Nuvole in scatola
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Tre mesi senza scuola, almeno un paio senza scuola materna: che faranno i vostri figli quest'estate?
Le ore non più strutturate si spalancano davanti, lasciando spazio a giochi, divertimento, qualche richiesta di televisione di troppo, ma anche un nuovo tempo per leggere, creare, esplorare.

Ho aggiornato il mio vecchio elenco di letture per l'estate con otto nuove proposte a tema, per chi va in vacanza e per chi resta in città.
Ecco quindi tredici libri su mare, natura, caldo, gelati e passatempi vari. Fate spazio in valigia!



Per chi vuole sentire il profumo del mare:

TempeStina
Il sole e la salsedine delle isole svedesi, la libertà delle ore d'estate in vacanza dai nonni, sono tutte in questo albo di cui vi ho parlato qui (qui trovate invece il suo seguito).
Dai 3 anni.


Per chi vuole immergersi in una storia sottomarina:

I gamberetti dispettosi

Un'avventura in fondo al mare, tra gamberetti burloni e pesci che non ne possono più. Un libro che parla, a modo suo, di amicizia.
Dai 3 anni. Qui la mia recensione.

Per chi il mare lo vorrebbe tutto per sé:

Il mare rubato

Gek Tessaro ci coinvolge in un'avventura paradossale, tra principesse egoiste, ruspe, pesci e pirati.
Scopritelo qui. Dai 4 anni.


Per chi non si accontenta del solito castello di sabbia:

Giochi da spiaggia
Tra giochi, esplorazioni e creatività, ben sessantotto attività da fare in spiaggia, che sia di sassi, di sabbia o di rocce.
Dai 5 anni (lettura condivisa) o dai 7 anni (lettura autonoma) Ne avevo parlato qui.


Per chi fa l'esploratore nel cortile di casa:

Il mio pianeta. Acqua e Il mio pianeta. Vento

Non c'è niente di meglio dell'estate per dedicarsi a esplorazioni ed esperimenti all'aria aperta. Meglio farlo con una guida scientifica e le idee della collana Il mio pianeta di Editoriale Scienza (ne ho parlato qui e qui). Dai 5 anni.



Per chi non si accontenta di esplorare la Terra:

Costellazioni. Le stelle che disegnano il cielo
L'estate è il momento perfetto per stare svegli un po' di più, godersi la notte all'aria aperta, magari stendersi col naso all'insù nella notte di San Lorenzo. Mentre aspettate una stella cadente, allora, scoprite le costellazioni con questo libro che vi avevo raccontato qui. Dagli 8 anni.


Per chi passa le vacanze in viaggio:

Mappe
67 mappe illustrate da Paesi di tutto il mondo, per scoprire usi, costumi, cibi, monumenti, fauna, manifestazioni folcloristiche e curiosità di ogni genere.
E voi scopritene di più qui. (Dai 6 anni).


Per chi ama l'aria condizionata:

Ho caldo!
Se soffrite il caldo, vi immedesimerete facilmente in questi simpatici animali, che cercano uno spazio all'ombra, ma non lo trovano mai. Parole semplici e struttura ricorsiva lo rendono adatto dai 2 anni. E il finale è rinfrescante. Ne avevo parlato qui.



Per chi cerca refrigerio (e per chi ha paura di nuotare):

Mario il pinguino temerario
Se cercate invece una lettura rinfrescante, fatevi un giro tra i ghiacci insieme a questo simpatico pinguino inventore, che non vuole ammettere di avere paura dell'acqua. Dai 4 anni. Ne ho parlato qui.


Per chi si annoia a casa:

Un pomeriggio super!

Per bambini che girano nel cortile alla ricerca di qualcosa da fare (e combinano inevitabilmente qualche marachella).
Dai 3 anni. Ne ho parlato qui.


Per chi vuole passare il tempo:

La casa degli oggetti scomparsi
Autostrade, gate, code: l'estate è fatta anche di tante attese da riempire. Rompete la noia con un gioco di "cerca e trova" con questo libro dalle illustrazioni ricchissime dal gusto vintage.
 Dai 4 anni. Ne ho parlato qui.


Per chi passa il tempo a progettare:

Terra in vista! 
Se invece di una coda ne prevedete tante, l'attesa da riempire si dilata, e avete un bimbo più grande ed esigente, potete pensare a un libro-gioco più complesso: qui c'è un'intera isola da inventare e progettare, con la sua cultura, la sua società, le sue regole. Dai 7 anni. Scopritelo qui.


Per chi d'estate moltiplica i "voglio":

Gelato!
Il gelato: che tentazione irresistibile. E se il papà dice di no? In perfetto stile minibombo, un libro che parla di capricci e gelati, e strappa qualche bella risata. Ne ho parlato qui. Dai 2 anni.

Avete già scelto quali storie accompagneranno la vostra estate?

Foto di copertina: 2853469 da Pixabay

                          
Nominare il mare, in questa stagione, significa portare alla mente lunghe file di ombrelloni, bagni caldi, tuffi tra le onde e castelli di sabbia.
C'è un altro mare, però, che poi è lo stesso, ma visto con altri occhi.
È un mare di cui parlano i telegiornali, ma forse ne hanno parlato un po' troppo, o un po' troppo male, per cui ormai abbiamo smesso di ascoltare.
È il mare dei migranti.


La canadese Mary Beth Leatherdale, con In mezzo al mare. Storie di giovani rifugiati, compie su questo tema un paio di operazioni cruciali per aiutare i lettori a comprendere quest'altro mare e a ripescarlo dal cassetto delle cose che non interessano granché.

Prima di tutto, trasforma la Storia in storie. Non più freddi discorsi diplomatici, dibattiti politici, date e dati, ma volti, persone, racconti reali. Racconti di bambini e ragazzi, peraltro: di un'età vicina al lettore, e per questo di maggiore impatto.
Ne avevo già parlato raccontando Il violino di Auschwitz: le storie sono l'arma più potente per farci catturare dalla Storia.

La seconda operazione dell'autrice è quella di globalizzare queste storie, ampliarne la portata in termini di spazio e di tempo: quasi tutti i popoli, prima o poi, sono stati migranti, in ogni tempo e in ogni luogo.
In mezzo al mare raccoglie le storie di cinque ragazzi costretti a imbarcarsi verso un futuro incerto per fuggire da un presente che lo era ancora di più.


C'è Ruth, nata da una famiglia ebrea, che fugge dalla Germania nazista nel 1939; c'è Phu, che a 14 anni lascia il Vietnam, nel 1979, per non arruolarsi nell'esercito; José, 13 anni, che scappa da Cuba, dove la sua famiglia è accusata di complotto contro il regime (1980); Najeeba, undicenne afghana della minoranza hazara, perseguitata dai talebani (2000) e infine Mohamed, tredicenne, in fuga dalla guerra civile in Costa D'Avorio nel 2006.


Per ogni storia, vengono presentati un breve specchietto che inquadra la situazione del Paese da cui il bimbo sta fuggendo, e il racconto del motivo della fuga e del viaggio stesso. Un viaggio pieno di pericoli, di condizioni disagiate, di percorsi non pianificati, con le imbarcazioni costrette a cambiare rotta perché rifiutate dal porto dove sono arrivate.
Ogni storia contiene anche la definizione di una parola o di una locuzione che non avremmo voluto sentire, come antisemitismo, pirati, tratta di esseri umani.

Non manca qualche dato sul viaggio o sulla situazione generale a cui la storia si riferisce (lo sapevate che due milioni di vietnamiti hanno lasciato la propria terra dopo la guerra?).



Nonostante si percepiscano le difficoltà vissute, le storie sono tutte a lieto fine, e il paragrafo finale racconta il destino dei protagonisti. Molti anni dopo il loro viaggio più difficile, i bambini possono raccontare storie di integrazione (anche se non sempre facile) e successo: Phu è diventato un ufficiale dell'esercito americano, Josè fa il professore, Najeeba si è laureata in medicina.

Molto suggestive le illustrazioni della britannica Eleanor Shakespeare, con una tecnica mista che fa largo uso dei collage e della fotografia, con un effetto a metà tra documentaristico ed espressivo.
Vengono mostrate le rotte seguite dalle barche, e poi volti, mani, piedi, oggetti dimenticati, fili spinati, barconi pieni di profughi, muri e onde del mare.
L'aspetto è frammentato, spezzato, come le storie dei piccoli protagonisti di questo libro.


In mezzo al mare. Storie di giovani rifugiati è stato tradotto insieme ai ragazzi volontari della biblioteca IBBY di Lampedusa, a cui andrà parte del ricavato della sua vendita.

(Ah, non sapete cos'è IBBY? È un'organizzazione no-profit che promuove la letteratura per bambini in tutto il mondo, specialmente nelle zone più disagiate. Perché i libri, noi lo sappiamo, possono salvare il mondo.)


Uno degli aspetti più difficili, e più affascinanti, del lavoro di insegnante e di educatore, è avere a che fare con una materia viva, sempre diversa, sempre unica.
Non c'è un bambino uguale a un altro, non esiste un metodo universale, non c'è approccio che funzioni per tutti.


Gabriele Clima lo racconta con delicatezza e semplicità in Il bimboleone e altri bambini (edizioni Corsare). L'incipit spiega già tutto:
Quanti sono i bambini del mondo? Tanti, tantissimi, e tutti diversi…
Sappiamo così che quello che segue non è un campionario chiuso e completo, ma più un elenco di suggestioni da cui partire quando si conosce un nuovo piccolo uomo.

Ed è un elenco coinvolgente, efficace, ricco di spunti profondi da cogliere.


A ogni "tipologia" di bambino è associato un animale, e di ogni "bimboanimale" vengono descritte le caratteristiche distintive. Ogni presentazione, infine, si conclude con un suggerimento, un approccio da adottare "per farlo felice".

E così c'è il bimbo pesce, che parla poco, come fosse chiuso nella sua boccia, o il bimbolepre, scattante e sempre di corsa.


Poetici e leggeri al tempo stesso, i testi abbozzano i tratti di questi bimbianimali facendoci entrare in punta di piedi nella loro mente, per vedere le cose dal loro punto di vista, per capire che alcuni comportamenti sono semplicemente manifestazioni delle loro esigenze.
Cosa aspetta? Cosa sente? Cosa prova ogni bimbo? Ma anche: cosa si sente dire dagli adulti?

"Sbrigati, scansati!" gli gridano i grandi.
Ma il bimbotartaruga ha piccoli piedi;
e i piccoli piedi studiano ogni cunetta del mondo.

E poi, per ogni bimbo, c'è quel finale, quel suggerimento: parole che non spiegano cosa fare per farsi ascoltare, per cambiarli, per ottenere qualcosa, no: si parla solo di "farli felici".
L'approccio passa quindi attraverso la comprensione, l'empatia, l'accoglienza delle differenze che si fanno ricchezza. Lo scopo non è indirizzare o inculcare, ma aiutarli a trovare la loro strada. Perché è quella, l'unica strada vincente.
Per far contento un bimbotartaruga...
non mettergli fretta. Potrebbe stupirti
e tagliare il traguardo prima di un bimbolepre.


Anche i comportamenti all'apparenza più fastidiosi trovano una loro collocazione, nell'espressione di un bisogno che forse, a volte, basta semplicemente capire.
Per far felice un bimbozanzara devi...
dargli un orecchio ogni tanto 
in cui fare zzz... zzz...



A queste parole, sempre perfettamente pesate, si accompagna la potenza espressiva delle illustrazioni di Giacomo Agnello Modica, che ci mostra bambini reali, dagli abiti vintage, ma dagli sguardi senza tempo, completamente catturati dai propri pensieri e dalle proprie sensazioni, ignari del resto del mondo (o almeno di quella parte che a loro non interessa) intenti ad esprimere totalmente il loro essere bambini.

Più che un catalogo, Il bimboleone e altri bambini è una chiave di lettura, un suggerimento per comprendere tratti di un carattere che non sono fissi né definiti: ogni bambino può riconoscersi in più animali nel corso della sua vita, o perfino nello stesso momento.

Il bimboleone e altri bambini è un perfetto regalo di fine anno per una maestra che ha saputo cogliere le differenze e accompagnare ogni bambino nel proprio percorso.
È un albo ricco e commovente che l'adulto può leggere da solo, ma è anche un'ottima base di partenza per progetti scolastici sull'identità e la consapevolezza di sé.

Qualche idea per un biglietto con cui accompagnarlo? Eccole.

1. il biglietto-zoo

Prendete una foto di classe e fissateci sopra, da un lato (in modo da lasciare che sia apribile), una gabbia di cartoncino nero.
Il messaggio potrà essere qualcosa di spiritoso come "Auguri dallo zoo della nomedellaclasse".


2. Il biglietto con le finestrelle.

Usate due cartoncini: su uno (la base) attaccherete le foto di ogni bambino, sull'altro disegnerete tanti animali, uno per bimbo, e li ritaglierete in modo che, sollevandoli a finestrella, rivelino la foto sottostane.
Il messaggio? Può rifarsi all'albo e sarà allora un "grazie per aver trovato la chiave per renderci felici"


3. La maestranimale

Con bimbi un po' più grandi, potete rovesciare il gioco: la maestra che animale è? E perché?
Filtrate le risposte, però: potrebbero essere involontariamente (o anche no) comiche.


Avete presente qualcuno di quei meme che mettono a confronto le aspettative su qualcosa con la realtà dei fatti?
Ecco, la vita di un genitore è almeno al 60% così: fatta di immagini idilliache puntualmente smentite dai fatti. E non ci sono soluzioni se non quella, universale e sempre valida, dell'autoironia.



Lo ha raccontato con la solita maestria un grande autore come Quentin Blake, nel suo Zagazoo, albo del 1998 portato in Italia da Camelozampa nel 2016  e vincitore di un meritatissimo Premio Andersen nel 2017.

Zagazoo racconta la storia di George e Bella, una coppia equilibrata ed affiatata, a cui un giorno arriva un bimbo: Zagazoo.
E quando dico "arriva" intendo proprio che viene recapitato loro per posta, con un pacco, come un oggetto che era stato ordinato.


E all'inizio Zagazoo è proprio questo: poco più di un giocattolo, un essere arrivato per farli felici. E come un bambolotto i due se lo lanciano allegramente.


Ben presto, iniziano però le sorprese. Una mattina i due si svegliano e il piccolo Zagazoo si è trasformato in un cucciolo di avvoltoio che lancia strilli tremendi.


E non appena i due si sono abituati agli strilli, Zagazoo diventa un elefante che travolge tutto ciò che incontra.


Seguono le trasformazioni in facocero, drago sputafuoco, pipistello lamentoso, mostro peloso.
E ci sono periodi in cui Zagazoo riesce ad essere tutte queste cose assieme.

Le reazioni dei due genitori oscillano tra smarrimento, sgomento, curiosità e disperazione.
Finché un giorno, Zagazoo si mostra come "un giovanotto dalle maniere impeccabili".
Ma la storia, naturalmente, non finisce qui, e l'albo riserva ancora ai lettori qualche ironica sorpresa.


Nella sua forza tragicomica e nella sua potente ironia, Zagazoo riesce a cogliere molti aspetti cruciali della genitorialità, dal ritrovarsi in casa un essere completamente fuori controllo all'affrontare i continui mutamenti che colgono ogni bambino (e che tipicamente avvengono appena hai trovato un modo per gestire il cambiamento precedente).

È un albo adatto soprattutto ad adulti (magari neogenitori) che abbiano bisogno di stemperare con l'ironia le piccole e grandi difficoltà che si trovano ad affrontare, ma potrebbe essere anche un modo per entrare in empatia con un bambino abbastanza maturo da coglierne il senso, raccontandogli un po' delle proprie fragilità di genitori.
Zagazoo ci aiuta a sorridere davanti a una grande e non sempre facile verità: i bimbi non sono nostri, non sono fatti a nostra immagine, non crescono come ci eravamo aspettati facessero. Ma è la vita, ed è meravigliosa anche per questa sua imprevedibilità.

Lo stesso concetto, da un diverso punto di vista, l'ho ritrovato da poco in Frullato, un albo di Silvia Speranza e Virginie Soumagnac uscito recentemente per Zoolibri. L'argomento è sempre quello: un nuovo arrivo in famiglia, ma il punto di vista è stavolta quello del fratello maggiore.


Il bambino mette a confronto gli animaletti domestici dei suoi amici con la sorellina che gli è arrivata, e che sembra essere un mix di tanti animali.


Graffia come un gatto, morde come un cane, urla come un merlo indiano e così via.


Per questo il protagonista la chiama Frullato, e la percepisce come un elemento estraneo, di disturbo, una bestiolina infestante che invade gli spazi e provoca disagi di vario genere.


Tutto questo finché "Frullato" si ammala, e per la prima volta il fratello la vede ferma e inerte sul divano. Un piccolo gesto d'affetto fra i due gli apre gli occhi: Frullato ora è Giorgia, sua sorella, e il finale lascia presagire (con una soluzione forse un po' troppo semplicistica) l'inizio di un nuovo rapporto di complicità tra i due.

Interessante l'utilizzo dei risguardi: quello iniziale pieno di animaletti, quello finale con i due protagonisti, fratello e sorella, che giocano assieme.

Pur non amando i libri che propongono storie di gelosia tra fratelli, e semplici quanto improvvise risoluzioni (non si "impara" ad amare un fratello perché lo si è letto su un libro!), trovo che Frullato abbia il pregio di andare un po' oltre gli schemi classici di rivalità per l'amore di mamma e papà, che in questo albo sono assolutamente marginali, per proporre un punto di vista curioso, che tocca corde autentiche.

Il nuovo arrivo in famiglia sconvolge per il suo essere diverso da come lo si attende, e spesso presenta tratti più animali che umani: è incontrollabile, comunica con urla e non con parole, esplora e si esprime con la totalità del corpo, privo ancora di educazione e di schemi sociali.

Così diversi per punto di vista, target, intento e dimensione ironica, Zagazoo e Frullato colgono nella nascita di un bimbo un fattore universale eppure così poco conosciuto da chi non l'ha vissuto: quello che entra in casa non è ancora parte della famiglia, ma un essere sconosciuto, spesso fuori controllo, con una sua vita e una sua personalità, che rompe gli equilibri e costringe tutti a ripensare i propri spazi e i propri tempi.

L'espressione "cucciolo d'uomo", insomma, ha un grande fondo di verità.


Da lontano, si sa, certe cose si vedono meglio. Si può perdere forse qualche dettaglio, ma si percepisce molto più chiaramente il quadro d'insieme, e forse il senso delle cose.



Ventimila leghe sopra i cieli di Andrea Valente (Lapis edizioni) è esattamente questo: un viaggio, o meglio una scampagnata, veloce e spensierata, senza troppi bagagli da portarsi appresso, fuori dalla Terra, per guardare da lontano questo nostro pianeta e i suoi abitanti.



Il libro è una raccolta di sedici tra scritti, racconti e filastrocche, che spaziano tra Terra, luna e pianeti vari, in bilico tra scienza e fantasia, sempre con un punto di vista insolito sulle cose.
Si parte da una versione del tutto apocrifa della cosmogonia, in cui Dio si approccia alla creazione passando attraverso vari tentativi, amalgamando ingredienti diversi come carne macinata o farina doppio zero, prima di scegliere i quattro elementi e formare infine la Terra.

E di questa Terra appena creata, vediamo nel libro vizi, virtù, incoerenze e piccole assurdità. Soprattutto, cogliamo la relatività di tutte le cose, perché in questo confronto continuo tra il nostro pianeta e lo spazio ogni cosa appare ridimensionata.

Il sindaco del paese di Giove si trova faccia a faccia col sindaco di Giove (il pianeta), mentre un avventuroso viaggiatore terrestre incontra un pubblico di curiosi extraterrestri che gli chiedono perché abbia proprio due gambe e cosa ci faccia il naso in mezzo al viso e non sotto l'ascella (infilandosi il naso sotto l'ascella, l'avventuroso viaggiatore trova la risposta a questa domanda).
E ancora, come in una barzelletta, un tedesco, un francese, un inglese, un italiano, un americano e un giapponese si trovano al bar, in compagnia di un extraterrestre, ognuno pronto a raccontare i pregi del proprio popolo, che ritiene superiore agli altri.



Tutto improvvisamente sembra meno scontato: il modo in cui siamo fatti, le nostre abitudini. Chi l'ha detto che le cose siano per forza giuste e normali così?
Andrea Valente non ce lo chiede esplicitamente, non moraleggia mai. Preferisce raccontare, e farci sorridere, con il suo stile ironico e la sua scrittura arguta, ricca di battute e giochi di parole.

Ventimila leghe sopra i cieli impasta sapientemente immaginazione e umorismo con nozioni di astronomia e di mitologia, infilandole un po' qua un po' là tra racconti e filastrocche, come nello spassoso alfabeto galattico, tra la A di astronave, la B di big bang e la Z di Zenit, o nella storia in cui gli dei dell'antica grecia si spartiscono i pianeti (Marte a Marte, Venere a Venere e così via).

I brani, tutti indipendenti l'uno dall'altro, sono brevi, di poche pagine l'uno, e introdotti da una sola illustrazione, allegra e colorata. Il testo lascia così spazio all'immaginazione di chi legge, guidata da descrizioni leggere e mai eccessive.

Guardando la Terra dal cielo, insomma, si impara qualcosa e si scopre, sorridendo, che non c'è un unico modo di vedere le cose.
Le costellazioni, ad esempio: cosa c'è di più arbitrario? Tanto che in uno dei racconti, il protagonista vede in Orione una caffettiera. Come dargli torto? Anche a me quell'insieme di stelle ricorda più una gigantesca moka che un cacciatore (o è la mia insaziabile voglia di caffè a parlare?).
Peccato che, ai tempi in cui la storia è ambientata, le caffettiere non fossero ancora state inventate, e dunque il protagonista non potesse essere preso sul serio dai suoi interlocutori.



Eppure questa è una cosa che ho sempre pensato, guardando le stelle: ma perché gli antichi si sono inventati proprio quelle costellazioni e non altre?
È uno dei tanti spunti di riflessione che lascia questo libro, tra una risata e l'altra.

l'inventacostellazioni.


Ho preso allora una carta celeste e l'ho ricalcata omettendo di segni di unione tra le stelle, che formano, appunto, le costellazioni.
Ne ho messe due copie in un foglio pdf pronto da stampare, se volete giocare con le stelle anche voi (non me ne vogliano gli astronomi, ma ho preso una carta celeste a caso, di cui non conosco le coordinate, e con ogni probabilità ho anche omesso qualche astro importante nel ricalcarla).

Basta una matita per giocare poi al classico "unisci i puntini", ma stavolta senza i numeri prestampati: sarà la nostra immaginazione a vedere le forme.

Io ho trovato: la costellazione della volpe.



Quella dell'elefante.



Quella del calciatore che esulta.



Che poi sta lì, dalle parti di Orione anche lui.
Sicuramente per riuscire a segnare si sarà fatto un buon caffè.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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