Nuvole in scatola
  • Home
  • Libri
    • Dalla nascita
    • Da 1 anno
    • Da 2 anni
    • Dai 3 anni
    • Dai 4 anni
    • Dai 5 anni
    • Dai 6 anni
    • Dai 7 anni
    • Dagli 8 anni
    • Dai 9 anni
    • Dai 10 anni
    • Dagli 11 anni
    • Per adulti
    • Per papà
  • Chi sono
  • Contatti
  • Affiliazione
In un fiorire di proposte editoriali, più o meno valide, sul tema delle emozioni, ci si dimentica troppo spesso di una cosa molto semplice: ogni storia, se ben raccontata, parla di emozioni.
Educare alle emozioni non significa inserirle in una tassonomia da imparare a memoria, né eseguirne un'autopsia per sviscerarne caratteristiche e dettagli.
A volte, parlare di emozioni significa semplicemente raccontarle.

eh come emozione

È questo l'assunto, chiaro benché inespresso, di Eh! come emozione, scritto da Andrea Valente per Lapis edizioni. L'impianto è il medesimo di Ventimila leghe sopra i cieli (ne avevo parlato qui): una raccolta di racconti, poesie, brevi saggi (sono 20 in tutto) liberamente ispirati a un tema dominante.

eh come emozione

L'emozione non è sempre protagonista: a volte traspare semplicemente, come è normale che sia, dalla narrazione, come quando Valente narra le gesta di un esploratore impaurito da un lombrico, o il disgusto reciproco di una serie di bestie, l'una inorridita dall'altra. 
Paura, timidezza, malinconia non vengono scandagliate e analizzate, ma semplicemente raccontate, come motori di azioni e di reazioni che spesso diventano motore della narrazione.

Compare qua e là il gusto dell'assurdo che dà origine a conseguenze inattese: cosa può succedere in un regno in cui il re mette al bando la tristezza? Sarà davvero un provvedimento positivo?

eh come emozione

Tra un racconto e l'altro, c'è spazio per qualche riflessione linguistica semiseria, nata sezionando in modo creativo e poco ortodosso le parole amore, tremarella, umanità, passione. 

Nella parola umanità c'è la parola mani,
al plurale, mi raccomando, perché spesso una mano sola non basta.

Andrea Valente addomestica le parole ed estrapola concetti con la sua consueta arguzia, accompagnando il lettore a una riflessione profonda e leggera al tempo stesso. 

eh come emozione

L'impaginazione, che vede i testi separati da pagine coloratissime e dalle illustrazioni spiritose dell'autore, quasi a dare respiro al testo, stimola anche i lettori meno allenati, che si sentiranno gratificati dall'avanzare delle pagine e dall'autoconclusività dei racconti.
Anche le poesie scorrono allegre, tra spunti di riflessione e strizzatine d'occhio.

Come sempre, Andrea Valente ci dimostra che pensare con spensieratezza non è un paradosso.


 

Vi siete mai chiesti perché è così bello parlare con un amico?
Io credo sia perché un amico ci aiuta a vedere meglio le cose attorno a noi (e anche quelle dentro).

nino e taddeo 

È quello che succede – letteralmente – ai due protagonisti di Nino e Taddeo dipingono la primavera, di Henri Meunier e Benjamin Chaud, edito da Terre di Mezzo; perché Nino la Talpa è cieco – per l'appunto – come una talpa, e per vederci bene ha bisogno degli occhi dell'inseparabile amico Topo Taddeo.

nino e taddeo

Quando i due escono per "dipingere la primavera", è Topo Taddeo a descrivere il paesaggio e a scegliere i colori per Nino la Talpa, ma in fondo, spiega,

I paesaggi nei quadri sono tutti un po' inventati,
perché si dipinge più con il cuore che con gli occhi!

nino e taddeo

Nei tre episodi di cui è composto il libro, i due protagonisti vanno a dipingere, poi a pescare, e infine il topo accompagna la talpa a un appuntamento galante con la sua innamorata (che come scopriremo, ci vede poco quanto lui).

nino e taddeo


Tra i due si susseguono dialoghi candidi e sereni, senza attriti: il loro è un rapporto idilliaco, in cui si sorride dei reciproci difetti e si gode del tempo insieme come del più grande dei doni. Topo Taddeo rimedia agli errori di Nino la Talpa, riportandolo ad esempio sulla tela quando Nino dipinge il tronco di un albero, e non gli dirà mai che quelli che ha pescato sono solo stivali, e non carpe.

nino e taddeo

Nino e Taddeo dipingono la primavera Ã¨ un testo semplice, adatto alle prime letture, che la suddivisione in racconti rende più gratificanti da affrontare (ma può essere letto anche in lettura condivisa, dai 4 anni). A differenza di molti altri libri dedicati ai lettori autonomi, però, il rapporto tra testo e immagini mantiene il meccanismo di stretta interconnessione dell'albo illustrato.

L'illustrazione, curata dalla mano d'autore di Benjamin Chaud, non ha la mera funzione di visualizzare il racconto, ma lo completa e porta con sé un diverso piano di lettura.

Se il testo scritto è dolce, positivo, a tratti fin troppo buonista, l'immagine si fa carico di tutta la portata umoristica del libro, contraddicendo a tratti quello che le parole raccontano. È soltanto dalle immagini che scopriamo che Nino ha frainteso completamente il dipinto di Taddeo, o che sta offrendo un mazzo di fiori a un cespuglio anziché alla sua amata.
La storia di Nino e Taddeo acquista così una componente comica che non nega il messaggio intrinseco sull'importanza dell'amicizia, ma lo rende più leggero e originale.

Essere amici non significa necessariamente essere sinceri l'uno con l'altro: a volte un amico può far vedere le cose migliori di quello che sono.


Affidarsi agli occhi di qualcun altro, abdicare a quello che forse è il più importante tra i nostri sensi, richiede un atto di fiducia estrema, che si può trasformare in esperimento e gioco:

Il gioco del pittore cieco

Armatevi di carta, matita e benda, e copritevi gli occhi. Ora, chiedete a vostro figlio di scegliere un oggetto e provare a descrivervi come disegnarlo, senza nominarne le singole parti, ma solo le sue forme.

Ad esempio, di una caffettiera non dovrà dirvi "dipingi il manico", ma "disegna una linea che va verso destra, poi piega verso il basso".

Cosa ne salterà fuori? E a parti inverse? 

Il gioco del pittore cieco stimola la capacità descrittiva, l'empatia, la fiducia. Quasi come leggere un libro insieme.


Alto e basso, sopra e sotto, davanti e dietro: quanti libri e giochi sui contrari si trovano già sugli scaffali delle librerie per bambini?

E davvero ne serviva un altro?

tutto il contrario

Be', sì, perché se si tratta di un albo di minibombo sappiamo già che non sarà il "solito" albo sui contrari che tutti noi ci aspettiamo.

Tutto il contrario di Silvia Borando si riconosce fin da subito per lo stile inconfondibile che caratterizza questa casa editrice: i colori vivaci, pieni, la grafica essenziale e rigorosamente bidimensionale, la pulizia dei tratti che riescono a rendere le illustrazioni espressive anche con pochissimi dettagli.

tutto il contrario 

I contrari raccontati da Silvia Borando (troppo pochi, se dobbiamo proprio trovare un difetto: appena finisci di leggere ne vorresti altri!) si dipanano sulla doppia pagina; sono per l'esattezza delle doppie coppie di contrari.

Protagonisti sono di volta in volta due animali, che interpretano due situazioni opposte (fortunato / sfortunato, asciutto / bagnato) e che nella pagina di destra si scambiano di ruolo, in modo spesso non lineare o convenzionale, ma presentando piccole sorprese che strappano una risata, come l'uccellino che, quando passa da "fuori" a "dentro", non si trova esattamente dove ce lo saremmo aspettato...

tutto il contrario


Come per molti altri titoli minibombo, anche  Tutto il contrario è abbinato a un'app per smartphone e tablet.

Le app di minibombo sono tra le poche che lascio volentieri in mano ai miei figli, perché sono semplici, fantasiose, stimolanti. Qui, il bambino può scegliere tra gli animali presenti in una schermata e cambiarne le caratteristiche secondo gli opposti che vengono proposti.

tutto il contrario app

È curioso vedere la pecora che diventa scura, e poi viene tosata, ma da un lato solo, e così via, o scoprire come il coccodrillo chiaro si mimetizza con l'ambiente.

tutto il contrario app

Sarà poi divertente vedere gli animali tornare trasformati nella schermata iniziale.

Insomma, anche questa volta, le proposte di minibombo si dimostrano tutto il contrario della noia.


Inizia dai 6 mesi o poco più e finisce... non saprei: il gioco del cucù è uno dei più apprezzati dai bambini piccoli, e continua a divertirli per anni e anni.
Dapprima aiuta a consolidare nei bambini il senso della cosiddetta permanenza dell'oggetto (la consapevolezza che, anche se non lo vedi più con i tuoi occhi, l'oggetto esiste ancora), poi il meccanismo evolve nel gioco del nascondino, con il divertimento dell'effetto sorpresa, il brivido del sotterfugio, la liberazione del ritrovarsi.

piccolino dove sei

L'attrazione verso questi giochi resta forte anche quando il meccanismo è trasposto in un libro, con le varie tecniche delle finestrelle da aprire, delle alette, o delle semplici pagine che girando svelano le cose.

In Piccolino dove sei il nascondino è narrato, ma il lettore diventa in qualche modo parte del gioco.
L'albo di Anne Hunter, pubblicato da Terre di Mezzo editore, inizia con papà volpe che chiede alla mamma dove sia Piccolino.

piccolino dove sei

Il bimbo inizia subito a intuirlo: c'è un piccolo volpacchiotto dietro la coda di papà volpe. Sarà lui, Piccolino?

piccolino dove sei

Pagina dopo pagina, seguiamo la ricerca di papà Volpe nel bosco: lo cerca sugli alberi, ma trova solo una civetta, lo cerca in un tronco abitato da una puzzola, lo cerca nella tana di un topino giustamente spaventato dalla sua incursione.
In una struttura ripetitiva che i piccoli si divertiranno ad anticipare, i diversi animali rispondono tutti che no, non sono loro i piccolini di papà Volpe.

piccolino dove sei

Piccolino, in realtà, è ben visibile in ogni pagina, dietro la coda di papà Volpe o comunque non molto distante, dietro di lui.
È in questo dettaglio che il gioco si allarga e coinvolge, oltre ai due protagonisti, anche il lettore, fuori dalle pagine del libro. Durante la lettura, il bambino si diverte a trovare il volpacchiotto nella figura, e ride di questo papà un po' ingenuo che non si accorge che il figlio è proprio dietro di lui.

Il nascondino narrato diventa nascondino giocato, insieme al lettore.
Un altro, ennesimo modo per dimostrare ai bambini che leggere è il più bello dei giochi.
 


Avete mai la sensazione che, offrendo loro sempre un punto di vista originale, un'innovazione, un'idea alternativa, i nostri bimbi si perdano il piacere delle semplici storie?
È una riflessione che mi pongo ogni volta che mi passa per le mani, ad esempio, una delle mille rivisitazioni di Cappuccetto Rosso (alcune veramente meritevoli e di pregio): noi adulti siamo forse stufi delle "solite" trame e seguiamo il gusto per l'inatteso, ma è necessario che i bambini vengano a contatto anche con storie semplici, lineari e consuete.

la storia di miss moppet

Beatrix Potter, autrice della prima metà dello scorso secolo, celebre soprattutto per il personaggio di Peter Coniglio, rappresenta per me questo: quelle storie "piccole", tenere e bucoliche di cui i bambini hanno ancora bisogno.

La storia di Miss Moppet racconta le schermaglie tra una gattina e un topino: nulla di più semplice, nulla di più affascinante per un bambino.
Pulce edizioni lo ha pubblicato in Italia in un'edizione cartonata, dagli angoli arrotondati, che i bambini potranno sfogliare da soli, una volta imparata la trama.

la storia di miss moppet

I due personaggi, non del tutto animali ma non del tutto antropomorfizzati, sia nell'aspetto che nei pensieri, giocano ad acchiapparsi.
Miss Moppet si lancia sul topino, sbatte il muso su un mobile e si fa male, quindi si avvolge la testa in uno straccio, e il topino ne approfitta perché crede che lei in questo modo non ci veda.

la storia di miss moppet

La storia di Miss Moppet racconta piccoli scherzi e inganni tra i due – con la gattina che insegue il topo e il topo che cerca di avvicinarsi e non farsi prendere – senza mai scadere in scene cruente. Il loro inseguimento sembra un gioco, più che una caccia.
Leggendo le poche, semplici pagine ci sembra di vederli, di sentirli muovere, di avvertire attorno a sé i rumori dei balzi e delle zampette che corrono via.

La leziosità dei disegni ci riporta a un gusto d'altri tempi. Oggi lo chiameremmo vintage, forse un bambino lo chiamerebbe semplicemente "bello".


Maestri dell'umorismo, maghi del rovesciamento dei punti di vista, Michaël Escoffier e Matthieu Maudet tornano a far sorridere i bambini con una nuova uscita: Palomino.

palomino

 

Il tratto fumettistico, i sorrisi ingenui e i colori vivaci sono quelli inconfondibili di Maudet, ma questa volta la storia si rivolge a un target di età leggermente più alto (dai 4 anni circa) e il testo narrativo si amplia un po'. Se in Buongiorno dottore, Buongiorno Postino, A taaavola! o Prendilo! le poche parole racchiuse nei fumetti bastavano a raccontare la storia, in Palomino (sempre edito da Babalibri) vediamo comparire la voce di un narratore esterno, che dà più ampio respiro alla trama.

Una seconda, importante differenza rispetto a quella che ormai è una cifra stilistica ben consolidata, è che in Palomino il rovesciamento delle aspettative non avviene come una sorpresa dopo qualche pagina, ma irrompe da subito, nell'incipit.

palomino

 

Vediamo infatti il cavallo Palomino, nella sua cameretta, esprimere il suo più grande desiderio: vuole una bambina!

Ne parla con i genitori a tavola come un qualsiasi bambino parlerebbe di un cane, e i genitori danno a Palomino le medesime risposte: una bambina è impegnativa, bisogna prendersene cura, e poi durante le vacanze come si fa?

palomino

 

Pur avendo chiaro da subito il meccanismo, il lettore resta ancora un po' spiazzato quando Palomino va a trovare il suo amico Arizona (che una bambina invece ce l'ha) e vede che sono i cavalli a parlare tra loro, mentre Roxy, l'umana, resta muta in groppa.

palomino

 

Arizona porta Palomino a guardare le bambine sull'altra riva del fiume.

Le bambine giocano a calcio come bambine reali: non hanno nulla di animalesco. Il rovesciamento dei ruoli umano-animale avviene soltanto fino a un certo punto, perché gli animali sono umanizzati (dormono in letti circondati da poster appesi alle pareti, mangiano a tavola con le posate), ma anche gli umani restano umani. È un modo per descrivere un'amicizia alla pari, che si rivelerà poi nel corso della storia.

Palomino, per andare a prendere la "sua" bambina e portarla a casa, rischierà infatti di annegare nel fiume, ma per fortuna la collaborazione tra umani e cavalli gli salverà la vita (e forse, convincerà anche i suoi genitori!).

Quella di Palomino è una narrazione più tradizionale, più consueta, rispetto alle sorprese a cui i due autori francesi ci hanno abituati, ma è una storia pulita, che celebra l'amicizia e che non lascia il lettore senza prima avergli regalato un sorriso, e una risatina sotto i baffi.
 


Tra gli argomenti "di moda" nell'editoria per l'infanzia, emozioni e intelligenza emotiva occupano sicuramente un posto di primo piano. Purtroppo, il panorama editoriale su questo tema non è particolarmente esaltante: per la maggior parte, troviamo sugli scaffali albi che sono meri cataloghi di emozioni, che ci raccontano che la felicità è fatta così, mentre la rabbia è fatta in quest'altro modo.

Personalmente, credo che libri di questo genere non rendano un buon servizio né alla letteratura né all'educazione emotiva.  
Alla letteratura, perché l'esposizione non è sostenuta da una narrazione, un espediente o una ricerca linguistica che rendano la lettura stimolante e di qualità.
All'educazione emotiva, semplicemente perché le emozioni non si insegnano, perlomeno non nel senso tradizionale del termine. Per loro stessa definizione, le emozioni trascendono la ragione, e non è possibile incasellarle in schemi rigidi e predefiniti.
Provate a pensarci: quante volte potete dire di provare gioia, o tristezza, o rabbia "pure", e non contaminate da altri sentimenti? Se fosse tutto così semplice, probabilmente non ci porremmo neanche il problema di educare alle emozioni.
ascolta

No, le emozioni si "sentono", non si pensano. E non si riconoscono come le parole su un dizionario.

Pur essendo senza dubbio un libro "a tema", e che quindi dal punto di vista letterario risente del peso di  non avere una narrazione fine a se stessa, Ascolta, di Cori Doerrfeld, recentemente edito da Il castoro, sceglie una strada diversa per raccontare le emozioni e indicare la via per affrontarle: non le spiega, le fa sentire.
Anzi, in qualche modo, rovescia proprio il paradigma che sta dietro i "soliti" libri sulle emozioni, ponendo l'accento non sul riconoscimento dell'emozione, ma sulla sua accoglienza.

ascolta
L'albo ci mostra il piccolo protagonista Timmy alle prese con una costruzione, che viene improvvisamente distrutta da uno stormo di uccelli (che prende metaforicamente e universalmente il posto di qualsiasi elemento perturbante in qualsiasi situazione idilliaca).
ascolta
Uno alla volta, una serie di animali si avvicinano a Timmy, ognuno a modo suo.
C'è il pollo (curiosa traduzione: perché non gallo o gallina?), che lo incalza invitandolo a parlare.
ascolta
Poi l'orso, che lo incita ad esprimere la propria rabbia gridando. Ma Timmy non vuole parlarne, né gridare, né vuole riderci su come gli consiglia la iena, o far finta di nulla come dice lo struzzo, e così via.
ascolta
Finalmente arriva il coniglio, che non fa altro che sedersi accanto a lui facendogli sentire il suo contatto.
Piano piano, Timmy ritrova fiducia e inizia a parlare. Il coniglio ascolta, e Timmy passa attraverso tutte le fasi che gli animali, uno ad uno, gli avevano proposto.
Si arrabbia, ride, si nasconde, medita vendetta. Ed è attraversando tutte queste emozioni che ritrova la via per uscire dal suo momento di crisi, e a trovare una soluzione costruttiva (nel vero senso della parola!).

Ascolta racconta una storia di bimbi e animali, ma evidentemente la storia sottende molto altro.
Ci sono, a mio avviso, due possibili letture, entrambe preziose nello sviluppo emotivo di un bambino.

Gli animali possono essere gli amici (o gli adulti di riferimento), che cercano di imporre soluzioni che il bambino deve invece necessariamente trovare dentro di sé.
Oppure gli animali possono rappresentare le diverse pulsioni dentro di lui, proprio quelle che mandano in crisi un bambino, che di fronte a una situazione che lo turba non sa come reagire ed entra in crisi).

Nella prima interpretazione, Ascolta può essere facilmente visto anche come un albo per adulti, che li faccia riflettere sul modo giusto per accostarsi a un bambino: non prevaricandolo, non dicendogli come si dovrebbe sentire o cosa dovrebbe fare, ma entrando silenziosamente in empatia con lui.

Come libro per "insegnare le emozioni", nella seconda interpretazione, Ascolta sceglie l'arma vincente dell'accostamento delle pulsioni agli animali, esseri istintivi e dotati di note caratteriali molto evidenti. "Avere un orso" dentro di sé può essere per un bambino una rappresentazione efficace del proprio sentire, perché più concreta delle solite etichette.

In entrambi i casi, che si parli di approccio al malessere di un amico o di scoperta delle pulsioni dentro di sé, la soluzione è la stessa: di fronte a una crisi, a una di quelle tempeste emotive che creano confusione interiore, è necessario aspettare, ascoltare (o ascoltarsi), attraversare le proprie emozioni, e solo allora sarà possibile ripartire.

Il fulcro di questo albo, quello che lo differenzia dai soliti "libri sulle emozioni" è proprio questo: non serve a nulla spiegare le emozioni "nitide", perché non sono quelle a rappresentare una difficoltà per il bambino. Il bambino ha bisogno di aiuto proprio quando quelle emozioni si sovrappongono e si mescolano talmente tanto da non riconoscerle più.
E in quel momento, per quanto sia difficile, l'imperativo può essere soltanto uno: Ascolta. 


 "Non mordermi, ti prego,
tu sei mio cugino.
Io però ti conosco,
un lupo è sempre un lupo
e quando ha fame morde,
è nella sua natura".

È tutto racchiuso in queste poche parole il senso di questa serie che Beisler ha riedito da poco con la formula "Leggi e ascolta" (ci torneremo dopo) e che vede protagonisti un lupo e suo cugino cane: chi siamo "per natura"? Possiamo sottrarci ad essa?

lupo e cane

Lupo e cane insoliti cugini e Cane, Lupo e cucciolo sono due albi adatti ai primi lettori, con capitoli brevi e autoconclusivi (si tratta di piccole storielle abbastanza indipendenti l'una dall'altra, anche se è presente uno sviluppo comune a tutto il libro), un font ad alta leggibilità, righe ben distanziate e con frequenti "a capo" che rendono l'impaginato simile a un testo poetico.

Anche il linguaggio è semplice, con un forte utilizzo del dialogo e delle azioni, senza però mai scadere nella banalità, perché i due protagonisti, nonostante le apparenze, sono tutt'altro che stereotipati.

Lupo e Cane sono cugini, dunque.

Lupo è selvatico, morde quando ha fame e non riesce a trattenersi dall'ingannare, dal rubacchiare, dal fare il prepotente. Cane, invece, è domestico. Fa la guardia al suo padrone, è dolce e gentile. Tra i due c'è un rapporto che non ha nulla di lineare.

lupo e cane

Lupo e Cane si cercano, si tengono compagnia, dialogano, ma al tempo stesso si temono e, a volte, si attaccano.

Mentre leggiamo dei loro giochi, dei loro pasti, e perfino delle loro pulci, scopriamo sfaccettature inaspettate dei loro caratteri. Lupo, ad esempio, ha paura dei gatti, e anche del padrone di Cane, e anche Cane, in realtà, non sembra così coraggioso all'idea di difendere la casa dai ladri.

Lupo e Cane sono cugini, ma la natura di Lupo a volte prende il sopravvento sul loro rapporto. Lupo si fa minaccioso, Cane ne ha paura. Ogni volta che lo incontra, ripete la sua raccomandazione e chiede di non morderlo, perché sa che "un Lupo è un Lupo e quella è la sua natura".

Sono animali, Lupo e Cane, ma sono anche molto umani. Cane ha dei pantaloni con le tasche e per sotterrare l'osso usa una pala. Sa scrivere e leggere (Lupo no, e più di una volta se ne rammarica).

Se Lupo e cane insoliti cugini si snoda attorno a questo complesso rapporto, le cose si complicano ancora di più quando nel secondo volume, Cane, Lupo e cucciolo, il padrone porta a casa un nuovo cagnolino, che ne combina di tutti i colori lasciando però credere al padrone che il colpevole sia Cane, un po' come succede a molti bimbi con l'arrivo di un nuovo fratellino.

Cane proverà a liberarsi di Cucciolo proprio facendolo portare via da Lupo, ma presto i sensi di colpa e la nostalgia del piccolo avranno il sopravvento.

 Sylvia Vanden Heede tratteggia Cane e Lupo senza risparmiarci i loro istinti e le loro pulsioni, mentre le illustrazioni di Marije Tolman (quella di Felicottero) si prendono gli spazi bianchi della pagina, a volte riempiendone un angolo, a volte disseminando segni tutt'attorno, per raccontare la storia senza invadere il testo.

 

Leggi e ascolta

Lupo e cane insoliti cugini e Cane, Lupo e cucciolo sono i primi due titoli che Beisler offre con la formula "leggi e ascolta": ogni libro contiene un QR code che permette di scaricarne, attraverso l'apposita app di Beisler, la versione audio.

È una concezione insolita dell'audiolibro, che finalmente non è più visto come un'alternativa al cartaceo, ma lo accompagna e lo completa, per permettere di alternare ascolto e lettura, o di ascoltarlo prima e leggerlo poi, o ancora, strategia particolarmente efficace per i lettori alle prime armi, di farlo contemporaneamente: l'orecchio che ascolta, l'occhio che segue le parole sul libro, rendendo la lettura più semplice e svelandone i meccanismi.

app leggi e ascolta beisler

La bella voce di Cristiana Tollis ci fa entrare nella narrazione con una lettura espressiva ma mai troppo teatrale, lenta quel tanto che basta per permettere all'occhio di seguire la parola scritta.

È ascoltando le storie che si diventa lettori. Se poi ascoltandole si possono anche leggere, tanto meglio.



 

Prima ancora delle parole, ci sono i suoni.

Un continuum indistinto da cui il bambino riesce a dedurre le prime inferenze (quell'oggetto fa sempre quel rumore) e a separare le prime parole di senso compiuto, che lo condurranno ad imparare la lingua.

È per questo che il linguaggio delle onomatopee è tanto gradito al bambino, che lo comprende e lo sente vicino.

cosa dice piccolo coccodrillo

Cosa dice piccolo coccodrillo?, cartonato di casa Babalibri scritto da Eva Montanari, parla esattamente questo linguaggio: la storia si dipana come una sequenza di scene descritte attraverso il loro suono onomatopeico.

cosa dice piccolo coccodrillo

La sveglia fa drin drin
il solletico fa ghiri ghiri
l'acqua fa sssplash
la zip fa ziiip
il biscotto fa pluf

Con una struttura sintattica che ricorda quella del celeberrimo L'uccellino fa, seguiamo la routine mattutina del piccolo coccodrillo, in cui a ogni gesto corrisponde un suono.
Sembra un testo nato per raccontare la quotidianità, le sequenze che un bambino ripete ogni mattina (elemento di grande attrattiva per la fascia d'età di uno e due anni, a cui questo albo si rivolge).

cosa dice piccolo coccodrillo 

Ma il registro cambia quando mamma coccodrillo accompagna il piccolo coccodrillo fuori casa.

Se i suoni sono protagonisti, anche il non detto inizia qui ad assumere un ruolo cruciale. Mentre "la porta fa sbam", piccolo coccodrillo si guarda indietro, esitante.

cosa dice piccolo coccodrillo

 

E quando arriverà all'asilo, le onomatopee cambieranno registro.
Non più un solo suono per sequenza, calmo e rassicurante, ma un accavallarsi di voci diverse e incalzanti: l'aula è zeppa di altri cuccioli, ognuno col suo verso, e il piccolo coccodrillo non può che reagire con un forte "Uèèè".

cosa dice piccolo coccodrillo

 

La storia, finora incentrata sulle routine, diventa una narrazione del distacco, delle difficoltà dell'inserimento all'asilo.

Per fortuna il maestro-elefante legge al piccolo coccodrillo una storia ("Il libro fa C'era una volta..."), e piano piano i suoni tornano ad essere amici: sono quelli, divertenti e coinvolgenti, del gioco e della scoperta, tanto che il piccolo coccodrillo si rasserena e quasi si dimentica della mamma, fino al loro nuovo incontro, suggellato da moltissimi "smack".

cosa dice piccolo coccodrillo

Cosa dice piccolo coccodrillo? è un albo semplice e quotidiano  in cui i bambini sapranno riconoscersi (specialmente quelli che frequentano l'asilo), che li divertirà molto e li stimolerà a interagire con le pagine e anticipare i suoni descritti. 

Un libro che si intreccia strettamente con i loro meccanismi cognitivi, che parla il loro linguaggio e racconta la loro realtà, e la insaporisce con quel punto di vista inaspettato che solo i buoni libri sono in grado di offrire.
 


Una rana di Emarese
alla fine di ogni mese
si fa un week-end al mare
per nuotare (stile rana)
fino a un'isola lontana.
Hanno una musicalità dal gusto un po' retrò, uno spirito allegro e una leggera, coinvolgente ironia, le rime con cui Anna Lavatelli racconta queste rane.
filastrane
Filastrane. Storie di rane in giro per l'Italia Ã¨ una pubblicazione del 2002, rilanciata ora in una nuova edizione da (guarda un po') Le rane di Interlinea.

Le rime della Lavatelli si accompagnano alle allegre illustrazioni di Emanuele Luzzati nel descrivere ventisei rane provenienti dai paesi più strani d'Italia, uno per ogni lettera dell'alfabeto (comprese J, K, W, X e Y!).
Ogni breve filastrocca si compone di cinque versi, con schema AABCC.
Nei primi due, viene presentata la rana proveniente da quel determinato paese, con la sua caratteristica principale.
Negli ultimi tre, si abbozza una micronarrazione, a volte realistica, a volte un po' nonsense, che trae spunto proprio dall'unicità della rana.
filastrane
Potrebbero naturalmente essere orsi, o civette, oppure dinosauri: la scelta dell'animale è del tutto arbitraria (anche se dobbiamo ammetterlo: le rane fanno molta simpatia!) e nasconde in realtà personaggi del tutto antropomorfi, con umani vizi e umane virtù.
filastrane
Strizzando l'occhio a Rodari, le poesiole inanellano giochi di parole, eventi fantasiosi, piccole e leggere battute. Divertenti anche i trucchetti linguistici messi in atto per conservare la correttezza delle rime anche di fronte a nomi strani, come il troncamento di:
Alla rana di Kasern 
piace poco il freddo invern.

A chiudere il libro, una piccola mappa dei paesi nominati, un po' per "fare geografia", un po' per dimostrare che nulla (tranne le rane!) è stato inventato.
filastrane
Filastrane ha un doppio livello di lettura: può essere un semplice e allegro divertissement per godere della musicalità e del ritmo delle rime e ridere della comicità delle storie, ma credo che inevitabilmente la sua lettura porti con sé un impulso a smontare i meccanismi del testo e della rima, per analizzarli o ricostruirli.

La riproposizione della medesima gabbia metrica e della medesima struttura narrativa sembra invitare i bambini a fare lo stesso, a tenere lo schema e riempirlo con il nome del proprio paese, o di un paese buffo dei dintorni (ed è la stessa Anna Lavatelli a spiegare ai bambini come fare, in un breve video che trovate online).

Pur non addentrandosi nelle profondità dell'introspezione, questo testo avvicina i bambini alla poesia attraverso la messa a nudo della musicalità e del ritmo delle parole, ma anche attraverso un'attenzione particolare a schivare la banalità: i nomi dei paesi di partenza sono appositamente selezionati per non essere scontati, e le rime non cadono mai nelle semplici e ovvie coppie di verbi all'infinito (are/are), che rappresentano una tentazione forte per i dilettanti delle strofe.

Sì: si può educare al gusto per la parola e a quello per la composizione anche raccontando strane storie di rane. 


Post più recenti Post più vecchi Home page

Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

Segui le nuvole

Newsletter

* indicates required

POPULAR POSTS

  • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
  • Svish, splash, squelch, scric, fiuuu!
  • Mio figlio non parla! I libri per stimolare il linguaggio.
  • Mio figlio non legge! Sette consigli per crescere lettori in un mondo digitale.
  • Nuvole in barattolo.

Temi

animali 70 scienza 44 amicizia 29 diversità 29 fantasia 29 natale 28 papà 24 cani 23 nanna 21 disegno 19 regali 19 rime 19 natura 18 scuola 16 condivisione 14 fratelli e sorelle 14 paure 14 emozioni 12 halloween 12 avventura 11 morte 11 onomatopee 11 cibo 10 corpo umano 10 lettura 10 pannolino 10 amore 9 autostima 9 crescita 9 ecologia 9 mamma 9 mostri 9 nonni 9 silent book 9 punti di vista 8 ambiente 7 bullismo 7 esperimenti 7 gatti 7 interattivo 7 supereroi 7 mare 6 matematica 6 noia 6 scrittura 6 storia 6 educazione 5 favole 5 inserimento 5 neve 5 regole 5 compleanno 4 difetti 4 dinosauri 4 famiglia 4 primavera 4 capricci 3 esplorazione 3 estate 3 gallucci 3 in viaggio 3 lentezza 3 maestra 3 neogenitori 3 neonato 3 resilienza 3 tempo 3 vacanze 3 autonomia 2 buio 2 carnevale 2 cucu 2 disabilità 2 macchine 2 autunno 1

Search This Blog

Blog Archive

  • ▼  2024 (32)
    • ▼  dicembre (1)
      • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  settembre (3)
    • ►  giugno (5)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (3)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2023 (54)
    • ►  dicembre (5)
    • ►  novembre (7)
    • ►  ottobre (5)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2022 (81)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (8)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2021 (111)
    • ►  dicembre (13)
    • ►  novembre (14)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (12)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (12)
    • ►  aprile (12)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2020 (102)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (11)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (9)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (9)
  • ►  2019 (101)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (12)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (8)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2018 (79)
    • ►  dicembre (8)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (3)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (7)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (6)
  • ►  2017 (62)
    • ►  dicembre (7)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (5)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2016 (44)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (4)
    • ►  giugno (4)
    • ►  maggio (5)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (2)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2015 (38)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (2)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2014 (34)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (2)
    • ►  giugno (3)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (2)

Copyright © Nuvole in scatola. Designed by OddThemes