La quarantena ci ha fatto scoprire angoli della nostra casa che prima ignoravamo. O, se non altro, nuovi modi di viverli.
Chi non ha un giardino ha probabilmente organizzato corse a ostacoli in corridoio e pic nic in soggiorno, chi lavora da casa e ha figli in età scolare ha dovuto organizzare uffici, aule e sale riunioni. Ogni famiglia a modo suo, perché poche cose, come la casa, raccontano ciò che siamo.
Potrebbe essere allora il momento ideale per scoprire o riscoprire un albo famosissimo e meraviglioso come Le case degli animali di Marianne Dubuc, tradotto da Paolo Cesari per Orecchio acerbo.
Le case degli animali è un albo dai due (e più) piani di lettura. Il primo è quello della storia scritta: quella di un topolino che un lunedì porta la posta (a casa mia il libro è stato presto ribattezzato "Topo postino").
Osservato semplicemente da questo punto di vista, quello del filo narrativo che si dipana dal testo, il libro è estremamente semplice, lineare, privo di momenti di rottura, di un climax che poi si risolve. Sembrerebbe adatto soltanto ai lettori piccolissimi, dai due anni, che trovano godimento anche in una semplice sequenza di azioni.
Ma il viaggio di Topo Postino, raccontato dalle parole, è qui soltanto l'espediente che accompagna un'altra narrazione, molto più potente: quella delle immagini.
Di tutte le case che incontra Topo Postino lungo la strada vediamo infatti uno spaccato, come se fosse stata tolta la quarta parete. E in ogni casa ci divertiamo a scoprire dettagli, indizi, particolarità : talmente tanti che, lettura dopo lettura, non ci stancheremo mai di scoprirne di nuovi.
C'è la casa dei conigli, che si sviluppa principalmente sotto terra (quanti letti a castello ci sono? E dove saranno tutti i coniglietti che li occupano? Scovarli e contarli è uno dei tanti giochi nel gioco della lettura di questo libro).
C'è la casa della tartaruga, ospitata sì nel suo guscio, ma ricca di ogni comfort. C'è la casa delle galline, dotata di cove in ogni stanza e di un ingegnoso sistema di raccolta delle uova. O quella del serpente, bassa e lunga, così lunga da estendersi su più pagine del libro.
Ecco, dunque, il perché di questa narrazione testuale così semplice: la meraviglia di questo albo è tutta nella ricchezza di invenzioni, trovate e peculiarità visibili e nascoste tra le immagini.
Leggendo ci divertiamo a indagare le case, sì, ma anche i giardini, e anche i pacchi che Topo Postino consegna: lungo la strada, il suo carretto si svuota e intuiamo, dalla forma di ogni pacco, o dal momento in cui viene consegnato, contenuto e destinatario.
Le case degli animali potrebbe essere considerato un wimmelbuch con le parole, tante solo le scenette, le storie, i dettagli da scovare in ogni pagina.
E ce n'è per tutte le età . Nonostante la semplicità della trama lo renda adatto ai più piccoli (dai 2-3 anni), anche i bimbi della scuola primaria si divertiranno cogliendo particolari, meccanismi di funzionamento dei peculiari "impianti" domestici e riferimenti alle fiabe (chi sarà mai la bimba bionda a casa del Signor Orso?).
Perché, e mai come ora ce ne rendiamo conto, ogni casa è un mondo.
Chi non ha un giardino ha probabilmente organizzato corse a ostacoli in corridoio e pic nic in soggiorno, chi lavora da casa e ha figli in età scolare ha dovuto organizzare uffici, aule e sale riunioni. Ogni famiglia a modo suo, perché poche cose, come la casa, raccontano ciò che siamo.
Potrebbe essere allora il momento ideale per scoprire o riscoprire un albo famosissimo e meraviglioso come Le case degli animali di Marianne Dubuc, tradotto da Paolo Cesari per Orecchio acerbo.
Le case degli animali è un albo dai due (e più) piani di lettura. Il primo è quello della storia scritta: quella di un topolino che un lunedì porta la posta (a casa mia il libro è stato presto ribattezzato "Topo postino").
Osservato semplicemente da questo punto di vista, quello del filo narrativo che si dipana dal testo, il libro è estremamente semplice, lineare, privo di momenti di rottura, di un climax che poi si risolve. Sembrerebbe adatto soltanto ai lettori piccolissimi, dai due anni, che trovano godimento anche in una semplice sequenza di azioni.
Ma il viaggio di Topo Postino, raccontato dalle parole, è qui soltanto l'espediente che accompagna un'altra narrazione, molto più potente: quella delle immagini.
Di tutte le case che incontra Topo Postino lungo la strada vediamo infatti uno spaccato, come se fosse stata tolta la quarta parete. E in ogni casa ci divertiamo a scoprire dettagli, indizi, particolarità : talmente tanti che, lettura dopo lettura, non ci stancheremo mai di scoprirne di nuovi.
C'è la casa dei conigli, che si sviluppa principalmente sotto terra (quanti letti a castello ci sono? E dove saranno tutti i coniglietti che li occupano? Scovarli e contarli è uno dei tanti giochi nel gioco della lettura di questo libro).
C'è la casa della tartaruga, ospitata sì nel suo guscio, ma ricca di ogni comfort. C'è la casa delle galline, dotata di cove in ogni stanza e di un ingegnoso sistema di raccolta delle uova. O quella del serpente, bassa e lunga, così lunga da estendersi su più pagine del libro.
Ecco, dunque, il perché di questa narrazione testuale così semplice: la meraviglia di questo albo è tutta nella ricchezza di invenzioni, trovate e peculiarità visibili e nascoste tra le immagini.
Leggendo ci divertiamo a indagare le case, sì, ma anche i giardini, e anche i pacchi che Topo Postino consegna: lungo la strada, il suo carretto si svuota e intuiamo, dalla forma di ogni pacco, o dal momento in cui viene consegnato, contenuto e destinatario.
Le case degli animali potrebbe essere considerato un wimmelbuch con le parole, tante solo le scenette, le storie, i dettagli da scovare in ogni pagina.
E ce n'è per tutte le età . Nonostante la semplicità della trama lo renda adatto ai più piccoli (dai 2-3 anni), anche i bimbi della scuola primaria si divertiranno cogliendo particolari, meccanismi di funzionamento dei peculiari "impianti" domestici e riferimenti alle fiabe (chi sarà mai la bimba bionda a casa del Signor Orso?).
Perché, e mai come ora ce ne rendiamo conto, ogni casa è un mondo.