Nuvole in scatola
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"Mamma, perché la mia ombra è luuuunghissima?", mi ha chiesto una sera il Piccolo T, durante una passeggiata al tramonto.
Ecco, era finalmente arrivato il momento che ogni mamma un po' nerd aspetta da tanto tempo: quello del "Te lo spiego con un esperimento!". Momento che, per bilanciare scienza e fantasia, abbiamo affiancato naturalmente a un "Te lo racconto con un libro".



Nero-Coniglio è un libro sulle paure da esorcizzare, sul conoscere se stessi, su quell'entità che appartiene al tuo corpo e allo stesso tempo non fa parte di te che è la tua ombra. Questo per noi. Per i bambini è un libro divertente e un po' pauroso, con una bellissima storia da raccontare.

La storia è quella di un coniglietto che un giorno esce dalla sua tana e si trova di fronte Nero-coniglio, un coniglio gigante e tutto scuro, che non se ne vuole andare via.
Prova a correre, a nuotare, ma niente. Solo addentrandosi nel bosco (al riparo dal sole) non vedrà più Nero-coniglio. Ma là, tra gli alberi, lo attende un altro predatore feroce.



Il coniglietto non capirà mai che Nero-coniglio è in realtà la sua stessa ombra, ma imparerà a conviverci, soprattutto quando scoprirà che Nero-coniglio può essere un suo alleato perché fa paura agli animali che lo vogliono catturare.

Il libro non usa mai la parola "ombra", ed è qui la sua forza. I migliori albi illustrati sono quelli in cui testo e immagini non sono l'uno la descrizione dell'altra, ma lavorano in sinergia creando un significato nuovo.

Inoltre, Nero-Coniglio contiene quella giusta dose di brivido che cattura i bambini senza spaventarli, e li incuriosisce e li "lusinga" con il meccanismo tipico della suspense: il lettore sa qualcosa (cioè, l'identità di Nero-coniglio) che il protagonista non sa.


Ma torniamo alle ombre e alla domanda iniziale del Piccolo T. L'ombra del coniglietto faceva paura perché era lunga e grande: il racconto si svolge infatti di primo mattino, col sole ancora basso.
Ecco allora che ci siamo armati di una pila, un foglio di carta, una matita, dei pennarelli e uno dei suoi giocattoli per sperimentare con le

ombre da colorare

La stanza deve essere semibuia o comunque non troppo illuminata.
Abbiamo appoggiato il giocattolo su un foglio bianco e puntato la pila accesa.
Ho fatto notare al Piccolo T che quando la pila era alta, l'ombra era più corta, e viceversa.



Poi, cercando di tenere la pila più ferma possibile, l'ho invitato a ricalcare i contorni dell'ombra, prima con la pila alta e poi con la pila via via più bassa.

Infine, abbiamo colorato le diverse ombre, per vedere meglio le differenze tra una e l'altra.



"Vedi, amore? Quando il sole si alza, le ombre sono più corte, poi quando va giù si allungano di nuovo."
(Ehm, secondo voi quand'è l'età giusta per passare dal sistema tolemaico al copernicano?)


Chiariamo subito: con questo titolo non voglio protestare contro l'abbondanza di cromosomi Y nella mia famiglia. Non è l'azzurro a infastidirmi, insomma, sono proprio i fiocchi in quanto tali. Quelli di stoffa, a forma di fiocco, ecco.

Per questo, per annunciare l'arrivo del Piccolo D, ho pensato a una soluzione alternativa.
"Ehi, aspetta!", diranno i più attenti di voi, "Ci hai già parlato della fiocconuvola per il Piccolo D".
È vero, ma non vi avevo detto che di "fiocchi non fiocchi" ne avevo fatti cinque: due per noi, uno a testa per i nonni e uno per una zia. La felicità va condivisa il più possibile, giusto?

Ecco allora come ho preparato i fioccocuori per tutta la famiglia.


Per prima cosa, ho comprato le basi: dei cuori di rattan bianco, di varie dimensioni.
Ho studiato poi le composizioni ritagliando i diversi pezzi su carta e appoggiandoli sui cuori.


Poi ho creato i pezzi.
Trattandosi di elementi puramente decorativi, non serviva un legno particolarmente resistente, perciò ho usato la soluzione più economica possibile: le cassette della frutta.

Per i "festoni", ho ritagliato dei triangolini che ho poi forato con il Multiutensile Dremel (ma andrà benissimo un trapano con una punta sottile).


Per ritagliare l'interno della lettera D, ho praticato un foro (sempre con lo stesso multiutensile) e ci ho infilato la lama del Dremel Moto-Saw, con la quale ho ritagliato con precisione tutto il foro. Sempre con il Dremel Moto-Saw ho ritagliato tutti gli altri pezzi.



Dopo aver colorato tutti gli elementi, li ho assemblati, incollandone alcuni con la colla a caldo e fissandone altri (come i festoni) con della lana colorata.


Evviva i fiocchi azzurri: di legno, però.

       
Vi ricordate di Corso d'arte di Editoriale Scienza?
Ve ne avevo parlato in questo post, in cui avevamo applicato la tecnica del frottage ai Lego.
È un libro che accompagna i bambini alla scoperta dell'arte e delle sue tecniche, spiegando nozioni sul colore e la sua composizione, suggerendo tecniche e attività in modo curioso, giocoso e interattivo, come è tradizione di questa casa editrice.
 


Da quando lo abbiamo esplorato per la prima volta, il Piccolo T è rimasto particolarmente colpito dalla pagina in cui si invita a sperimentare i tratti di diverse penne, matite e pennelli.


Così, abbiamo approfittato delle prime giornate calde per metterci all'opera.
Prima fase: la raccolta.


Ecco il nostro  bottino: un rametto, fiori, foglie e boccioli di tarassaco e una spiga.


A questo punto, è bastata un po' di tempera allungata con l'acqua per dare sfogo al "talento artistico" del Piccolo T.


Il suo pennello preferito? Il fiore, che ha usato dal lato dei petali, con la punta del gambo e anche appoggiando il gambo interamente sul foglio.

"Mamma, lo appendi, adesso?"
Non sarà davvero convinto di diventare il prossimo Van Gogh?


Potrebbe in effetti essere una forma di invidia, la mia: se il Piccolo T si diverte tanto nell'orto, con le piante del nonno, perché non potrebbe farlo anche con le mie?
Semplice: perché le mie muoiono. Tutte. Inesorabilmente.

Ma forse qualcosa si può fare lo stesso. Insomma: non sarò un mago delle piante vere, ma forse con quelle finte me la posso cavare.
Fatta: prepariamo insieme dei cactus di sasso!


Si comincia con la parte più divertente: una passeggiata sul greto del fiume.
Scegliete sassi lisci e regolari, ovali e allungati o piatti, che vi ricordino la forma di una pianta grassa. Raccoglietene qualcuno in più di quelli che pensate vi possano servire: a casa deciderete poi come comporli nel vaso.



Dopo aver fatto una prova di composizione e scelto i sassi, siamo passati alla colorazione.
Io preparavo i colori, il Piccolo T dipingeva.
Per conservare il colore più a lungo (almeno il tempo di attendere che si asciugasse da un lato per dipingere dall'altro) l'ho miscelato in un pezzo di carta stagnola che ho poi richiuso a pacchetto, come avevo spiegato qui.


Adesso è il momento di aggiungere le "spine" (questo l'ho fatto da sola: il Piccolo T non si è offeso).
Con un pennellino sottilissimo ho disegnato delle spinette (singole, a V o a "stellina") bianche sui cactus verde scuro e verde scuro sui cactus più chiari.
Con un cotton fioc ho aggiunto dei piccoli pois bianchi su altri sassi.


Ora, la composizione: prendete un vaso, fate un fondo con della gommapiuma o altro materiale (potrebbero essere anche dei vecchi stracci pressati) e ricoprite con dei sassolini piccoli (io ho comprato quelli decorativi), nei quali "pianterete" i vostri cactus.


Voilà. Potete usare da subito un vaso decorativo, oppure inserire un vaso normale in un contenitore, come ho fatto io con la mia cassetta di legno (eredità di una vecchia piantina, pace all'anima sua).


E finalmente ho in casa delle piante che riuscirò a non far morire.
Con il post della scorsa settimana ho iniziato a raccontarvi le prime avventure mie e del Piccolo D nel mondo dei libri, descrivendovi i nostri titoli preferiti e i generi più adatti ai primi mesi di vita.
Ma leggere ai piccolissimi non è solo una questione di cosa, ma anche di come.

Prima di tutto, il tono di voce: a un bimbo piccolissimo bisogna parlare lentamente, sorridendo, condendo le frasi con molte esclamazioni (oooh, uuuh!), facendo vocine e vocione, pensando più alla musicalità della voce che alle parole che si pronunciano, che il bimbo ancora non sa capire.

Poi, il momento: il libro va proposto nei momenti di veglia tranquilla, quando il bimbo non ha fame né sonno né mal di pancia (sì: esistono momenti del genere).



E poi? Una volta individuato il momento giusto, cosa si fa? Ecco come leggiamo i nostri libretti io e il Piccolo D.

Sul cuscinone.

O sulla sdraietta, se preferite. Noi ci mettiamo a terra, sulla trapunta che usiamo per giocare; appoggio il Piccolo D sul cuscinone da allattamento, a pancia in su, e mi siedo di fronte a lui.
In questo modo riesco a fargli vedere bene sia le pagine del libro sia il mio viso, cosa che per un bimbo piccolo è molto importante, perché la lettura è prima di tutto relazione.


(in foto: Guarda che faccia!, il preferito del Piccolo D, come si può notare dalla sua reazione.)


Sulle ginocchia.


Sempre sulla trapunta o, meglio ancora, sul divano, con la schiena ben appoggiata al muro o allo schienale, piego le gambe e sistemo il Piccolo D sulle mie cosce, con la testa sulle ginocchia. Anche questa posizione consente di mantenere il contatto visivo mentre si fa vedere il libro.


(in foto: L'uccellino fa..., il fantastico libro delle onomatopee.)


Sul cuscinone (lato B).

Ve lo avrà detto il pediatra: tenete i bambini a pancia in giù, quando sono svegli, così allenano i muscoli del collo e non appiattiscono la testa.
Prendete allora la solita trapunta e il solito cuscinone e appoggiateci il bimbo, stavolta dall'altro lato, con le braccia che sporgono dal cuscino (altrimenti scivolerà all'indietro). Accucciatevi su di lui e aprite il libro davanti ai suoi occhi.

Ma come? E il contatto visivo? In questo caso è sostituito dalla vostra vicinanza: fate in modo di toccarlo con le braccia, dategli qualche bacino sulla testa (tanto lo so che non resistete!), parlategli vicino all'orecchio. Ma è inutile che vi dia suggerimenti: scommetto che sapete benissimo fargli le coccole da sole!


 (in foto: Gnam! A me piace..., il cartonato con le finestrelle di Yusuke Yonezu.)


Come i bimbi grandi.

Potete naturalmente, dai tre mesi o da quando sostiene bene la testa, far sedere il bambino in braccio a voi, facendogli appoggiare la schiena sulla vostra pancia e sostenendolo con le vostre braccia. Così, il contatto è assicurato e potrete tenere il libro aperto davanti a lui, proprio come fate con i bimbi più grandi. È anche la posizione migliore per iniziare a fargli prendere contatto con il libro, appoggiandoci le manine.


(in foto, "Animali - Primi libri in bianco e nero".)
EDIT: Oggi questo titolo non si trova più, ma si trovano comunque alternative altrettanto se non più valide come I miei animali di Xavier Deneux o Black on White di Tana Hoban.

E... lasciando fare a quell'altro.

Rassegnatevi: se avete un figlio più grande, non sarete voi il vero eroe del vostro piccolo; sarà il primogenito a rubarvi la scena. Ma c'è una buona notizia: potete volgere tutto questo a vostro favore e ricavare una delle cose più preziose che ci siano per una mamma: interi minuti per voi.

Leggete una volta i libri in presenza del fratello: sono così semplici che li imparerà subito, così poi...
"Piccolo T, ti va di leggere questo libro al Piccolo D mentre la mamma si trucca?"


Esperimento riuscito.  Loro due si sono intrattenuti a vicenda e io sono riuscita a truccarmi. Quasi.
Ci sarei riuscita se non avessi perso tempo a scattare questa foto, ecco.


(Le descrizioni dei libri le trovate nella prima parte del post.)

                   
Ci sono mamme che non vedono l'ora di scegliere le prime scarpine, altre che smaniano per regalare i primi Lego (io! io!), altre ancora che aspettano il momento di comprare i primi libri (sempre io!).
Se appartenete all'ultima categoria, ho una buona notizia per voi: non è mai troppo presto per leggere a un bambino.


Parola di Piccolo D, con il quale ho scoperto e riscoperto il piacere di leggere libri piccolissimi fin da subito, e che da subito mi ha ricambiato con i suoi sorrisi. Ma cosa si può leggere a un bimbo di uno, due, tre, quattro mesi?

Libri in bianco e nero.

La vista dei bimbi, si sa, si sviluppa gradualmente. Nei primi mesi i loro occhi distinguono soprattutto i contrasti forti e le linee nette. Per questo l'ideale, per loro, sono libri con semplici figure in bianco e nero, una per pagina, senza troppi fronzoli.

Animali, uno dei "Primi libri in bianco e nero" di Usborne, è forse il primo libro che avevo comprato al Piccolo T, e il primo che ho ripreso in mano con il Piccolo D.
EDIT: Oggi questo titolo non si trova più, ma si trovano comunque alternative altrettanto se non più valide come I miei animali di Xavier Deneux o Black on White di Tana Hoban.



Il fatto che sia cartonato, naturalmente, non è ancora importante (il Piccolo D ha solo 4 mesi) ma lo sarà presto, quando anche lui scoprirà che in un libro, oltre al piacere di guardare e ascoltare, c'è anche quello di sfogliare, toccare e maneggiare.

Libri con le facce.

C'è un'altra cosa che i neonati sanno distinguere  bene oltre alle figure in bianco e nero: i volti umani. Decodificare un viso, primo fra tutti quello della mamma, e scoprire le sue espressioni è la loro prima forma di lettura, ed è sempre a un viso che dedicano i loro primi dolcissimi sorrisi.
Per rispondere a questa caratteristica cognitiva, i libri di facce devono essere fotografici (il neonato distingue meglio un volto se è realistico) e rappresentare un volto per pagina, frontalmente.



Guarda che faccia! ci è stato regalato dalla pediatra grazie al progetto Nati per Leggere quando il Piccolo T aveva sei mesi, ed è ora il preferito del Piccolo D, che sfodera sempre i suoi migliori sorrisi di fronte alla pagina del bimbo che ride.
Semplice e colorato, con poche pagine cartonate, Guarda che faccia! riporta su ogni doppia pagina la foto di un bimbo a destra e la "traduzione" onomatopeica della sua espressione (di gioia, pianto, stupore ecc) a sinistra, in sei "lingue" diverse.




Delizioso anche Facciamo le facce, che anziché abbinare le espressioni a un'onomatopea, le affianca a una piccola filastrocca in rima che aiuta a dare un nome alle emozioni. Nell'ultima pagina c'è anche uno specchio per guardare le proprie espressioni.

Libri con azioni semplici.

Sia chiaro: non pretendo che un bimbo di pochissimi mesi capisca il significato di un'azione raccontata su un libro o possa interagire con le sue pagine. Ma proporre un libro che, pur con le caratteristiche adatte a un piccolissimo, sia un po' più evoluto di un semplice libro-dizionario (quelli con un solo soggetto per pagina e una parola che lo definisce) può essere una buona scelta per almeno tre motivi:
  1. La mamma si annoia meno. Per la mamma sarà più semplice e divertente leggere un libro in cui "succede" qualcosa (anche se si tratta di azioni elementari), e questo renderà l'esperienza di lettura più coinvolgente.
  2. Durerà di più. Il bimbo potrà divertirsi a lungo, anche quando imparerà a maneggiarlo e a capirlo meglio, soprattutto se contiene parti interattive come finestrelle dove infilare le dita. Diventerà "un libro per bimbi troppo piccoli" molto più tardi di un libro-dizionario.
  3. Aiuta a capire. Associare a un soggetto una semplice azione faciliterà, in un secondo momento, la comprensione di quello che il bimbo vede.
Nel descrivervi queste caratteristiche ho in mente un libro preciso, anzi: tanti libri di un autore capace di creare cose fantastiche per i piccolissimi: Yusuke Yonezu.



Per il Piccolo D ho scelto Gnam! A me piace..., ma trovo deliziosi anche il coccolosissimo Ti voglio bene o, a proposito di facce ed espressioni, Non piangere!.
Gnam! A me piace... ha disegni semplici ma dallo stile non banale, con contorni ben definiti, e una piccola azione rappresentata con simpatiche finestrelle, che si svolge in due pagine successive. In una doppia pagina vengono presentati un animale e un cibo che gli piace; girando pagina, la foratura sulla bocca dell'animale si sovrappone al cibo facendo in modo che il personaggio lo "mangi" (con una simpatica espressione di gioia).



Nella sua semplicità, anche il finale è simpatico e non scontato: stavolta il goloso è un bimbo, che si mangia tutte le cose che piacevano agli animali delle pagine precedenti.

Libri con onomatopee.


Devo fare una confessione: la foto seguente è stata photoshoppata. La nostra copia di L'uccellino fa... era ridotta talmente male che mi vergognavo a farvela vedere. Il Piccolo T ha sfogliato, maneggiato e "letto" questo libro fino a consumarlo (e al Piccolo D, com'è destino di tutti i fratelli minori, toccano i resti).



Chi l'ha avuto in casa non si stupisce, quindi, che L'uccellino fa... sia un grande classico dei libri per la prima infanzia. L'idea di fondo è semplice ma non scontata: ogni doppia pagina presenta sulla destra una figura (semplice, su sfondo a tinta unita e con contorni netti, quindi facile da decodificare) e sulla sinistra il suo "verso".
Gli abbinamenti vanno dai più semplici (il gatto fa miao) ai più curiosi (il raffreddore fa etciù!), e le numerosissime pagine si susseguono in un ritmo musicale di assonanze e variazioni.
Il successo è assicurato, perché i bimbi adorano i suoni strani e onomatopeici e il tipo di testo "costringe" la mamma a variare la voce e i suoi toni, rendendo l'esperienza di lettura più coinvolgente.
È anche un libro che verrà apprezzato a lungo, e scommetto che un giorno sorprenderete vostro figlio a "leggerlo" da solo, come è successo a me col Piccolo T.
Ho parlato più approfonditamente di questo libro qui.


E... i libri del fratello.

Già,  diciamocelo: più che le figure, le azioni e i colori, a un bimbo interessano la voce della mamma e le sue coccole. E allora perché non approfittare per far diventare la lettura un momento di famiglia? Basta tenere in braccio il vostro piccolo durante il solito rito della lettura con il grande. A lui non importeranno le figure in bianco e nero, le onomatopee, i volti o le azioni: quello che conta sarà stare a contatto con voi e con il suo primo eroe: il fratello maggiore.
È il modo più bello per condividere con loro la vostra prima passione in comune.


(Volete consigli su come leggere ai piccolissimi? C'è la seconda parte di questo post che vi aspetta.)

                     
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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