Nuvole in scatola
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Il Natale è uno degli argomenti che richiama il mercato editoriale a pubblicare, pubblicare, pubblicare.
Inevitabilmente, la qualità non è sempre il primo criterio di scelta, e la retorica abbonda.

E così la magia del Natale finisce, anche nei libri, annegata da operazioni commerciali, testi mediocri, illustrazioni stucchevoli e storie buoniste e scontate.

Per fortuna non tutto è così, e cercando tra gli scaffali si possono trovare chicche ben scritte, ben illustrate, originali, che uniscono la magia delle feste alla magia della buona letteratura.
Oggi ve ne presento due: due romanzi di Natale per bambini tutti da ridere, adatti a lettori dagli otto-nove anni, ma belli anche per essere condivisi con una lettura ad alta voce, un po' per sera, per coccolarsi e ridere insieme, aspettando il Natale.

E già che ci sono, vi racconto come aspetteremo il Natale noi: con un calendario dell'avvento realizzato con la mia nuova Silohuette Cameo 4.


romanzi natale calendario avvento

I due libri di Natale per bambini più divertenti che mi siano capitati tra le mani negli ultimi tempi sono Rover salva il Natale e L'ultima pecora.

Rover salva il Natale è uno spin off (non c'è sequenzialità e può essere letto in modo indipendente) dello strepitoso Il trattamento ridarelli di cui vi avevo già parlato, edito anch'esso da Salani.
Ritroviamo qui tutta la comicità di Roddy Doyle, le sue trovate nonsense, il gioco continuo tra storia e narrazione, tant'è che il libro comincia con un capitolo dedicato alla storia di due lucertole, per poi concludere dicendo che il libro non parlerà di loro (in realtà le ritroveremo più avanti):
Questo significa che è stata una perdita di tempo leggere il Capitolo Uno. Spiacente.

rover salva il natale

Dal capitolo Due in poi, quindi, ritroviamo la famiglia Mack, con i piccoli Jimmy e Robbie che aspettano con ansia il Natale per ricevere i regali.
Ma Babbo Natale ha un problema: la sua fidata renna Rudolph è in sciopero, e c'è solo un animale in grado di sostituirla: l'intelligentissimo cane Rover. Così manda un elfo a convocarlo.

rover salva il natale

Inizia così una travolgente avventura, molto movimentata, che coinvogerà anche i piccoli di casa Mack (compresa Kayla, che sa dire solo "Tu chi sei?" e la sua amica Victoria, che dice solo "Bum-bum") in un viaggio contro il tempo attorno al mondo.

Ma come funziona questo viaggio? Come fa a volare Rover? Semplice: è la magia del Natale, che però funziona solo se tutti i bambini del mondo ci credono:

Era per questo che Babbo Natale era tanto preoccupato: se i bambini avessero smesso di crederci, la slitta non avrebbe più potuto volare e neanche Rover e Rudolph. La slitta, i sacchi e tutto il resto sarebbero cascati giù per terra. Niente più magia, niente più Natale e niente più Babbo Natale.

In una meccanica che ricorda quella della Storia Infinita, la magia esiste perché noi ci crediamo.
Ma qui a scrivere è Roddy Doyle, e quindi questa regola si traduce in peripezie, capitomboli e avventure nel cielo, con una slitta che perde quota ogni volta che Babbo Natale si dimostra insicuro (e quindi il suo equipaggio inizia a dubitare di lui).

Al di là della trama, anche qui, come nel Trattamento ridarelli (a mio parere ancora più riuscito di questo seguito), a sorprendere è soprattutto la tecnica narrativa, fatta di continue rotture della quarta parete per interpellare il lettore, prenderlo in giro, insegnargli o suggerirgli cose (ad esempio, si consiglia di dare la colpa al gatto se si rovina un vestito della mamma, assicurandosi prima, però, di avere un gatto).

rover salva il natale

La narrazione è spezzata da trovate, battute, capitoli scritti con il solo scopo di scherzare con il pubblico e perfino intermezzi pubblicitari, che diventano un tormentone, con la battaglia a suon di slogan tra i dentifrici Frescodent e Dentofresh, e il romanzo non ha un capitolo conclusivo, ma ben cinque.

rover salva il natale

Insomma: accanto alla storia, incalzante e rocambolesca, è la tecnica metanarrativa a rendere unico questo libro, facendo divertire ma anche riflettere sulle possibilità della lingua, del libro, della narrazione.
Una lettura che, lasciatemelo dire, da sola insegna più di molti libri di testo di italiano.

L'ultima pecora (recentissima uscita di Edizioni Lapis) pratica invece la sua forza ironica esclusivamente all'interno della narrazione, ma non per questo il risultato è meno esilarante.
Ulrich Hub, supportato dalle illustrazioni fumettistiche di Jörg Mühle (che abbiamo già visto in Coniglietto fa il bagnetto e Uno a te, due a me) mette in scena un racconto molto alternativo della natività.

ultima pecora

Se la tecnica narrativa è piuttosto tradizionale, infatti, il punto di vista è decisamente peculiare.
L'ultima pecora racconta la nascita di Gesù così come l'hanno vissuta le pecore.
Elemento poco più che decorativo di ogni presepe, le pecore si prendono stavolta la loro rivincita diventando protagoniste, ma a modo loro: delle protagoniste ai margini.

Ultime a capire cosa sta succedendo, ultime ad arrivare a Betlemme (in effetti, alla fine Gesù non riusciranno nemmeno a vederlo), riusciranno in qualche modo, del tutto inconsapevolmente, ad essere determinanti.

Strizzando l'occhio al lettore prima ancora dell'incipit, il libro si dichiara
"ispirato a una storia vera"
Inizia tutto una notte, quando, rivegliate dal chiarore della cometa, le pecore si rendono conto che i pastori sono scomparsi. Partiranno dunque alla loro ricerca (e alla ricerca del bebè di cui tutti parlano), incontrando lungo la strada vari testimoni che racconteranno loro la lieta novella.
Tonte e pasticcione, riusciranno a depistare (senza saperlo) dei lupi mandati da Erode a cercare il Bambinello.


ultima pecora

Sostenuta da una prosa brillante, la storia si dipana attraverso continui siparietti ed equivoci tra le protagoniste, ognuna con i suoi tratti peculiari, in un continuo, comico oscillare tra storia e modernità, con sfacciati ancronismi e inconsapevoli battute delle pecore:

Vuoi dire che anche gli umani devono farsi contare?

chiede incredula la pecora con la zampa ingessata all'asinello, facendo un improbabile paragone tra il Censimento di Quirinio e la conta del gregge.

Le pecore sono antiche, prendono in giro la loro amica col berretto di lana che "ha le visioni" e racconta che in futuro verranno inventati telefono e televisone, ma sono anche modernissime nei loro discorsi. Esilarante il dialogo in cui cercano un'idea-regalo per il bebè, dopo aver sentito parlare dei doni dei Re Magi, ricalcando scene di moderna quotidianità:
"Un buono? così ci compra quello che vuole"
"Troppo impersonale"
Ulrich Hub riesce nell'impresa di creare un'opera comica attorno alla natività, senza però essere irriverente, e anzi conservando una bontà di sentimenti che trova spazio in piccoli gesti che restano sullo sfondo della storia, come la cometa che accompagna tutto il viaggio, e proprio per questo si mostrano credibili e svuotati di ogni retorica.

Un libro che dimostra che per raccontare il Natale e i buoni sentimenti non è necessario essere didascalici.

È questa la mia immagine ideale dell'avvento: un periodo in cui concedersi il tempo di una risata insieme. Ed è così che concepisco anche il calendario dell'avvento: una serie di proposte di attività, il più possibile divertenti, da condividere in famiglia.

Il calendario dell'avvento "Gratta e gioca"


Il calendario dell'avvento di quest'anno è stato il primo progetto che ho realizzato con la mia nuova Silhouette Cameo 4 (cos'è? Ve l'ho spiegato qui), che potete trovare sul sito di Creativamente Plotter.
Se volete realizzarlo anche senza la Cameo, potete ottenere un buon risultato con un po' di tempo in più, anche ritagliando tutti i cartoncini a mano.

Primo passo: gli alberelli-attività.

Stampate e ritagliate 24 alberelli.
Su ognuno di essi ci sarà un numero e un'attività da svolgere (se cercate ispirazione,vi lascio un elenco in fondo).
Se volete, potete stampare le sagome a partire dal mio pdf stampabile, oppure scaricare il file che ho preparato, pronto per essere importato sul software della Silhouette Cameo.

Nei due file ho inserito solo le sagome e non numeri e attività, in modo da lasciare a voi la scelta di quali inserire, a mano o con un software di grafica.

[Se non avete la Silohuette Cameo, saltate i passaggi successivi e andate direttamente a "gli alberelli-supporto"]

Nel Silohuette Studio, il software abbinato alla Cameo, potete aggiungere numeri e attività agli alberelli attraverso delle caselle di testo.

silhouette studio

Non dimenticatevi di riempire di nero le scritte (la Cameo traccia di default solo il contorno, per poterlo ritagliare).

silhouette studio

Ora, passate dalla tab "disegno" alla tab "invia": qui attivate i crocini di ritaglio (serviranno per la funzione "print & cut") assicurandovi che il disegno sia al loro interno, poi selezionate le scritte e abbinatele al comando "non ritagliare". Controllate che le sagome degli alberi siano invece marcate come "taglia".

Quindi date il comando di stampa e stampate il foglio (ne serviranno quattro per coprire i 24 giorni di avvento).

silhouette studio

Piccola spiegazione: la funzione "print & cut"
Funziona così: con la vostra stampante, stampate il foglio con i crocini. La Cameo "leggerà" i crocini e li prenderà come punto di riferimento per fare il taglio esattamente dove avete previsto (in questo caso, mantenendo numeri e scritte dentro gli alberelli).

Collegate quindi il computer alla Cameo, applicate il foglio stampato sul tappetino da taglio, inseritelo nella macchina cliccando la freccia verso l'alto e date dal computer il comando di taglio.


silhouette cameo

La Cameo farà il resto, tagliando le sagome dei vostri alberelli.

silhouette cameo

Gli alberelli-supporto
Ora prendete il file, ingrandite gli alberelli, togliete le scritte e i crocini e ripetete l'operazione di taglio con del cartoncino verde (oppure, se usate il pdf stampabile, ingranditelo e usatelo per ritagliare nel cartoncino degli alberi più grandi).

Incollate al centro degli alberi verdi gli alberelli di carta con le attività.

I bollini gratta e gioca.
Ora, coprite le attività con dei bollini tipo "gratta e vinci": potete crearli a partire dal mio file Silhouette Studio stampandolo su pellicola gratta e vinci come questa bianca stampabile o questa dorata.
In alternativa, potete acquistare degli adesivi gratta e vinci già pronti.

silhouette cameo

Ogni giorno, i bambini gratteranno con una moneta per scoprire l'attività.

silhouette cameo

Ora non resta che appendere gli alberelli con un po' di spago, magari sopra il camino, se ce l'avete.

silhouette cameo

Che attività inserire? Ve ne suggerisco qualcuna:
  • Scrivi un messaggio a un membro della famiglia
  • Costruisci un albero di Natale di didò
  • Disegna Babbo Natale
  • Gioca a "indovina a cosa sto pensando" con la tua famiglia
  • Caccia al tesoro: trova un oggetto rosso, un oggetto morbido, un oggetto di legno (e vinci un dolce)
  • Costruisci una casetta di coperte e fatti leggere un libro con la torcia.
  • Canta una canzone di Natale con la tua famiglia.
  • Caccia al tesoro: trova un oggetto che inizia con la lettera L, uno con la lettera M e uno con la lettera P
  • Costruisci la slitta di Babbo Natale con i Lego
  • Prepara una pallina di cartoncino per l'albero
  • Inventa una canzone per un membro della tua famiglia
  • Gioca a girotondo con tutta la famiglia
  • Guarda un vecchio album di foto di famiglia
  • Risolvi il labirinto e aiuta Babbo Natale a entrare nel tuo camino
  • Prepara una decorazione per la finestra
  • Caccia al tesoro: cerca il dolce nascosto in casa con il gioco di "acqua" e "fuoco"
  • Costruisci un albero di Natale con i Lego
  • Ritaglia dei fiocchi di neve di carta
  • Fai un gioco da tavolo con tutta la famiglia
  • Caccia al tesoro: ricostruisci la scritta "Buon Natale" cercando le lettere nascoste in casa.
  • Aiuta mamma e papà a fare i pacchetti regalo.
  • Scegli un film da vedere tutti insieme
  • Prepara un bigliettino di Natale per i nonni.
  • Costruisci un alberello di Natale di carta
  • Fai un gioco a carte con la tua famiglia
  • Costruisci una renna di carta
  • Fai una barba di Babbo Natale con il cotone
  • Registra un video di auguri da mandare a tutti
  • Ricostruisci un pupazzo di neve
  • Prepara qualcosa da mangiare per Babbo Natale e le sue renne.
E naturalmente, la mia preferita:
  • leggi un libro di Natale con la tua famiglia.


 
Dopo qualche “storia” su Instagram e qualche post su Facebook, ho deciso di presentarvi la mia nuova compagna di fai da te, la Silhouette Cameo 4.

silhouette cameo 4

Ma prima, una doverosa premessa.
La Silhouette Cameo mi è stata offerta da Creativamente Plotter, distributore ufficiale in Italia.

Chi mi conosce virtualmente (ma ancor di più chi mi conosce di persona!) sa che tengo particolarmente alla mia libertà di pensiero.
Nonostante lavori nella comunicazione (o forse, proprio per questo), non ho mai voluto seguire nel mio blog logiche di visibilità o di guadagno che potessero minimamente snaturarlo.
Quando ho accettato di ricevere la Cameo l’ho fatto per un motivo preciso: la desideravo da anni, e prima o poi me la sarei comprata ugualmente.
Quindi, veniamo al dunque: di cosa si tratta?
La Silhouette Cameo 4 è un plotter da taglio. 
In pratica, una stampante che taglia anziché stampare.
Per chi la conosce, una sorta di Big Shot che però non ha bisogno di fustelle costose che usi una volta e via, perché puoi scaricarti tutte le forme che vuoi, e se hai un minimo di conoscenza grafica, te le puoi creare anche da sola, quante ne vuoi.
Tu disegni il contorno da tagliare, inserisci il materiale (carta, cartoncino, feltro, vinile, perfino cuoio) e lei lo taglia nella forma che hai disegnato.
La desideravo da tanto, dicevo, e averla a casa non ha deluso le mie aspettative.
La sto sperimentando da poco più di una settimana e so di averla sfruttata al minimo delle sue potenzialità, ma mi ha dato già belle soddisfazioni. La cosa più soddisfacente? La funzione “Print & cut”, che permette di creare un file grafico da stampare con la propria stampante e poi ritagliare il foglio con il plotter, che seguirà esattamente le forme stampate.

Insomma: la amo.
E non ve lo scrivo perché mi hanno chiesto di farlo (in effetti, non me lo hanno chiesto).
E ora, se siete curiosi di vederla all’opera, aspettate il mio prossimo post.

Da una parte i buoni, dall'altra i cattivi: il mondo dei bambini (e anche di molti adulti, purtroppo) è spesso nettamente polarizzato, diviso senza scampo in opposti che non dialogano tra loro.
È nella ricchezza delle storie che possiamo trovare la via per raccontare le sfumature, le complessità, ma anche le motivazioni di un comportamento e la possibilità di cambiare.

bill il cattivo

Bill il cattivo (ora buonissimo), di Beisler editore, inizia proprio con una netta polarizzazione: il protagonista, Bill, è proprio cattivo. Fa tutte le cose che un cattivo farebbe.

bill il cattivo

Se ora vi state immaginando furti, incendi dolosi, rapine e omicidi, cambiate prospettiva ed entrate in quella di un bambino.
Bill il cattivo ruba le mele a un fruttivendolo, costringe gli amici al bar a ridere alle proprie barzellette, prende la palla ai bambini e annoda le loro corde per saltare!
bill il cattivo


Il tratto ironico di Ole Könnecke rende la narrazione molto più interessante di quanto ci si possa aspettare da una semplice descrizione di "cattive azioni": la stazza di Bill, un adulto grande e grosso, lo rende ridicolo nel suo bullarsi dei più piccoli, e le reazioni caricaturali delle sue "vittime" (che si nascondono dietro a un giornale per non farsi notare da lui!) contribuiscono a creare un'atmosfera comica che smorza il "terribile" ritratto dato dal testo.

bill il cattivo

E poi arriva il momento della svolta: Bill viene sorpreso in preda agli incubi, proprio dai bambini che aveva bullizzato.
I suoi genitori, severi e intransigenti, lo tormentano ancora nel sonno, ed è quindi nella sua infanzia che si trovano le radici del suo comportamento.

Anche qui, lo stile di Ole Könnecke trasforma in vignetta quella che potrebbe essere una situazione densa di negatività e rende semplice quello che è un concetto tipico di un'analisi adulta: da sopra il divano dove Bill sta singhiozzando, i ritratti dei genitori sembrano guardarlo con aria severa, ma con un effetto indubbiamente comico.

bill il cattivo

Sarà l'ingegno dei bambini a trovare una soluzione, forse troppo semplice per essere realistica, ma certamente d'effetto, trasformando Bill in un essere buono, semplicemente perché ora si sente amato.

Con il suo testo breve in stampatello maiuscolo, Bill il cattivo (ora buonissimo) si presta sia a una lettura condivisa sia alle prime letture autonome, offrendo al piccolo lettore un testo semplice ma ricco di ritmo.

Non manca una strizzatina d'occhio finale al lettore, un ultimo piccolo contrasto tra testo e immagini, che ci fa vedere che Bill qualche marachella la combina ancora, anche se ora a fin di bene.
D'altra parte, la potenza delle belle narrazioni è proprio questa: non offrire soluzioni nette, bianche o nere, buone o cattive, ma raccontare, sorridendo, che la vita è un po' più complicata, e anche molto più affascinante, di quanto sembri.

Un minuscolo pugnetto che stringe un dito: è una delle prime foto che facciamo, quando nasce un bambino.
Rappresenta la connessione tra due esseri umani, genitore e figlio: uno "grande" e uno "piccolo", indissolubilmente legati. In quell'immagine c'è amore, protezione, uguaglianza e differenza.


Dentro Io grande tu piccino di Lilli L'Arronge (Pulce edizioni) ci sono tutte queste sensazioni, e un po' di ironia in più.
Con un testo ritmato e musicale, ricco di rime e assonanze, il libro presenta una serie di azioni e caratteristiche che contrappongono due tenere donnole: un genitore (non definito: potrebbe essere mamma o papà) e suo figlio (o figlia).


A ogni situazione si accompagnano pochissime parole, scelte con cura, che definiscono un "io" e un "tu".

Io grande, tu piccino,
io mucca, tu maialino,
io bacio, tu bacino 


Quello che potrebbe essere un elenco scontato si concretizza in una sequenza piena di sorprese e di variazioni da scoprire: si passa dal gioco alle attività quotidiane, dalle coccole alle piccole divergenze tra genitori e figli.

Scopriamo che a volte "io" e "tu" si rovesciano, e non sempre "ino" appartiene al più piccolo:
tu auto, io pulmino.


Così come non sempre spetta al bambino l'azione più modesta. In una pozzanghera infatti:
io schizzino, tu schizzone.
Pagina dopo pagina, vediamo il cucciolo instancabile e il genitore stanco, vediamo bua e consolazione, vediamo capricci e urla che poi si mitigano nella complicità di un'attività svolta insieme. È un rapporto quotidiano, riletto attraverso l'ottica speciale che valorizza allo stesso tempo somiglianze e differenze. 


C'è spazio anche per tavole in cui "io" e "tu" sembrano fondersi in un'unica entità, e le differenze si appianano.


L'alternanza di situazioni tenere, comiche e ironiche provoca pelle d'oca e risate (non mancano naturalmente pipì e cacca, due evergreen per tutti i bambini!).
Nelle sue 40 pagine, Io grande tu piccino fotografa con altrettante vignette le sfumature di un rapporto non sempre perfetto, ma  unico e speciale.

Mi piace pensare a Io grande tu piccino come al punto di partenza per un gioco che prosegue oltre il libro: quanti oggetti o quante azioni potete trovare nella vita comune, che rispondano a questo schema? E se provate a pronunciare il vostro "io", vostro figlio saprà rispondere con il suo "tu"?

Io forchetta, tu forchettina
io manona, tu manina.
Io tg, tu cartone,
tu corri, io fiatone.

Volete continuare voi?


Spoiler alert: tenere lontano questo libro da chi ancora crede a Babbo Natale.


L'ultimo regalo di Babbo Natale inizia infatti così:
I suoi genitori non la smettevano di parlare di Babbo Natale, così Julien aveva deciso di fingere di crederci per un altro anno.

Ma se dopo questo incipit vi aspettate una storia disincantata e materiale, be': preparatevi a restare sorpresi. Al contrario: L'ultimo regalo di Babbo Natale Ã¨ il libro perfetto per chi, nonostante abbia mangiato la foglia, non vuole rinunciare alla magia.



È incredibile come il tratto delle illustrazioni di Quentin Blake riesca a esprimere così bene atmosfere tanto diverse come quelle "cattive" dei libri di Dahl e questa: poetica, delicata, dolce.

La storia è quella di Julien, un bambino ormai cresciutello, che come abbiamo visto non crede più a Babbo Natale (ma decide di crederci ancora un po') .
Il giorno di Natale, Julien riceve la console che aveva chiesto, e anche un altro regalo.



Anche i genitori sembrano sorpresi da questo pacchetto (ma non sarà – inizia a chiedersi il lettore – che Babbo Natale esiste davvero?).
Dentro c'è una locomotiva di legno. Un gioco per bambini piccoli: sicuramente Babbo Natale si è sbagliato, era per un altro bambino. Ma Julien ne è affascinato, inizia a giocarci e presto Juliette (così l'ha chiamata) diventa per lui una compagna di giochi inseparabile.


È la rivincita del gioco tradizionale sul digitale: le autrici, le sorelle Marie-Aude ed Elvire Murail, lo raccontano con garbo e delicatezza, sottolineando la cura che Julien dimostra per il suo giocattolo.
Finché, l'anno successivo, Julien prova ad evitare l'appuntamento con Babbo Natale, temendo che questi si riprenda la locomotiva: prima si dichiara troppo grande, poi cerca di fare qualche cattiva azione per non rientrare più nell'elenco dei "bambini buoni", ma non servirà: Babbo Natale passerà, e avrà un ultimo, inaspettato regalo per lui.

L'ultimo regalo di Babbo Natale gioca sul filo tra credulità e disillusione. I protagonisti sanno che Babbo Natale non esiste, eppure ne ricevono la visita.
È una presa di posizione netta: la magia c'è anche se non ci si crede più, ed è dentro le cose più autentiche, quelle di una volta, quelle che ci fanno tornare piccoli.
O magari, dentro un bel libro regalato per Natale.



Vi è mai capitato di chiedere ai vostri figli un assaggio di quel che stavano mangiando e di ricevere briciole di dimensioni appena sufficienti a coprire una papilla gustativa?
La condivisione è un piacere che non si può certo definire innato, negli esseri umani. Ma forse, praticandola un po', si riesce a scoprire il suo lato gratificante.



Jörg Mühle lo racconta, con leggerezza, in Due a me, uno a te, un albo semplice e delizioso uscito per Terre di mezzo editore.
La storia inizia da un orso, che trova tre funghi.


Li raccoglie e li porta a casa, dove la donnola li cucina con cura.


Al momento di mangiarli, però, sorge il problema di come dividerli: i funghi sono dispari e loro sono in due.
All'orso sembra naturale tenersene due, perché è più grosso, ma la donnola vuole il terzo fungo per sé, perché è piccola e deve crescere.


Inizia così un botta e risposta sempre più incalzante, in cui ognuno dei due protagonisti cerca una motivazione razionale per tenersi il fungo in più: l'orso perché li ha raccolti, la donnola perché li ha cucinati e così via.
I toni si accendono, le voci si accavallano e si fanno invadenti, anche tipograficamente, sulla pagina.


Finché arriva una volpe, che aderendo al detto "tra i due litiganti il terzo gode", si pappa il fungo in più. Basterà questa soluzione a mettere d'accordo orso e donnola?
Il finale, a sorpresa, resta aperto e strappa una risata.

A dare forza a una storia semplice e diretta, che veicola in modo efficace riflessioni e soluzioni attorno al tema della condivisione, due personaggi divertenti e ben caratterizzati, e il tratto fumettistico di Jörg Mühle, che fonde tenerezza ed espressività.
Meravigliosa la casa nel bosco dei due protagonisti, senza pareti ed integrata tra gli elementi naturali (la cucina della donnola con le padelle appese ai rami mi ha ricordato le mille capanne costruite da bambina nel bosco d'estate).

Due a me, uno a te, amatissimo dal Piccolo D, è stato l'occasione per improvvisare un gioco (o forse sarebbe meglio chiamarla attività) su numeri, distribuzione e condivisione.


Ho preso un foglio quadrettato e ho disegnato due colonne di riquadri, colorando gli ultimi due di ogni fila di rosso. Ho poi preso un dado e una manciata di fagioli secchi.

Il gioco si svolge così: ognuno tira un dado e distribuisce i fagioli lungo le due colonne.
Può iniziare dalla colonna che preferisce: l'unico vincolo è, una volta iniziato, proseguire mettendo un fagiolo in una colonna e uno nell'altra, alternandole.
Vince chi arriva a riempire almeno uno dei riquadri rossi in entrambe le colonne, ma senza oltrepassare la fine delle colonne.


Il gioco è molto semplice ma permette di acquisire qualche nozione matematica e qualche prima idea di strategia: oltre al rispetto dei turni di gioco, si impara che con i numeri pari le colonne restano sempre riempite allo stesso modo, mentre con i numeri dispari una colonna "avanza".
Che iniziando da una colonna, si finirà sulla colonna opposta in caso di numero pari, e sulla stessa in caso di numero dispari.
E si impara a capire l'incidenza della strategia (scegliere da che colonna iniziare) e della fortuna.

È anche un buon allenamento per "fare le conte", pilotando il risultato in base al numero di sillabe della filastrocca e, nel caso il risultato non sia quello voluto, aggiungere qualche parola all'ultimo momento: lo so, da piccoli lo avete fatto anche voi.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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