Libri
    • Dalla nascita
    • Da 1 anno
    • Da 2 anni
    • Dai 3 anni
    • Dai 4 anni
    • Dai 5 anni
    • Dai 6 anni
    • Dai 7 anni
    • Dagli 8 anni
    • Dai 9 anni
    • Dai 10 anni
    • Dagli 11 anni
    • Per adulti
    • Per papà
  • Chi sono
  • Contatti
  • Affiliazione
Se c'è una cosa che nei libri e nelle storie rende gli animali simili agli uomini, più ancora dell'immagine antropomorfa, sono i sogni. Nei libri e nelle storie, gli animali sognano come esseri umani, hanno ambizioni, speranze e desideri, ed è questo che fa la differenza.


Viola, la protagonista di La maialina, la bicicletta e la luna, ha una vita tranquilla e serena, ma un giorno vede un bambino ("Un animaletto su due piedi, con orecchie tonde e nessuna coda attorcigliata") su una bicicletta, e da quel momento andare in bicicletta diventa il suo sogno.


Così una sera scappa dal porcile e prende la bicicletta rossa appoggiata al muro.


Certo, all'inizio non è semplice come crede: lo sanno tutti i bambini che ci hanno provato. Se non pedali abbastanza forte, la bicicletta cade di lato.


Per fortuna, Viola ha un bel po' di assi nella manica, almeno tre: la sua tenacia nel continuare a provare a ad allenarsi, la sua inventiva nel trasformare gli oggetti attorno a lei in strumenti indispensabili, come il casco ricavato da una padella, e soprattutto, tutti i suoi amici della fattoria, che la incitano e la aiutano in tutti i modi.


L'autrice canadese Pierrette Dubé ha trasformato un'esperienza comune a quasi tutti i bimbi in un'avventura, che ci parla anche di costanza e di amicizia.
E il tratto espressivo e umoristico di Orbie, l'illustratrice, rende la storia quasi viva, a metà tra il fumetto e il cartone animato. Sembra quasi di vedere Viola guardarsi in giro, stringere i denti, voltarsi indietro, e vedere i suoi sorrisi e le sue espressioni mette un'irrefrenabile allegria.

La maialina, la bicicletta e la luna è perfetto da proporre tra le prime letture autonome per chi sta imparando a leggere: semplice, di media lunghezza (48 pagine, molto illustrate), con un formato piccolo e maneggevole e scritto con lo speciale font in stampatello maiuscolo Leggimiprima di Sinnos, ad alta leggibilità.

E se anche qualcuno dei vostri animaletti di peluche (o meglio, viste le dimensioni, qualche sorpresina dell'ovetto) ha il sogno di andare in bicicletta, potete esaudirlo con due bottoni, due graffette e un paio di pinze.


Modellando la graffetta più piccola attorno a una ruota-bottone (che dovrà essere libera di ruotare), create un piccolo manubrio.
Nel preparare il resto del telaio con la graffetta più grande, create un anello che passi attorno al "tubo" del manubrio.


In questo modo potrete unire i due pezzi lasciando al manubrio libertà di girare.


Ora non vi resta che cercare una pista ciclabile adatta, tra camera e salotto. In prossimità delle piste dei trenini, però, rispettate i passaggi a livello!


Se state cercando un libro che vi aiuti a togliere il pannolino a vostro figlio, ho la risposta per voi. Putroppo, però, non è la risposta che speravate di sentire.

Non esistono libri che convincano un bambino a farla nel vasino e anzi, come succede con molti cosiddetti "libri aspirina" o "libri medicina" (quelli acquistati e letti con lo scopo di risolvere una situazione o un comportamento), a insistere sul tema si ottiene spesso l'effetto opposto. Se il bambino non è pronto, se non sa controllare lo stimolo o se è nella fase "la cacca è mia e me la tengo io", non c'è libro che tenga.

Però.
Se il bambino è pronto.
Se non state già insistendo sul tema.
Se non è nella fase del "blocco".
Se non avete ancora provato a togliere il pannolino e volete trovare solo il modo di incuriosirlo, di affrontare la cosa in un modo più giocoso.
Se il momento dello spannolinamento è lontano ma volete arrivarci senza tabù e presentandogli l'idea con tutta la calma possibile.
Se invece avete già iniziato e state vivendo il momento con serenità.
Se avete già raggiunto l'obiettivo e volete premiare il bimbo con un libro a tema.
Ecco: in tutti questi casi, un libro su pipì, cacca e pannolini può fare al caso vostro.


Fuggite a gambe levate, però, dai libri didattici e didascalici, quelli troppo descrittivi, che cercano di ricalcare la vostra realtà casalinga, e che trasformano la lettura in un noioso compito per casa.

Leggere è divertimento, è amore, è coccola, è curiosità. E allora, benvenuti ai libri "a tema", purché siano prima di tutto dei bei libri.
Eccone quattro, da leggere sul vasino o sul riduttore, ma anche a letto, sul divano, in macchina, al parco e dove vi pare (magari, ecco, al ristorante è meglio di no).


 Posso guardare nel tuo pannolino?
Alette! Alette da sollevare! E dentro? Cacca!
Come può non piacere ai bimbi un libro del genere? Topotto, il protagonista, è molto curioso, e vuole guardare dentro il pannolino di tutti i suoi amici: il leprotto, il cavallo, il maialino. Sollevando l'aletta del pannolino, scopriamo la forma di tutte le loro cacche, finché arriviamo al pannolino di Topotto, che è vuoto, perché lui la fa nel vasino. Un modo leggero, divertente e "interattivo" di affrontare l'argomento con i bimbi, magari provando poi a proporre "Vuoi fare come Topotto?".
Successo assicurato (del libro, non del risultato). Ne avevo parlato anche qui


Io vado!
Anche se l'espediente è il "viaggio" verso il vasino, questo libro parla in realtà di crescita, di indipendenza, degli strumenti che ogni adulto o coetaneo può dare a un bambino affinché impari a camminare con le proprie gambe (o, come in questo caso, a farla senza pannolino).
Lo fa con una leggerezza straordinaria, con le illustrazioni tenere e un po' ironiche di Maudet e con una struttura a ripetizione ed accumulo che conquista anche i lettori più piccoli, già da un anno o poco più. L'uccellino dichiara a tutti "Io vado", e i suoi interlocutori (mamma, papà, amici e parenti) gli forniscono tutta "l'attrezzatura" necessaria: un libro, una torcia, dei biscotti, finché il viaggio termina... in bagno.
Ne ho parlato anche qui

Corso di pipì per principianti
Che noia i manuali di istruzione! A meno che...
A meno che non siano scritti da topini che reggono cartelli, bandiere, paracaduti e striscioni, per spiegarti passo passo cosa fare quando provi "quella strana sensazione". Il tratto allegro e brioso di Mo Willems accompagna, incoraggia e rassicura i bimbi in questa importante fase di cambiamento.
La mia recensione completa la trovate qui 


Chi me l'ha fatta in testa?
E infine ci sono lei, l'irresistibile Piccola Talpa, e lui, Chi me l'ha fatta in testa?, il best seller più (virtualmente) puzzolente di tutta la letteratura d'infanzia.
Con l'ingenuità disarmante della sua protagonista e una trama "investigativa", questo libro racconta e descrive una carrellata di cacche di diversi animali, suscitando il divertimento e la curiosità dei piccoli, da due anni fino anche a sei, sette.
Se siete curiosi, ne avevo parlato meglio qui.

BONUS TRACK: Super P

Se invece il bambino (maschio, in questo caso. Sapete che non amo le distinzioni di genere nei libri e nei giochi, ma qui c'è di mezzo la biologia) la pipì la fa al posto giusto, ma... mirando male, provate a sfidarlo a diventare un supereroe come Super P, protagonista di un libro tutto da ridere di cui avevo parlato qui (da 4 anni).
NB: anche se non servirà a insegnare a "mirare", il libro è bello e divertente anche per le bambine!


E insomma, come si dice in questi casi?
Buona... ehm. Buona produzione, ecco. Buona produzione a tutti.



     
 
Ci hanno fatto paura per secoli, inseguendo bambine dal cappuccio rosso, triadi di porcellini e cucciolate di capretti.
Ma da qualche tempo le cose stanno cambiando. C'è un filone ben preciso, nella letteratura per bambini, che mira a vendicarsi del lupo, il vecchio e cattivo lupo delle fiabe, mettendolo in qualche modo in ridicolo (e facendoci ridere un sacco).


Il lupo e la caverna (Rob Hodgson, ed. Zoolibri) è l'ultimo esempio, almeno tra le pubblicazioni in Italia, di questa divertente tendenza.
Da dove iniziamo? Be', dal lupo, naturalmente. Quindi: c'è un lupo. E come avrete intuito dal titolo, c'è una caverna (nel titolo dell'edizione originale inglese c'è solo la caverna, chissà come mai). E nella caverna c'è una piccola creatura, che non esce mai, proprio a causa del lupo che l'aspetta fuori, con l'acquolina in bocca.


Passano le pagine e  il lupo si inventa ogni tipo di stratagemma per stanare la creatura: punta sul gioco, sulla noia, sulla fame... perfino sullo stalking, visto che si piazza davanti alla caverna e non si muove, giorno e notte, con qualsiasi condizione atmosferica.


Della creatura vediamo soltanto due occhi che brillano al buio.
Non si capisce chi sia, e nemmeno se sia davvero una piccola creatura.
Bastano gli occhi, però (ed è questo uno dei punti di forza di questo albo) ad esprimere tutto il personaggio, che con la sua immobilità fa da perfetto contrappunto, quasi da spalla comica, a un lupo irrequieto, istrionico e impaziente.


E dopo averci divertiti con i tentativi di far uscire la piccola creatura, Il lupo e la caverna ci regala un simpatico colpo di scena finale, che, incanalandosi nel filone di "vendetta sui lupi" di cui parlavo prima, rimetterà il protagonista al suo posto, anzi... non proprio al suo.

Quello che rende particolarmente accattivante Il lupo e la caverna è proprio l'alone di mistero che avvolge la creatura nascosta nella grotta: come vivrà lì dentro? Ma soprattutto, chi è?

Potete portare questo piccolo mistero in un semplice gioco da costruire con un po' di carta e cartoncino.
Bastano un cartoncino nero e uno grigio per costruire una caverna. La caverna andrà incollata lasciando un lato libero per farci passare l'animale.
Bisogna poi disegnare degli animali, da ritagliare lasciando un piccolo "manico" di carta per manovrarli. Io ho riciclato i disegni preparati per un altro gioco simile.


Ora si può infilare l'animale nella caverna e giocare a cucù.
Con i bimbi più piccoli si potrà fare il verso e lasciare che indovinino chi è l'animale, con i più grandicelli si potrà fare un gioco "domande e risposte" finché non indovinano.


Nessun lupo è stato torturato per realizzare questo giochino.
Sull'incolumità del personaggio del libro, invece, non possiamo assicurare nulla.


Ormai lo sapere come la penso, o se non altro lo avrete intuito: pur da grande amante dei libri e della letteratura, faccio un grande tifo perché la cultura scientifica in Italia non sia più considerata "di serie B" rispetto a quella umanistica.
Sogno una scuola che insegni davvero il metodo scientifico, e che trasmetta la passione per la ricerca, la scoperta, la ricerca della soluzione corretta e non di quella che sembra più facile o accattivante.


Siamo lontani da tutto questo, ahimè. Ma per fortuna esiste Editoriale scienza.
Il suo nuovo Apprendisti scienziati, scritto da Steve Martin con illustrazioni di Essi Kimpimäki, è una perfetta introduzione alle tante professioni della scienza.



La panoramica inizia con una suddivisione tra le varie categorie di scienziato, che verranno poi introdotte una ad una: scienziato di laboratorio, scienziato investigativo, scienziato dello spazio, scienziato della Terra e scienziato della vita.
Per ognuno di questi, c'è un'introduzione al suo lavoro e anche alle diverse discipline che abbraccia (lo scienziato di laboratorio può essere chimico, fisico, biologo, ecc).

E soprattutto, per ognuno c'è una varietà di applicazioni pratiche, quiz da risolvere sul libro e semplici esperimenti casalinghi, per scoprire il lato più divertente e sorprendente della scienza.
C'è perfino un piccolo caso investigativo da risolvere.



A ogni scheda completata, esercizio svolto, caso risolto, il lettore può applicare sulla pagina lo sticker che attesta la sua preparazione.

A completare il "kit" da perfetto scienziato, oltre agli stickers, delle carte "memory" botaniche, una meridiana fustellata da costruire e un poster con le scoperte scientifiche da un lato e la tavola periodica degli elementi dall'altro.



Il bello di Apprendisti scienziati è l'applicazione della scienza al quotidiano: per eseguire gli esperimenti, non servono dotazioni speciali, sostanze pericolose o speciali attrezzi, ma semplicemente quello che si trova in casa, come nell'esperimento sulla densità dei liquidi.



Vogliamo provare anche noi? E vogliamo, anziché giocare con i colori, come suggerito dal libro, provare a fare qualche strato in più?
In rete ho scovato parecchi suggerimenti, soprattutto da siti americani, per creare dei bicchieri multi-strato sperimentando le densità dei liquidi.

Quasi tutti consigliavano di iniziare con il sapone per i piatti.



A dirla tutta, molti suggerivano di iniziare con lo sciroppo d'acero, ma col cavolo! Quello me lo metto sui pancake e non certo in un esperimento scientifico.

Dopo il sapone, è il momento del latte.
Per non rischiare di mescolare troppo i liquidi al momento della creazione degli strati, li ho versati piano con una siringa.


Con l'acqua non ce l'ho fatta: si è inesorabilmente mescolata al latte. Forse perché ho usato un latte parzialmente scremato anziché intero?

In compenso ho avuto una sorpresa quando sopra l'olio vegetale (lo strato trasparente-giallino) ho versato il disinfettante (verde): è sceso subito, formando uno strato sotto l'olio e sopra il latte.


Importante: a fine esperimento tenere bene a mente di essere apprendisti scienziati e non apprendisti barman! Per quanto sia carino da vedere, non lo consiglierei come cocktail.


Il motivo principale che allontana i bambini dalla matematica è il suo essere astratta: non è semplice né automatico vedere le sue applicazioni pratiche.


In Trecentosessantacinque pinguini, (ed. Il Castoro) Jean-Luc Fromental e Joëlle Jolivet ci dimostrano invece che la matematica può essere utilissima, soprattutto se ti ritrovi in casa un sacco di pinguini che non si sa bene da dove arrivino.

Inizia così: una mattina, il primo gennaio, suonano alla porta. È un fattorino che consegna un pacco, e dentro c'è un pinguino, accompagnato da uno strano messaggio in rima che invita a prendersi cura di lui.
La famiglia fa appena in tempo ad abituarsi all'idea, che il giorno dopo un altro fattorino recapita un secondo pacco, con dentro un secondo pinguino. E si va avanti così: ogni giorno, un pinguino in più.


Le illustrazioni, a tinte piatte e pochi colori, dal gusto un po' vintage, ci restituiscono l'immagine di una famiglia allegra e unita, chiassosamente sconquassata da questi nuovi arrivi.

Accanto al mistero di questi arrivi (chi sarà il mittente? il padre ha qualche sospetto ma solo alla fine si saprà la verità), i pinguini portano con sé qualche interrogativo di tipo matematico, appunto.
Sì, perché all'inizio tenere il conto è semplice, ma poi?


Una soluzione è fare il conto sul numero dei giorni. E così mentre leggiamo ripassiamo mentalmente che "trenta giorni ha novembre...".


Presto la matematica arriva in soccorso, con somme e moltiplicazioni per aiutare la povera famiglia a tenere la contabilità di tutti questi animali.
Ma il problema è anche: come sistemarli? Con una soluzione decisamente bizzarra, il papà prova a fare delle cataste uniformi, dividendo i pinguini in quattro gruppi identici.
Ma ogni volta che giunge a una soluzione, ecco arrivare un altro giorno, e con esso un altro pinguino.


E come nutrirli, poi? Questi pinguini sono costosi da mantenere!


Trecentosessantacinque pinguini Ã¨ così: tra ironia, humour e mistero infila qualche operazione matematica o logica, che rendono più interattivo il libro e – soprattutto – più leggero lavorare con i numeri.

Non manca il messaggio ecologista finale, quando il mistero del mittente di questa affollatissima colonia di pinguini sarà rivelato.

Trecentosessantacinque pinguini Ã¨ adatto, per la trama e il tono usato, già dai 5 anni, ma dai 7 (letto anche in modo autonomo) esprime al massimo la sua potenzialità, perché il bambino, già scolarizzato, può giocare a contare i pinguini e a risolvere i quiz.

Insieme alla matematica, il libro aiuta anche ad avere più chiaro il concetto di calendario.
Basta prenderne uno, disegnare e ritagliare un pinguino e piazzarlo su un giorno a caso: e questo pinguino, che numero ha?



PS. Riguardo al titolo, lo so che i pinguini stanno al polo Sud e non al polo Nord (l'artico, appunto), ma non ci stava bene, il giochino di parole?


L'inizio della primaria, per noi e il Piccolo T, è stata un'avventura bellissima: lui curioso ed entusiasta di imparare, noi di vederlo crescere.
Poi, vabbe', ci sono i compiti.
Succede anche nelle migliori famiglie – vero? –, che per quanto un bimbo sia bravo, la sola idea di cominciare ad aprire i quaderni e sfoderare le matite lo trasformi istantaneamente in un mostriciattolo urlante, capace di inventare qualsiasi scusa per rimandare il temibile momento.


In Non ho fatto i compiti perché... (ed. Rizzoli), Davide Calì e Benjamin Chaud trasformano questo momento in un'incredibile avventura della fantasia.

Il libro comincia con la maestra che chiede al bambino perché non ha fatto i compiti.
Da qui, ha inizio una lunghissima carrellata di scuse molto fantasiose e molto poco plausibili.


Ogni pagina presenta una scusa diversa, e ogni scusa abbraccia ambiti, casistiche e protagonisti tra i più svariati. Sono coinvolti animali veri e immaginari, svolte imprevedibili della vita familiare, grandi imprese, catastrofi naturali.


L'illustrazione a piena pagina, dal gusto un po' rétro, amplifica con la sua ricchezza di dettagli la portata di ogni scena, rendendola ancora più assurda e incredibile.
L'immagine del protagonista, in divisa e cravatta come un perfetto scolaretto diligente (a me ricorda Leopardi alle prese con le sue "sudate carte"), contrasta con il suo spirito di raccontafrottole, così come i grandi eventi che gli impediscono di fare i compiti appaiono ancora più assurdi nel contesto di una casa molto classica, con mobili antichi a carta da parati.

Le parole del bambino appaiono come didascalie sotto le immagini a piena pagina, e con le immagini lavorano per arricchire la scena raccontata: la ridondanza è minima, e il più delle volte l'evento viene costruito soltanto dalla sinergia tra immagine e testo, ridotto all'essenza (non è chiaro quali siano i "problemi con le piante carnivore" finché non vediamo che le piante si stanno mangiando i membri della famiglia). In questo modo, le parole assumono una dimensione ironica ancora più potente.


Le scuse si susseguono una dopo l'altra.
Non è sempre chiaro se il ragazzo ne sceglie una sola, a caso (ad esclusione di incipit e finale, il libro può essere letto anche senza un ordine preciso: non c'è accumulo tra le diverse situazioni), o se ne inanella una dopo l'altra, forse perché la precedente non sembrava abbastanza convincente.
E in fondo, non ha nemmeno importanza.

Inaspettato e divertente il finale, che lascia spiazzati e, senza premiare le bugie del protagonista, riesce comunque a farci sorridere e a renderci simpatica, insieme a lui, anche la maestra.

È un libro che non mente al bambino: non gli dice che i compiti sono belli e divertenti. Lo aiuta però a sdrammatizzare l'impegno, a riderci sopra, a scoprire la bellezza della fantasia.

Mentre lo leggevo al Piccolo T, lui rideva a crepapelle, e gli veniva spontaneo arricchire i ritratti delle scuse con altri dettagli, o tratteggiando un inizio e una fine attorno al climax rappresentato.

Così, ho pensato di trasformare l'idea in un gioco, un gioco che avesse la fantasia come protagonista.
Ho stampato un po' di parole a caso: qualche verbo, parecchi sostantivi, alcuni aggettivi che potessero trasformare l'oggetto in qualcosa di fantastico, come "gigante" e "minuscolo".



Insieme al Piccolo T, ho ritagliato le parole e ripiegato i bigliettini.

Ne pescavamo tre per volta e a partire dalle tre parole pescate inventavamo a turno una scusa per non avere fatto i compiti.

A voi, ad esempio, è mai capitato che proprio fuori da scuola un mago vi avesse toccato il naso e trasformato in un cartone animato?


Avvertenze: le scuse sono esclusivamente per uso domestico. Vietato portarle davvero a scuola.


Post più recenti Post più vecchi Home page

Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

Segui le nuvole

Newsletter

* indicates required

POPULAR POSTS

  • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
  • Svish, splash, squelch, scric, fiuuu!
  • Mio figlio non parla! I libri per stimolare il linguaggio.
  • Mio figlio non legge! Sette consigli per crescere lettori in un mondo digitale.
  • Nuvole in barattolo.

Temi

animali 70 scienza 44 amicizia 29 diversità 29 fantasia 29 natale 28 papà 24 cani 23 nanna 21 disegno 19 regali 19 rime 19 natura 18 scuola 16 condivisione 14 fratelli e sorelle 14 paure 14 emozioni 12 halloween 12 avventura 11 morte 11 onomatopee 11 cibo 10 corpo umano 10 lettura 10 pannolino 10 amore 9 autostima 9 crescita 9 ecologia 9 mamma 9 mostri 9 nonni 9 silent book 9 punti di vista 8 ambiente 7 bullismo 7 esperimenti 7 gatti 7 interattivo 7 supereroi 7 mare 6 matematica 6 noia 6 scrittura 6 storia 6 educazione 5 favole 5 inserimento 5 neve 5 regole 5 compleanno 4 difetti 4 dinosauri 4 famiglia 4 primavera 4 capricci 3 esplorazione 3 estate 3 gallucci 3 in viaggio 3 lentezza 3 maestra 3 neogenitori 3 neonato 3 resilienza 3 tempo 3 vacanze 3 autonomia 2 buio 2 carnevale 2 cucu 2 disabilità 2 macchine 2 autunno 1

Search This Blog

Blog Archive

  • ▼  2024 (32)
    • ▼  dicembre (1)
      • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  settembre (3)
    • ►  giugno (5)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (3)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2023 (54)
    • ►  dicembre (5)
    • ►  novembre (7)
    • ►  ottobre (5)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2022 (81)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (8)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2021 (111)
    • ►  dicembre (13)
    • ►  novembre (14)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (12)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (12)
    • ►  aprile (12)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2020 (102)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (11)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (9)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (9)
  • ►  2019 (101)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (12)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (8)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2018 (79)
    • ►  dicembre (8)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (3)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (7)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (6)
  • ►  2017 (62)
    • ►  dicembre (7)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (5)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2016 (44)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (4)
    • ►  giugno (4)
    • ►  maggio (5)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (2)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2015 (38)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (2)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2014 (34)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (2)
    • ►  giugno (3)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (2)

Copyright © Nuvole in scatola. Designed by OddThemes