Nuvole in scatola
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Non so se capita anche ai vostri figli, ma i miei hanno un talento nascosto nell'individuare frammenti verdi nel proprio piatto: anche la più piccola foglia di prezzemolo viene spostata meticolosamente dal singolo chicco di riso – sia mai che si introduca nel corpo qualche fibra vegetale di troppo!
La regola di mettere nel piatto cibi di più colori possibile per una dieta ricca e varia, insomma, a casa nostra funziona ancora poco.


Per il protagonista di Pop mangia tutti i colori (edizioni Babalibri), invece, mangiare colorato è molto, molto divertente.

Nato dalla creatività di Pierrick Bisinski (testo) e Alex Sanders (illustrazioni), autori di tanti bei cartonati per la prima infanzia come Tutti i baci del mondo, Pop è un dinosauro tutto bianco, perché essendo piccolo si nutre ancora soltanto di latte.


Un giorno, però, scopre delle banane, e mangiandole – magia! – diventa tutto giallo.
Con la curiosità tipica di ogni bambino, prova allora dei buonissimi piselli.


Et voilà, Pop diventa verde.
E mangiando arance arancioni e uva viola, cosa succederà?


Pop prosegue i suoi esperimenti, accompagnato da una simpatica ranocchietta, fino a diventare davvero di tutti i colori, come l'arcobaleno che aveva visto nel cielo.
La storia è semplicissima e adatta ai più piccoli (dai due anni circa, quando può iniziare il processo di identificazione di un colore con il suo nome), grazie anche alle immagini ben definite e dai colori brillanti.

Il meccanismo di trasformazione grazie all'alimento ingerito è coinvolgente, e gratifica il bambino che dopo la prima lettura capirà già il colore che il dinosauro assumerà nella pagina successiva.
Il libro è anche un ottimo strumento per imparare in modo divertente i nomi dei colori e – chissà – forse per incuriosire i bimbi su qualche cibo che non vogliono assaggiare. Come sempre, il miglior stimolo per imparare nasce dal coinvolgimento: una storia simpatica, con un protagonista in cui identificarsi, sarà sicuramente più efficace di un libro-dizionario che associa banalmente un colore a ogni oggetto.
A voler essere pignoli, una pagina mi lascia perplessa: è quando Pop vede la sua amica ranocchietta ballare sotto la pioggia, e nota che il cielo è grigio. In realtà, quel cielo tende un po' al marroncino: è più tortora che grigio vero e proprio. Ma in fondo ho due figli maschi, che il "tortora" con ogni probabilità non sapranno mai cos'è.

Per il Piccolo D, quasi due anni, è stato amore a prima vista: ha subito aggiunto la parola "Pop" al suo acerbo vocabolario, per potermi chiedere di leggerglielo.

Per noi, Pop è diventato anche un gioco di riciclo creativo: 

Dai la pappa a Pop.

Tutto nasce da una scatola di cartone (il più bel contenitore di fantasia che ci sia).
Ho disegnato al computer (ma a mano libera va bene lo stesso) quattro dinosauri uguali ma di colore diverso, tutti a bocca spalancata.


Li ho incollati sul fianco della scatola e con un taglierino ho ritagliato un buco al posto della bocca. Poi mi sono procurata un po' di pezzi di mattoncini dei quattro colori corrispondenti.


Il gioco è dare da mangiare a ogni dinosauro il giusto mattoncino, che per l'occasione può anche diventare, con un po' di fantasia, una banana, una fragola, una zucchina o un mirtillo.
Il Piccolo D trova anche molto divertente: sbagliare dinosauro per vedermi dire "No" e ridere come un pazzo, far mangiare ai dinosauri qualsiasi oggetto gli capiti tra le mani, rovesciare tutto il contenuto della scatola facendo più rumore possibile.
 
Giocando abbiamo scoperto che i dinosauri, oltre che di mattoncini, sono anche molto ghiotti di piedini di bimbo.




Pop mangia tutti i colori
(Pop mange de toutes les couleurs)
Testi: Pierrick Bisinski 
Illustrazioni: Alex Sanders
ed. Babalibri
cartonato, 26 pagg
Prima pubblicazione: 2000
Prima pubblicazione in Italia: 2017


Quando penso al concetto di gap generazionale tra me e i miei figli, la prima cosa che mi viene in mente non è un telefonino o un lettore mp3. No: è l'addormentamento.
I miei figli non andrebbero mai a dormire, e una volta a letto cercano ogni scusa per non abbandonarsi al sonno, mentre io ho sviluppato il superpotere dell'addormentamento rapido: riesco a fare una pennichella anche tra un "mamma!" e l'altro (tempo stimato: tra i 10 e i 30 secondi).

E poi c'è Walter, protagonista di Il bell'addormentato, edito da Sinnos.
A differenza dei miei figli, Walter si addormenta ovunque, ma proprio ovunque.
Perfino in piscina.

O mentre si versa i cereali per la colazione.

Preoccupati, i suoi genitori cercano ogni soluzione, portandolo da dottori, specialisti del sonno, guaritrici magiche che gli somministrano zuppe dagli effetti imprevedibili.

Ma non c'è niente da fare: Walter continua a dormire. Finché qualcosa di inaspettato arriverà a destare la sua curiosità e a mettergli voglia di stare sveglio (almeno per un po').

Il bell'addormentato è un libro agile e leggero, da leggere per farsi qualche risata guardando tutte le situazioni in cui Walter riesce a ficcarsi. Ma è anche un albo perfetto per allenare l'attenzione e la curiosità dei bambini, per giocare alla caccia al particolare, scovare Walter e altri piccoli dettagli nella ricchezza delle immagini (lo vedete Walter in questa figura?).

La illustrazioni, a colori pieni, arricchiscono le lettura anche grazie a un gioco di variazioni: a un'immagine a tutta pagina ne seguono alcune scontornate (come la serie di reazioni di Walter alla "pozione magica"), a primissimi piani seguono campi più larghi, a immagini ambientate se ne alternano altre in cui gli elementi sono disposti su piani del tutto astratti, come i componenti di una numerosissima banda musicale che prova a svegliare Walter, tutti disposti in file parallele su ideali superfici orizzontali. Lo spazio-pagina è sfruttato insomma in moltissimi modi diversi.

A questo esercizio visivo implicito se ne aggiunge uno dichiarato: la ricerca di oggetti e personaggi all'interno dell'illustrazione. E non sto parlando soltando della ricerca di Walter. È il libro stesso a invitare alla "caccia ai particolari", riportando in quarta di copertina alcuni dettagli da cercare all'interno del libro.

Si ride di Walter, insomma, ma si gioca anche con lui. 

A proposito, anche noi volevamo giocare con Walter, ma si addormentava perfino sulla plancia di gioco! Volete aiutarci a farlo finalmente dormire nel suo letto? Allora giocate con noi a

buonanotte, Walter!

Iniziate scaricando il mio pdf stampabile con la plancia di gioco, le carte-sveglia e il disco.
Il disco andrà incollato su un cd o su un cartoncino per poi fissargli una freccia di cartoncino con un fermacampioni: sarà il vostro "dado".
Procuratevi anche dei segnalini.
Distribuite due carte-sveglia a ogni giocatore.



Via! Iniziate mettendo i segnalini sul cuscino e cercate di portare a letto Walter (il vostro segnalino) sul suo letto.
A turno, girate la freccia:
  • se la freccia finisce su 1 o 3, Walter è sveglio: muovetevi in avanti di altrettante caselle;
  • se finisce sulla sveglia, potete prendere una carta-sveglia in più;
  • se finisce su un cuscino, Walter dorme. Potete giocare una carta-sveglia e muoverlo di due caselle, oppure, se non ne avete, lasciarlo sonnecchiare e saltare il turno.
Vince chi per primo porta il suo segnalino-Walter a letto.
Russare quando si finisce sulla casella cuscino non è obbligatorio, ma andiamo: se non lo fate, dove sta il bello?


Il Piccolo D pronuncia ancora poche parole di senso compiuto, ma sa farsi capire benissimo. Quando vuole un biberon di latte, schiocca la lingua come se ciucciasse qualcosa in aria e io sorrido, perché è un gesto tenerissimo, e anche perché so bene da dove arriva.


L'uccellino fa..., edizioni Babalibri, prezioso regalo fatto da un'amica al Piccolo T (anche se la copia originale è stata... ehm... fascicolata dopo l'uso e necessariamente sostituita da una nuova), è stato il cavallo di battaglia di innumerevoli letture di entrambi i miei figli.

È un libro di una semplicità disarmante, ma allo stesso tempo perfetto per i bambini più piccoli, dai primissimi mesi fino a due anni e oltre.
Funziona così: sulla pagina di destra c'è un'immagine (a colori vivaci, su sfondo uniforme e con contorni ben delineati, perfetta per essere vista e decodificata anche da piccoli occhi acerbi), sulla pagina di sinistra il testo, che riproduce con un'onomatopea il rumore corrispondente.
Moltiplicate tutto per 120 (centoventi!) pagine, ed ecco L'uccellino fa....

Ci potete trovare versi di animali.


Suoni di oggetti, o di azioni (come bere il latte, appunto).


O anche accostamenti più inaspettati come il raffreddore che ta etciù, il Natale che fa "Tu scendi dalle stelle" o la presa elettrica che fa "No!" (e quanto si diverte il Piccolo D ad allungare il ditino verso l'illustrazione perché io glielo tolga!).


Il susseguirsi delle pagine non è casuale, segue a volte criteri di attinenza (gatto e poi cane), a volte di musicalità (il gufo che fa uh uh e il lupo che fa uuuh).

L'uccellino fa... è perfetto come primo approccio alla lettura con il bambino, fin dai primi mesi, immediatamente dopo la fase "filastrocche-e-cantilene-tanto-mi-basta-sentire-la-voce-della-mamma".
La sua apparente semplicità nasconde infatti una cura dei dettagli e un meccanismo di lettura che restano per me impareggiabili per questa fascia d'età.

Le onomatopee rendono il libro accattivante per i bambini (non solo i più piccoli), che amano ascoltare suoni diversi.
Aiutano la lettura anche dei genitori più timidi o meno esperti: per riprodurre i suoni bisogna necessariamente fare un po' gli stupidini e prodursi in una certa interpretazione, che "scioglierà" il genitore e sarà irresistibile per il bambino.
Aiutano lo sviluppo del linguaggio, perché attraverso esse il bambino impara ad associare un suono univoco a un oggetto/immagine prima di quanto non accada con parole articolate (e più difficili da pronunciare).

La struttura del libro (formato quadrato, immagini a destra, testo separato a sinistra) è ideale per le capacità cognitive dei bambini che stanno sviluppando la capacità di decifrare il linguaggio iconico e il pensiero simbolico (un processo che si consolida dai 9 ai 18 mesi).
Allena la capacità di attenzione: il libro può essere preso in mano per "leggere" anche una pagina soltanto, può essere aperto a caso e iniziato da un punto qualunque, finché il bambino sarà più pronto e interessato e ne saprà seguire un numero considerevole di pagine.
Aiuta l'approccio autonomo al libro: la semplicità dell'accostamento immagine - suono farà sì che i bambini lo imparino letteralmente a memoria, per cui spesso li ritroverete a sfogliarlo e "leggerlo" da soli. Il formato e le pagine cartonate, pur non molto resistenti (necessariamente, visto il numero elevato) facilitano questa manipolazione indipendente da parte del bambino.

Insomma, è il libro da comprare per essere certi di crescere dei piccoli lettori.
Ne avevo parlato anche qui, facendo una carrellata dei nostri libri preferiti per i primi mesi.

E dopo la lettura, come continuare la stimolazione sensoriale, tra suoni e rumori?
Una soluzione efficace ed economica è quella di costruire

I barattolini sonori
(un gioco due in uno)

Due in uno? Sì, perché con qualche piccolo accorgimento potrà essere usato anche dal fratello maggiore, evitando gelosie del tipo "hai costruito un gioco a lui e non a me".

Per prima cosa, cercate dei barattolini di plastica, con il tappo e non trasparenti. Io ho trovato perfetti quelli del probiotico della Lidl (la vostra "naturale regolarità" ve ne sarà grata).


Ora, trovate dei materiali per riempirli. Materiali che naturalmente facciano rumori diversi fra loro. Provate finché i rumori non vi convincono.
Nella foto, il mio primo tentativo, non ancora definitivo, perché inaspettatamente le monetine, nel barattolo, facevano un rumore troppo simile a quello dei sassi.


Dopo varie prove, ecco quindi i materiali che ho usato:
  • acqua
  • riso
  • sonaglini
  • sassolini
  • palline fatte con la carta stagnola
  • farina di mais.
Ho riempito i barattolini per circa due centimetri per lasciare ampio spazio di movimento (e quindi di suono) al materiale all'interno.


Per non far intravedere il contenuto (la plastica era molto sottile) ho aggiunto un paio di giri di nastro adesivo colorato alla base.
Per usarli come normali sensory bottles (lasciando che il bimbo li scuota ed esplori i diversi rumori e i pesi), potete anche fissare i tappi con della colla a caldo, ma se non lo fate potrete usare i barattolini anche come 

memory sonoro

per giocare con il figlio più grande.
Basta preparare il doppio dei barattolini, in modo che ce ne siano due per ogni suono, appoggiarli tutti uno accanto all'altro e procedere come fosse un normale memory, con la differenza che anziché guardare le carte bisogna scuotere i barattolini per trovarne due uguali.


In caso di dubbi, basta aprire il tappo per il controllo visivo.
Ed ecco fatta la gioia di due figli in un colpo solo.

Il cane fa bau bau.
L'automobile fa brum brum.
Il barattolino fa squish squish, oppure cloc cloc, o ssh ssh.
(oh, oh, il Piccolo D ha appena fatto prot!)






Il diavolo è nei dettagli, dicono, ma anche il genio, secondo me, abita da quelle parti.
Quando sul colophon ho letto "prima risTALPA... ops, ristampa" e ho scoperto l'esistenza di una versione "Plop-up", ho capito subito che questo era un libro speciale.


Del resto non sarà un caso se Chi me l'ha fatta in testa?, uscito più di 15 anni fa, è ancora un best-seller (ma soprattutto, cosa non scontata, un best-loved) della letteratura d'infanzia.

Per i pochi di voi che non la conoscono, ecco la storia: c'è una piccola talpa che una sera esce dalla sua tana e... plop! si ritrova con una cacca in testa.


Chi sarà stato l'autore di questo gesto maleducato?
La piccola talpa inizia a girare chiedendo a tutti gli animali nei paraggi:

Sei tu che me l'hai fatta in testa?


E ricevendo inevitabilmente la stessa risposta:
No, io la faccio così.

Di volta in volta, l'animale in questione si produce in una dimostrazione delle proprie capacità scatologiche, che il testo descrive nelle sue peculiarità.


Alla fine, la piccola talpa troverà il colpevole grazie all'aiuto di due esperte del settore: le mosche. E si vendicherà, a modo suo.

Non stupisce che questo albo incontri i gusti di così tanti bambini: i motivi per amarlo sono davvero molti. Proviamo a elencarne qualcuno?

I personaggi. Gli animali, si sa, fanno sempre presa sui bambini. Se poi hanno l'espressione curiosa della piccola talpa, lo sguardo stralunato della capra, o quegli strani piccoli occhialini che indossano molti dei protagonisti, talpa compresa (e che assomigliano tanto a quelli dell'autore Wolf Erlbruch), diventano irresistibili.

L'argomento "proibito". Qui si parla di cacca. Serve aggiungere altro?
(NB: è un libro perfetto da leggere sul vasino, per poi confrontare la propria "produzione" con quella degli animali).

La narrazione. Ormai lo sappiamo, ci sono due cose che con i bambini, anche i più piccoli, funzionano sempre: le ripetizioni e le onomatopee. In Chi me l'ha fatta in testa? si ripete la formula della domanda della talpa e della risposta dell'animale, in modo che il bambino possa anticipare le frasi o, come accade spesso, imparare a memoria il libro. Ogni cacca, inoltre, fa il suo rumore, rendendo la lettura più musicale e coinvolgente.

L'investigazione. In Chi me l'ha fatta in testa? la piccola talpa si trasforma in un detective della cacca, cercando le prove del fattaccio, fino a trovare gli esperti che le procurano la perizia decisiva. Un altro meccanismo narrativo che sui bambini (anche un po' più grandi) ha sempre molta presa.

La curiosità scientifica. Nonostante la storia, i protagonisti e le risate, questo albo resta comunque una descrizione scientificamente accurata delle diverse tipologie di cacca di ogni specie, che saprà soddisfare le aspettative dei bimbi più curiosi ed esploratori.

Last but not least: la trasversalità "anagrafica". Dall'accuratezza delle descrizioni al lessico particolarmente elaborato, sono molte le caratteristiche che rendono Chi me l'ha fatta in testa? godibile dai due anni (in tempo per mettere il bambino sul vasino) fino a molto molto tempo dopo.
Tuttora il Piccolo T (quasi sei) lo sfoglia ancora con piacere e mi chiede dettagli sui termini usati o (naturalmente) sulle cacche.

Lo conosce talmente bene che è diventato subito un campione nel gioco del

caccamemory


Per costruirlo, ho fotografato animali e relative cacche dal libro, creando in totale 28 tessere:
  • 24 coppie animale - cacca (6 animali + 6 cacche, ognuno ripetuto per due volte. Se si vuole far durare il gioco più a lungo, si possono stampare tre copie anziché due)
  • 2 tessere - piccola talpa
  • 2 tessere - cane Gian Maria.


Ho poi plastificato e ritagliato le tessere.


Per giocare, abbiamo usato queste regole:
  • a turno, ogni giocatore gira due carte (facendole vedere anche agli altri giocatori) e cerca di accoppiare un animale con la sua cacca,
  • se trova l'accoppiata, vince le due carte e può girarne ancora due,
  • se non trova l'accoppiata, rigira le carte a faccia in giù,
  • se trova la piccola talpa, può girare una carta in più (la carta della Piccola Talpa resta scoperta sul tavolo),
  • se trova il cane Gian Maria salta il turno successivo (la carta del cane Gian Maria resta scoperta sul tavolo).


Regola facoltativa ma molto apprezzata in casa nostra: dire "io la faccio così" (ripetendo il suono) ogni volta che si fa una coppia.
Astenersi giocatori schizzinosi.

   
Mamma, ma ai tempi dei dinosauri tu e papà c'eravate?
Già: ci vuole una buona dose di autoironia per diventare genitori. In compenso, mentre loro cercheranno in tutti i modi di farvi sentire vecchi, tornerete in qualche modo bambini, e avrete la scusa ideale per riprendere giochi, storie e fantasie che avevate abbandonato da un po'. I dinosauri, ad esempio.

Il bello dei dinosauri è che nessuno, nemmeno i paleontologi più esperti, potrà mai sapere esattamente come fossero, o perlomeno nessuno può più chiedere loro se è vero, perciò su di loro si possono raccontare storie di ogni tipo, da quelle più aderenti alla realtà a quelle che li immaginano capricciosi, goffi, generosi, simpatici o antipatici, fortissimi o teneri, proprio come noi.


Questi sono i "nostri" dinosauri, a proposito. Ce n'è un po' per tutti i gusti.

Cosa fanno i dinosauri quando è ora di dormire? (da tre anni)
Ad esempio, i dinosauri potrebbero assomigliare molto a dei bambini che fanno i capricci perché non hanno voglia di essere messi a nanna.
In Cosa fanno i dinosauri quando è ora di dormire? (ed. Il Castoro) si vede proprio una serie di dinosauri di diverse specie alle prese con dei genitori (umani) che vogliono metterli a nanna.
Il parallelismo con il comportamento dei bambini è evidente, e il finale invita il bambino ad essere un "bravo dinosauro" e a comportarsi bene, ma il paradosso di vedere questi bestioni comportarsi da infanti fa passare in secondo piano la componente "educativa" del libro, a favore di quella divertente.
Il messaggio, insomma, passa attraverso una bella risata, che poi è il modo migliore per farlo passare.
Il testo in rima rende più gradevole l'ascolto e aiuta il bambino a memorizzare e quindi anticipare la storia.


Ogni pagina, inoltre, riporta la specie di dinosauro raffigurata, per soddisfare le curiosità dei piccoli paleontologi di casa.
Cosa fanno i dinosauri quando è ora di dormire? è solo un titolo (personalmente quello che preferisco) di tutta una serie che comprende anche Cosa fanno i dinosauri quando è ora di mangiare?, Cosa fanno i dinosauri quando è ora dei capricci? e Cosa fanno i dinosauri quando è ora di scuola?.



Al tempo dei dinosauri.  (da 4-5 anni)
Le storie fantasiose sui dinosauri sono belle, sì, ma chi erano davvero i dinosauri? Come vivevano, com'era la Terra a quei tempi?
A rispondere, naturalmente, è Editoriale Scienza, con un libro pop-up della collana "il piccolo mondo animato", di cui fa parte anche Le avventure dei pirati. (ne avevo parlato qui).
Sollevando alette di tante forme, girando ruote, esplorando didascalie e illustrazioni scopriamo da chi era abitata la Terra nel Cretaceo (no, non c'erano solo i dinosauri), quanti diversi tipi di dinosauri esistevano, come cacciavano e come combattevano.


Scopriamo anche cos'è rimasto dei dinosauri al giorno d'oggi, come facciamo a sapere tante cose su di loro, come possiamo vederli al museo.


Insomma: dal passato al presente, Al tempo dei dinosauri fa uscire i dinosauri dal mondo della fantasia per riportarli alla loro realtà storico-scientifica, con la capacità di rendere interessante e coinvolgente la scoperta delle informazioni grazie alle immagini coloratissime e ai meccanismi pop-up.


Il grosso brutto dinosauro (da tre anni)
E se vi capitasse un dinosauro in giardino, come vi comportereste?
Forse, come il piccolo Tom, protagonista di Il grosso brutto dinosauro, provereste a convincerlo con le buone spiegandogli che non è affatto carino mangiare i bambini o i loro cani.
Forse come lui, siccome le buone maniere non sono servite, provereste a catturarlo e a cercare di redimerlo dopo averlo reso inoffensivo.
E magari ci riuscireste anche voi, trasformando un grosso brutto dinosauro in un animale mansueto e simpatico, che rimedia ai danni fatti con la sua irruenza e chiede anche scusa.

Il grosso brutto dinosauro (edizioni Lapis) è un libro molto divertente e molto dinamico, pieno di azione, di suoni, di versi e di formule ripetute, perfetto anche per una lettura collettiva.
Un albo che attraverso il coinvolgimento e le risate sottolinea l'importanza della gentilezza e delle buone maniere nella vita quotidiana.


Dino il piccolo grande dinosauro (da tre anni)

E poi c'è Dino, un piccolo dinosauro di Valentina Edizioni, che vuole condividere le caramelle con un amico, ma viene disturbato da un dinosauro prepotente, che fa il bullo con lui, vuole tutte le sue caramelle e non crede nell'esistenza di questo amico grande e misterioso.

Una pagina dopo l'altra diventa sempre più evidente per chi legge che l'amico di Dino il piccolo grande dinosauro è in realtà un dinosauro enorme e che i due protagonisti, il piccolo e il bullo, ci sono sopra, muovono la sua coda e saltano sulla sua schiena.


Come è giusto che sia nelle favole (sarebbe bello se accadesse anche nella realtà), il bullo verrà ridicolizzato e a vincere saranno l'amicizia e i buoni sentimenti.
Ancora una volta, il messaggio viene trasmesso attraverso una storia buffa, coinvolgente, tutta da leggere con vocine e vocioni.

E alla fine, la gentilezza vince sempre. Fin dai tempi dei dinosauri.


             
Si dice che porti soldi, o quantomeno fortuna, quando la pesti, ma da contraria alle superstizioni quale sono, naturalmente a questa storia non ci credo. Devo ammettere, però, che quando finisce in un libro per bambini,  può portare quantomeno un sacco di risate.
È lei, lo avrete capito: la cacca.


Ed è una delle protagoniste di un libro che per me è stata una delle rivelazioni dell'anno: Il trattamento ridarelli di Roddy Doyle.
Divertente, imprevedibile, sperimentale, fuori da ogni schema. Un libro che ha divertito molto il mio Piccolo T (nonostante fosse ancora troppo piccolo per comprenderlo pienamente: lo consiglierei dai 7 anni) e che ha fatto innamorare la sua mamma, che si è ripromessa di proporglielo di nuovo tra qualche anno (e di leggersi almeno uno dei romanzi che Roddy Doyle ha scritto per un pubblico più adulto).


I Ridarelli sono delle bestioline, abili nell'arte del mimetismo, con una sola, grande missione: vendicare i bambini dai comportamenti ingiusti degli adulti: punizioni, urla e sgridate.
Come? Con un trattamento a base di cacca, appunto, che viene acquistata da Rover, un cane geniale (non per niente è riuscito a creare un business dalla propria produzione scatologica) e posizionata esattamente sotto la scarpa del malcapitato da punire.


Tra questi, c'è il signor Mack, che ha appena sgridato ingiustamente i suoi figli.
In realtà le cose non stanno proprio così, e il signor Mack si era comportato bene, ma i Ridarelli non  sanno che è tutto un equivoco e hanno già messo in atto il loro trattamento, piazzando la cacca di Rover dove il signor Mack sta per camminare.

La storia del libro si svolge tutta lì, in quei pochi cm che separano la suola della scarpa del signor Mack dalla cacca di Rover.
Possibile? Un intero libro per un'azione così breve? Sì, possibile, se a fare da regia c'è la creatività di Roddy Doyle, che in quel brevissimo spazio riesce a infilare retroscena, personaggi improbabili, come il gabbiano che odia il pesce o la bimba che sa dire solo "ah-bah" ma riesce a farsi capire perfettamente, citazioni musicali, divertentissimi nonsense, esilaranti tormentoni.

Mentre i figli del signor Mack cercano di rimediare all'ingiustizia impedendo che il piede del padre arrivi a destinazione, Roddy Doyle incanta il lettore con trovate linguistiche e narrative originali, disseminando tracce apparentemente inutili che vengono riprese solo qualche capitolo dopo, presentando i punti di vista di tutti i personaggi in gioco, umani e non, e perdendo il conto dei capitoli, che man mano che la storia avanza prendono nomi sempre più improbabili.


Doyle gioca con il lettore, lo prende un po' in giro, svela le carte del racconto per farlo uscire a tratti dalla sospensione dell'incredulità tipica di chi legge.

È un bellissimo approccio, per i bambini, alla scoperta dell'importanza della forma nella letteratura. Un modo per dimostrare che un libro non è fatto solo dalla sua trama ma anche dallo stile e dal modo in cui è scritto.

Il Trattamento Ridarelli esiste anche come audiolibro letto da Neri Marcorè, che sono certa (pur non avendolo ascoltato) lo avrà saputo valorizzare al meglio.

E se volete sentirvi un po' Ridarelli anche voi, potete giocare in casa a

non pestarla!


che oltre ad essere un gioco divertente, è anche un buon modo per far imparare "destra" e "sinistra" ai vostri figli.
Vi basteranno del cartoncino, un pennarello e una benda.


Disegnate e ritagliate delle cacche dal cartoncino marrone e posizionatele a terra lungo un percorso.


Giocate in due (o meglio ancora in quattro, o sei, o otto, divisi in squadre): uno dei due viene bendato, l'altro dovrà dargli indicazioni per superare il percorso senza pestare le cacche.
Nel gioco di squadra, vince la squadra che riesce ad effettuare il maggior numero di percorsi senza "incidenti".


Un gioco perfetto anche per una piccola festa in casa, da improvvisare anche in pochi minuti, e senza nemmeno pagare il tributo a Rover per la "materia prima".

Il trattamento ridarelli
(The Giggler Treatment)
Autore: Roddy Doyle
Illustrazioni: Brian Ajhar
ed. Salani
112 pagg
Prima pubblicazione: 2000
Prima pubblicazione in Italia: 2001



  
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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