Alla mamma, poeticamente, furbettamente.

I bambini sono poeti inconsapevoli. Trovano metafore nel mondo che noi non sappiamo più vedere.

Sono anche furbetti consapevolissimi. Sanno mentire con una naturalezza che noi abbiamo perso (che sia un bene o un male, non sto qui a ragionarci sopra).

Sono furbetti poeti inconsapevoli, poetici furbetti consapevoli.

Ho scritto un libro per te (ma non è questo)
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Angelo Mozzillo e Silvia Gariglio rappresentano perfettamente questa dualità in un albo che è una dedica d'amore alla mamma, furbetta e poetica: Ho scritto un libro per te (ma non è questo) (link affiliato), pubblicato da Camelozampa.

Mozzillo sfonda le regole classiche di lettura, e i limiti del libro, rendendo l'albo un meta-albo, il cui messaggio (rivolto da un bambino alla mamma) inzia già dalla copertina.

Ho scritto un libro per te (ma non è questo)

La prima frase che leggiamo all'interno è già la prosecuzione della premessa contenuta nel titolo.

E ci avevo messo tutte le cose che ti piacciono
per farti contenta, perché quando sei contenta
sei ancora più bella.

L'albo è un messaggio d'amore, il biglietto di un figlio che vorrebbe stupire la mamma, anche se non ne è capace.

Le immagini di Silvia Gariglio accostano i timidi schizzi del bimbo ad affascinanti acquerelli, che rappresentano, a volte in modo diretto, altre volte in modo più misterioso, forse proprio quel libro di cui il bimbo parla, quello che avrebbe voluto dedicarle (ma che evidentemente non esiste: se lo è inventato).

Ho scritto un libro per te (ma non è questo)

Il trucco diventa abbastanza chiaro in seguito, quando il bambino inserisce in questo ipotetico libro, che non trova più, elementi impossibili, come il disegno di una chitarra che suona (per davvero) una canzone per la mamma.

Ma il bello è questo: che non ci importa davvero che questo libro esista, perché in qualche modo c'è, nell'immaginazione del bambino, ed è senza dubbio il libro più bello mai scritto.  

Ho scritto un libro per te (ma non è questo) (link affiliato) è il libro che ogni bambino, furbetto e poeta, vorrebbe dedicare alla mamma. O meglio, lo è quell'altro, quello di cui parla. Ma per la mamma, in fondo, è lo stesso.

 

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