Nuvole in scatola
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Non è un animale che si trova spesso nella narrativa, il fennec.

Eppure ha in sé qualcosa che lo rende un perfetto abitante della nostra immaginazione: sarà il suono inconsueto del suo nome, il taglio obliquo dei suoi occhi che gli dà uno sguardo elfico, o forse le grandi orecchie, quasi caricaturali.

Teneré

Della Passarelli lo ha reso protagonista, nel 1994, di un romanzo, Teneré, riedito ora da Sinnos con le illustrazioni di Asia Carbone.

Pur narrato in terza persona, Teneré raccoglie due voci: quella del piccolo fennec che dà il nome al libro e quella di Matteo, un bambino italiano in vacanza in Tunisia con mamma e papà.

Teneré

Il romanzo inizia proprio alternando i loro due punti di vista ed entrando subito nel profondo dei loro pensieri: il piccolo fennec triste, rimasto senza madre,  vuole fuggire dallo zoo dove è rinchiuso, e Matteo, un po' annoiato,  si rifuita di entrare in quello stesso zoo con i genitori per non vedere gli animali chiusi in gabbia.

Teneré

Le illustrazioni di Asia Carbone ci mostrano un cucciolo tenero e spaurito, che però è anche un animale fiero della propria identità e della libertà che vuole conquistarsi.

Matteo, con i suoi grandi occhi che vedono dove molti adulti non arrivano, lo comprende, lo accoglie nella sua fuga, lo nasconde nel suo zaino e lo aiuterà a ritrovare il proprio ambiente naturale dove crescere tra i suoi simili. 

Teneré


La voce di Tenerè pervade il libro: nonostante la narrazione sia in terza persona, i protagonisti vengono spesso chiamati con gli appellativi che dà loro il piccolo fennec, che basso com'è coglie con lo sguardo soltanto la parte inferiore degli umani. I genitori di Matteo diventeranno così Gambe Magre e Scarponi Grossi, mentre il bambino, che si abbassa alla sua altezza e lo tratta da pari, sarà Occhi Grandi.

Nonostante qualche perplessità, i genitori di Matteo accettano e comprendono (fin troppo facilmente!) il suo desiderio di aiutare il fennec, e lo accompagnano in un viaggio ricco di atmosfere, colori e profumi d'Africa, in fuga da Faccia Lunga, il terribile guardiano dello zoo, e inseguendo il mistero del Roumi, leggendario straniero che vive nel deserto, la cui figura è stata ispirata da una storia familiare dell'autrice, riportata in appendice.

Teneré  è una storia di culture che si incontrano, di esplorazione, di rispetto per la natura, ma soprattutto è una storia che si percepisce a livello sensoriale, nei piatti speziati, nel calore del sole, nei colori vivi e caldi di una Tunisia in cui pagina dopo pagina ci si ritrova immersi.


Alzare la cornetta, comporre un numero a memoria o copiandolo da un vecchio foglietto, chiedersi se dall'altro lato c'è qualcuno o se la casa è vuota e chi, della famiglia, risponderà: sono sensazioni che gradualmente vanno sparendo, relegate alla nostra memoria, mentre l'uso dei telefonini rimpiazza quello della linea fissa.

Il grande caos dei telefoni

Ritroviamo questa atmosfera in  Il grande caos dei telefoni, un racconto dell'inglese Sally Nicholls, illustrato da Naida Mazzenga per la collana Zoom di Biancoenero edizioni.

Si tratta di un racconto corale, ispirato a una storia vera accaduta in Inghilterra: a seguito di un temporale, le linee telefoniche di un paesino si sono guastate e, nel riattivarle, qualcosa è andato storto e sono state confuse tra loro in modo tale che, chiamando una persona, rispondeva un'altra.

Il grande caos dei telefoni

La forza del racconto risiede nei ritratti dei diversi personaggi coinvolti, ognuno con un suo diverso approccio al telefono: c'è Margaret, attiva nell'organizzazione di fiere ed eventi, che riceve moltissime telefonate di lavoro, Will, bimbo monello i cui genitori ricevono sovente telefonate di protesta, Jai e Aditi, amici che si sentono spesso al telefono, l'anziana Emily che invece di telefonate ne riceve pochissime e Arthur, appena trasferito, che ancora non conosce nessuno che lo possa chiamare.

Il grande caos dei telefoni

Quello che accade al villaggio si trasforma in un'esercizio globale di empatia e di solidarietà: ognuno dei personaggi si ritrova nei panni di qualcun altro, e lo stato di necessità genera soluzioni creative di cooperazione e condivisione, tanto che, come spesso accede nelle situazioni che più ci mettono alla prova, alla fine i protagonisti saranno quasi dispiaciuti di tornare alla solita routine.

Il grande caos dei telefoni

Il racconto, scritto in font ad alta leggibilità, con frasi corte e semplici nella sintassi, è adatto ai primi lettori che ancora non hanno confidenza con romanzi più articolati e complessi, e porta loro un sapore di coralità e di solidarietà che oggi purtroppo ci appare un po' démodé, come un telefono fisso.


C'è ancora qualche pezzetto di Lionni da scoprire, a quanto pare: è da poco arrivato in Italia, con Babalibri, Un uovo straordinario, pubblicato in lingua inglese nel 1994 ma ancora inedito fino ad ora nel nostro Paese.

Un uovo straordinario

Vi ritroviamo, insieme a uno stile pittorico delicato ma materico e ricco di texture, uno dei temi più cari all'autore: l'importanza dei sognatori. Questa volta, però, la narrazione contiene anche una nota umoristica che nasce da un rapporto non lineare tra testo e immagini e aggiunge alla poesia di Lionni un tocco più vivace.

Un uovo straordinario narra la storie di tre rane dalle forme antropomorfe:

Sull'Isola dei Sassolini vivevano tre rane:
Marilyn, August e una terza che era sempre da qualche altra parte.

Un uovo straordinario

È questa terza rana, Jessica, la vera protagonista del gruppo: un'esploratrice che ama spingersi oltre, un animo osservatore che sa stupirsi delle piccole cose, un'entusiasta che di fronte alle cose più semplici esclama "Non è straordinario?".

Un uovo straordinario

Un giorno Jessica porta a casa un ciottolo che le sembra diverso dagli altri. Marilyn, "che sapeva sempre tutto di tutto" le spiega che si tratta di un uovo, un uovo di gallina. Come le altre, anche Marilyn non ha mai visto un uovo di gallina, ma "ci sono cose che si sanno e basta".

Un uovo straordinario


Quando l'uovo si schiude, il lettore vede nelle immagini il nuovo nato: un coccodrillo, evidentemente, ma le rane continueranno a chiamarlo gallina. Con le rane, il coccodrillo imparerà a nuotare, vivrà alcune avventure, e infine ritroverà sua madre, ma mai verrà messa in dubbio la sua identità di gallina. 

All'apertura dell'uovo, si apre anche la spaccatura tra immagini e testo: la voce narrante, sebbene esterna, prende il punto di vista delle rane e continuerà fino all'ultima pagina a chiamare l'animale "gallina".

L'ode alla fantasia, al desiderio di esplorare, alla capacità di meravigliarsi, in Un uovo straordinario si affianca a questo piccolo gioco che l'autore instaura con il lettore, rendendolo complice dell'autoinganno delle protagoniste, incantato dalla loro capacità di accogliere un animale tanto pericoloso e divertito dalla loro ingenuità.

Non c'è giudizio nell'albo, l'errore delle rane non viene ridicolizzato ma accolto: è in fondo foriero di un'esperienza nuova e appagante. Un uovo straordinario ci mostra tutto ciò che conta, sugli errori: la capacità di sorriderci sopra e quella di trarne qualcosa di buono.


Alzi la mano chi, in una giornata di smart working, non ha concesso ai figli qualche vizio non previsto pur di trovare un'oretta di concentrazione in più.

I cavallucci marini sono esauriti

In I cavallucci marini sono esauriti, albo scritto (forse non a caso) nel 2020 e pubblicato in Italia da Babalibri, Constanze Spengler e Katja Gehrmann (illustratrice) costruiscono una divertente iperbole partendo proprio da questa situazione ormai fin troppo comune.

I cavallucci marini sono esauriti

Il papà lavora in casa e il figlio lo incalza perché vorrebbe giocare con lui.

Pur di trovare un po' di pace, il papà (un uomo occhialuto, magro e dall'aspetto mite, si direbbe un po' geek), cede a un desiderio a lungo espresso dal bambino e lo lascia andare a comprarsi un animale da compagnia.


I cavallucci marini sono esauriti
 
Sotto lo sguardo sospettoso del negoziante (che evidentemente non si fida molto di un bambino che compra un animale senza i genitori), il piccolo protagonista sceglie un topolino, che darà il via a una serie di eventi che porteranno in casa animali sempre più improbabili: prima un cane per trovare il topolino che si è nascosto, poi una foca per insegnare al cane a usare il gabinetto, quindi un pinguino per insegnare al topo a nuotare e così via.

I cavallucci marini sono esauriti

L'escalation si svolge con il tacito assenso del papà che, impegnatissimo nel suo lavoro, si limita a dire dei "sì" alle domande del figlio, senza ascoltarle davvero. Per fortuna, quando il papà concluderà finalmente il suo lavoro e si troverà di fronte ai nuovi ospiti in casa, saprà prendere la cosa con allegria.

I cavallucci marini sono esauriti affronta con leggerezza e ironia un tema spesso ricco di tensioni domestiche: il genitore impegnatissimo nei propri affari, il figlio che ne combina qualcuna di troppo. L'albo però dipinge questo quadro con ironia e umorismo, sdrammatizzando e sottolineando l'affetto che lega la famiglia, nonostante i momenti di incomunicabilità.

Nessuno dei protagonisti fa una brutta figura: non la fa il padre, che al termine del lavoro è felice di dedicarsi al figlio e non se la prende con lui, e non la fa il piccolo, che a sua volta non si arrabbia e se la cava da solo nel trovare la sua soluzione, per quanto assurda sia.

Il risultato è un racconto irreale, ma che mette una toppa, con la fantasia e il divertimento, ai piccoli strappi che siamo abituati a vivere.


Non mi è mai capitato, credo, di affrontare un libro così diverso dal canone narrativo e al tempo stesso così ricco, ai miei occhi, di rimandi letterari come L'erbaccia di Quentin Blake.

Erbaccia

Edito da Camelozampa e dedicato a Greenpeace,  L'erbaccia ha innanzitutto l'impronta di Blake, che per me è prima di tutto l'illustratore di Roald Dahl, e già da questo tratto mi aspetto dunque una storia con una certa portata di irriverenza, o perlmomeno di umorismo.

L'immagine con cui si apre il libro, poi, con una buca profonda che penetra la pagina dall'alto in basso, mi riporta alle illustrazioni di Klassen in Sam e Dave scavano una buca, e le mie aspettative corrono quindi a quel pizzico di nonsense che rende unico quel titolo.

Erbaccia

Non so quali immagini e quali suggestioni avesse in mente Blake scrivendo questa storia, ma certamente l'effetto finale è curioso e spiazzante.

L'incipit vede la famiglia Dolciprati finita sul fondo di una buca, così, senza troppe ulteriori spiegazioni.

Uscirne è impossibile, ma decidono di mandare fuori l'unico di loro che può farlo: Octavia, il merlo indiano, che vola e torna con un seme, tra reminiscenze bibliche di colombe e arche di Noè.

Erbaccia

Non inaspettatamente, il seme si fa pianta, e come il più classico dei fagioli magici (ancora un rimando!) trasporta la famiglia Dolciprati verso l'alto, e nella salita fa loro da letto, da cibo, da protezione.

Erbaccia

In mezzo a tutti questi echi letterari, L'erbaccia intreccia una trama che non percorre un arco narrativo, ma più una retta: ostacolo e soluzione (la buca e la pianta) appaiono già nelle prime pagine, senza troppo contesto, e tutto il resto della storia ospita un lungo e ricco epilogo, che veicola un messaggio ecologista di natura benigna a cu affidarsi con serenità. 

Tra tante citazioni che ce lo fanno sembrare un libro già noto, L'erbaccia spicca alla fine per la sua originalità, per il suo modo di spiazzare le aspettative del lettore avvezzo alle storie offrendogliene una insolita, dal fluire inaspettato.


Passata la "fase dei perché", quella in cui i bambini si producono in una serie interminabile di domande che mettono alla prova qualsiasi genitore, ne inizia una più subdola, ma più pericolosa: quella in cui le domande se le fanno da soli, oppure non se le fanno più.

Immersi in un sistema scolastico che dà loro moltissime nozioni teoriche e poche applicazioni  spendibilinel mondo che li circonda, si ritrovano spesso a dare per scontate le cose, a prenderle per assodate senza cercare di capire.

15 domande

Il sovvertimento di questa logica è l'aspetto che ho trovato più interessante nei primi due volumi di Le 15 domande, la nuova "enciclopedia" di Il castoro a cura di Pierdomenico Baccalario e Federico Taddia: A cosa servono i soldi?  e Cosa c'è nella mia testa?.

In forma agile e accattivante, i volumi attraversano con 15 domande – per l'appunto – temi complessi con un approccio semplice ma non semplificato, alleggerendo la complessità con un tono di voce alla portata dei ragazzi (a partire dai 10 anni) e con illustrazioni che aiutano a sdrammatizzare o rendere più immediati gli argomenti trattati.
Soprattutto, portano alla luce alcuni aspetti insoliti e inspettati dei temi che affrontano, in un approccio molto poco scolastico e molto concreto e curioso.

15 domande - testa
 
Cosa c'è nella mia testa? Le 15 domande inizia raccontando il funzionamento del cervello e delle sue componenti, come i neuroni.
Approfondisce argomenti che crediamo di conoscere, come i ricordi, analizzandone le diverse tipologie, oppure i sensi, aggiungendone di poco noti come la propriocezione.
 15 domande - testa
 
Non disdegna di proporre piccoli esperimenti e di coinvolgere il lettore in riflessioni come quella sulla difficoltà di misurare l'intelligenza.
 
15 domande - testa 
Rallegrato e ravvivato dalle illustrazioni di Claudia Petrazzi, Luca Bonfanti tocca, con rigore scientifico, temi come la creatività, le idee, il ruolo del sonno, l'evoluzione prevista del cervello del futuro.

Ancora più efficace in termini di umorismo, anche grazie alle illustrazioni-fumetto di Gud, è A cosa servono i soldi? Le 15 domande, che parte da interrogativi astratti sul senso dell'economia, della moneta, del lavoro, portando esempi concreti e comprensibili.

15 domande - soldi

I grandi temi dell'economia diventano semplici e diretti, e lasciano spazio a qualche risata e a qualche tormentone che fa un po' da fil rouge a tutto il libro.
 
15 domande - soldi
 
Catena distributiva, pubblicità e promozione, ruolo delle banche: sono tutte tematiche approcciate con lo stesso approccio semplice e concreto.
Non manca lnemmeno un po' di critica sociale, con un accenno al gender gap e alle differenze salariali tra uomo e donna.

15 domande - soldi
 
Se continuerà su questa linea, Le 15 domande si prepara ad essere una nuova enciclopedia, pensata con volumi tematici che non finiranno a fare soltanto bella mostra sugli scaffali, ma uniscono teoria e pratica in un mix convincente sia nei contenuti, sia nel progetto editoriale.


 

C'è chi combatte contro pericolosi criminali che vogliono distruggere il pianeta e chi invece lotta contro... una dieta troppo insipida.

Lo avete capito? Esatto, sono tornati i supervecchietti di Davide Calì.

i supereroi e lo sciopero della minestrina

La trilogia dei supereroi in pensione (ve ne avevo parlato qui e qui) diventa quadrilogia con I supereroi e lo sciopero della minestrina, illustrato da Alice Piaggio e edito ancora da Biancoenero nella collana per primi lettori Minizoom.

i supereroi e lo sciopero della minestrina

I simpatici abitanti della casa di riposo sono stavolta alle prese con un menu che non li soddisfa. Incantati dai programmi televisivi a tema culinario, che guardano ipnotizzati tutto il giorno, decidono di dare una svolta alla propria dieta e indicono uno sciopero della fame, componendo per l'occasione anche una canzone di protesta (la potete ascoltare, cantata da Marianna Balducci, seguendo il QR code sul libro):

Il purè di patate mangiatelo voi
in fondo noi siamo sempre supereroi.

i supereroi e lo sciopero della minestrina

Di supereroico in realtà i nostri cari vecchietti hanno ormai ben poco: in tutta questa storia le loro supercapacità non vengono chiamate in causa, e l'avventura sta soprattutto nella rivolta contro il direttore dell'ospizio, nella nuova organizzazione della mensa autogestita, nella scelta dei piatti da cucinare.

L'ironia di Calì abbandona definitivamente il mondo dei superpoteri per concentrarsi solo sui cliché dell'età, dalla dieta da ospedale alla passione per la tv, dalle intolleranze alimentari ai luoghi comuni come "il formaggio rende tutto più buono".

i supereroi e lo sciopero della minestrina

Nello sviluppo della saga, i super-vecchietti hanno gradualmente perso la loro identità, ma ci fanno sempre ridere, come personaggi di cui ormai conosciamo le debolezze.

Questa volta, ci prepariamo a vederli sconfitti da dietologo e bilancia: due nemici ben più terribili di mostri e robot.


 

Chi vi scrive ha passato parte della propria infanzia attendendo la venuta di Posi e Nega, i due gattini alieni che hanno trasformato Yu in Creamy. Sì, mi piaceva molto l'idea di avere i capelli viola e di cantare  bene.

Ma al di là delle influenze dei cartoni giapponesi, credo che ogni bambino si sia sentito almeno una volta un po' alieno, sulla Terra, e ogni bambino abbia voluto trasformarsi almeno una volta in supereroe.

Super Pollo

Super Pollo, protagonista dei due romanzi di Nicola Brunialti per edizioni Lapis, Super Pollo e l'alieno sparapuzze e Super Pollo contro Mister Pop Corn, è sia un alieno, sia un supereroe, perché arriva dal pianeta Elion4, da dove i genitori lo hanno portato via (non prima di avere assunto tutti sembianze umane) per salvarlo dagli studi che il generale Perfidux voleva svolgere su di lui, per carpire il segreto dei suoi superpoteri.

Già, perché Michelino (questo il nome "borghese" di Super Pollo) ha una super forza, vola e sposta gli oggetti con la forza del pensiero.

Super Pollo

 

È così che Michelino e la sua famiglia si ritrovano a vivere a Poggio Fagiolo, un paese così terribilmente semplice (anche nel nome), che contrasta con la straordinarietà del posto da cui provengono.

Qui Michelino vive una vita normale di giorno, salvo travestirsi da Super Pollo e salvare le persone in difficoltà di notte (l'origine del travestimento viene descritta in un capitolo del libro e ha ben poco di eroico).

Super Pollo

Leitmotive di Super Pollo sono i contrasti con i bulli della scuola e le lotte contro Jagor, capo della polizia segreta di Elion4 che lo inganna con i suoi travestimenti per riuscire a scovarlo e riportarlo sul suo pianeta d'origine.

Come in ogni storia di supereroi che si rispetti, in ogni libro Super Pollo si trova a combattere contro un potente nemico (anche se dietro entrambi c'è sempre lui: il perfido Jagor): nel primo episodio, Super Pollo e l'alieno sparapuzze, si tratta di un alieno apparentemente innocuo ma che stordisce tutti con le sue terribili puzzette, mentre nel secondo, Super Pollo contro Mister Pop Corn, è un mostro che si genera dall'unione di tutti i pop corn di tutti i sacchetti del cinema.

Super Pollo 

Nonstante qualche leziosità sull'origine aliena e la presenza di tutti gli elementi canonici e anche un po' prevedibili di una storia di supereroi (dall'alter ego un po' imbranato alla classica citazione di "da grandi poteri derivano grandi responsabilità"), in Super Pollo prevale decisamente l'identità terrena del protagonista, che vive la normale vita di un bambino di 10 anni, tra gli amici, la scuola, la mensa, e una mamma che gli spalanca le finestre la mattina per farlo svegliare.

Super Pollo

E in entrambe le avventure, c'è sempre un amico che alla fine arriva in suo soccorso e lo salva dalle grinfie del suo arcinemico. 

Perché, alieni o terrestri che siate, il superpotere più forte resta quello dell'amicizia.
 


 

Cliché, stereotipi, pregiudizi: sono temi di grandissima attualità in molti ambiti della cultura e della società. Rafforzata dal movimento Black lives matter, la riflessione su quanto alcuni luoghi comuni influenzino il nostro linguaggio, le nostre azioni, le nostre opere culturali, sta portando una nuova consapevolezza sull'umanità e la società.

Una storia senza cliché

Come tutte le grandi tendenze che diventano improvvisamente mainstream, anche questa fondamentale riflessione ha portato però a eccessi e radicalizzazioni nel senso opposto, derive che racconta con il suo impareggiabile sguardo satirico Davide Calì in Una storia senza cliché, un albo arricchito dalle coloratissime illustrazioni di Anna Aparicio Català ed edito da Clichy (confesso che l'assonanza cliché-Clichy mi fa sorridere e mi lascia il dubbio che Calì abbia messo una certa dose di ironia anche nella scelta della casa editrice a cui sottoporre la propria storia).

Una storia senza cliché

Una storia senza cliché ha un inizio molto, molto tradizionale, con un cavaliere che va a salvare una principessa.

Ma subito una seconda voce narrante ferma il racconto: "Basta con i cavalieri che vanno sempre a salvare le principesse! È un cliché sessista!". Non è dato sapere a chi appartenga questa seconda voce (e quel pizzico di straniamento dato da questo mistero aggiunge comicità all'effetto finale): è un editor che coregge lo scrittore? il narratore che corregge se stesso?

Una sola cosa è certa: si tratta di un adulto. Lo si capisce dal lessico, certo, ma anche dai cliché che utilizza nel tentativo di salvarsi dai cliché ("Le principesse sono capacissime di salvarsi da sole!").

Una storia senza cliché

L'albo prosegue così, con un drago cattivo che però forse non dovrebbe esserlo, un eroe che diventa eroina, ma non può vestirsi di rosa, perché non è vero che alle ragazze piace sempre il rosa, e fa la cow boy, ma non può bere il whisky, perché l'alcool, si sa, è meglio evitarlo.

Una storia senza cliché

 

Ma non sarà che, con tutti questi limiti, la storia diventa anche un po' noiosa?
Calì prende una posizione chiara contro quegli eccessi di politically correct che mettono limiti alla fiction, ed è evidente che questa riflessione trascende i confini di questo albo per posarsi sul dibattito dilagante.

La morale è chiara: anche l'eliminazione di ogni cliché può diventare un cliché.


Di Pluk, va detto, non ce n'è mai abbastanza.

Perché non è semplice trovare un libro che sia adatto anche a un'età prescolare pur non essendo un albo, con una scrittura scorrevole ma non banale, un perfetto equilibrio tra prosa e dialogo, un lessico curato, personaggi e trama fuori dall'ordinario, ma perfettamente credibili nella finzione letteraria.

Pluk e gli animali da salvare

È una festa, quindi, riaccogliere Pluk, tornato in libreria con Pluk e gli animali da salvare, sempre edito da LupoGuido: non un vero e proprio secondo capitolo, ma qualcosa che si avvicina di più a un prequel.

Come spiega una nota in apertura, le avventure di Pluk sono state originariamente pubblicate a puntate su una rivista olandese tra gli anni Sessanta e Settanta e solo in seguito raccolte in un libro. Questo volume raccoglie episodi che si collocano dopo l'arrivo di Pluk al grangrattacielo e l'incontro con i suoi diversi abitanti, ma prima di tutto il resto.

Questa nota è una cura non scontata e di grande valore, un gesto di trasparenza da parte della casa editrice verso un lettore che già conosce il personaggio e può così più agevolmente capire in che punto della storia collocarsi prima di lasciarsi andare al fluire della narrazione.

Pluk e gli animali da salvare

Una tale genesi potrebbe far pensare (visto anche il minor numero di pagine rispetto al primo volume) a una raccolta di "scarti", di capitoli meno riusciti, invece la storia di Pluk e gli animali da salvare scorre con una compattezza forse maggiore di quella del suo predecessore Pluk e il Grangrattacielo, nel quale si intrecciavano e si sviluppavano più trame.

Pluk e gli animali da salvare vede inveve un unico e ben distinto arco narrativo,  che segue le vicende di Pluk e Mordispiace, un bimbo selvaggio cresciuto da una coppia di orsi e quindi dato in affidamento a zia Fida, abitante del grangrattacielo.

Pluk e gli animali da salvare

Ritroviamo molti dei personaggi già noti e ne conosciamo altri, a partire dal riuscitissimo Mordispiace, che non sa trattenersi dal mordere, salvo poi chiedere scusa, come suggerisce il nome. Teso tra due istinti, quello umano e quello animale, vuole ritrovare Mam e Papsi, gli orsi che l'hanno cresciuto, e al tempo stesso stare con zia Fida, cui è affezionato, e sarà questa tensione il motore delle avventure di questo libro.

Strada facendo, Annie M. G. Schmidt e Fiep Westendorp ci accompagnano dentro il mondo sospeso e bambino di Pluk e, da lì, dentro un mondo ulteriore, un grado ancora più elevato di sospensione, quello del misterioso meteorologo, a cui ci si affaccia da una grotta nascosta nel parco per poi scoprirvi interi biomi  ricostruiti con il loro clima e la loro fauna.

Pluk e gli animali da salvare

 

È un viaggio nelle meraviglie, e ancora una volta ci sentiamo parte della storia, ed empatizziamo con i protagonisti. Perché anche noi, a volte, siamo così: promettiamo di non mordere, e poi lo facciamo ancora, però ci dispiace.


 
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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