Nuvole in scatola
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La paura della pagina bianca non è una piaga che affligge solo gli scrittori (o i copywriter, se vogliamo andare sul personale).

È un concetto più ampio, che passa attraverso molti momenti della vita quotidiana. Per i bambini, a volte la pagina bianca è la noia, e la storia da scrivere è "solo" la fantasia con cui riempirla. Ma come accade per la pagina bianca degli scrittori, a volte basta una piccola spintarella per riempire quello spazio di meraviglie.

inventastorie

 

Ecco: quella spintarella potrebbe essere proprio L'inventastorie di Pippa Goodhart e Nick Sharratt (lui lo avevamo già incontrato in un romanzo e in un cartonato per i più piccoli), edito da Il Castoro.

Come si intuisce facilmente dal titolo, L'inventastorie non è un albo tradizionale, ma una vera e propria collezione di spunti per giocare, scrivere, immaginare (le storie servono a un sacco di cose, vero?).

"Se potessi andare dove vuoi, dove andresti?"

Così inizia l'albo, con l'immagine di un paesaggio che racchiude in sé moltissimi scenari diversi, tra i quali l'occhio può spaziare, cogliendone i dettagli.

inventastorie

Prosegue poi con altre semplici domande: chi vorresti come amici? Che casa sceglieresti? Con che mezzo viaggeresti?

Gli elementi tra i quali scegliere sono talvolta ambientati (ad esempio, tanti cibi diversi su una tavola imbandita), a volte disposti sulla pagina in riquadri (o in veri e propri quadri, come sulla doppia pagina che parla di amici e parenti), o ancora disposti a casaccio sullo spazio della doppia pagina, che risulta sempre brulicante di elementi.

L'inventastorie non è però un vero e proprio wimmelbuch, perché le pagine non contengono storie già pronte da scovare. Gli elementi presenti non interagiscono tra loro e i personaggi, quando ci sono, rompono sempre la quarta parete guardando in faccia il lettore, come se aspettassero di essere scelti per la storia che da lui dovrà nascere.

inventastorie

L'inventastorie è insomma un mondo di possibilità nel quale immergersi per prendere spunto e ispirazione, scovando tra gli elementi quello su cui indagare, o da cui può nascere qualcosa di curioso.

Se devo trovare una pecca a questo albo, è che manca tra gli spunti proposti il motore della storia, l'ostacolo da superare, la missione da compiere, l'azione da svolgere. Se volessimo paragonare un'intera storia a una sola frase, è come se L'inventastorie offrisse tutti i sostantivi e gli aggettivi, senza però fornire i verbi.

Ma in fondo, qualcosa bisognerà pur lasciarlo alla fantasia di chi legge, vero?

Un lettore, un vero lettore, si riconosce soprattutto da una cosa: fa di tutto per leggere.

Alcuni hanno bisogno di una situazione particolare, tranquilla, sempre uguale, e fanno di tutto per ricrearla ogni volta sia possibile, altri leggono ovunque, in qualsiasi circostanza e situazione.

È un rapporto d'amore, quello tra un lettore e il suo libro, un amore appassionato che vuole essere consumato in modo quasi ossessivo. E in fondo lo diceva anche Honoré de Balzac (ammesso che la frase fosse davvero sua e non una delle tante attribuzioni inventate dal web): "Una notte d'amore è un libro letto in meno".

E insomma, dopo tutto questo preambolo così orientato alla sensualità, ora dovrei presentarvi un libro per bambini? Proprio così: un vero e proprio Kamasutra della lettura (ecco, magari ai vostri figli non presentatelo con questo parallelismo!).

101 posizioni per leggere appassionatamente

101 posizioni per leggere appassionatamente di Timothée de Fombelle, con le strepitose illustrazioni di Benjamin Chaud, edito in Italia da Il Castoro, è esattamente quello che racconta il titolo: un catalogo di posizioni per leggere.

101 posizioni per leggere appassionatamente

Non si tratta naturalmente di un manuale prescrittivo, ma piuttosto di una collezione di vignette che esprimono la passione per la lettura in modo a volte poetico, a volte ironico, a volte in qualche modo narrativo, perché alcune immagini, se prese in sequenza, raccontano anche piccole storie: la lettrice stesa al sole, prima da un lato ("Il parasole", che usa il libro per farsi ombra) e poi dall'altro ("L'aragosta", quasi cotta), oppure il diffidente, che si nasconde col suo libro per fare il duro, ma è solo per non far vedere che si è commosso durante la lettura. 

101 posizioni per leggere appassionatamente

Lo stile illustrativo di Benjamin Chaud, elegante, personale e umoristico al tempo stesso, riesce perfettamente ad esprimere questa varietà, che poi è la varietà stessa del leggere che, come qualunque lettore sa, è un'azione che contiene tutti i mondi possibili e anche quelli impossibili.

101 posizioni per leggere appassionatamente è un libro da regalare a un bambino che ha appena scoperto la passione per la lettura, ma anche a un amico adulto che condivide questo amore con noi.

Nel leggerlo, il gioco sarà scovare i dettagli e le storie dentro ogni illustrazione, ma soprattutto riconoscersi (e riconoscere amici e familiari) nei diversi stili di lettura: ogni lettore che si rispetti ne incarna almeno quattro o cinque.

Già, a proposito, e io in chi mi sono riconosciuta? Tra pensatore, resistente, sonnambulo e un altro paio di "posizioni" che vi lascio scoprire da soli nel libro, ecco: una in particolare mi ha folgorato.

101 posizioni per leggere appassionatamente 

È lei: la resistente. Ottimisticamente incurante delle richieste di attenzione. Ancora illusa di riuscire ad arrivare almeno in fondo al paragrafo che sta leggendo.

Ci sono persone che mancano anche se non le abbiamo conosciute.

Assenze che pesano anche se di quella presenza non abbiamo mai goduto.

più grande di un sogno

Il peso di un lutto familiare che ricade anche su chi al momento del lutto non c'era è un tema ben presente nei romanzi, ma poco affrontato nella letteratura per l'infanzia. È con un sentimento di ammirato stupore, quindi, che mi sono immersa in Più grande di un sogno di Jef Aerts e Marit Törnqvist (illustratrice particolarmente portata per dare agli albi questo spirito poetico, l'avevamo conosciuta in Tutto dormirà), edito da Camelozampa con la traduzione di Olga Amagliani.

In Più grande di un sogno troviamo un bambino che sembra perduto in qualcosa più grande di lui. Lo vediamo piccolo piccolo seduto a un tavolo enorme. Il bambino sente una voce e sa che è sua sorella.

più grande di un sogno

Lui non l'ha mai conosciuta, è morta prima che lui nascesse, ma ha sempre avvertito la sua presenza in casa, a cominciare da quel ritratto sbiadito, appeso al muro accanto al suo.

più grande di un sogno

Questo senso di impotenza trasmesso così bene attraverso le immagini scompare improvvisamente quando la notte la sorella va a fargli visita: l'immenso letto singolo sul quale è steso ritrova le giuste proporzioni nella pagina seguente in cui la ragazza, chiara come un fantasma (ma non incorprorea), gli toglie il piumone per svegliarlo.

I due ritrovano in un attimo il rapporto che forse avrebbero avuto da fratello e sorella: la complicità, le avventure condivise, ma anche la curiosità del più piccolo che fa domande alla sorella maggiore. I due partono per un viaggio magico in bicicletta. Pedalando volano verso la luna, poi virano verso l'ospedale dove la bambina ha passato i suoi ultimi giorni (non sapremo nulla più di questo sulla sua morte), e verso il cimitero.

Fratello e sorella passano assieme un tempo magico e prezioso, di cui probabilmente lui sentiva la mancanza.
È stato un sogno? Forse. O forse, come dice il titolo, qualcosa di Più grande di un sogno. 

Ci sono legami che fanno parte di noi, anche se non siamo noi ad averli allacciati.

 L'idea alla base non è poi così nuova, e dire il vero è anche la stessa che sta sotto il nome di questo blog: dai una scatola a un bambino e lui la trasformerà con la sua immaginazione in ogni cosa possibile.

Un regalo favoloso

Quello che più rende interessante Un regalo favoloso, l'ultimo libro di Mario Ramos pubblicato da Babalibri, è secondo me la forma. A partire dalla copertina, opaca con il nastro lucido, a tutta pagina, che sembra essere essa stessa un pacco regalo.
E aprendo il libro, ecco il risguardo: un bel rigato in stile carta kraft che sarà un po' il leitmotiv dell'albo. 

Un regalo favoloso

In pratica, è come se il lettore stesso avesse scartato il pacco trovandoci dentro una scatola di cartone, che è proprio quello che succede a Thomas, il protagonista.

Tornato da scuola, Thomas trova un pacco enorme da parte del nonno. Lo scarta e dentro c'è solo una scatola vuota.
Deluso, si mette a giocare ad altro, ma si annoia presto, e a quel punto si riavvicina alla scatola, che (potere della noia e della fantasia), lo trasporta subito altrove.

Un regalo favoloso

Diventa un piccolo pianeta su cui camminare (citazione palese del Piccolo principe), un ghiacciaio dove incontrare terribili orsi, e ancora una navicella spaziale, un aereo, una barca, una mongolfiera.
Diventa tutto, e ogni doppia pagina racconta una storia diversa, in poche righe, perché il tempo della fantasia è veloce, incalzante, inarrestabile.

Un regalo favoloso
 
Più che le storie in sé, ancora una volta, è interessante la forma. Ogni pagina contiene un elemento che si distingue dagli altri perché dipinto con la stessa texture dei risguardi: è la scatola, che il lettore può andare a cercare e individuare, cercando di vedere il reale oltre l'immaginato.
 
Una scatola può essere tutto, se si è capaci di pensare a tutto.
E il regalo più bello, è la possibilità di farlo.

Che modo meravigliosamente vivace di raccontare il sonno!

Le matite di Monika Filipina danzano tra le pagine di questo albo creando trame, percorsi ed esplosioni di colore, che si fanno strada già dai risguardi.

buonanotte orso

Il tema di Buonanotte orso, pubblicato da Camelozampa con la traduzione di  Sara Saorin, è certamente il  letargo – per quanto si tratti di un letargo negato –, ma l'atmosfera è tutt'altro che notturna.

buonanotte orso

Troviamo l'orso già coricato nella sua tana, pronto ad abbandonarsi al sonno, con un occhio chiuso e l'altro spalancato e vigile: ha sentito qualcosa che non lo lascia dormire, un rumore che entra nella pagina come rumore visivo, fatto di tanti segni di matita di colori diversi che si sovrappongono come scarabocchi.

È allora che l'orso esce alla ricerca dell'origine di questo disturbo. Anche qui, troviamo colori autunnali ma non crepuscolari. In mezzo a un bosco verde e arancione, illuminato a giorno, i castori sono intenti a tagliare gli alberi (anche con la motosega!).

buonanotte orso

L'aspetto fumettistico dei personaggi invita al sorriso e lo sguardo spazia alla ricerca dei numerosi dettagli dell'illustrazione. Poi la scena si ripete: l'orso si corica, il rumore-colore invade la stanza, l'orso esce.

Stavolta all'origine del chiasso troviamo gli orsetti lavatori che fanno il bucato.

È operoso, questo bosco: con l'avanzare della storia troviamo uccellini, scoiattoli, topi, alci e molti altri animali ai quali l'orso chiede, per cortesia, un po' di silenzio.

Lo otterrà, ma il finale (in cui finalmente vediamo apparire il blu della notte) rovescerà in qualche modo la situazione.

Buonanotte orso Ã¨ un albo sul sonno, che però mantiene belli svegli: ha uno spirito allegro, giocoso, divertente. Ci porta nel bosco, a lavorare e a fare festa insieme ai personaggi.

E se ci metterà sonno, alla fine, sarà il sonno di chi ha vissuto una giornata piena e felice.

E così, arrivata a *#§#t'anni, scopro che in Francia esiste la professione di conteur, un po' come il raccontastorie d'altri tempi.

L'ho scoperto leggendo un libro strano, da cui – lo ammetto – mi aspettavo altro, probabilmente qualche riflessione sull'importanza delle storie, o una sorta di manuale per raccontarle.

lettere a un giovane narratore
 

Lettere a un giovane narratore. L'arte di raccontare storie di Bruno de La Salle, edito da Equilibri è invece un saggio difficile da inquadrare in un genere, e bisogna ammettere che il suo titolo è il modo più onesto per definirlo.

Attraverso le sue pagine, infatti, Bruno de La Salle, importante promotore della cultura orale e del mestiere del conteur in Francia, si rivolge a un giovane che desidera iniziare il suo stesso lavoro.

Lo fa con tono paterno e rassicurante, con delicatezza e poesia, rivolgendosi direttamente a un "tu" che legge, come se fosse davanti a lui, emozionato, un po'insicuro, ma pieno di buona volontà. 

In brevi capitoli, racconta le qualità che un "cantastorie" dovrebbe avere: la leggerezza, perché le storie dovrebbero risollevare l'animo, la modestia, perché dovrebbe essere il narratore a servire la storia, e non la storia a portare il narratore sul palco. Spiega come scegliere le storie e come portarle al pubblico, ma l'impressione generale, durante la lettura, è che l'intento non sia tanto quello di fornire istruzioni, quanto quello di trasmettere l'amore per le storie e per il loro significato nella vita umana.

Ed è un amore che si manifesta soprattutto come responsabilità: quella di portare le storie rispettandole e trasmettendo insieme ad esse tutto il loro valore.

In quasi ogni capitolo è presente un breve racconto, che dovrebbe fungere da esempio, ma sembra anche esprimere l'urgenza stessa di raccontare, come se chi nasce cantastorie non potesse fare a meno di narrare, in ogni momento della sua vita.
Come se le storie fossero l'unico vero modo di trasmettere conoscenza ed emozione.

Il "nostro" libro di Halloween non è esattamente uno di quelli da raccontare con una torcia sotto il viso per mettere paura a chi ascolta. No, perché se ci spezza il fiato, casomai, è solo per le risate.

Notte di botte - ossaspasso

Con Notte di botte continua la spassosa serie di Ossaspasso, di Allan Ahlberg e André Amstutz, che era già proseguita altri libri pubblicati da Camelozampa.

Torniamo a trovare i nostri amici scheletri nella loro cantina scura scura (l'anafora ritorna e ci porta quel senso di familiarità che attendevamo). Troppo scura: i due infatti si scontrano e devono andare dal Dottor Osso.

Notte di botte - ossaspasso

Come di consueto, l'avventura continua in un gioco di ripetizioni, variazioni e accumuli, in cui gli scheletri trovano sempre nuovi modi per farsi male, e ogni volta il dottor Osso applica loro un cerotto in più.

Notte di botte - ossaspasso

Ai meccanismi che hanno fatto la fortuna dei precedenti titoli si aggiunge qui la dimensione comica data dalle caduta e dallo scontro, in tutte le loro varianti, che trasformano questa avventura in una Notte di botte. 

Tutti colpi accidentali e non dettati dalla volontà umana (o scheletrica, insomma), tutti espedienti per portare un po' di leggerezza in un'atmosfera che spaventa solo chi non ha fantasia.

 Siamo animali stanziali, ma come molte cose che non fanno parte della nostra natura (volare, o anche semplicemente leggere), i viaggi hanno su di noi un fascino irresistibile.

Beh, su di me perlomeno sì.

viaggi

In questo albo edito da Lupoguido, Anna Benotto illustra e racconta il senso, o meglio, i tanti sensi del viaggio. Lo fa con un linguaggio evocativo, fatto di poche parole e immagini suggestive.

Protagonista di Viaggi è un orso bruno, non certo un animale migratore (anzi, lo associamo al letargo!), in cui proprio per questo riusciamo a identificarci. Lo vediamo quasi sempre in soggettiva o semisoggettiva, come se guardassimo il mondo attraverso i suoi occhi, e il mondo che vediamo è dipinto al tratto, un po' come la sua pelliccia, come se in ogni cosa che vede ci mettesse un po' di sé.

viaggi

Il testo, minimale, ci illustra i diversi modi di viaggiare, rappresentati visivamente dalle immagini dell'orso (e in un paio di casi, di altri animali vicino a lui): c'è chi pianifica e chi improvvisa, chi segue strade tracciate e chi esplora, chi parte solo e chi in compagnia.

Non c'è giudizio, solo accoglienza di tutti i sensi del viaggio, di tutto ciò che può rappresentare. Si potrebbe dire che Viaggi è a sua volta un viaggio attraverso le diverse sensazioni di ogni viaggiatore, compresa quella tensione tra il desiderio di partire e quello di tornare.

Nell'ultima pagina, un breve testo ci svela le location che abbiamo intravisto nelle tavole disegnate, i luoghi che l'orso ha toccato durante il suo viaggio, dall'Himalaya alla foce del Po.

viaggi

C'è, in questa semplicità apparente, una profondità e un sottinteso lirico che solo chi viaggia (e ama farlo) coglie.

Per questo, nonostante l'apparente semplicità del testo, mi viene da pensare a Viaggi come a un albo da regalare a un adulto (magari il proprio compagno di viaggi preferito), o perlomeno a un bambino già ben consapevole del vero senso della parola viaggiare.

Che il sole sia una stella è una delle tante verità inconcepibili che si trova ad affrontare un bambino.

È inconcepibile perché i suoi sensi raccontano qualcosa di diverso: il sole è grande e caldo, e sta nel cielo di giorno, le stelle sono piccole e poco luminose, sembrano esistere solo di notte.

grande storia delle stelle

Dopo averci parlato di una Terra da proteggere e dei problemi (e delle risorse) della plastica, Neal Layton alza la testa e, con il suo stile leggero e vicino al fumetto, ci racconta la Grande storia delle stelle, sempre con Editoriale Scienza.  

Il titolo è leggermente improprio: più che la storia delle stelle, l'albo affronta la storia della loro scoperta, dai miti e le costellazioni, fino a raccontarci ciò che sappiamo ora, passando dall'invenzione del telescopio e alle scoperte che hanno sfatato alcune credenze.

grande storia delle stelle

Ma infine, Layton arriva anche a raccontare come nasce una stella, e come muore, e come la "nostra" stella sia fondamentale per la vita sulla Terra.

Quella che compie Grande storia delle stelle non è un'analisi approfondita di tutto ciò che sappiamo, ma più un volo rapido e leggero sulle nozioni principali: un testo destinato ai primissimi lettori, che non si sono mai interrogati su questi temi, o lo fanno per la prima volta. Un albo pensato non per chi esce "a riveder le stelle", ma per chi le guarda in un certo modo per la prima volta.

Le sue pagine colorate e allegre non esauriscono la curiosità ma la accendono, dando alcune risposte (cos'è una galassia? quanto è lontano il sole? come è nata l'astronomia?) e lasciando ampi spazi per nuove domande.

Che è un po' quello che ci succede ogni volta che guardiamo il cielo.


"Chi nasce tondo può morire quadrato", dice un vecchio detto.

Ma essere tondi può significare molte cose diverse, sembra aggiungere questo albo.

Pango e Dillo

Pango e Dillo, di Francesca Ortona e Lorenzo Sangiò per Il Castoro, racconta due mondi molto simili e molto diversi: quello di un pangolino e di un armadillo alle prese con il primo giorno di scuola.

Fin dalle prime pagine è chiaro il parallelismo tra i due personaggi, entrambi bambini che vengono svegliati dalla mamma per andare a scuola.
Come in un gioco di specchi di immediata comprensione anche per i bambini in età prescolare (a cui sembra rivolgersi questo albo), vediamo ripetersi la grafica delle pagine, la scansione degli eventi, e con qualche opportuna variazione anche le formule testuali.

Pango e Dillo

Ma è da subito evidente anche un'altra cosa: i due protagonisti hanno personalità molto differenti l'uno dall'altro. Dillo è entusiasta, espansivo, esplosivo, mentre Pango è timoroso, timido e insicuro.

La mamma dell'armadillo, vedendolo impaziente di andare, gli chiede:

"Dillo, un po' di pazienza per favore!"

mentre nel caso del Pangolino, che ha bisogno di qualche minuto in più sotto le coperte, è lui a chiedere:

"Mammalina, un po' di pazienza per favore!"

Le specie dei due personaggi non sono scelte a caso: entrambe si caratterizzano per la capacità di "chiudersi a palla". Ma mentre la palla di Dillo salta e rimbalza per arrivare a scuola per prima, quella di Pango è fatta per essere raccolta dalla mamma e portata tra le braccia fino alla maestra.

Dillo naturalmente chiede a tutti di giocare, mentre Pango resta in disparte. Quando Dillo arriva da lui, resta chiuso a palla. Ma Dillo smette di insistere, capisce la sua difficoltà, si mette accanto a lui, appallottolato, finché non è Pango ad aprirsi.
Solo allora scopriranno (in modo molto divertente, anche per il lettore) tutte le potenzialità di questo "stare a palla" che li unisce, e supereranno le loro differenze.

Pango e Dillo

Accanto alla storia, tenera, allegra e rassicurante, soprattutto per un bambino particolarmente timido che si riconosce facilmente nei panni di Pango, Pango e Dillo lascia al lettore un messaggio che mi ha ricordato molto quello di un altro titolo della stessa casa editrice, Ascolta: l'idea di lasciare a ognuno il tempo di cui ha bisogno, di restare in ascolto, di accogliere anche chi a volte non riesce a esprimersi, aspettando semplicemente il suo momento.

Ci sono bambini che sembrano capaci solo di chiudersi a palla, ma poi, a palla, si possono anche aprire.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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