Quanti modi ci sono per approcciarsi all'arte? Cosa vediamo quando guardiamo un quadro?
Possiamo spiegare la tecnica con cui è stato realizzato, la corrente artistica in cui l'opera si inserisce, cosa volesse esprimere l'autore o cosa suscita in noi. Possiamo anche parlare – perché no? – del suo valore sul mercato.
Perché ai dipinti non servono titoli, un originale albo dei cechi Ondřej Horák e Jiri Franta, edito da Franco Cosimo Panini, racconta l'arte attraverso tutte queste differenti sfaccettature, anzi: è esso stesso un'opera multiforme, che sfugge alle classificazioni.
Perché ai dipinti non servono titoli racconta la storia di un nonno e una nonna che accompagnano a una mostra due nipoti, molto diversi tra loro (uno dei due è decisamente più interessato al calcio che all'arte), e che pazientemente raccontano l'importanza dello sguardo di un artista sugli oggetti e le scene che riproduce, il significato di alcune svolte tecniche e stilistiche delle diverse correnti, ma anche il concetto di opera originale e del suo valore.
Parallelamente, i fumetti ci introducono alla storia di un furto, dall'accordo tra i malviventi fino al colpo, proprio nella galleria visitata dai protagonisti iniziali.
Ah, un'ultima nota: ai dipinti i titoli servono eccome, e non vi preoccupate: a dispetto del titolo, anche il libro lo spiega.
È un albo divulgativo, perché contiene molti approfondimenti sull'arte moderna, le sue correnti, i suoi autori più celebri e anche sul valore delle opere artistiche.
Ma è anche un'opera di fiction, perché racconta storie di diversi protagonisti che si intrecciano tra loro. Non solo: queste stesse storie sono raccontate integrando tecniche diverse: brani di testo e fumetti.
Affascinante è la doppia pagina, muta ma brulicante di contenuti e dettagli, che accoglie il lettore all'interno della mostra.
Oltre ai quadri e alle opere oggetto di analisi, sono molte quelle citate semplicemente dalle illustrazioni (le ritroveremo alla fine, in coda al libro).
Mentre scoprono l'utilizzo del colore nell'impressionismo, le pennellate di Van Gogh, gli schizzi di Pollock, i ragazzi si interrogano anche sul concetto di bello, sul significato di un'opera originale rispetto alla sua copia.
E così, in appendice, accanto alla descrizione delle opere citate e a una timeline che comprende opere artistiche in senso lato (si parla anche di musica pop), troviamo anche uno specchietto con i più famosi furti d'arte della storia.
Ah, un'ultima nota: ai dipinti i titoli servono eccome, e non vi preoccupate: a dispetto del titolo, anche il libro lo spiega.