Da piccola sono andata a Berlino, in viaggio con i miei.
Era ancora divisa tra Berlino est e Berlino ovest, il che potrebbe darvi un'idea della mia veneranda età , ma ora smettete immediatamente di fare i conti e concentratevi su altro.
Io lo ricordo quel muro, è il ricordo più forte che ho di quel viaggio. Lo ricordo visto da ovest, coloratissimo, pieno di graffiti. Lo ricordo visto da est, immacolato e vigilato a vista da guardie armate. E ricordo (è il secondo ricordo più forte che ho) com'è stato passare la frontiera per tornare a Ovest, passando in una stanza piena di specchi dove le guardie ti scrutavano con attenzione per controllare che non stessi nascondendo nulla.
Sono queste le sensazioni che ho rivissuto leggendo La città del muro, un graphic novel di Roberta Balestrucci e Luogo Comune, edito da Sinnos, che racconta una storia vera che non conoscevo: quella delle famiglie Strelzyk e Wetzel, fuggite da Berlino Est con una mongolfiera fatta in casa nel 1979.
Avvincente, forse ancor di più sapendo che si tratta di una storia vera, La città del muro inizia con un breve antefatto: una delle protagoniste, bambina, si fa domande "scomode" guardando il muro e immaginando la vita dall'altra parte. La narrazione prosegue poi con la pianificazione e i tentativi di fuga, in un'atmosfera di continua pressione.
Spie vere o presunte e poliziotti della Stasi stanno alle calcagna dei nostri protagonisti, e quella che già senza tutto questo contorno sarebbe un'avventura diventa una corsa contro il tempo per non far scoprire i propri piani.
La città del muro ha il pregio di far sentire sulla propria pelle e nel proprio cuore cosa significhi la mancanza di libertà .
Nelle illustrazioni di Luogo Comune, la DDR è dipinta con colori spenti, porte chiuse, segreti nascosti in stanze mai abbastanza private. Quella sensazione di oppressione la si sente nelle immagini prima ancora che nelle storie, così come si sente la forza di quel desiderio di evadere da quel luogo dove tutto è determinato e controllato dall'alto, dal lavoro al cibo alla vita privata.
Sembrerebbe un simbolo, la mongolfiera: questo mezzo colorato che eleva gli umani da un suolo grigio facendoli volare.