Nuvole in scatola
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Pronti per la prossima festa del papà?
Noi no, naturalmente, sempre fedeli alla regola del "tutto all'ultimo minuto". Ma per voi ho un asso nella manica, anzi, un'idea nel cassetto: quella che abbiamo usato l'anno scorso (e che ancora non vi avevo raccontato), con un libro e un biglietto a tema: Indovina quanto bene ti voglio e un grande abbraccio di carta.


Indovina quanto bene ti voglio racconta di una gara tra papà Lepre e il suo piccolo, la più classica delle gare tra papà e figlio: quella a chi si vuole più bene.
È una sfida che parte dal proprio corpo ("ti voglio bene così", fanno i due, allargando le braccia), e che si traduce in salti, allungamenti e acrobazie varie, che il papà, più alto e più grande del suo cucciolo, vince sempre, o quasi, fino al tenerissimo finale, che non vi svelo.


Raccontato così, potrebbe sembrare un libro un po' banale, per quanto dolcissimo, ma è straordinario il suo effetto sui bimbi. Il Piccolo T ha subito iniziato a imitare i due protagonisti inventandosi nuove misure per esprimere il suo amore per noi ("da qui al soffitto", "da qui a casa dei nonni, poi fino all'asilo e poi di nuovo fino a casa"), e lo ha voluto leggere, e rileggere, e rileggere ancora, forse perché sentiva che, mentre io o mio marito raccontavamo la storia di papà Lepre, in realtà parlavamo un po' di noi.

In fondo, un libro così è anche una splendida occasione per esprimere a parole quei sentimenti che a volte restano sottintesi e forse non ci diciamo abbastanza. Perciò, quale regalo migliore per la festa del papà?


E il biglietto ideale per accompagnarlo? Be', non poteva che essere un

 

abbracciabiglietto.

Realizzarlo è semplicissimo, e divertente anche per i bimbi.
Per prima cosa, si prende con un metro la misura del loro abbraccio.


Poi si ricalca la forma della loro mano su un foglio di carta (quanto adoravo farlo, da piccola, con mia madre!) e la si ritaglia, due volte. Si ritaglia anche una striscia (o tante strisce da incollare fra loro) lunga quanto l'abbraccio.
Si incollano le due estremità della striscia alle mani di carta e si ripiega la striscia a fisarmonica, fino a richiudere le manine tra loro.


Potrete poi scrivere un messaggio sulle manine, all'esterno e all'interno. Aprendo il biglietto, il papà si ritroverà virtualmente abbracciato dal suo piccolo. Anzi, nemmeno tanto virtualmente, perché di sicuro anche il vostro bimbo vorrà far vedere al papà come funziona il suo abbraccio di carta.

Il nostro abbracciabiglietto lo teniamo ancora a portata di mano. A quasi un anno di distanza, il Piccolo T a volte ancora lo prende, lo allarga e ci dice "Ti voglio bene così".




 
Il Piccolo T non ha mai avuto una giostrina per il lettino. Non che gli servisse, dato che si addormentava solo addosso a me, e nel lettino ci finiva solo dopo aver raggiunto la completa incoscienza.
Chiamatelo ottimismo, quindi (anzi, no, chiamatela follia), quella cosa che mi ha spinto a creare una giostrina per il lettino del Piccolo D. Nella mia mente evidentemente deviata dagli ormoni della gravidanza, lo avrei messo a nanna azionando il carillon e recitandogli delle filastrocche.



Ebbene, il Piccolo D non si addormenta in braccio come il Piccolo T, no: lui si addormenta direttamente nel lettone.
Di tutta questa meravigliosa e idilliaca scena che mi ero immaginata, l'unica cosa che resta valida sono, naturalmente, le filastrocche, che gli leggo però di giorno, nei suoi meravigliosi momenti di veglia tranquilla.

Uno dei "nostri" preferiti è Ninna nanna ninna mamma di Antonella Abbatiello, ed. Fatatrac.
Ha figure nette e ben definite, una per pagina, con colori allegri e contorni decisi, adatte anche ai bimbi piccoli, e le rime hanno un ritmo cadenzato, perfetto per catturare l'attenzione.
 

Il testo è giocoso e fantasioso. Parole e immagini alternano inni alla fantasia (il pesce con gli occhiali, la "fata tonda come una patata") a strizzatine d'occhio alla mamma che legge ("dormi almeno un pochettino"!).
È un libro adatto ad essere letto anche a bimbi più grandicelli, ma è fatto per essere sfogliato dalle mani di mamma (non è cartonato ma ha pagine sottili).

Lo leggo al Piccolo D, tre mesi, che tengo appoggiato sulle mie gambe piegate: rannicchiandomi con i piedi sul divano riesco a tenerlo di fronte a me, con gambe e culetto sulla mia pancia e la testolina poggiata sulle mie ginocchia, in modo che veda le figure, sì, ma anche il mio viso, che per i neonati resta l'immagine più importante.
E se è vero che ogni tanto si addormenta ascoltando, la maggior parte delle volte mi guarda e sorride; il che, alla fine, è una conquista ancora più bella.

Comunque, se siete neomamme o quasi-mamme ancora piene di ottimismo, o se i vostri figli appartengono alla rarissima specie di "bimbi-che-si-addormentano-nel-lettino", ecco come ho costruito la nostra

giostrina in bianco e nero.


Perché in bianco e nero? Perché prima che all'estetica ho voluto badare alla funzionalità. Volevo che fosse uno stimolo per il Piccolo D fin dai primi mesi, quando i neonati distinguono bene solo i forti contrasti.
Per lo stesso motivo, cercavo una forma che si potesse vedere bene dal basso, a differenza di tante giostrine che hanno figure visibili più dagli adulti che stanno accanto al lettino che dal bambino a cui dovrebbero essere rivolte. Ecco perché ho pensato a delle girandole orientate verso il basso, peraltro molto sempici da realizzare.

Primo dilemma: come sostenere la giostrina? Dopo giorni e giorni di studi ed elucubrazioni su come costruire un supporto fai da te, sono giunta all'unica soluzione possibile: comprarne uno pronto.
Ho scelto un braccio per giostrina economico ma completo di carillon e di meccanismo a molla per farlo ruotare.
Su Amazon troverete però anche modelli più eleganti in legno, senza o con carillon.

Il sostegno, dunque, è fatto (da qualcun altro). Passiamo alle decorazioni.
Che hanno la caratteristica di starsene appese là in alto, senza che il bambino le tocchi. Via libera quindi al materiale più semplice ed economico che ci sia, anche se non molto resistente: il cartoncino.

Creare le girandole è molto semplice: si inizia ritagliando dei quadrati di cartoncino bianco e nero, di circa 15 cm di lato, e incollandoli tra loro.
Poi, partendo da ogni angolo, si tracciano con un segno di matita sottile le diagonali; su queste diagonali si fa un taglio a partire da ognuno dei quattro angoli, ma senza arrivare fino in fondo (la parte tagliata sarà poco più lunga della metà tra l'angolo e il centro del quadrato).
Si otterranno otto punte: ora basta fare un buchino a una punta sì e una no e uno al centro del quadrato, poi ripiegare le punte bucate una alla volta, in senso orario o antiorario, verso il centro, fermandole con un fermacampioni.


Per la decorazione, ho lasciato due quadrati così com'erano, mentre sugli altri ho disegnato a pennarello, sulla parte bianca, dei motivi geometrici neri: cerchi, righe, pois.
I due quadrati "liberi" li ho ripiegati uno dal lato bianco e uno dal lato nero per creare una variazione.



Infine, ho appeso le girandole al braccio con del filo di lana (dello spago andrà benissimo comunque), ad altezze leggermente sfalsate e... ho riposto la giostrina nell'armadio.
Prima o poi, continuo ad essere ottimista, il Piccolo D la userà.





   
Metti una giornata di pioggia (non so da voi, ma qui è davvero grigio).
Anzi, metti tanti giorni di pioggia, per cui hai già sfoderato ed esaurito il repertorio di tutti i giochi a disposizione. Manca solo il disegno, ma di pennarelli lui/lei proprio non ne ha voglia. Altri colori, non pervenuti.

Che fare? Oltre a sbattere la testa contro il muro, ovviamente.
Ad esempio, potete creare dei colori fai da te.
Magari con ingredienti commestibili, così sono perfetti anche per i bambini più piccoli. Certo, meglio non sostituirci un pasto, ma se ne mettono in bocca un po', non ci saranno problemi.



Siete pronti? Ho due ricette per voi.

I colori a dita (commestibili) fai-da-te. 




Ingredienti:
  • 4 cucchiai di zucchero
  • mezzo bicchiere di amido di mais
  • due bicchieri d'acqua
  • coloranti alimentari.
Sapete fare la besciamella? Ecco, per i colori a dita si fa così: si uniscono zucchero e amido, poi si aggiunge l'acqua mescolando con una frusta e si mette sul fuoco, continuando a mescolare finché il composto non si rapprende un po', raggiungendo la consistenza che volete.
Poi mettete il preparato in diversi contenitori e coloratelo con i coloranti alimentari.



Le tempere (commestibili) fai da te.

Ancora più veloce è preparare le "tempere" fai da te.


Ingredienti (per ogni colore):
  • un quarto di bicchiere di farina
  • acqua quanto basta (poca)
  • colorante alimentare
  • un cucchiaio di olio
Mescolate con una frusta la farina con l'acqua e con il colorante fino a raggiungere la consistenza che volete. Aggiungete l'acqua poca per volta: il colore non deve diventare troppo acquoso, altrimenti bagnerà troppo la carta.
Quando avrete raggiunto il colore desiderato, aggiungete un cucchiaio di olio: lo renderà più brillante e piacevole da stendere.

E ora, prendete un grande foglio di carta (io uso i rotoli Ikea: la carta non è di grande qualità, ma mi faccio meno scrupoli a sprecarla) e lasciate sfogare i vostri piccoli artisti, che saranno liberi di impiastricciarsi, sporcarsi e... o forse no.
La prima volta che ho preparato i colori a dita al Piccolo T, ci ha infilato un indice con diffidenza, ha fatto una strisciata sulla carta e mi ha detto "Basta", andando in bagno a lavarsi il dito.


Se anche voi scoprirete di avere figli schizzinosi, nessun problema: sappiate che i colori a dita si possono usare anche con il pennello.

"Mamma, per il mio compleanno voglio invitare Luca, Alessandro e anche Francesco".
La prima volta che il Piccolo T me l'ha detto, ho fatto la classica cosa che prima di diventare madri si giura che non si farà mai: ho risposto "Sì, ok", sperando in realtà che se ne dimenticasse.
Ma alla terza volta ho dovuto scontrarmi con la realtà: mio figlio voleva una festa di compleanno. E con il nuovo arrivato che gli toglieva gran parte delle nostre attenzioni, non era proprio il caso di ignorare la sua richiesta.

Con una casa piccola come la nostra e il Piccolo D di appena un mese, si è deciso: pochissimi invitati e preparativi rapidi, che mi sono bastati, comunque, per organizzare

una festa mostruosa.



Da dove si comincia? Be', il primo ingrediente è senza dubbio

la mostrotorta

Per farla, basta ricoprire una torta qualsiasi (io ho preparato una chiffon cake all'arancia, bagnata con succo d'arancia e farcita con crema all'arancia) con della pasta di zucchero verde.
La pasta di zucchero potete comprarla pronta, si trova anche al supermercato. A parte quella nera, molto difficile da ottenere, io preferisco acquistare solo la bianca e poi colorarla da sola, con coloranti alimentari (ottimi i Wilton): è una soluzione più pratica ed economica.
Se volete cimentarvi nel fai da te, provate invece la ricetta della mia amica Letizia, che prepara dei veri capolavori a ogni compleanno dei suoi bimbi.


La mostrotorta, dunque, l'ho preparata così: ho ricoperto la torta con la pasta di zucchero verde, ho applicato delle macchie verde chiaro, una bocca mostruosa con tre denti bianchi e infine ho preparato gli occhi, ricoprendo delle palline di torta (per farle, utilizzate uno stampo da cake pops oppure, come ho fatto io, degli stampi da minimuffin che poi sagomerete col coltello).
Per fissare gli occhi sulla torta usate dei bastoncini da cake pops. Insomma: non fate come me che per risparmiare ho usato degli stecchini da spiedino che però hanno bucato gli occhi, costringendomi a rattoppare il lavoro.
Lo so, il risultato è molto lontano dalle torte professionali (e non avete visto il retro!), ma sono sempre dell'idea che contino più le cose fatte col cuore che le cose perfette.

Con cosa si accompagna una mostrotorta? Aranciata, acqua o cola che sia, l'importante è servirla in bicchieri speciali, da riconoscere non con un nome scritto a pennarello ma con

i segnamostri.

Per crearli, basta disegnare tanti mostri, uno diverso dall'altro. Fatelo a mano, o al computer, o usate direttamente il mio pdf stampabile.


Ritagliateli e fate scegliere a ogni bimbo il suo preferito, che attaccherete ad un bicchiere col nastro adesivo.


Così ogni bimbo saprà riconoscere il suo bicchiere, anche se non sa leggere.

Oltre a mangiare e bere, mi piaceva l'idea che ci fosse anche un piccolo gioco a tema, e magari un piccolo ricordo della festa, da portare a casa. Così ho pensato a

i mostropalloncini.

Anche in questo caso, il lavoro di preparazione è brevissimo: basta ritagliare da alcuni fogli di cartoncino colorato tanti "pezzi" mostruosi: occhi, bocche, corna e antenne.


Poi prendete tanti palloncini colorati e fate scegliere a ogni bimbo un palloncino e i pezzi di mostro che desidera: li incollerete con del nastro biadesivo per creare un mostropallone personalizzato.


Oltre che un bel momento di gioco, sarà anche un simpatico ricordo da portare a casa.

E quando i bimbi diventano un po' irrequieti (ovvero: quando iniziate a temere per l'incolumità della vostra casa), provate a farli sedere e a coinvolgerli con una bella

lettura mostruosa

Ecco i miei suggerimenti per degli irresistibili titoli a tema:

Il mostro peloso

Rivoluzionario (è la principessina irriverente a salvare il principe) e divertente, con il botta-e-risposta tra la bimba e il mostro, al quale crescono peli dappertutto, catturerà sicuramente i bimbi e li farà ridere a crepapelle.
Alla fine, giocate con loro e sfidateli a imitare i dialoghi in rima ("Io ti mangerò"/"Peli sul popò!").

Volete qualche dettaglio in più? Avevo già parlato di lui e del suo seguito, il ritorno del mostro peloso, in questo post.


Il mostro della buonanotte 

Tra i libri sui mostri, questo è il mio preferito. Ve ne avevo parlato qui.
Racconta il viaggio di un mostro che sta arrivando proprio lì, nella stanza dove state leggendo. Coinvolge i bimbi in prima persona, perché si rivolge direttamente a loro, lasciando il contenuto ambiguo fino alla sorpresa finale: il mostro starà arrivando per mangiarli o...?

PS: È ancora più divertente se anziché una festa di compleanno pomeridiana state facendo un pigiama party.


Ti mangio! 

E questo invece è indiscutibilmente il preferito del Piccolo T.
È l'avventura di due ragazzi, fratello e sorella, alle prese con dei terribili (ma neanche tanto) mostri dai nomi tanto improbabili quanto esilaranti: l'Inghiottone dei boschi, lo Gnammete alato, l'Acchiappone marino...
La struttura è ricorsiva: i bimbi si divertiranno ad anticipare i passaggi, una volta capito il meccanismo.

Vedrete: il "rileggilo ancora!" è assicurato, come già vi avevo raccontato qui.



La festa? È stata un successo. I bimbi felici di giocare ed entusiasti del proprio mostropalloncino, il Piccolo T gasatissimo dall'avere i suoi amici a casa e orgoglioso della sua torta-mostro, anche se...
"Guarda che bella! Una torta a forma di alieno!"
Vabbe'. Almeno gli è piaciuta.



           

L'ho già ammesso: creare giochi per il Piccolo T è in realtà una scusa per giocare io stessa, perché costruire per me è sempre stato un gioco. Se avessi giornate da 48 ore e una casa con quattro stanze in più, credo avrei già costruito un mondo in miniatura con case, strade e palazzi di ogni tipo. 
Ma pur avendo per ora una casa stretta stretta, non demordo, e continuo a riempirla. Questo autunno, vedendo l'interesse crescente del Piccolo T per le macchinine, mi sono dedicata ad alcuni accessori per rendere il gioco più divertente. Primo fra tutti: l'autolavaggio.

Sono partita da una scatola di scarpe e due tubi di carta forno (o pellicola, o alluminio).
Importante: scegliete una scatola molto alta, altrimenti (come è successo a me) solo le macchinine molto basse potranno entrare nell'autolavaggio.


Vi serviranno anche della carta velina (o pannolenci) per le "strisce pulenti", del velcro e del pannolenci per il rullo che porta avanti la macchina.
Fate ai lati della scatola, sul lato dell'apertura, dei fori circolari dove far passare i tubi. Uno dei due tubi dovrà essere più sporgente, perché fungerà da manglia: dovà essere afferrato dall'esterno della scatola e fatto girare.
Sul tubo più sporgente incollate due strisce di velcro (la parte più dura) che serviranno a creare attrito e far girare il "tappeto".
Quindi, con il pannolenci create il tappeto, da rullo a rullo, formando un anello ben teso e incollando le estremità con della colla per tessuti. Dovrà essere una sorta di tapis roulant: il principio di funzionamento è lo stesso. Questo è il passaggio più delicato, perché crea il meccanismo che fa funzionare l'autolavaggio: afferrando dall'esterno il tubo e ruotandolo, il tappeto girerà facendo avanzare la macchinina all'interno dell'autolavaggio.



Sui due lati corti della scatola create ora (se non lo avete fatto in precedenza) le aperture per l'auto. Dall'alto, incollerete della carta velina o del pannolenci tagliato a striscioline, che simuleranno le strisce pulenti.
Aggiungete una rampa alle due estremità e un'insegna, ed ecco il vostro autolavaggio, dove ripulire le macchinine e riciclare denaro sporco (no, scusate, ho guardato troppo Breaking Bad).


Quindi: la macchinina entra dalla rampa e si posiziona sul tappeto. Girando il rullo, la macchinina attraverserà tutto l'autolavaggio per uscire da sola dalla rampa sull'altro lato.


Ed ecco il Piccolo T che non si fida e gira l'autolavaggio dall'altro lato per vedere come funziona. Diventerà anche lui un piccolo costruttore?


Oggi parliamo di cibo.
"Che novità", direte voi, "proprio quello che speravamo di sentire dopo la cena della vigilia, il pranzo di Natale, il cenone di San Silvestro e i dolcetti della Befana".

No, aspettate: qui parliamo di animali che si cibano, e lo facciamo con Chi l'ha mangiato?, un libro della collana Ci provo gusto di Editoriale Scienza, con titoli di Emanuela Bussolati e Federica Buglioni, tutti dedicati all'educazione alimentare dei bimbi.

Il cibo è esperienza quotidiana, è scienza ed è anche natura. Ed è proprio da questo aspetto che partequesta collana, nel suo titolo dedicato ai più piccoli. Chi l'ha mangiato? racconta infatti come si nutrono gli animali illustrando, uno alla volta, cibi di diversi tipi: un'aringa, una mela, un uovo, dell'insalata, una patata, noci e latte.


Ogni cibo viene presentato ("Questa è una mela") e poi, nella pagina successiva, ci si chiede chi sia stato a mangiarla, proponendo quattro alternative, come fosse un quiz.
C'è poi un'aletta con dei buchi, che lascia intravedere l'animale che si nasconde sotto: sollevandola, si scopre di chi si tratta, e si possono leggere alcune righe che raccontano, a volte con qualche rima, le sue abitudini.
Alla fine di ogni "quiz", una pagina ci fa vedere lo stesso cibo mangiato da un bambino (la mela, ad esempio, viene utilizzata per una buonissima torta).


Chi l'ha mangiato? è un libro adatto a bimbi a partire dai due anni, ma che presenta diversi livelli di lettura che lo rendono adatto anche a bimbi più grandi. Anche gli spunti di conversazione che possono nascere sono diversi: si può parlare dei singoli animali presentati, della catena alimentare, della differenza tra carnivori, erbivori e onnivori.
Leggendo, ci si può concentrare sui dettagli dell'animale che si intravedono dai buchi sotto le alette, o giocare con il "quiz" proposto (la parte preferita del Piccolo T), o approfondire la conoscenza degli altri animali che vengono presentati e delle loro abitudini alimentari.

Come molti titoli di questa casa editrice, insomma, anche questo è un libro che non si lascia leggere e basta, ma va "giocato", manipolato, usato per stimolare la curiosità e porsi nuove domande.
Già che c'eravamo, lo abbiamo usato anche per inventarci un nuovo gioco da fare in casa (perfetto anche come gioco di gruppo per feste di compleanno e occasioni simili):

Il lancinbocca.

Mettiamo alla prova quello che abbiamo imparato su come si nutrono gli animali, dando loro da mangiare!

Ecco cosa vi serve:
  • il coperchio di una scatola di cartone (ad esempio di stivali)
  • quattro vasetti di yogurt
  • pennarelli o altri colori
  • cartoncini colorati o, meglio ancora, palline da ping pong
Per prima cosa,  quindi, prendete il coperchio di una scatola di stivali. Come? Non avete una scatola di stivali? Correte a comprarne un paio! Ci sono i saldi!
(Basterà come scusa per vostro marito?)

Tenete i bordi del coperchio verso l'alto e disegnate, da un lato, quattro cerchi leggermente più piccoli dell'apertura di un vasetto da yogurt.


Ora, ritagliate i cerchi e disegnateci attorno delle facce di animali, lasciando l'apertura al posto della bocca (ho fatto un'eccezione per la lumaca, per la quale ho sostituito il guscio alla bocca).
Ispirandomi a Chi l'ha mangiato?, ho disegnato l'orso e la lumachina, poi, per variare, ho scelto un coniglio e una scimmia.


Fatto? Ora incollate i vasetti sul retro, in corrispondenza dei fori. L'altezza dei vasetti servirà anche a tenere il gioco inclinato.






Infine, ritagliate nel cartoncino le sagome dei cibi: mele per l'orso e insalata per le lumachine (come nel libro), banane per la scimmia e carote per il coniglio. Meglio ancora: se avete delle palline da ping pong (io non ne avevo in casa), disegnate i cibi sulle palline. Il gioco sarà ancora più divertente.

Come si gioca? Semplice: bisogna infilare ogni cibo nella bocca dell'animale giusto.
Potete lanciare i cartoncini o le palline, oppure farle scorrere come fossero bocce, dal basso verso l'alto, sulla superficie del coperchio.
Potete poi calcolare un punto per ogni cibo finito nella bocca giusta e, se volete, sottrarne uno per quelli finiti nelle bocche sbagliate. Pronti?



PS: a proposito della collana "Ci provo gusto": se cercate altre idee per giocare con il cibo, esplorate la playlist Bambini e cucina, nel canale YouTube di Editoriale Scienza.
Se vi è piaciuto ad esempio il mio post sul cibo-giocattolo fai da te, ecco un video con tante nuove idee per arricchire la vostra giocodispensa:


Buon giocoappetito! 


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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