Nuvole in scatola
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A volte pensiamo ai bambini come un esempio di cosa significhi essere liberi, spontanei, senza peli sulla lingua.
Ma è davvero così? Lo è sempre? Anche con tutti i nostri "no", e la loro voglia di compiacerci (o di sfidarci), e il nostro esempio a tracciare la loro strada?
Forse a volte non guasta ricordare loro che dietro gli schemi rigidi in cui a volte li infiliamo bisogna trovare lo spazio per esprimere quello che sentono di essere.



È quello che riesce a fare il protagonista di Il signor Tigre si scatena, un nuovo e premiatissimo albo illustrato delle edizioni Il Castoro.
Stretto in una città grigia, dove tutti sono perfettamente educati e composti, il signor Tigre inizia a non sentirsi più soddisfatto della propria vita.



Le immagini ce lo mostrano elegante e impettito, mentre si scambia frasi di cortesia con altri compostissimi abitanti della città. La scena sarebbe triste, se non facesse così ridere: tutti questi animali grandi e grossi che osservano così rigidamente i dettami del galateo sembrano quasi una barzelletta.

Un giorno, però, il Signor Tigre prova a fare qualcosa di nuovo.



Il semplice gesto di mettersi a quattro zampe gli farà riprendere contatto con la sua natura, lo aiuterà a riscoprire il bello di saltare, di rincorrere, di ruggire forte.
E scatenerà una serie di eventi che faranno trovare un equilibrio nuovo a lui e a tutti i suoi vicini.

Il signor Tigre si scatena è un libro divertente e profondo al tempo stesso, raccontato in modo semplice e con un bel messaggio liberatorio, anche per i genitori.
Leggendolo al Piccolo T, confesso di aver pensato a tutti i miei "no" e di essermi ripromessa di rispettare un po' di più la sua natura "selvatica".

Ma questo signor Tigre, così dritto e stilizzato, non vi ricorda qualcosa?
Io, appena l'ho visto, ho aperto la scatola del "questo non lo butto" e ho tirato fuori un tubo di cartone, quel che restava di un rotolo di carta assorbente. E anche un cartoncino e della carta arancione.
Dal cartoncino ho ritagliato quattro zampe, due più affusolate e due, le posteriori, con una coscia più abbondante.



Ho ritagliato la carta arancione e ci ho disegnato sopra le strisce e il muso del Signor Tigre, poi li ho incollati al cartoncino (se ci sapete fare con i pennelli, potete anche scegliere di colorare direttamente il tubo e le zampe).



Per il vestito, ho sovrapposto una striscia di carta bianca e una nera, piegando due angoli per simulare l'apertura della giacca.
Il vestito non l'ho incollato, ma avvolto attorno al tubo e fissato semplicemente con una graffetta nera, in modo da poterlo togliere per far "scatenare" il Signor Tigre.



Quattro fermacampioni per fissare le zampe, e il Signor Tigre è pronto.



Che ne dite: un po' gli assomiglia, vero?



"Ma manca la coda", mi ha fatto notare il Piccolo T (ah, la gratitudine dei figli!).
E va bene, allora la coda falla tu!



E adesso che abbiamo dotato il nostro Signor Tigre di una degna appendice caudale, ripercorriamo le tappe della scoperta della sua dimensione selvaggia: eccolo mettersi a quattro zampe.



E poi, ops! Via quell'insopportabile giacca!



E voi, lo scatenate ogni tanto il vostro lato più selvatico? Roarrr!


 
Non è proprio vero che l'Epifania tutte le feste porta via: il 7 gennaio inizia ufficialmente il periodo di carnevale.
E per chi ha qualche smania creativa, inizia anche il pensiero di "cosa mi invento quest'anno?".

L'anno scorso, per me, è stato un carnevale speciale: il Piccolo D era davvero piccolissimo (due mesi appena), ma ci tenevo che partecipasse alla nostra mascherata. Mi piaceva l'idea di un costume "di famiglia", con un tema comune, e in più, be', per motivi di tempo e denaro, volevo riciclare tutto il riciclabile, ovvero riutilizzare i nostri costumi da pirata dell'anno precedente.
Altro requisito da soddisfare: il mio piccolo "viaggiava" all'epoca sempre in fascia, addosso a me.
È così che, dopo qualche giro su Pinterest e un po' di progettazione, è nato il costume da tesoro del pirata.



Per realizzarlo, bisogna innanzitutto trovare una scatola delle dimensioni giuste.
Lasciate attaccate le alette superiori sui lati lunghi, e tagliate i lati corti in modo da creare una forma che ricordi un semicerchio (ma segmentato e non con i bordi tondeggianti).
È importante che le alette riescano, sovrapponendosi, ad aderire a tutto il semicerchio, in modo da poter chiudere il lato superiore.



A questo punto si pratica un taglio su tre lati, lasciando qualche centimetro di "corpo" della scatola attaccato alla parte superiore, quella del coperchio. Uno dei lati lunghi dovrà essere lasciato intatto per permettere al coperchio di restare attaccato al corpo dello scrigno (è più facile da fare che da spiegare: la foto dovrebbe aiutarvi a capire dove e come tagliare).



Chiudete quindi il coperchio, ripiegando le alette in modo che i bordi combacino con la forma a semicerchio segmentato che avete ritagliato.
Fissate con del nastro adesivo.


Ora, mettete in fascia il vostro bimbo e provate a "indossare" lo scrigno davanti a uno specchio: vi servirà a capire quanto è necessario ritagliare il fondo del cartone per far passare fascia e bimbo.
Naturalmente il bambino non dovrà essere contenuto completamente dallo scrigno: è sufficiente che testa e parte del busto sbuchino dalla parte superiore. Sistemate lo scrigno come vi sembra più comodo e bello. Al Piccolo D il fondo arrivava sotto il culetto, ma molto dipende dalle dimensioni vostre, del cartone e del bambino.


Poi passate alla decorazione. Potete dipingere di marrone lo scrigno oppure usare una pellicola adesiva effetto legno per renderlo ancora più realistico.
Incollate sui bordi del cartoncino leggero dipinto con dello spray dorato per creare le finiture e aggiungete qualche dettaglio, come la serratura, che ho creato sovrapponendo due cerchi di cartone dorati e dipingendone internamente uno di nero per dare l'effetto del buco.



Fissate con dello spago grosso (o meglio ancora una catenella) il coperchio al corpo dello scrigno, in modo che il coperchio resti aperto senza cadere del tutto all'indietro.



Ora passate all'interno: incollate ai bordi interni dello scrigno del raso giallo-oro e attaccateci qualche moneta finta. Potete prepararle verniciando con lo spray oro dei tappi di omogeneizzato, o i tappi di plastica del latte, o anche semplici cerchi di cartoncino. Potete aggiungere qualche vecchio pezzo di bigiotteria che non usate più.



Attaccate ai bordi due nastri che vi legherete addosso e rivestite di raso e "monete" anche un berrettino che metterete in testa al bimbo.
Fate alcuni tagli nel raso in modo da fare spazio al vostro piccolo tesoro: infilerete i lembi del raso nei lembi della fascia e nel collo della sua maglietta (se possibile non fate come me e prendetene una di un colore simile).



Ed eccoci qua: la piratessa e il suo forziere.



È o non è un tesoro di bimbo il mio Piccolo D? Almeno quando dorme.


 
Ricordo, da piccola, di essermi chiesta perché non avrei potuto usare per tutta la vita le scarpe con il velcro e gli orologi digitali, anziché imparare a fare i lacci e leggere le lancette. Crescere può essere un mestiere molto difficile, a volte.

Anche per il Piccolo T è giunto il momento di questo duro rito di iniziazione: allacciarsi le scarpe. L'unica soluzione? L'allenamento.
Da rendere un po' più piacevole, però, trasformandolo in gioco.



L'unica trasformazione, a onor del vero, è stata sostituire una scarpa vera con una di cartoncino, ma tanto basta per farlo sembrare qualcosa di diverso e più divertente, e non più un noioso dovere.
È bastato prendere un cartoncino e ritagliarlo a forma di scarpa.



E poi colorarlo nel modo più allegro possibile. Usando colori brillanti, ho disegnato i contorni di una scarpa da tennis, ho bucato il cartoncino per far passare il laccio e ho rinforzato i buchi tracciando il contorno con della colla glitterata.
Poi ho tagliato un nastro su misura per creare il laccio (meglio ancora se avete a disposizione dei vecchi lacci veri e propri).



Non resta che dare in mano la scarpa al Piccolo T e insegnargli a infilare i lacci e ad allacciare le scarpe. Al momento ha deciso per un uso improprio del mezzo: si diverte ad annodare il laccio ad altri giocattoli per creare delle improbabili navicelle spaziali, e sul laccio vero e proprio non si è ancora applicato.
Confido ancora nelle scarpe autoallaccianti di Ritorno a futuro.


Chi ha paura dei draghi? Non certo gli adulti: loro sanno che non esistono. E tantomeno i bambini: loro i draghi li vogliono cavalcare.
I bimbi e gli adulti delle favole, però, i draghi li temono eccome.



Anche Il drago Aidar sembra un tipo spaventoso, quando muovendosi provoca un disastro nel paese di Matilde. Ma Matilde è una bimba molto coraggiosa, e scende al centro della terra per affrontarlo.
Sarà lì che scoprirà che Aidar è stato in realtà infastidito da una trivellazione, e che è ben disposto a rimettere in ordine il guaio che ha combinato.



Cosa fa di Il drago Aidar un libro speciale? Un bel mix di ingredienti. Le illustrazioni, innanzitutto, sono ricche, colorate, piene di stile e personalità. La protagonista è una bimba, che con la sua trasparenza trova il coraggio di fare quello che nessuno osa: andare a parlare con il drago. C'è anche, per chi lo apprezza, il contenuto ecologico, molto semplificato ma adeguato all'età dei piccoli lettori.
Ma la parte più divertente di tutto il libro è certamente questa:



Quando Aidar si scuote, a causa del fastidio causato dalla trivellazione, il terremoto che provoca sulla Terra non fa crollare palazzi, no: mescola tra di loro le specie viventi, in un divertentissimo mix di animali ed umani.
E in una coloratissima immagine possiamo scoprire la farfapecora, il serpesce, il guforso e tanti altri.

È sicuramente questa la pagina che più di ogni altra attira i bambini, perché qui ogni animale è un gioco: si può indovinare il nome, combinando quelli dei due animali da cui è composto, si può inventare qualche nuova creatura, mescolando quelle esistenti.

E se il Drago Aidar passasse da casa nostra? Cosa accadrebbe ai membri della nostra famiglia? Ecco come sono nati:

Il mapà e altri animali.


Volete provarci anche voi? Prendete le foto della vostra famiglia. Con un qualsiasi programma di grafica (ma se non ne avete va bene anche word), cercate di ridimensionare i volti in modo che abbiano tutti più o meno la stessa grandezza e in modo da poter suddividere in fasce orizzontali fronte, occhi, naso, bocca e mento.


Ora, armate il vostro piccolo di forbici e fategli ritagliare le strisce, che potrà ricomporre a proprio piacimento creando volti nuovi.


Infine, divertitevi a dare un nome a queste nuove creature, partendo dai vostri nomi propri o dai vostri vincoli di parentela: che faccia avrebbe Mapà? E Papatello?
(È anche un ottimo esercizio per chi sta imparando a scomporre le parole in suoni, passaggio fondamentale per imparare a scrivere.)


Donerà al Piccolo T la barba del papà? E al Piccolo D staranno bene i capelli della mamma e il mento del fratello?
Uhm. Tutto sommato preferisco gli originali. Speriamo che il Drago Aidar sia disposto a rimetterli tutti a posto.


Lo ammetto: spesso perdo più tempo a fare un pacchetto che a scegliere un regalo.
Sarà che, quando regalo libri per bambini, vado a botta sicura con la mia lista di imperdibili, o sarà che nessuno dei miei pacchetti è uguale agli altri?

Se mi seguite da un po' ve lo ricorderete: mi piace creare pacchetti che sembrino personaggi, o che contengano già un gioco ancora prima di aprirli.

E più di ogni altra cosa, mi piace costruire pacchetti che danno già un indizio sul loro contenuto. soprattutto quando dentro ci sono dei libri, come nel caso dei pacchetti bestiali del gatto e del leone.

Ma riuscite a indovinare che libri contengono questi?




No, non ci sono premi in palio per chi indovina, quindi vi svelo subito la soluzione.



Di Il libro cane vi avevo già parlato qui.
È un libro interattivo, l'ideale per far scoprire e amare i libri anche a chi è più restio. Funziona come un'app, solo che ci devi mettere la fantasia, e quindi è ancora più magico.
Come in un'app, tocchi e succede qualcosa: lanci la palla, giri la pagina e il cane è scomparso per andare a prenderla, gli accarezzi il pelo e nella pagina successiva dorme.
È un po' la rivincita dell'immaginazione sulla tecnologia. 



E poi c'è Il libro criceto, un altro delizioso libro gioco di Minibombo, che stavolta ha per protagonista il piccolo roditore, da accarezzare e nutrire con i semi.
 
Della stessa serie, anche Il libro gatto, che avevo "impacchettato" la volta scorsa.

Preparare i pacchi è semplicissimo: basta della carta da pacchi bianca o marrone, del cartoncino colorato da cui ricavare zampette, orecchie, nasi, code e denti e un pennarello nero per i dettagli.
Potete anche usare gli occhietti mobili, per rendere il pacchetto ancora più vivo.

E se li piazzate sotto l'albero, perché non aggiungere un po' di magia, spostandoli ogni tanto o piazzando un osso rubato sotto la bocca del pacchetto-cane, o qualche semino sotto il pacchetto-criceto?
A Natale, tutto è possibile.

A proposito: buone Feste a tutti! Ci risentiamo nel 2017.


     
Credo che a qualsiasi mamma amante dei libri sia capitato: prendere un libro bellissimo ma assolutamente non adatto all'età del proprio figlio, solo per paura di dimenticarsene quando sarà il momento, o perché "metti che poi vada fuori catalogo e non si trovi più?".
È un po' come quando si compra un libro nuovo per se stessi pur sapendo di averne già dieci in coda di lettura.



Però, ecco, una mamma-nerd come me non poteva non avere in casa Il super libro degli scienziati in erba di Editoriale Scienza, un incredibile compendio a 360 gradi sulla scienza, vista dal suo lato più divertente e curioso.

Quindi, prima di tutto chiariamo: il libro è adatto ai bimbi a partire dai 7 anni.
Prima di questa età, rischia di avere nozioni troppo tecniche e concetti troppo complessi. Detto questo, posso assicurarvi che non vedrete l'ora che vostro figlio compia 7 anni per leggerglielo.
Se state immaginando noiose spiegazioni criptiche o lunghi approfondimenti, siete fuori strada. Il super libro degli scienziati in erba è una ricchissima panoramica (140 pagine!) a volo d'uccello sulle mille applicazioni della scienza: astronomia, biologia, chimica, anatomia, ecologia, energia, fisica, matematica e ottica.



Ogni pagina o doppia pagina tratta un tema diverso: non è necessario leggere in sequenza, si può tranquillamente sfogliare fermandosi su ciò che più attira l'attenzione.
Ogni argomento è presentato con lo spirito che dovrebbe animare ogni scienziato: la curiosità. La spiegazione delle leggi che governano il mondo passa attraverso la descrizione di fenomeni curiosi, o la proposta di un semplice esperimento da provare in casa.
Blocchetti di testo agili e veloci, box di approfondimento e simpatiche illustrazioni rendono ogni "lezione" divertente e accattivante.

In più, qua e là, si possono trovare pagine con excursus storici e descrizioni di grandi personalità della scienza come Archimede, Darwin e Leonardo.



Insomma: è un modo perfetto per insegnare ai vostri figli che la scienza si nasconde dietro ogni evento quotidiano, che osservare e farsi domande può essere molto divertente, che c'è sempre una spiegazione per ogni fenomeno, e se non c'è è perché ancora nessuno l'ha trovata.



E poi vabbe', non ho resistito, e affascinata da quelle pagine il Piccolo T alla fine l'ho coinvolto, anche se era presto. Senza entrare nel dettaglio degli elettroni e del loro movimento, gli ho fatto vedere la pagina sull'elettricità statica, e ci siamo divertiti (io più di lui: sarà che l'effetto non era così macroscopico ad occhio nudo) a "piegare" il rivolo d'acqua che usciva dal rubinetto, come proponeva il libro.



Poi sono passata a un'attività più semplice ed evidente: raccogliere pezzettini di carta con una penna di plastica. E lì ho pensato che l'esperimento poteva trasformarsi in un gioco da tavolo, peraltro perfetto per le emergenze perché si prepara in 5 minuti con pochissimi materiali:

Carica e acchiappa.


Materiale:
  • carta di due colori diversi
  • due penne di plastica
  • un maglione di lana su cui strofinarle
  • due ciotole o contenitori di qualsiasi tipo.



Preparazione: riducete i due fogli di carta a pezzettini piccoli, possibilmente in numero uguale e sparpagliateli sul tavolo. Fine della preparazione.



E ora, che abbia inizio la sfida: ogni giocatore sceglie un colore, strofina la propria penna sulla lana e dovrà cercare di catturare con la penna tutti i pezzetti di carta del proprio colore e metterli, senza mai toccarli, nella propria ciotola.


Quando sul tavolo non ci saranno più frammenti di carta, si conteranno i pezzetti di carta nelle ciotole (quelli di colore sbagliato valgono "meno uno") e vincerà chi ne avrà catturati di più.

Dai, provate a dirlo ancora, se ne avete il coraggio, che la scienza non è elettrizzante.



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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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