Rifugi

Costruire capanne, tane, rifugi, è uno dei giochi preferiti dai bambini (di sicuro era il mio preferito, quando ero piccola): li fa sentire protetti, ma prima di tutto "padroni" di un posto, adulti nel loro piccolo regno, re autoincoronati di un pezzetto del mondo della loro immaginazione.

Tana 

All'apparenza, Tana, albo scritto da Melania Longo e illustrato da Alessandro Sanna, pubblicato da Il castoro, parla semplicemente di questo.

L'albo ci porta in quel mondo fin dal frontespizio, dove uno spago rosso tiene uniti i bastoni che formano la parola "Tana", quasi a sottolineare l'opera di ingegno e di costruzione dei bambini.

Tana 

La protagonista parla in prima persona. Non racconta una storia (non c'è vera e propria narrazione, nell'albo), si limita a descrivere la sua tana, come la vede lei: 

una casa di rami sottili e foglie canterine che si intrecciano di verde e profumano di fresco.


Tana 

E così prosegue, con toni ora quotidiani ora più lirici, raccontando il suo rifugio segreto, condiviso solo con il fratello (e un gatto), tutte le cose che ci hanno portato dentro, i giochi, l'immaginazione sconfinata che li accompagna.

Nelle illustrazioni, i due appaiono eterei, delineati come sono da un segno grigio e da colori delicati che a volte di fondono con lo sfondo. È come se la tana fosse più concreta di loro, come se fosse lei, in vero personaggio.

Tana

Certo: a volte, leggendo, restiamo perplessi (i bambini meno di noi!) dal fatto che questo gioco prosegua anche quando fuori nevica (non farà troppo freddo?), o da come i due fratelli si preparino il tè (ma come? Hanno un fornello nella capanna?).

Tana

Sarà il finale a dare una risposta.
Non lo svelo, ma non posso omettere che la risoluzione dell'albo porta con sé un rovesciamento. Un rovesciamento che però contiene anche una conferma: il vero luogo-rifugio di un bambino è prima di tutto l'immaginazione.


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