Nuvole in scatola
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E guarda l'aeroplanino, e assaggia almeno un boccone, e stai seduto almeno finché non finisci il piatto: inutile negarlo, il momento del pasto con i bambini non è sempre piacevole e idilliaco come vorremmo.

Se portare giochi, libri e tv davanti al piatto è decisamente sconsigliato, forse per rendere più leggero l'approccio con il pasto possiamo fare il contrario: portare il cibo dentro una lettura. 

bimbi libri e cibo


Oggi vi presento una piccola rassegna di libri per bambini sul cibo e l'alimentazione. No, nessuno di questi convincerà vostro figlio ad assaggiare quella verdura che proprio non vuole nemmeno vedere, o a finire tutto il piatto di minestra. Tuttalpiù possono aiutarvi a trasformare un tema foriero di conflitti in un argomento divertente. Ma non è poco, vero?

Forza, allora, cominciamo.

Dai due anni.

Chi l'ha mangiato?

Un primo "libro divulgativo" cartonato ad alette, che racconta come si nutrono gli animali coinvolgendo il bambino con piccoli quiz e presentando alimenti tipici anche dell'alimentazione umana (l'insalata, una mela, un uovo). Ne avevo parlato in dettaglio qui.

Dai 3 anni.

Prosciutto e uova verdi

Una rassegna su libri e cibo non può omettere il celebre e divertentissimo albo del Dr. Seuss che vi avevo presentato qui (insieme a una ricetta per preparare uova verdissime), un divertente e surreale racconto in rima in cui scopriamo che non si può dire "non mi piace" senza prima aver assaggiato.


A taaavola!

Esilarante cartonato creato dalla famosa coppia Escoffier e Maudet, A taaavola! mette in campo le peggiori minacce di un genitore al figlio che non vuole mangiare: "Se non la mangi, sarà il lupo a mangiare te!". Peccato che poi il lupo si materializzi, ma anche lui, a sua volta, non ha nessuna voglia di mangiare il bambino. Un divertente gioco con un finale basato sulla psicologia inversa, che vi ho raccontato qui.

 

Piccolo Asinello verde 


Anche il Piccolo Asinello si rifiuta di assaggiare qualcosa di nuovo: lui vuole solo e soltanto erba. E ne mangia così tanta da diventare completamente verde, dalle orecchie alle zampe.

E cosa succederà quando invece scoprirà le carote? Qui la mia recensione.

Dai 5 anni.

La cucina degli scarabocchi

la cucina degli scarabocchi

Un approccio originale e divertente al tema del cibo può essere quello di coinvolgere il bambino nella creazione di una ricetta, anche se è di carta. Qui, quel geniaccio di Tullet invita i bambini a costruire piatti fatti di segni e scarabocchi, con ricette da seguire alla perfezione (eccellente anche come esercizio di pregrafismo). Ne ho parlato qui.

Dai 7 anni.

Apprendisti chef


In età scolare, il bambino può essere coinvolto in modo diverso, più scientifico. Non gli si dice più che deve mangiare verdura "perché fa bene", ma gli si spiega anche perché, e quali sono le componenti del cibo e a cosa servono. Questo libro affronta i temi della nutrizione ma anche nozioni sul lavoro di chef, sull'organizzazione in cucina e i diversi strumenti, per iniziare a guardare il proprio piatto con più consapevolezza. Ne ho parlato qui.

 

Il libro del cibo sano e appetitoso dell'orco 

 Nell'ultima proposta, sovvertiamo le regole: e se fossero i bambini a essere mangiati?

Questo libro ci delizia con una serie di ricette di bambini pestiferi pensate per deliziare gli orchi più gourmet. Paura? No, semmai fa venire fame! Qui la mia recensione.

E buon appetito!



         
Pro o contro, bianco o nero, sì o no: in un mondo sempre più polarizzato, non sentite anche voi l'esigenza di stare un po' semplicemente in mezzo?

Flix

Con Flix, Tomi Ungerer ci porta in mezzo a due mondi contrapposti per antonomasia: quello dei cani e quello dei gatti.

Edito da Camelozampa con la bella traduzione di Sara Saorin, Flix racconta la storia del cane da cui prende il nome, a partire dalla sua nascita e dai suoi genitori, il signor e la signora Krall. Con il garbo d'altri tempi e la velata ironia che lo contraddistinguono, Ungerer ci porta in ospedale, dove gatti ansiosi fumano sotto il cartello "vietato fumare" e altri due gatti, il papà e la mamma di Flix, scoprono che il loro neonato è un cane!

 Flix

Non immaginatevi torbide storie di tradimenti: si tratta pur sempre di un libro per bambini, e nonostante lo stupore, l'evento viene attribuito alla relazione che tanti anni prima la nonna del signor Krall aveva avuto con un carlino. La genetica – una strana genetica che segue le leggi dell'improbabile – ha fatto il resto.

Flix viene cresciuto come un gatto, ma conserva abilità da cane. In un mondo non sempre pronto ad accettare le diversità, però, Flix è spesso emarginato dagli altri bambini.

Flix

Andrà meglio quando frequenterà una scuola per cani, e poi, come spesso accade ai protagonisti di Ungerer, diventerà praticamente un eroe, nuotando (i cani lo sanno fare, i gatti no) e salvando un gatto in pericolo.

Flix

Sarà proprio in uno dei suoi atti eroici a conoscere l'amore della sua vita, e l'albo si chiude così: con il matrimonio di Flix e un finale inatteso che strappa un sorriso.

Flix

Flix porta la grazia narrativa di Ungerer e i suoi dettagli ironici su temi di assoluta attualità, come l'accoglienza della diversità e il superamento delle polarizzazioni: si può parlare in canino e in gattese e comprendersi ugualmente.



Qual è la prima cosa che diciamo a un amico o un'amica in attesa del primo figlio?

Spesso il primo pensiero va alle notti insonni, alla nostalgia delle serate al cinema, alla mancanza di privacy in bagno, alla difficoltà di trovare il tempo per farsi anche solo una doccia.

È un peccato che non si racconti invece di come i figli ci diano nuovi occhi per vedere noi stessi e le cose attorno a noi, ci portino nuove domande (e anche alcune risposte), ci spingano a essere migliori per diventare esempio e per costruire loro un pezzetto di mondo migliore di quello che abbiamo trovato.

Ogni volta

Lo fa Silvia Vecchini in Ogni volta, una poesia resa albo con le illustrazioni di Daniela Tieni, per edizioni Lapis.

Ogni volta che ti guardo
sei tu che mi apri gli occhi.

Ogni volta

In questo incipit è racchiuso il senso di tutto il libro: quel nuovo sguardo di genitore, filtrato dagli occhi nuovi di un bimbo.

Ogni volta

L'albo procede con la potente anafora raccontata dal titolo, Ogni volta. Racconta come gesti quotidiani (giocare, fare il bagno, abbracciare, uscire di casa) cambino senso, con un figlio, perché trasfigurano l'intera essenza del genitore, come piccole epifanie quotidiane.

Ogni volta

Le immagini, dolci e intense, procedono sempre nella stessa direzione: partono da un mondo reale, quotidiano, quello descritto dalla routine tra genitore e figlio, e poi nella pagina successiva ci trasportano fuori, verso un mondo altro, dove le regole sono sovvertite e ogni elemento assume connotazioni oniriche, di favola e sogno.

Ogni volta

Ogni volta è il messaggio più importante da dare a un neogenitore: una nascita è solo l'inizio di un'avventura straordinaria, che ti porterà in posti di te che non pensavi di conoscere.


Si è sempre stranieri, per qualcuno.

Anche nel proprio paese ci sarà sempre qualcuno a cui sembriamo estranei.

Bilù

Bilù di Alexis Deacon, edito da Il Castoro, racconta questa sensazione, così forte, così dura, con cui i bambini si scontrano molto più degli adulti: lo fanno ogni volta che si ritrovano in una nuova scuola, in un nuovo gruppo, in un nuovo ambiente.

L'incipit è potente, sia dal punto di vista visivo, sia da quello linguistico.

Un'astronave incastonata nel terreno ci racconta di un incidente, e nella luce fredda dell'alba, la piccola Bilù solleva la testa, spaesata. È gialla, con tre occhi e lunghe orecchie: pochi elementi visivi ci dicono già moltissimo sulla sua identità e sulla sua storia, e le parole, sintetiche, semplici ma pesanti come macigni, completano il quadro:

Bilù non doveva trovarsi lì.
Si era persa.

Bilù

La piccola extraterrestre inizia così a vagare, a trovare un posto. Si esprime in una lingua che non è la nostra. È una bambina, Bilù, e come tutti i bambini cerca la sua mamma, cerca dei suoni che le sembrano ricondurla a lei.

Bilù

Ma è sola, e i suoi tentativi di trovare compagnia non vanno a buon fine, quasi sempre a causa degli umani adulti, che non accettano la sua diversità.

Bilù

 

Gli unici ad accoglierla sono gli esseri che più le assomigliano: cuccioli e bambini, i soli ad andare oltre le apparenze, forse a non vedere nemmeno la sua diversità, i suoi tre occhi, il suo colore giallo. In fondo lei è esattamente come loro: ama giocare, e quando ha paura vuole la sua mamma.

E sarà la loro compagnia che Bilù porterà nei suoi ricordi quando finalmente troverà la strada di casa.

Bilù è un albo breve, semplice ma denso di emozioni. La piccola protagonisa conquista il lettore con il suo aspetto curioso e fragile, e gli chiede di accogliere sempre anche chi sembra diverso, perché il nostro cuore batte allo stesso modo.


Chi ha paura della pioggia? Di certo non i bambini, che più dei grandi sono vicini agli elementi naturali e li vivono senza le nostre riserve.

Alice e il bello della pioggia

 Lo racconta questo albo, Alice e il bello della pioggia, di Cinta Villalobos (Pulce edizioni), che più che una storia è una lettera d'amore verso questo fenomeno atmosferico così comune da cui spesso cerchiamo riparo senza goderne le sensazioni.

A partire dalla copertina, in cui le gocce lucide spiccano sul fondo opaco, l'albo ci trasmette la poesia della pioggia, mostrandone le varietà e le sensazioni che procura, attraverso gli occhi di Alice.

Alice e il bello della pioggia

Alice è una bambina che passeggia con un tenero orso, Bubo. Lei ama la pioggia, lui no (e infatti porta sempre l'ombrello).

Alice e il bello della pioggia

Alice ci racconta tutti i diversi tipi di pioggia che conosce, descrive i colori che regala al cielo e poi ci mostra, in un'immagine intensa che ci sembra di sentire fisicamente, il piacere di sentirne l'odore nell'aria.

Alice e il bello della pioggia

Ci fa vedere anche gli altri passanti, che cercano riparo e non la amano, e a vederli sembra davvero che si stiano perdendo qualcosa.

Alice e il bello della pioggia non ha una vera e propria struttura narrativa, ma cattura con le immagini e le sensazioni, invitandoci, la prossima volta, a chiudere l'ombrello, e sentire.

A proposito, avete mai pensato che anche la carta non ama la pioggia e forse si vuole riparare? Provate anche voi a dipingere una

Pioggia di tempera.

Prendete un foglio bianco e ritagliate da un cartoncino un semicerchio (con due alette per incollarlo) e un manico di ombrello.

Alice e il bello della pioggia

Piegate leggermente il semicerchio e incollatelo al centro del foglio dandogli la forma di un ombrello.

Alice e il bello della pioggia

Ora diluite della tempera blu con l'acqua, inclinate il foglio quasi in verticale (io l'ho fissato su un vassoio che poi ho tenuto sollevato su un leggio) e con un contagocce fate cadere dall'alto la vostra pioggia di tempera blu.

Alice e il bello della pioggia

L'ombrello, se ben incollato, riparerà parte del foglio.

Alice e il bello della pioggia

A fine opera, potete incollare nella parte alta delle nuvole di cotone.

Alice e il bello della pioggia


 Infine, potete disegnare un personaggio sotto l'ombrello (o attaccarci una foto, anche vostra).

La pioggia è bella, anche da disegnare.


Quanti modi ci sono per approcciarsi all'arte? Cosa vediamo quando guardiamo un quadro?
Possiamo spiegare la tecnica con cui è stato realizzato, la corrente artistica in cui l'opera si inserisce, cosa volesse esprimere l'autore o cosa suscita in noi. Possiamo anche parlare – perché no? – del suo valore sul mercato.

Perché ai dipinti non servono titoli

Perché ai dipinti non servono titoli, un originale albo dei cechi OndÅ™ej Horák e Jiri Franta, edito da Franco Cosimo Panini, racconta l'arte attraverso tutte queste differenti sfaccettature, anzi: è esso stesso un'opera multiforme, che sfugge alle classificazioni.

È un albo divulgativo, perché contiene molti approfondimenti sull'arte moderna, le sue correnti, i suoi autori più celebri e anche sul valore delle opere artistiche.
Ma è anche un'opera di fiction, perché racconta storie di diversi protagonisti che si intrecciano tra loro. Non solo: queste stesse storie sono raccontate integrando tecniche diverse: brani di testo e fumetti.

Perché ai dipinti non servono titoli

Perché ai dipinti non servono titoli racconta la storia di un nonno e una nonna che accompagnano a una mostra due nipoti, molto diversi tra loro (uno dei due è decisamente più interessato al calcio che all'arte), e che pazientemente raccontano l'importanza dello sguardo di un artista sugli oggetti e le scene che riproduce, il significato di alcune svolte tecniche e stilistiche delle diverse correnti, ma anche il concetto di opera originale e del suo valore.

Perché ai dipinti non servono titoli

Affascinante è la doppia pagina, muta ma brulicante di contenuti e dettagli, che accoglie il lettore all'interno della mostra.
Oltre ai quadri e alle opere oggetto di analisi, sono molte quelle citate semplicemente dalle illustrazioni (le ritroveremo alla fine, in coda al libro).

Perché ai dipinti non servono titoli

Parallelamente, i fumetti ci introducono alla storia di un furto, dall'accordo tra i malviventi fino al colpo, proprio nella galleria visitata dai protagonisti iniziali.

Perché ai dipinti non servono titoli

Mentre scoprono l'utilizzo del colore nell'impressionismo, le pennellate di Van Gogh, gli schizzi di Pollock, i ragazzi si interrogano anche sul concetto di bello, sul significato di un'opera originale rispetto alla sua copia.

E così, in appendice, accanto alla descrizione delle opere citate e a una timeline che comprende opere artistiche in senso lato (si parla anche di musica pop), troviamo anche uno specchietto con i più famosi furti d'arte della storia.

Perché ai dipinti non servono titoli

Ah, un'ultima nota: ai dipinti i titoli servono eccome, e non vi preoccupate: a dispetto del titolo, anche il libro lo spiega.


Ma che cos'è esattamente un pirata?

I bambini li imitano e ne sono affascinati, ma al di là della bandiera nera e della benda sull'occhio, li conoscono?

Sgrunt

"Pirata", per un bambino, a volte è semplicemente una persona un po' solitaria e misteriosa, forse con un passato avventuroso alle spalle. È così per Sgrunt!, agile libro per primi lettori (con font ad alta leggibilità) di Daniele Movarelli e Alice Coppini, per Sinnos.

Sgrunt

Il signor Sgrunt, chiamato così perché sempre scontroso, vive ai margini del paese, e solo Giustino, il protagonista del libro, lo può avvicinare.

sgrunt

Giustino racconta in prima persona, farcendo la narrazione di rapporti e frazioni, la sua passione. Testo e immagini giocano assieme, tra fumetti, brani narrativi e didascalie, che alleggeriscono la lettura.

È un ragazzo solitario, Giustino, spesso preso di mira dai tre bulli della scuola. E Sgrunt, invece, chi è? Nel paese circolano moltissime voci su di lui, e anche Giustino si è creato le sue supposizioni.


Sgrunt

Il libro ondeggia tra episodi reali e altri evidentemente conditi dalla fantasia di Giustino, che immagina scontri a fuoco tra Sgrunt e il suo nemico cow boy in un negozio del paese.

Tra un episodio e l'altro, Sgrunt investe Giustino del titolo di pirata, dandogli il nome di Cuordipatata e regalandogli un baule che sulle prime sembra vuoto, ma poi si rivela contenere una spada. Una spada immaginaria, naturalmente, ma tanto basta a Giustino per radunare il proprio coraggio e riuscire a far fronte ai bulli.


Sgrunt


Tra una lotta e un inseguimento, Sgrunt! racconta in realtà l'incontro tra due generazioni e due solitudini, un percorso di crescita sia per il ragazzo, sia per il vecchio pirata.

"Pirati e cow boy: sempre la stessa storia", spiega l'insolito amico di Giustino: quando si scava dietro una solitudine, si trova sempre l'animo buono di una persona.


Cosa significa possedere? Cosa significa dire "è mio"?
No, non ho intenzione di introdurre i bambini alla filosofia marxista, ma a volte basta una favola a far nascere interrogativi importanti.

Il fato di Fausto
 

Il fato di Fausto, "una favola dipinta" di Oliver Jeffers (così la definisce lui stesso in copertina), recentemente pubblicato da Zoolibri, accompagna con semplicità e con uno stile narrativo antico e moderno al tempo stesso verso questo tema, attraverso la storia dell'avido Fausto, "convinto di possedere ogni cosa".

Il fato di Fausto 

Fausto inizia a girare il mondo e a far valere il suo possesso. Trova un fiore, una pecora, un albero, si pone davanti a loro e semplicemente dice "Tu sei mio", aspettandosi un sì.

E quando questo sì non arriva, Fausto alza il pugno e batte il piede e si infuria e fa vedere a tutti chi comanda. Alla fine, le cose cedono e diventano sue. Ma cosa cambia, per loro? La pecora resta pecora, marchiata solamente da una "F" di Fausto sul suo manto, la montagna resta al suo posto. Solo il fiore, colto da Fausto e infilato nel taschino, sembra avere avuto qualche conseguenza da questo passaggio di proprietà.


Il fato di Fausto
 

Il fato di Fausto è una vera e propria favola, con la sua morale e la tragica punizione che spetta infine al personaggio che non ha mostrato riguardo verso gli altri. Eppure la sua forma narrativa è diversa e originale, non soltanto per le splendide illustrazioni di Oliver Jeffers, i toni caldi contrastati qua e là da tocchi fluo, l'ironia e i dettagli che l'autore sa infilare in ogni tavola. È l'impaginazione stessa a lasciare straniati, con poche parole stampate a grandi caratteri che a tratti sembrano rovinati dal tempo e lasciano ampi spazi bianchi sotto di sé, quasi fossero degli inviti alla riflessione, ad accogliere questa narrazione con i tempi giusti per poterne assimilare il senso.

Il fato di Fausto

Ha qualcosa dei personaggi del Piccolo Principe, Fausto: così adulto, così stereotipato, così concentrato sulla propria ossessione da diventare non persona ma personificazione di un vizio umano.

Il fato di Fausto

Il suo estremo desiderio di possesso lo conduce all'autodistruzione, vinto da un mare che prova a farlo riflettere sul senso del possesso, ma a cui lui sa opporre solamente l'unico linguaggio che conosce, quello della prepotenza.
 
PS: Il fato di Fausto si ispira a un breve scritto di Kurt Vonnegut, riportato in coda al libro, un arguto episodio narrato in ricordo di uno scrittore scomparso, che ci ricorda l'importanza della consapevolezza di possedere abbastanza. In fondo, una delle chiavi della felicità.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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