Nuvole in scatola
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"Ancora un libro e poi a nanna".
Sì, ma quale libro?
A casa nostra non esistono veri e propri libri della buonanotte, si legge un po' quel che capita, e poco importa se sia rilassante o avventuroso o che faccia ridere a crepapelle (già: poi mi chiedo perché non vogliono mai dormire). Ma se pensate che sul tema "nanna" ci siano soltanto libri soporiferi, be', vi sbagliate di grosso.
Oggi vi presento

dieci modi per dire buonanotte con un libro.

Una rassegna per tutte le età, tutti i gusti e tutte le nanne. Qual è quella più giusta per voi?



1. BUONANOTTE CON UNA NINNA NANNA.
Ninna nanna ninna mamma di Antonella Abbatiello è una filastrocca giocosa che parla di nanna e di mondi incantati, quasi per aprire una porta ai sogni.
Adatta anche ai bimbi più piccoli, perché rime e ritmo valorizzano la voce della mamma e ne fanno una coccola perfetta fin dai primi mesi. Crescendo, il bimbo apprezzerà anche i disegni, semplici e dai colori vivi e accesi. Qui la mia recensione.
Da 0 a 3 anni.



2. BUONANOTTE CON LA VOCE DELLA MAMMA
Voce di mamma e oggetti quotidiani, ovvero: familiarità.
È questa la chiave di A tutti, buonanotte...., di Komako Sakai. Pagina dopo pagina, seguiamo una successione di oggetti e animali che vanno a nanna, ognuno a modo loro, con i loro suoni ritmici e un po' ipnotici. A tutti, diamo la buonanotte.
Un libro rilassante, come una carezza della sera fatta con la voce della mamma. Qui la mia recensione.
Dai primi mesi.



3. BUONANOTTE CON UN RITUALE
L'orsetto, il pigiama, il ciuccio, il carillon... un piccolo rituale che viene raccontato come fosse la preparazione per un lungo viaggio in Buon viaggio piccolino; perché per ogni bimbo lasciarsi andare al sonno è un po' come partire, andare lontano. Beatrice Alemagna lo illustra con semplicità e delicatezza, con un ritmo lento e rassicurante e immagini quotidiane e riconoscibili anche per i più piccoli, da 1 anno. L'ho raccontato qui.



4. BUONANOTTE CON UNA ROUTINE
Quando si cresce, il "rituale" della buonanotte con cui i grandi accompagnano i piccoli diventa gradualmente una routine di cose che il bambino impara a fare con sempre maggiore autonomia: lavarsi, lavare i denti, mettere il pigiama.
Buonanotte signor Panda trasforma questa routine in un simpatico siparietto tra l'irresistibile panda di Steve Anthony e una serie di animali, tra cui l'immancabile lemure.
Una proposta per bambini dai 3 anni, che avevo recensito qui.



5. BUONANOTTE PRENDENDOSI UN PO' IN GIRO.
Una carrellata di dinosauri di diverse specie alle prese con dei genitori (umani) che vogliono metterli a nanna: in Cosa fanno i dinosauri quando è ora di dormire? i capricci di chi non vuole dormire diventano una caricatura, interpretati da bestioni decisamente sovradimensionati per le stanze di casa (e per le braccia di mamma e papà).
Un albo leggero e divertente, in rima, per ridere un po' di noi. Da 3 anni.
Ne avevo parlato qui.



6. BUONANOTTE... SE CI RIUSCIAMO 
Un orso stremato dal sonno e la sua vicina di casa, un'anatra, che proprio non riesce a dormire, e quindi lo tormenta proponendogli ogni genere di attività per farle compagnia: in Buonanotte! Jory John e Benji Davies costruiscono con colori, espressioni e linguaggio un contrasto esilarante tra questi due personaggi.
Ok, forse non è il libro ideale per mettere sonno, ma per riderci sopra è perfetto. Ne avevo parlato più approfonditamente qui.



7. BUONANOTTE SENZA PAURA
Il buio, i rumori, i mostri che si nascondono da qualche parte: sotto il letto, o dentro l'armadio, o forse solo nella nostra immaginazione. In Dora e il mostro dell'armadio Bryony Thomson racconta le paure che impediscono di lasciarsi andare al sonno, trasformandole con un po' di fantasia in qualcosa di amico.
Dai 4 anni. L'ho raccontato qui.




 
8. BUONANOTTE CON UNO SBADIGLIO 
Cosa succede quando qualcuno sbadiglia? Lo sbadiglio, si sa, è uno dei gesti più contagiosi che ci siano. Impossibile resistere, se qualcuno lo fa di fronte a noi.
E allora proviamo a seguire la carrellata di bocche aperte e fauci spalancate di questo originale albo, Sbadigli, in cui Marco Viale gioca con i personaggi e il loro irresistibile sonno.
Dai 4 anni. Trovate qui la mia recensione.


9. BUONANOTTE CONTAGIOSA
Si può anche raccontare la difficoltà a prendere sonno con un contrasto, leggendo la storia di Walter, Il bell'addormentato di  Pieter Gaudesaboos e Lorraine Francis. Walter si addormenta ovunque, ma proprio ovunque: in piscina, davanti ai cerali a colazione, perfino al luna park.
I suoi genitori le provano tutte per farlo stare sveglio, ma non c'è verso. Che la sua storia possa essere contagiosa e far addormentare anche qualche bambino? Dai 4 anni.
Ne ho parlato qui.





10. BUONANOTTE IN COMPAGNIA
Infine, se appartenete alla schiera di genitori dal materasso sempre un po' più affollato rispetto alle sue piazze dichiarate, c'è Buonanotte, gorilla! di Peggy Rathmann, la storia di un custode che saluta gli animali dello zoo dando a tutti la buonanotte, per poi trovarseli a sorpresa tutti quanti in camera.
Un classico americano fatto di pochissime parole e molti sguardi eloquenti, che vi ho raccontato qui.
Dai 3 anni.



Qual è la buonanotte che più vi assomiglia?
Qualunque sia, vi auguro che sia per tutta la notte. Almeno ogni tanto.

Copertina: Foto di LUM3N da Pixabay

                   
Una bambina che si sente un po' intrappolata nella propria realtà. Un gatto che invece vive libero come solo un gatto può fare, e fa di questa libertà la sua saggezza.


Il gatto Venerdì Ã¨ un romanzo strano, molto più adulto di quanto illustrazioni e brevità del testo vogliano darci a credere.
Più che una vera e propria storia, il libro racconta uno spaccato della vita di Christine, una bambina di terza elementare che ogni giorno fa tardi a scuola perché si intrattiene con un gatto parlante. Un gatto che puzza di quel pesce che il venerdì la costringevano a mangiare.


Che il gatto esista o meno, che parli davvero a Christine o meno, poco importa.
Il gatto è l'espressione dei suoi pensieri, delle sue inquietudini. Attraverso il dialogo con lui Christine riesce a mettere a fuoco il significato di essere liberi o avere dei padroni (o, addirittura, esserne vittime), di eternità, ma soprattutto riflette su solitudine ed emarginazione, incontrando personaggi che per un motivo o per l'altro vivono ai margini della società.

È sola, Christine, di quella solitudine di chi vive un momento di passaggio, di riconciliazione con se stessa. Il gatto non è sempre tenero con lei, a volte non manca di risponderle male: è la sua lotta interiore che si manifesta e che trova espressione in piccoli atti di ribellione ragionata, come quando modifica la frase che il direttore le ha fatto scrivere duecento volte per punizione, omettendo un "non" che ne cambia lo spirito.

In Il gatto Venerdì gli adulti non fanno sempre una gran figura.
Gli insegnanti riflettono un sistema nozionistico e poco empatico:

il loro compito è di trasformare quei disordinati dei bambini in scolari ordinati.

In quella che per Christine è una fase di passaggio, un gatto randagio che le fa le fusa la sa comprendere e aiutare molto meglio del suo maestro.


Il gatto Venerdì (premio Andersen 2007 nella categoria 6-9 anni) è uno dei successi di Jutta Richter, da poco riediti in una nuova veste grafica da Beisler editore. È un libro filosofico, o quantomeno intimo, in cui l'autrice racconta in qualche modo le sensazioni di quando era bambina, il suo percorso di crescita.

Le tavole di Rotraut Susanne Berner danno ancora più carattere al co-protagonista, rappresentandolo con il suo sguardo arguto in contesti a volte reali a volte simbolici.

Un libro per chi si ritrova a vivere i perché della vita, e ha bisogno di una voce per poterli esprimere.


Si fa presto a dire "Se non fai il bravo arriva l'orco e ti mangia".
Ma pure questi poveri orchi avranno diritto a un pasto decente, a un bambino cucinato come si deve!


Per fortuna c'è Il libro del cibo sano e appetitoso dell'orco che insegna loro come cucinarli al meglio per non mangiare sempre la solita minestra!
Edito nel 2007 da Le Rane di Interlinea, Il libro del cibo sano e appetitoso dell'orco, del russo Grigorij Oster è capitato tra le mie mani solo poco tempo fa, mentre sbirciavo tra gli scaffali della mia biblioteca, e mi ha immediatamente strappato una risata,  a cominciare dalla doppia introduzione: una per i genitori ("Che non vi venga in mente di leggerlo ai bambini prima di andare a letto!"), e una per i bambini ("Non accettate mai, per niente al mondo, di ascoltare la lettura di questo libro").

Il libro del cibo sano e appetitoso dell'orco è, insomma, un libro che implora di non essere letto, e già da questo dettaglio è evidente la cifra ironica della sua scrittura.
Non solo: nella sua introduzione per bambini, viene detto chiaramente che gli orchi non mangiano soltanto i bimbi maleducati, anzi: quelli educati gli piacciono ancora di più. E così fughiamo anche i sospetti di filosofie moraleggianti che potrebbero nascondersi tra le righe.

No: si tratta di un libro nato per il puro divertimento.


In una trentina di pagine, si susseguono una serie di ricette brevi e veloci su come cucinare varie categorie di bambini, dall'antipasto al dolce.
C'è lo "spezzatino di vandali", il "cocco di mamma sciroppato", l'"insalata di permalosi e permalose".


Le ricette prevedono, oltre ai bambini, degli alimenti comuni e a volte utilizzano come ingredienti le caratteristiche stesse dei bambini da cucinare: le "bambine in salamoia" si saleranno con le loro stesse lacrime, mentre nel "brodo di sbadatoni" sono essenziali, per insaporire, le cianfrusaglie dimenticate in tasca.

I paragrafi sono brevissimi e le illustrazioni di Cecco Mariniello divertenti e mai paurose: i bimbi cucinati hanno sempre un'espressione più stupita che terrorizzata.


Nessun moralismo, nessuna "lezione di educazione": in questo libro simpatizziamo per l'orco non perché punisce i bambini, ma perché è uno chef creativo.

È insomma una lettura tutta da ridere (magari immaginando qualche amichetto dispettoso come protagonista), semplice e stimolante anche come prima lettura autonoma, e perfetta (anche se siamo fuori stagione) per una festa di halloween.

Da accompagnare rigorosamente a un menu a tema. No, non sto parlando di cucinare bambini, ma di mettere in tavola qualche alimento ben mascherato.

Che ne dite di qualche ottimo bulbo oculare (mozzarella e olive)?


Fonte: dabbled.org

Sono ottimi anche in versione dolce: panna cotta e kiwi in salsa di sang... ehm, di fragole.

Fonte: instructables.com

E come piatto forte, degli ottimi hot dog di indici.
Fonte: saltycanary.com

Chiamatelo pure finger food. ;)

Il mio tempo di addormentamento, dal momento in cui appoggio la testa sul cuscino e chiudo gli occhi, va in media dai sette ai quindici secondi: nemmeno il tempo di contare qualche pecora.
Ma per i bambini, specialmente quelli piccoli, il viaggio verso il sonno è lungo e impegnativo.
È faticoso lasciar andare i giochi e i sorrisi di mamma e papà.
È faticoso rielaborare tutte le informazioni di una giornata.
E fa un po' paura entrare in quel mondo in cui non sai mai quello che sogni.


Ci sono per fortuna strategie che possono aiutare, come quella di instaurare una routine che accompagni il bambino verso la nanna: un libro, una canzone, il bagnetto, il pigiama, le luci abbassate e così via: ogni famiglia ha una sua "ricetta", che si ripete ogni sera allo stesso modo, per rassicurare il bambino e rilassarlo.

È questa routine la protagonista di Buon viaggio piccolino di Beatrice Alemagna, uscito nel 2013 per Topipittori e già, nel suo genere, un piccolo classico.

In Buon viaggio piccolino, il rito della nanna si trasforma nella mente del bimbo, che parla in prima persona, nel preparativo per un viaggio.



Il bimbo parte sempre alla stessa ora, prepara nella sua valigia tutto quello che gli serve: il libro (l'avete riconosciuto?), il ciuccio, un amico (un pupazzo a forma di pesce).


I preparativi sono a volte più fantasiosi, a volte più aderenti alla realtà: c'è la mamma che lo prende in braccio, ma c'è anche la magnifica "tenuta da viaggio" (il pigiama) che gli mette il papà.


Il ritmo è lento, le illustrazioni quotidiane, serene e dense di gesti d'affetto.
Il protagonista racconta un'avventura, ma lo fa con toni tranquilli, che conciliano la calma, e con immagini in cui ogni bimbo si può riconoscere.

Il riconoscimento nel protagonista e la familiarità dei toni della narrazione sono senza dubbio la chiave di successo di questo piccolo albo, fatto di mani, di abbracci, di colori e tratti caratterizzati ma poco invadenti, e soprattutto di presenza: quella dei due genitori, che accompagnano il bambino in questo viaggio.


La nanna diventa così un momento atteso, e non da fuggire, una piccola avventura semplice da vivere fino a che la mamma "accende il motore" (il carillon) e il piccolo parte.
Buonanotte.


Imparare a leggere non è solo una questione di decodifica delle lettere, delle parole e dei sintagmi. Bisogna anche saper interpretare le informazioni e rapportarle a un contesto, correlare gli elementi del testo alla realtà circostante, assegnare la giusta voce a ogni frase di un dialogo.
Non sempre i libri scolastici riescono a dare una preparazione completa in questo senso. L'unico allenamento possibile è leggere, leggere, leggere.
Leggere divertendosi, però, funziona di più.


La grande rapina al treno di Federico Appel è all'apparenza un libro "facile" da leggere: non troppo verboso, con frasi semplici dal punto di vista sintattico (il testo è composto unicamente da dialoghi diretti) e stampato con font ad alta leggibilità.
Ma la sua cifra stilistica, così originale, lo rende una palestra perfetta per allenare quelle abilità laterali alla lettura e riflettere contemporaneamente sulle diverse modalità comunicative di un libro.

Ok, forse l'ho fatta troppo complicata.
Ricominciamo da capo.

La grande rapina al treno (Sinnos editrice) è un libro dinamico, avventuroso, ma soprattutto unico nel suo genere.
Le sue pagine percorrono i vagoni di un lungo treno: l'illustrazione sembra una ripresa da una camera fissa, per cui ogni doppia pagina diventa uno sguardo su uno o due diversi vagoni. Sembra quasi che, se il libro si potesse aprire a fisarmonica, potremmo vedere il treno in tutta la sua lunghezza. In realtà le pagine non seguono l'ordine dei vagoni e l'inquadratura scorre avanti e indietro secondo le esigenze narrative.


Il testo, come dicevo, è composto da soli dialoghi, e dal momento che ogni doppia pagina mostra numerosi personaggi, sta al lettore interpretare chi sta dicendo cosa (a questo mi riferivo con la digressione iniziale).

Protagonista è un bambino, che la zia accompagna in un viaggio in treno.
Dai suoi occhi vediamo accadere qualcosa di insolito: il treno viene preso d'assalto dalla famigerata "Banda dei Tredici", tredici banditi tra cui donne, uomini e animali.

L'azione è incalzante e necessita di attenzione e intuizione per essere seguita a dovere: non solo bisogna capire chi dice cosa, ma anche in che punto del treno ci troviamo, cosa non del tutto scontata, dal momento che i passeggeri, per una serie di ragioni, si spostano da un vagone all'altro. Ad aiutarci, i numeri sui vagoni, che permettono di orientarci nello spazio.


Le pagine, dato il formato tascabile, sembrano contenere a fatica la grande quantità di dinamismo e di avventura della storia. L'effetto è quello di una scena d'azione incalzante e dirompente.
La visuale è limitata, perché dalla nostra inquadratura riusciamo a sbirciare dentro il treno soltanto dai finestrini, ma non solo: bisogna fare attenzione anche a quello che accade sopra il treno.


E davanti.


E perfino tra un vagone e l'altro.


Oltre ad essere un buon libro per un lettore in erba, La grande rapina al treno si presta anche ad essere letto e riletto più volte, per comprenderne meglio i dettagli, ma anche per seguire le vicende dei personaggi minori (presentati prima dell'inizio della vicenda), che a una prima lettura vengono necessariamente trascurati per meglio seguire il fulcro di questa storia rocambolesca, che vede in primo piano, oltre al bambino protagonista, un pellerossa e un orso.

E sì, c'è posto anche per l'amore.

A leggere questo libro, viene una gran voglia di prendere un foglio lungo lungo e ridisegnare tutto il treno, per provare a mettere in scena l'azione su uno spazio diverso.
Ma sapete che si può creare un lungo treno di carta con la stessa tecnica degli omini che si tengono per mano?
Basta avere un paio di forbici e una lunga striscia di carta.
La striscia andrà piegata a fisarmonica lasciando da un lato un bordo più lungo, dove disegnare la locomotiva.


Sulla fisarmonica, si disegnerà metà vagone, con la sua ruota, il suo mezzo finestrino, e il suo raccordo.


Un colpo di forbici.


E aprendo la fisarmonica si riveleranno tutti i vagoni che avete creato. Pronti per disegnarci la storia che volete.
E se vedete la Banda dei Tredici, tenete ben stretti borse e portafogli!


Se ripenso al giardino dei miei, nei miei giochi da bambina, lo rivedo popolato di aberi e piante che oggi non ci sono più, ma anche di animali e persone e costruzioni che non ci sono mai stati.
La fantasia dei bambini è in grado di creare mondi che ai loro occhi sono reali almeno quanto il nostro.
Motori potentissimi di questi generatori di storie e microcosmi sono tre: la noia, la solitudine e la natura. E di noia e solitudine vediamo qui l'accezione positiva, come tempo non strutturato, libero da schemi e obblighi verso cose o persone: quel tempo, insomma, tutto da costruire.


Questo tempo diventa racconto nelle parole di Susanna Mattiangeli, illustrate da Felicita Sala in Il posto segreto (edizioni Lupoguido).
L'albo si apre su una camera vuota, o meglio: piena di segni di una presenza passata.
Qualcuno chiama Arianna, che non risponde.


Arianna è nel suo "posto segreto", un bosco in mezzo al parco, dove vive da molto tempo, come vivrebbe un esploratore, o forse un selvaggio: dorme su un letto di foglie, si veste di piume, si scalda al fuoco.
Con lei, lo Strano Animale che Arianna ha incontrato.
Docile e amichevole, lo Strano Animale non parla: è Arianna a interpretare le sue intenzioni.


Mentre le parole descrivono un luogo irraggiungibile, nascosto e separato dal resto del mondo da grovigli di rami, le immagini ce lo mostrano lì, a un passo dalla vita comune dei comuni visitatori del parco.
È un'altra caratteristica tipica dei giochi dei bambini: basta una tenda di foglie, un ramo che nasconde, e il proprio luogo, il regno dove la nostra fantasia costruisce mondi, diventa una realtà a sé, completamente separata dalle logiche comuni. Ignare, le altre persone conducono la propria vita come nulla fosse.
Il posto segreto di Arianna è al sicuro: è inaccessibile, perché è dentro di lei.


Il suo è un regno dove le piccole cose diventano tesori.
Le vediamo in una grande immagine a doppia pagina, e le ritroviamo nei risguardi del libro: elementi naturali e piccoli oggetti lasciati dall'uomo, così protagonisti dell'illustrazione, vengono caricati del ruolo che la bambina dà loro: elementi preziosi per l'osservazione, la creazione, la sopravvivenza di quel mondo così suo.


Una voce chiama Arianna, la invita a tornare a casa: porterà con sé anche lo Strano Animale? O lo lascerà lì, per continuare a immaginare una storia nuova al suo ritorno?

Il posto segreto intreccia incastri di mondi che appaiono complessi ma sono naturali in ogni bambino: il mondo reale, il mondo immaginato, il mondo disegnato da Arianna su un foglio, alla fine dell'albo. Hanno tutti elementi che li richiamano l'uno all'altro ed è difficile dire dove finisca il vissuto e dove inizi l'immaginato.
Il testo non lo dice mai, lasciando ampi spazi da riempire, da inventare, come se lo stesso atto di leggere il libro fosse a sua volta un ulteriore mondo che si inserisce tra quelli vissuti e creati dalla protagonista.

Ad esclusione dello Strano Animale (che non a caso non vediamo mai nella sua interezza), le illustrazioni non ci presentano mai elementi irreali, ma con un sapiente uso dell'inquadratura e della prospettiva, sanno dare agli elementi raffigurati un valore che va oltre il reale ed è quello delle storie immaginate: intrichi di rami che separano magicamente spazi vicini, foglie, pigne e piume che viste così da vicino si trasformano in oggetti imprescindibili, di vitale importanza.

Il posto segreto è quel gioco a cui abbiamo giocato tutti, che sa creare in un posto vicino e con cose quotidiane un luogo inaccessibile ricco di tesori.

Trovare tesori nella natura è un talento tutto bambino, con cui è bello giocare.
E forse non saremo capaci di cucire un vestito di piume, ma possiamo perlomeno creare un braccialetto, con questi tesori.
È semplice e veloce: bastano un paio di forbici e un po' di nastro adesivo telato o nastro americano (il cosiddetto "duct tape": se ne trovano di tutti i colori).


Si avvolge un anello di nastro attorno al polso, lasciando all'esterno la parte appiccicosa, ed ecco fatto: si può iniziare ad esplorare la natura appiccicandosi al bracciale ogni piccolo tesoro incontrato.


Il bracciale può essere un modo pratico di portare con sé i tesori trovati, oppure può essere riempito a piacimento di fiori, legnetti, sassolini e quant'altro per diventare un bracciale decorativo.


Nel mondo della fantasia, sarà sicuramente un bracciale pieno di poteri magici.


 
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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