Nuvole in scatola
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Nutrire, riscaldare, coprire: sono gesti che soddisfano i nostri bisogni primari, ma che hanno anche un significato più immateriale. Sono coccole, segni d'affetto, più profondi delle parole, spesso anche più sinceri.

Filo magico è la storia di uno di questi gesti, e leggendolo si avverte tutto il calore che accompagna l'atto della protagonista: quello di creare morbidi maglioni per le persone (e non solo) attorno a sé.
Filo magico racconta la storia di Annabelle, che un giorno trova una scatola con dentro un filo di lana tutto colorato. Annabelle inizia a sferruzzare e crea un maglione per sé e uno per il suo cane.

Ma il filo non si esaurisce, così Annabelle riesce a donare maglioni a tutto il paese, prima grigio e freddo, e ora pieno di colore e calore.
Il filo di Annabelle non cambia solo l'esterno delle cose e delle persone, ma riesce a scaldare anche il loro cuore, rendendole più unite, più felici. Tutto il paese cambia volto.
Con toni semplici e delicati e immagini essenziali ma molto evocative, Filo magico racconta un mondo che viene scaldato dal gesto altruista di una bambina e da una piccola magia.

Il tratto, poetico ma non esente da un pizzico di ironia che gli dà forza ed espressione, è quello di Jon Klassen, e tra i personaggi sbuca infatti qualche volto noto (se non avete ancora letto Voglio il mio cappello! provvedete subito!).
Ma la storia non finisce qui. A disturbare il gesto di Annabelle arriva, come in tutte le favole, un cattivo: un nobile avido e invidioso che offre alla bambina cifre da capogiro pur di avere il suo filo magico. E quando lei rifiuta, troverà comunque il modo per averlo.
Oppure no?
Non sarà che la magia di quel filo non è nel filo, ma nell'amore che si mette nell'usarlo?

Filo magico è una di quelle storie che mette immediatamente voglia di fare qualcosa per qualcuno, di correre ad aiutare chi ne ha bisogno, di scrivere una lista di buoni propositi. E anche di lavorare a maglia.

È per questo che, cercando qualche tutorial qua e là, ho costruito un

telaio da maglia fai da te.


Si parte da un semplice rotolo di carta igienica e da quattro (o più) bastoncini da ghiacciolo o da ceretta.

Per costruire il telaio, basta fissare con del nastro adesivo i bastoncini a una distanza uniforme attorno al rotolo, lasciandoli sporgere di circa 1,5 cm da un lato (dall'altro non serve che sporgano).

Ho aggiunto del nastro adesivo decorato per renderlo più gradevole (ma è del tutto accessorio: l'importante è che i bastoncini stiano al loro posto).

E ora, all'opera!
Fate passare il filo nel foro centrale e tenete fissata con il pollice l'estremità (potete anche tenerla ferma con un elastico stretto attorno al rotolo), poi con l'altro lato del filo, ancora attaccato al gomitolo, iniziate la vostra "maglia a mano".

Per il primo giro, passate il filo in senso antiorario attorno a ogni bastoncino, per poi andare sul successivo (successivo in senso orario, stavolta), avvolgerlo ancora in senso antiorario e così via, finché non avrete finito il giro ottenendo una griglia come in foto.


Siccome è più facile a farsi che a spiegarsi, ve lo faccio vedere con una gif:



Finito il primo giro, portate il filo dietro a un bastoncino, sopra il filo precedente.
Prendete con due dita il giro più basso, sovrapponetelo al filo appena posizionato e scavalcate con esso la punta del bastoncino. E continuate, girando il vostro telaio tra le mani, portando sempre il filo sul bastoncino più a destra e scavalcandolo.


Anche in questo caso, è più facile a farsi che a dirsi, quindi ecco la gif:



In ogni caso, cercando su Google "french knitting" o "toilet paper tube knitting" troverete tanti video tutorial migliori del mio.
Continuando a girare, dopo un po' dall'alto dovreste vedere una ragnatela del genere:

E il vostro lavoro a maglia uscirà dalla parte inferiore del tubo.
Sì, è come la "maglieria magica" della nostra infanzia: ve la ricordate, vero?

Otterrete una maglia da "dito" (se volete usarla per una bambola, servirà un tubo più largo) che potrete comunque usare come sciarpa o braccialetto.
Per fermare i punti, staccateli attentamente dai bastoncini e infilateci il capo del filo, dopo averlo tagliato.

Usando un filo multicolore, il risultato sarà ancora più bello.
E chissà se il vostro gomitolo si esaurirò o, come Annabelle, potrete riscaldare tutte le persone a cui volete bene.


 
Una delle prime dieci parole del Piccolo D è stata un ululato. Le possibili spiegazioni sono due: ho partorito un licantropo, oppure è l'effetto di un libro, uno dei suoi preferiti.


Lupo Baldo, in effetti, è una vera ossessione per il Piccolo D. Gli si illumina il viso quando glielo faccio vedere, lo sceglie quasi sempre per primo dal suo scaffale.

È la magia dei Bohemini di Eric Battut, una collana di Bohem Press dedicata ai piccoli, da uno a due anni. Cos'hanno di speciale?

  • Il formato: per piccole dita e piccoli occhi. Quadrotto, facile da maneggiare, con pagine cartonate, è il formato ideale per i più piccoli. E anche il contenuto è modellato sulle esigenze
    di un bambino che ha appena iniziato l'approccio al mondo della rappresentazione iconica e simbolica: immagine a destra (dove corre naturalmente l'occhio), testo a sinistra, separato, in modo da non confondere.
  • Le illustrazioni: l'emozione in pochi tratti. Con i suoi tratti essenziali ma ricchi di espressività, Battut riesce a condensare una storia in pochissime immagini. I protagonisti sono disegnati in modo semplice, con forti contrasti che aiutano la decodifica, ma trasmettono efficacemente tutta l'emozione che provano, che sia paura, gioia o sollievo.
  • Il testo: tra parole, suoni e rumori. I testi sono molto musicali, ricchi di rime, assonanze e ripetizioni che li rendono piacevoli da ascoltare. Ogni pagina propone anche una diversa onomatopea che aiuta il bambino a seguire meglio la storia, a impararla a memoria, a ripeterla (da qui, appunto, gli ululati del mio Piccolo D).
  • La storia: piccola e quotidiana. I protagonisti sono tutti animali, ma è come se fossero bambini. Se escludiamo il volo di Pino Uccellino, compiono azioni quotidiane e semplici in cui ogni bambino può riconoscersi. Senza essere banali, parlano al piccolo ascoltatore di qualcosa in cui può riconoscersi.
I bohemini sono sei, ma i "nostri" preferiti sono indiscutibilmente Lupo Baldo e Lindo Porcello (che ha vinto nel 2010 il primo premio nazionale “Nati per Leggere”, sezione “Libri in Cantiere”). Eccoli qua.

Lupo Baldo

Lui è Lupo Baldo. Non è un lupo spaventoso, lo si vede subito: è un piccolo lupacchiotto, che non ha paura di niente.


Be', quasi niente. Perché in realtà Lupo Baldo ha paura quando sente il verso del cane, o del gatto, o della pecora, o perfino della gallina.


C'è un solo verso che non lo spaventa mai: l'ululato di mamma lupa.


E sarà il susseguirsi di animali e di versi, o il finale, dolce e rassicurante e pieno di bacini (di mamma Lupa, e quindi miei, quando leggo), ma Lupo Baldo resta il preferito del Piccolo D, non solo tra i bohemini, ma tra tutti i libri del suo scaffale.


Lindo Porcello

E poi c'è lui, Lindo Porcello, probabilmente il personaggio che più somiglia al mio Piccolo D.
Lo vediamo all'inizio della storia, tutto pulito e profumato. Lindo, appunto.


Solo che poi mangia una torta, fa un disegno coi pennelli e un castello di sabbia, e arriva perfino a lanciarsi con la bicicletta in una pozzanghera di fango.


Insomma, alla fine della storia, Lindo Porcello tanto lindo non è. Che si può fare? Un bel bagnetto, e poi si ricomincia da capo. Perché la vita di un porcello, come quella di un bimbo, non si può certo fermare, e le cose più belle, si sa, non ti lasciano mai pulito.
Lindo Porcello insegna ai bambini che quando ci si sporca ci si deve lavare, e insegna ai genitori che un vestito sporco significa solo che il bimbo si è divertito.

Oltre a Lupo Baldo e Lindo Porcello, la collana dei bohemini comprende anche Cocco ranocchio, Balena serena, Pino Ucellino e Ugo Canguro.


PS: Inauguro con i bohemini la rubrica Nuvole al volo, recensioni veloci e "pure", senza giochi abbinati, per libri che proprio non potevo fare a meno di presentarvi.

Lupo Baldo
Autore e illustratore: Eric Battut
ed. Bohem Press (collana I bohemini)
24 pagg, cartonato
Prima pubblicazione: 2010

Lindo Porcello 
Autore e illustratore: Eric Battut
ed. Bohem Press (collana I bohemini)
24 pagg, cartonato
Prima pubblicazione: 2010


           
Ricordo il primo giorno di inserimento alla materna del Piccolo T, quando la maestra aveva iniziato a dire "se qualcuno è un po' timidino..." e lui si era alzato in piedi con la mano alzata, interrompendola e urlando: "Io sono timidino!".
Insomma: tra le doti che gli mancano non c'è di certo la favella.



Diversamente da lui, l'elfo Pino, protagonista dell'albo Pino ha perso le parole (Sinnos editore) è timido e riservato, non parla molto. Preferisce stare da solo, canticchiando tra sé e sé.

Un giorno, però, non riesce nemmeno più a canticchiare. Le parole gli si sono congelate da qualche parte e non riescono ad uscire.
Le illustrazioni morbide e colorate di Gloria Francella (suoi anche il dolcissimo Amico Ragnolo e le immagini di Papparappa) ce lo mostrano spaesato e un po' impaurito, immerso in un mondo che è a metà tra il magico e il reale.


Perdere le parole ha anche i suoi lati positivi. Può permetterti di chiudere gli occhi e ascoltare in silenzio tutti i rumori della natura.


Come farà Pino a ritrovare le sue parole? E cosa gli lascerà questa esperienza?

Pino ha perso le parole è una favola leggera e delicata, che parla di timidezza, di amicizia, di cambiamenti. Ideale per accompagnare un bambino timido e dargli coraggio (ad esempio proprio durante un inserimento alla materna), può aiutare anche un bimbo più grande nel primo approccio con la lettura.

Il libro è stampato infatti con font leggimiprima, un carattere ad alta leggibilità pensato da Sinnos per facilitare i lettori alle prime armi.

E proprio pensando ai primi esperimenti di lettura (aiuto! È iniziata la scuola primaria!) ho creato un gioco per andare, come Pino,

alla ricerca delle parole perdute.


Ho preparato dei foglietti con delle parole brevi e semplici e li ho "plastificati" con metodo casalingo (ovvero: con il nastro adesivo). L'importante è lasciare un bordo di nastro adesivo attorno alla carta e farlo aderire bene, in modo che l'acqua non possa entrare.


Ho inserito le parole in un contenitore per il ghiaccio (attenzione: fate in modo che non galleggino sull'acqua ma che restino immerse nel ghiaccio, o si staccheranno troppo facilmente).


Una volta congelate le parole, inizia la caccia, anzi, la pesca.
Mettete i ghiaccioli in un contenitore pieno d'acqua molto fredda e armate i vostri bimbi di cucchiaio o retino.


Potete nominare una parola e sfidare il bambino a trovarla e pescarla, rendere la sfida un po' più ardua con un indovinello o fare una gara tra più bimbi, in cui vince chi pesca per primo la parola giusta.

Quello che conta, come per Pino, è ritrovare le parole perdute e riuscire a rompere, anzi, a sciogliere il ghiaccio.


Se doveste elencare le caratteristiche che rendono un libro perfetto per una fascia d'età dai due ai tre anni, a cosa pensereste?
Io lo immagino più o meno così:
  • una storia semplice semplice, senza riflessioni, morali o ironia, soltanto con un po' di azione;
  • una struttura ricorsiva, o meglio ancora ad accumulo, con elementi che si ripetono aggiungendo ogni volta qualcosa, in modo che il bambino possa essere rassicurato da quello che già conosce e sorpreso dalla novità, ma anche perché possa imparare a memoria il libro e anticiparlo;
  • onomatopee che danno musicalità alla storia e la rendono divertente;
  • azioni semplici che si prestino ad essere mimate e "vissute" anche col corpo;
  • animali come protagonisti;
  • qualcosa di originale e inaspettato che stimoli la fantasia e la curiosità;
  • un formato piccolo, semplice da maneggiare, in modo che il bambino possa, dopo la vostra lettura, maneggiarlo da solo;  
  • pagine cartonate e resistenti (ops!).



Se lo conoscete, vi sarete accorti che, pagine cartonate a parte, ho praticamente descritto Orso, buco!, di minibombo.
E, sempre se lo conoscete, la cosa non dovrebbe stupirvi, perché Orso, buco! è un piccolo capolavoro che riesce a conquistare tutti i bambini e gli adulti che glielo leggono e non a caso ha vinto nel 2014 sia il premio Nati per leggere che il premio Orbil, dell'associazione librerie indipendenti per ragazzi.


Orso, buco! è la storia di un orso che non trova più la sua tana, e si mette in cammino per cercarla. Lungo la strada incontra altri animali che lo accompagnano nella sua ricerca.


E spesso si ritrova a cascare in qualche tana di altri animali.


Lo avrete visto: gli animali protagonisti del libro sono dei semplici cerchi colorati che sembrano disegnati a matita, i percorsi delle linee da seguire e le tane, be', non sono altro che gli animali al negativo.

È questa l'idea, semplicissima e geniale, che rende eccezionale questo albo: stimolare l'intuito e l'osservazione, e giocare con la capacità astrattiva e immaginativa dei bambini, anche piccolissimi, che saranno in grado di capire perfettamente che un cerchio grande e marrone è un orso, mentre quello piccolo e verde non può che essere una rana.


Riprendendo le caratteristiche di cui parlavo, quindi, Orso, buco! è una storia di animali, raccontata in modo semplice e con tante onomatopee.
A ogni passaggio si aggiunge un animale e ogni animale che cade nel buco (Orso, Volpe, Rana e Formica) fa un rumore diverso, così il bambino si divertirà ad anticipare l'aggiunta di ogni rumore sui precedenti.

È anche la storia di un viaggio, in cui le cadute, i salti, i differenti modi di avanzare hanno tutti un loro rumore e una loro mimica, oltre ad essere esemplificati da semplicissimi ma efficaci segni grafici, come gli archi giallo-sabbia che imitano i passi dell'elefante che marcia nel deserto.

Soprattutto, la formula grafica su cui si fonda questo libro lo rende stimolante, curioso e originale: è la classica idea minimale ed esplosiva al tempo stesso, di quelle che fanno dire "ma come hanno fatto a non pensarci prima?".
Un'idea che invita a giocare con il libro anche oltrela lettura, ad esempio in tutti i modi suggeriti dall'editore stesso nel minisito dedicato.

Oppure con un gioco da tavolo fai da te (adatto dai tre anni, mentre il libro potete proporlo già poco prima dei due) che ci porta

nella tana dell'orso.

Costruite la plancia di gioco ritagliando da un cartoncino quattro buchi distanti tra loro, che saranno le tane di Orso, Volpe, Rana e Formica. Il cartoncino andrà poi incollato a un foglio di carta che farà da base.
Se preferite, potete anche limitarvi a usare un foglio semplice, o scaricare semplicemente il mio pdf stampabile con la plancia di gioco già pronta. Il cartoncino con i buchi serve solo a simulare la "profondità" delle tane, creando uno spessore tra superficie e buco, per rendere il gioco più divertente.


Ritagliate poi per ciascun giocatore quattro pedine in diversi colori (ogni giocatore dovrà avere un set di pedine di un colore, per poterle identificare) che abbiano esattamente le stesse dimensioni dei fori. Meglio per voi se avete una Big Shot, magari con le fustelle framelits, le più usate di tutto il mio (non ricchissimo, in verità) parco-fustelle.



Ora, tracciate un percorso con diverse caselle intermedie che unisca le diverse tane (potete ricalcarlo dal mio pdf stampabile), colorate l'interno delle tane e, se volete, disegnate i musi stilizzati degli animali sulle pedine: non ci sarà l'astrazione che rende magico Orso, buco!, ma in mancanza dei colori identificativi di ogni animale forse è meglio aggiungere qualche tratto che aiuti a riconoscerli.

Non resta che aggiungere un dado.


Scopo del gioco è portare tutte le proprie pedine nella tana dell’orso.
Ogni giocatore gioca con quattro pedine dello stesso colore: orso, volpe, rospo e formica.
A turno, tira il dado e muove una delle pedine a piacimento. Le pedine possono stare sulla plancia di gioco anche tutte assieme.
Il giocatore deve dichiarare quale pedina intende muovere prima di tirare il dado. 
Se una pedina finisce in una casella-tana: 
  • se la tana è più piccola della pedina (ad es. se volpe finisce sulla tana di formica), il gioco continua normalmente;
  • se la tana è più grande della pedina (ad es. se rospo finisce sulla tana di volpe), l’animale ci cade dentro e il giocatore sta fermo un turno.


Variante: se una pedina finisce nella casella della propria dimensione, “tappa” la tana: gli altri animali che ci capiteranno sopra non ci cadranno dentro e perciò il giocatore non salterà il turno.


Variante per lettori appassionati: imitare tutte le onomatopee mentre le pedine avanzano e azzeccare il rumore giusto quando un animale cade in una tana.
Badabum!


   
"Spugna! Pendaglio da forca!", cantava a tre anni il Piccolo T, dal momento che la sottoscritta, musicalmente parlando, preferiva fargli conoscere il Capitan Uncino attraverso Bennato anziché DJ Francesco.
Certo, il Piccolo T apprezzava il tono scherzoso e la melodia, ma non poteva sapere cosa significasse "pendaglio da forca" (e per fortuna non era ancora nella fase dei perché). Ma in fondo, quanti bambini sanno davvero chi fossero e cosa facessero i pirati?
I pirati sono una di quelle entità fiabesche (come "le principesse") di cui i bambini conoscono iconografia, abbigliamento, attrezzatura e ambientazione molto prima di conoscerne la reale occupazione o funzione.


Per questo ho apprezzato particolarmente la proposta di un libro divulgativo come Le avventure dei pirati, della collana il piccolo mondo animato (di cui fa parte anche Al tempo dei dinosauri) di Editoriale Scienza.
Già, anche i pirati si possono affrontare "scientificamente" (o meglio storicamente), senza rinunciare naturalmente a un approccio ludico e accattivante, che ben sa costruire questa casa editrice.


Le avventure dei pirati racconta prassi, dettagli e curiosità sull'organizzazione delle navi e delle scorte, sulla gerarchia a bordo, sulle tecniche di assalto alle altre navi, e perfino sulla spartizione del bottino.


Lo fa con illustrazioni a tutta pagina arricchite da alette, ruote e altri meccanismi di pop-up, come ad esempio veri e propri libretti nel libro, che rendono la scoperta ancora più piacevole per i bambini.


Il lessico è piuttosto ricercato, senza diventare anacronistico o eccessivo: il libro usa termini tecnici e precisi, per cui preparatevi a una caterva di "Cosa vuol dire questo?", ma anche alla soddisfazione di vedere che vostro figlio ha imparato tante parole nuove e utili.

Vi è venuta voglia di regalarlo ai vostri bimbi?
Be', allora non fateglielo trovare semplicemente impacchettato sul letto, ma nascondetelo in casa e organizzate una caccia al libro con una vera e propria

mappa dei pirati


(è anche un modo perfetto di insegnare a leggere una mappa, riconoscere i disegni in pianta e seguire un percorso, non trovate?)

Primo: disegnate su un foglio la piantina della vostra casa. Fatelo con una matita o un pastello a cera.
L'effetto non deve essere da "disegno tecnico" ma da mappa del tesoro, quindi non preoccupatevi di andare dritti o di disegnare le linee in modo preciso.


Segnate grossolanamente le aree occupate dai mobili e per rendere la mappa più simile a quelle presenti nel nostro immaginario, ma anche per aiutare a capire quali sono le porte e i passaggi, indicate con una freccia l'entrata principale e tracciate con una linea tratteggiata rossa i possibili percorsi.

Ora, è il momento di "invecchiare" la mappa.
Strappate grossolanamente i bordi e piazzatela su una teglia.


Versateci del tè piuttosto concentrato e lasciatela in ammollo per mezz'oretta.
Scolate e appoggiate su alcuni punti il filtro del tè (lasciandolo per qualche minuto) per creare delle macchie più scure.

Infine, lasciate asciugare. Potete segnare con una X il tesoro o, se preferite riutilizzarla, usate una puntina da disegno.
Altro metodo: plastificare la mappa, in modo che la X possa essere aggiunta a pennarello e poi cancellata. Si perde un po' il fascino antico della mappa, ma può diventare un gioco da ripetere ogni volta che lo si desidera.


Insieme al libro, potete far trovare anche qualche moneta di cioccolato.
Chiarite bene, però, che il bottino va spartito: anche mamma-pirata e papà-pirata se ne meritano un po'.


 
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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