Nuvole in scatola
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Ricordo il primo giorno di inserimento alla materna del Piccolo T, quando la maestra aveva iniziato a dire "se qualcuno è un po' timidino..." e lui si era alzato in piedi con la mano alzata, interrompendola e urlando: "Io sono timidino!".
Insomma: tra le doti che gli mancano non c'è di certo la favella.



Diversamente da lui, l'elfo Pino, protagonista dell'albo Pino ha perso le parole (Sinnos editore) è timido e riservato, non parla molto. Preferisce stare da solo, canticchiando tra sé e sé.

Un giorno, però, non riesce nemmeno più a canticchiare. Le parole gli si sono congelate da qualche parte e non riescono ad uscire.
Le illustrazioni morbide e colorate di Gloria Francella (suoi anche il dolcissimo Amico Ragnolo e le immagini di Papparappa) ce lo mostrano spaesato e un po' impaurito, immerso in un mondo che è a metà tra il magico e il reale.


Perdere le parole ha anche i suoi lati positivi. Può permetterti di chiudere gli occhi e ascoltare in silenzio tutti i rumori della natura.


Come farà Pino a ritrovare le sue parole? E cosa gli lascerà questa esperienza?

Pino ha perso le parole è una favola leggera e delicata, che parla di timidezza, di amicizia, di cambiamenti. Ideale per accompagnare un bambino timido e dargli coraggio (ad esempio proprio durante un inserimento alla materna), può aiutare anche un bimbo più grande nel primo approccio con la lettura.

Il libro è stampato infatti con font leggimiprima, un carattere ad alta leggibilità pensato da Sinnos per facilitare i lettori alle prime armi.

E proprio pensando ai primi esperimenti di lettura (aiuto! È iniziata la scuola primaria!) ho creato un gioco per andare, come Pino,

alla ricerca delle parole perdute.


Ho preparato dei foglietti con delle parole brevi e semplici e li ho "plastificati" con metodo casalingo (ovvero: con il nastro adesivo). L'importante è lasciare un bordo di nastro adesivo attorno alla carta e farlo aderire bene, in modo che l'acqua non possa entrare.


Ho inserito le parole in un contenitore per il ghiaccio (attenzione: fate in modo che non galleggino sull'acqua ma che restino immerse nel ghiaccio, o si staccheranno troppo facilmente).


Una volta congelate le parole, inizia la caccia, anzi, la pesca.
Mettete i ghiaccioli in un contenitore pieno d'acqua molto fredda e armate i vostri bimbi di cucchiaio o retino.


Potete nominare una parola e sfidare il bambino a trovarla e pescarla, rendere la sfida un po' più ardua con un indovinello o fare una gara tra più bimbi, in cui vince chi pesca per primo la parola giusta.

Quello che conta, come per Pino, è ritrovare le parole perdute e riuscire a rompere, anzi, a sciogliere il ghiaccio.


Se doveste elencare le caratteristiche che rendono un libro perfetto per una fascia d'età dai due ai tre anni, a cosa pensereste?
Io lo immagino più o meno così:
  • una storia semplice semplice, senza riflessioni, morali o ironia, soltanto con un po' di azione;
  • una struttura ricorsiva, o meglio ancora ad accumulo, con elementi che si ripetono aggiungendo ogni volta qualcosa, in modo che il bambino possa essere rassicurato da quello che già conosce e sorpreso dalla novità, ma anche perché possa imparare a memoria il libro e anticiparlo;
  • onomatopee che danno musicalità alla storia e la rendono divertente;
  • azioni semplici che si prestino ad essere mimate e "vissute" anche col corpo;
  • animali come protagonisti;
  • qualcosa di originale e inaspettato che stimoli la fantasia e la curiosità;
  • un formato piccolo, semplice da maneggiare, in modo che il bambino possa, dopo la vostra lettura, maneggiarlo da solo;  
  • pagine cartonate e resistenti (ops!).



Se lo conoscete, vi sarete accorti che, pagine cartonate a parte, ho praticamente descritto Orso, buco!, di minibombo.
E, sempre se lo conoscete, la cosa non dovrebbe stupirvi, perché Orso, buco! è un piccolo capolavoro che riesce a conquistare tutti i bambini e gli adulti che glielo leggono e non a caso ha vinto nel 2014 sia il premio Nati per leggere che il premio Orbil, dell'associazione librerie indipendenti per ragazzi.


Orso, buco! è la storia di un orso che non trova più la sua tana, e si mette in cammino per cercarla. Lungo la strada incontra altri animali che lo accompagnano nella sua ricerca.


E spesso si ritrova a cascare in qualche tana di altri animali.


Lo avrete visto: gli animali protagonisti del libro sono dei semplici cerchi colorati che sembrano disegnati a matita, i percorsi delle linee da seguire e le tane, be', non sono altro che gli animali al negativo.

È questa l'idea, semplicissima e geniale, che rende eccezionale questo albo: stimolare l'intuito e l'osservazione, e giocare con la capacità astrattiva e immaginativa dei bambini, anche piccolissimi, che saranno in grado di capire perfettamente che un cerchio grande e marrone è un orso, mentre quello piccolo e verde non può che essere una rana.


Riprendendo le caratteristiche di cui parlavo, quindi, Orso, buco! è una storia di animali, raccontata in modo semplice e con tante onomatopee.
A ogni passaggio si aggiunge un animale e ogni animale che cade nel buco (Orso, Volpe, Rana e Formica) fa un rumore diverso, così il bambino si divertirà ad anticipare l'aggiunta di ogni rumore sui precedenti.

È anche la storia di un viaggio, in cui le cadute, i salti, i differenti modi di avanzare hanno tutti un loro rumore e una loro mimica, oltre ad essere esemplificati da semplicissimi ma efficaci segni grafici, come gli archi giallo-sabbia che imitano i passi dell'elefante che marcia nel deserto.

Soprattutto, la formula grafica su cui si fonda questo libro lo rende stimolante, curioso e originale: è la classica idea minimale ed esplosiva al tempo stesso, di quelle che fanno dire "ma come hanno fatto a non pensarci prima?".
Un'idea che invita a giocare con il libro anche oltrela lettura, ad esempio in tutti i modi suggeriti dall'editore stesso nel minisito dedicato.

Oppure con un gioco da tavolo fai da te (adatto dai tre anni, mentre il libro potete proporlo già poco prima dei due) che ci porta

nella tana dell'orso.

Costruite la plancia di gioco ritagliando da un cartoncino quattro buchi distanti tra loro, che saranno le tane di Orso, Volpe, Rana e Formica. Il cartoncino andrà poi incollato a un foglio di carta che farà da base.
Se preferite, potete anche limitarvi a usare un foglio semplice, o scaricare semplicemente il mio pdf stampabile con la plancia di gioco già pronta. Il cartoncino con i buchi serve solo a simulare la "profondità" delle tane, creando uno spessore tra superficie e buco, per rendere il gioco più divertente.


Ritagliate poi per ciascun giocatore quattro pedine in diversi colori (ogni giocatore dovrà avere un set di pedine di un colore, per poterle identificare) che abbiano esattamente le stesse dimensioni dei fori. Meglio per voi se avete una Big Shot, magari con le fustelle framelits, le più usate di tutto il mio (non ricchissimo, in verità) parco-fustelle.



Ora, tracciate un percorso con diverse caselle intermedie che unisca le diverse tane (potete ricalcarlo dal mio pdf stampabile), colorate l'interno delle tane e, se volete, disegnate i musi stilizzati degli animali sulle pedine: non ci sarà l'astrazione che rende magico Orso, buco!, ma in mancanza dei colori identificativi di ogni animale forse è meglio aggiungere qualche tratto che aiuti a riconoscerli.

Non resta che aggiungere un dado.


Scopo del gioco è portare tutte le proprie pedine nella tana dell’orso.
Ogni giocatore gioca con quattro pedine dello stesso colore: orso, volpe, rospo e formica.
A turno, tira il dado e muove una delle pedine a piacimento. Le pedine possono stare sulla plancia di gioco anche tutte assieme.
Il giocatore deve dichiarare quale pedina intende muovere prima di tirare il dado. 
Se una pedina finisce in una casella-tana: 
  • se la tana è più piccola della pedina (ad es. se volpe finisce sulla tana di formica), il gioco continua normalmente;
  • se la tana è più grande della pedina (ad es. se rospo finisce sulla tana di volpe), l’animale ci cade dentro e il giocatore sta fermo un turno.


Variante: se una pedina finisce nella casella della propria dimensione, “tappa” la tana: gli altri animali che ci capiteranno sopra non ci cadranno dentro e perciò il giocatore non salterà il turno.


Variante per lettori appassionati: imitare tutte le onomatopee mentre le pedine avanzano e azzeccare il rumore giusto quando un animale cade in una tana.
Badabum!


   
"Spugna! Pendaglio da forca!", cantava a tre anni il Piccolo T, dal momento che la sottoscritta, musicalmente parlando, preferiva fargli conoscere il Capitan Uncino attraverso Bennato anziché DJ Francesco.
Certo, il Piccolo T apprezzava il tono scherzoso e la melodia, ma non poteva sapere cosa significasse "pendaglio da forca" (e per fortuna non era ancora nella fase dei perché). Ma in fondo, quanti bambini sanno davvero chi fossero e cosa facessero i pirati?
I pirati sono una di quelle entità fiabesche (come "le principesse") di cui i bambini conoscono iconografia, abbigliamento, attrezzatura e ambientazione molto prima di conoscerne la reale occupazione o funzione.


Per questo ho apprezzato particolarmente la proposta di un libro divulgativo come Le avventure dei pirati, della collana il piccolo mondo animato (di cui fa parte anche Al tempo dei dinosauri) di Editoriale Scienza.
Già, anche i pirati si possono affrontare "scientificamente" (o meglio storicamente), senza rinunciare naturalmente a un approccio ludico e accattivante, che ben sa costruire questa casa editrice.


Le avventure dei pirati racconta prassi, dettagli e curiosità sull'organizzazione delle navi e delle scorte, sulla gerarchia a bordo, sulle tecniche di assalto alle altre navi, e perfino sulla spartizione del bottino.


Lo fa con illustrazioni a tutta pagina arricchite da alette, ruote e altri meccanismi di pop-up, come ad esempio veri e propri libretti nel libro, che rendono la scoperta ancora più piacevole per i bambini.


Il lessico è piuttosto ricercato, senza diventare anacronistico o eccessivo: il libro usa termini tecnici e precisi, per cui preparatevi a una caterva di "Cosa vuol dire questo?", ma anche alla soddisfazione di vedere che vostro figlio ha imparato tante parole nuove e utili.

Vi è venuta voglia di regalarlo ai vostri bimbi?
Be', allora non fateglielo trovare semplicemente impacchettato sul letto, ma nascondetelo in casa e organizzate una caccia al libro con una vera e propria

mappa dei pirati


(è anche un modo perfetto di insegnare a leggere una mappa, riconoscere i disegni in pianta e seguire un percorso, non trovate?)

Primo: disegnate su un foglio la piantina della vostra casa. Fatelo con una matita o un pastello a cera.
L'effetto non deve essere da "disegno tecnico" ma da mappa del tesoro, quindi non preoccupatevi di andare dritti o di disegnare le linee in modo preciso.


Segnate grossolanamente le aree occupate dai mobili e per rendere la mappa più simile a quelle presenti nel nostro immaginario, ma anche per aiutare a capire quali sono le porte e i passaggi, indicate con una freccia l'entrata principale e tracciate con una linea tratteggiata rossa i possibili percorsi.

Ora, è il momento di "invecchiare" la mappa.
Strappate grossolanamente i bordi e piazzatela su una teglia.


Versateci del tè piuttosto concentrato e lasciatela in ammollo per mezz'oretta.
Scolate e appoggiate su alcuni punti il filtro del tè (lasciandolo per qualche minuto) per creare delle macchie più scure.

Infine, lasciate asciugare. Potete segnare con una X il tesoro o, se preferite riutilizzarla, usate una puntina da disegno.
Altro metodo: plastificare la mappa, in modo che la X possa essere aggiunta a pennarello e poi cancellata. Si perde un po' il fascino antico della mappa, ma può diventare un gioco da ripetere ogni volta che lo si desidera.


Insieme al libro, potete far trovare anche qualche moneta di cioccolato.
Chiarite bene, però, che il bottino va spartito: anche mamma-pirata e papà-pirata se ne meritano un po'.


 
Non so perché il mondo sottomarino ha sempre così tanto fascino.
Forse è perché appartiene a un elemento a noi estraneo, o perché in qualche modo è racchiuso, contenuto da sponde, da margini che ci appaiono più definiti di quelli terrestri o del cielo, e quindi rappresenta un microcosmo a sé.

O in momenti come questo, forse è solo perché l'idea di tuffarmi in un oceano circondata da curiose creature marine è decisamente più allettante che trascorrere gli ultimi giorni pre-ferie in ufficio.
A rendere ancora più magico questo mondo acquatico, è arrivato I gamberetti dispettosi, edizioni Le Rane Interlinea, che ci immerge, appunto, in un fantasioso spaccato di vita sottomarina, con tanta ironia, divertimento, ma anche con un pizzico di riflessione, alla fine, sui tanti volti dell'amicizia.


I gamberetti dispettosi sono proprio un tormento per gli altri abitanti del mare: li spruzzano con l'inchiostro colorato, lanciano falsi allarmi sull'arrivo degli squali, attaccano strani biglietti addosso ai pesci, che non li sopportano più.

Ma cosa succede quando sulla costa aprono ben due ristoranti specializzati in gamberi, e i pescatori passano a rifornirsi sempre più spesso nel mare?

E se i gamberetti se ne vanno per non essere pescati, i pesci saranno davvero contenti, senza nessuno che fa loro gli scherzi?

Oltre ad essere un libro divertente, I gamberetti dispettosi insegna a guardare il lato bello anche nelle persone che sembrano più moleste. E poi i gamberetti, con il loro sorriso irriverente, stanno subito simpatici al lettore, anche a quello un po' più adulto, a cui viene strizzato l'occhio con qualche ironia forse un po' troppo sottile per i bambini, come quando un gamberetto attacca a un pesce il cartello "uomo d'aprile".

Tra i colori vivaci, il tratto simpatico e la storia divertente, I gamberetti dispettosi è un libro perfetto per l'estate, per accompagnare un viaggio al mare o anche solo per sognarlo un po'.

O, in mancanza di meglio, per ricostruirlo a casa, in un

acquario in scatola.

Per realizzarlo, basta una scatola di scarpe e poco altro.  


Praticate tre tagli paralleli con il taglierino in uno dei lati lunghi della scatola e (trucchetto!) ripassateli con una lima per legno per togliere gli "scalini" e allargarli leggermente.

Foderate l'interno della scatola, o almeno la parete più grande, con carta azzurra o blu, poi preparate il fondale spalmando un abbondante strato di colla vinilica e ricoprendolo di farina di mais: sarà un perfetto fondo sabbioso.

Ora, disegnate e ritagliate dei pesci colorati su un cartoncino spesso.


E i gamberetti?
Per loro, tagliate una lunga striscia di carta rosa o arancione, che si restringa da un lato.
Piegatela lungo tutta la lunghezza con pieghe a z, che tornano su se stesse, infine piegate la striscia a metà nel senso della lunghezza, avendo cura di curvarla in corrispondenza di ogni piega, prima di schiacciarla per fissare la piega stessa, per creare la curvatura del gamberetto (guardando le immagini dovrebbe essere tutto più chiaro di quanto sembri a parole).


Tagliate il muso del gamberetto a punta e aggiungete due antenne e un bel sorriso.

Poi applicate a ogni pesce una clip (magari del colore corrispondente) e ad essa legate un filo che all'altro capo sarà legato a un'altra clip.


Infilate le clip nelle fessure della scatola in modo che i pesci penzolino all'interno e possano scorrere. Potete avvolgere il filo nella clip per regolarne la lunghezza.

Qualche alga di carta per decorare il fondale, ed ecco il vostro mondo sottomarino.
Che dispetti organizeranno i gamberetti a casa vostra?

Ma soprattutto, non vi è venuta voglia di una bella nuotata?
 
Ecco: anche a me.
E sperando che il vostro desiderio (ma soprattutto il mio!) venga esaudito prestissimo,  vi do appuntamento a settembre. Buone vacanze! 


Vi siete mai innamorati di un libro guardando solo la copertina?
Avete mai deciso che senza dubbio quel libro vi avrebbe fatto impazzire? Con i romanzi basta una scelta un po' furba da parte dell'editore e si possono prendere delle belle cantonate.
Con gli albi illustrati è più semplice: la copertina, in fondo, esprime lo stile della metà visiva del libro, ed è già un buon indice della sua qualità.


Con Orsetto il terribile (edizioni Il Castoro) per me è stato così: amore a prima vista.
Ho trovato irresistibile quel muso candido e sorridente che abbassa immediatamente le difese, e il contrasto tra questa immagine, con il vezzeggiativo "orsetto", e l'aggettivo "terribile".

Mi ha fatto venire in mente il Piccolo D, con i suoi delicati soprannomi casalinghi che vanno da "Attila" a "Distruttore", ma che ci scioglie di tenerezza con ogni gesto che fa.

Alla lettura, Orsetto il terribile non ha deluso le mie aspettative, rivelando anche un risvolto inaspettato.
L'inizio è ironico, divertente e curioso come promette la copertina. Il testo avanza con piccoli ossimori (l'orsetto è "atroce e abominevole", ma è anche "alto tre mele") che rendono il personaggio buffo agli occhi di chi legge, soprattutto quando guarda dritto negli occhi il lettore cercando di fare il gradasso.


Orsetto il Terribile si rivela un vero e proprio bulletto, che infastidisce tutti gli animali del bosco con piccole cattiverie gratuite: spinge in acqua le rane, si pulisce i denti con la piuma strappata dal didietro di un fagiano.
L'ironia leggera iniziale, seppur ancora presente nelle parole dei protagonisti, lascia il posto a una sensazione sgradevole: questo Orsetto è proprio maleducato!

Solo quando arriva la notte, si intuisce dal suo sguardo, pur se il testo non lo dice, un senso di solitudine. Ma al mattino, eccolo pronto a nuovi dispetti e nuovi gesti maligni, finché...

Finché il libro non cambia tono ancora una volta, trasformandosi da ironico a inaspettatamente dolce e tenero (ma in fondo, non era forse tenera fin dall'inizio, la faccia buffa del Terribile Orsetto?).
Orsetto incontra un'orsa, che finalmente gli dà quel che si merita: un bacio.


Un bacio che, come accade in molte favole, cambia il senso a tutto.
Anche al libro stesso, che inizia come un albo divertente e un po' irriverente per finire con una lezione dolce e piena di buoni sentimenti: a volte un bullo è solo un bambino a cui serve un po' d'amore.

E diamoglielo, allora: facciamo diventare Orsetto un gioco in cui i baci vincono il bullismo.
Basta prendere l'immagine di copertina (ma anche un altro orso qualsiasi andrà benissimo) e piazzarla su un foglio, e poi stampare e ritagliare tanti "bacini" di carta.

Il gioco ha divertito anche il Piccolo T da solo, ma è perfetto per una festa, magari dopo la lettura ad alta voce del libro.
Si tratta di una semplice variante del classico "attacca la coda all'asino": bendato, il bambino deve riuscire ad attaccare il bacio (a cui è stato applicato del nastro adesivo) sull'Orsetto.

Un po' più a sinistra, un po' più in alto...


Uhm, mi sa che il nostro Orsetto farà il bullo ancora per un po'.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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