Nuvole in scatola
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"Piccolo T, che ne dici se quest'anno per il tuo compleanno facciamo una festa tutta a tema supereroi?"
"Tutti i supereroi?"
"Sì, se ti va"
"Ok, ma più Hulk, perché io ho la forza di Hulk!"
 E come non accontentare il mio supercucciolo?



Dopo la mostrofesta dell'anno scorso, eccomi allora alle prese con cibi, idee, gadget e decorazioni da supereroi. Continuate a leggere: se l'idea vi piace, troverete anche tanti materiali da stampare.
Da dove si comincia? Dagli inviti, naturalmente. Eccoli qua.

i superinviti


Come tutti i supereroi, anche gli inviti per questa festa avevano una doppia identità. Per realizzarli, quindi, si parte dal vestito "borghese", incollando tra loro due strisce di carta, una bianca (la camicia) e una nera (la giacca), e piegando i bordi in modo da simulare i risvolti. Con una perforatrice si creano i buchi che simulano i bottoni.



Al centro della parte bianca ci dovrà essere l'invito vero e proprio, con una "grafica da supereroi" (basta usare un font adatto, come quelli della categoria "fumetto" di dafont, sfondi colorati e il numero degli anni dentro un simbolo da Superman).
Potete stampare direttamente l'invito sul foglio bianco oppure attaccarlo in seguito. Fate solo attenzione alle dimensioni: la parte stampata dovrà restare all'interno della "giacca", quindi le due alette laterali, ripiegandosi, dovranno coprirla completamente.
In pratica: dividete idealmente il foglio in quattro colonne uguali e riservate le due centrali alla grafica.



Ora ripiegate le alette. Potete farlo a mano oppure, per un risultato migliore, aiutarvi segnando le pieghe con un attrezzo per la cordonatura, come questo, che permette anche di tagliare i fogli (io personalmente ho usato questo , della stessa marca, che serve anche a creare delle scatoline cubiche).



Il risultato finale è questo: un invito-PeterParker, che una volta aperto diventa un invito-Superman.
Cabina del telefono non inclusa.

Passiamo ora al cibo, anzi, alle

Super pozioni segretissime da supereroi.

Volevo che anche le cose da mangiare avessero un aspetto giocoso, in modo che ogni morso e ogni bevuta diventassero un tuffo nella fantasia.
Ho quindi creato dei cartelli da infilare nei diversi contenitori: li trovate tutti, pronti da stampare e ritagliare, in questo pdf. Attaccateli su uno stuzzicadenti lungo da spiedino, fissando sul retro un foglio di carta ritagliato con la stessa forma.



Oltre ai cartelli nei contenitori del cibo, ho rivestito anche le etichette delle bottiglie (anche quelle sono nel pdf), traformate da Fanta e Coca a Tonico dell'invincibilità e Pozione dell'invisibilità ("Ma non sono diventato invisibile!", mi ha detto un piccolo invitato. "Ma no, è che l'effetto dura pochissimo. Sai che un attimo fa non ti vedevo?").

Il cibo, dicevamo: i pop corn sono diventati un Concentrato di super energia, e le patatine degli Attivatori di super-salto.
Ho cercato anche di dare agli snack più classici che ho preparato una forma speciale.
I rotolini di wurstel e pasta sfoglia, con l'aggiunta di un salatino che fungesse da manico, sono diventati i Martelli di Thor.



Delle semplici pizzette rotonde fatte con la pasta sfoglia sono diventate gli Scudi di Capitan America. E qui devo confessarvi una cosa: avevo tagliato le fettine di mozzarella con uno stampino a forma di stella, perché la pizzetta assomigliasse ancora di più allo scudo di Capitan America. Peccato che in forno la mozzarella si sia sciolta e non abbia minimamente mantenuto la forma.
Se volete provarci voi, aggiungete le stelle di mozzarella solo a fine cottura.



E i panini alla Nutella? Come trasformarli in qualcosa di super? Basta usare un po' di pasta di zucchero nera e ritagliarla con un tagliabiscotti a forma di bat-pipistrello. Con un velo di Nutella si fissa la formina al panino, ed ecco pronti dei perfetti Bat-segnali.
(Non impilateli uno sopra l'altro come ho fatto io: i pipistrelli di quelli più in basso si appiccicheranno tutti!)
 

E siccome il Piccolo T aveva esplicitamente richiesto che ci fosse "Più Hulk", ecco il pezzo forte del buffet: il Succo di Hulk (semplice acqua e menta in una bottiglia di vetro): un vero successo tra tutti gli invitati.



Cosa manca? Le torte, naturalmente: una di Spiderman, una di Hulk ("Più Hulk", aveva detto il Piccolo T).
Torta al cioccolato con crema al mascarpone e chiffon cake all'arancia (con la ricetta di Letizia) con crema all'arancia, ricoperte di pasta da zucchero e glassa al cacao per creare i fili di ragnatela della maschera di Spiderman. Per la decorazione, personalmente preferisco usare la pasta di zucchero già fatta, più malleabile di quella fatta in casa. Acquisto solo i colori più difficili da ottenere, ovvero il nero e il rosso, mentre per il resto utilizzo semplice pasta di zucchero bianca che coloro con i
coloranti in gel della Wilton (anche se mi dicono che vadano molto meglio i coloranti in polvere).
Il risutato non è da pasticceria, ma la mia filosofia resta sempre "meglio imperfetto ma fatto col cuore".



supergadget, supergiochi e superaccessori

Pensiamo ora ai piccoli invitati.
Tra le varie grafiche che troverete nel pdf c'è anche questa, che ho preparato, stampato, ritagliato e dimenticato a casa.
Sarebbero dovuti essere i segnabicchieri, da attaccare con lo scotch dopo aver scritto il nome di ogni bimbo, che poteva scegliere simbolo e colore e diventare "MegaMarco", "UltraSamuele" o "SuperValentina".
Vabbe': sfruttateli voi al posto mio.



Mi piaceva anche che i bimbi avessero un piccolo regalino a ricordo della festa, e scrollando il wall di Pinterest ho trovato questa idea: un Chupa Chups vestito da supereroe.
Basta ritagliare dei mantelli di carta colorata e delle mascherine di carta nera, usando una perforatrice per fare gli occhi.



Ed ecco il super lecca-lecca pronto da regalare.
Il messaggio scritto sul simbolo dietro il mantello ("Grazie a te è stata una festa super") potete stamparlo come tutto il resto dal mio pdf.



E il Super Chupa Chups non è l'unica cosa che si sono portati a casa gli amici del Piccolo T.
Per loro avevo preparato un piccolo laboratorio creativo.
Ho ritagliato mascherine di diverse forme da alcuni fogli colorati di gomma crepla e le ho appoggiate su un tavolo insieme ad altre piccole formine di gomma crepla, colla per gomma, colla glitter, spago per legare le maschere e il cartello "Crea la tua maschera da supereroe" (sì: trovate anche quello nel pdf).



L'attività ha avuto un gran successo e i bimbi sono stati molto contenti di portarsi a casa la loro maschera personalizzata.



Un'ultima cosa: un supereroe non è un vero supereroe senza un mantello! (Lo so, gli Incredibili non sarebbero d'accordo con questa affermazione.)
Per fortuna crearne uno è semplice: basta ritagliare del pannolenci e incollarlo con della colla a caldo o colla per tessuti a un nastro che serva a fissarlo addosso.
Il panno rosso potrà essere decorato con uno scudetto da supereroe con dentro un simbolo o l'iniziale del bambino. A me piaceva l'idea che fossero tutti i bimbi a scambiarsi il mantello, magari indossandolo quando vincevano a un gioco, quindi ho optato per una decorazione neutra, come una stellina.



Cos'altro manca? Ah, già:

i libri da supereroi.


Se l'atmosfera lo consente, è bello proporre ai bambini qualche lettura a tema. Qualcosa di breve e divertente, che renda semplice mantenere l'attenzione.

Due eroi sono troppi racconta la storia di un ragazzo, "eroe quotidiano" del suo quartiere. Ha un nome da supereroe, è acclamato da tutti, ma i suoi gesti sono quelli di un semplice bravo ragazzo: aiutare una vecchia ad attraversare la strada, salvare un gattino in difficoltà.
Un giorno, però, arriva nel quartiere un nuovo ragazzo, pronto a prendere lo scettro di supereroe della zona. Chi vincerà la sfida? E se la sfida non fosse solamente tra loro due?




L'aspetto più coinvolgente di Due eroi sono troppi è proprio la quotidianità delle azioni: ogni bambino può sentirsi un supereroe come i protagonisti di questo libro.
Non serve essere perfetti: anche loro si sfidano, sono gelosi, si ammalano (sai che noia, il libro, se non fosse così!). Ma ogni giorno un piccolo gesto da supereroi è alla portata di tutti.

Ma siamo a una festa, e vogliamo ridere.
E allora passiamo ad un altro eroe, nato dalla fantasia di Michael Escoffier e Kris Di Giacomo.
In Tutta colpa... della pupù! a dire il vero, all'inizio, di supereroi non c'è nemmeno una traccia.
C'è solo il camaleonte Ugo, alle prese con un bisogno impellente, e senza carta igienica.
Per fortuna trova su un ramo un vecchio paio di mutande con le quali pulirsi. Ma saranno proprio mutande?



Improvvisamente Ugo sente una voce: la voce della sua coscienza, che gli impone di lavarle immediatamente.
Turbato, Ugo esegue tutto ciò che la voce gli ordina, finché scopriamo che quella non era la sua coscienza. E soprattutto, quelle non erano delle mutande.



L'importante, insomma, è non prendersi mai troppo sul serio, anche se si è degli eroi.

Anche se è bello sognare di poter essere super, almeno nel giorno del proprio compleanno.






                           
Rido sempre sulle vignette che parlano di lavatrici dispettose che fanno sparire i calzini, ma la verità è che la mia lavatrice ha sempre fatto la brava. In compenso ci pensano i miei figli, a spargerli senza logica per tutta la casa.
Ma, evviva! Oggi è la giornata dei calzini spaiati, e che lo siano a causa della tecnologia o della vostra progenie, indossateli con orgoglio.



Anzi, non limitatevi a indossarli: festeggiateli con un bel libro.
Le calzette di Matthieu Maudet (vi ho mai detto che amo Matthieu Maudet ? Suoi anche Buongiorno dottore e Un mammuth nel frigorifero), di Babalibri, è la scelta perfetta.
Un libro da leggere già dai due-tre anni, ma che ha fatto ridere anche il Piccolo T che ne ha cinque.

È la storia di una bimba che, quando la mamma le chiede di mettersi i calzetti, inizia a cercarli per tutta la casa.



Ma, ops!, i calzetti non sono calzetti: sono galline, lupi, giraffe e coccodrilli.



E così la caccia al calzino si trasforma in un gioco, e vestirsi in un'avventura nella fantasia. È lo spirito di questo libro, fatto per divertire, che insegna a prendere anche le cose più noiose con leggerezza.

Viene naturale pensare a tutte le forme e le personalità che può assumere un calzino. E viene naturale provare a disegnarne qualcuna.
E da lì è un attimo e ti ritrovi a giocare a

il memory del calzino spaiato


Un gioco facile facile, da fare e da giocare, anche per i bambini più piccoli.
Si comincia ricalcando una sagoma di calzino su tanti fogli colorati di cartoncino resistente o, meglio ancora, di gomma crepla. Più colori ci sono, più bello sarà il gioco. Servono tre calzini per ogni colore.



Poi si prende un calzino per colore e lo si trasforma in un animale a scelta, seguendo il colore o l'ispirazione del momento: cani, gatti, lupi, coccodrilli, mucche e... mostri. Quando non sapete più cosa disegnare, disegnate sempre dei mostri. Nessuno potrà rinfacciarvi che non li avete disegnati bene.
Ricordate di disegnare l'animale su un lato solo del calzino, sempre lo stesso.



Alla fine, per ogni colore dovrete avere: due calzini normali e una calzettanimale.



Ora, prendete un sacchetto di stoffa per contenere i calzetti. Se volete, potete decorarlo come se fosse una lavatrice.



Si gioca così: infilate nel sacchetto lavatrice un calzino per colore. Attenzione: non infilate i calzettanimali, ma solo i calzini normali.
Distribuite tutti gli altri calzini sul tavolo, con la faccia disegnata in giù.



Inizia il gioco!
  • A turno, pescate dal sacchetto un calzino e cercate di accoppiarlo con un calzino dello stesso colore. Sul tavolo ce ne saranno due: sceglietene uno.
  • Se avete trovato il calzino normale, accoppiatelo all'altro e mettetelo in un mazzetto che terrete vicino a voi.
  • Se avete trovato il calzettanimale, ahi!, rimettetelo a faccia in giù sul tavolo e rimettete il calzino pescato nel sacchetto. Però cercate di memorizzare la posizione per la prossima volta.
  • Vince chi, alla fine della partita, avrà collezionato più coppie di calzini.


Buona giornata dei calzini spaiati a tutti! 


 
A volte pensiamo ai bambini come un esempio di cosa significhi essere liberi, spontanei, senza peli sulla lingua.
Ma è davvero così? Lo è sempre? Anche con tutti i nostri "no", e la loro voglia di compiacerci (o di sfidarci), e il nostro esempio a tracciare la loro strada?
Forse a volte non guasta ricordare loro che dietro gli schemi rigidi in cui a volte li infiliamo bisogna trovare lo spazio per esprimere quello che sentono di essere.



È quello che riesce a fare il protagonista di Il signor Tigre si scatena, un nuovo e premiatissimo albo illustrato delle edizioni Il Castoro.
Stretto in una città grigia, dove tutti sono perfettamente educati e composti, il signor Tigre inizia a non sentirsi più soddisfatto della propria vita.



Le immagini ce lo mostrano elegante e impettito, mentre si scambia frasi di cortesia con altri compostissimi abitanti della città. La scena sarebbe triste, se non facesse così ridere: tutti questi animali grandi e grossi che osservano così rigidamente i dettami del galateo sembrano quasi una barzelletta.

Un giorno, però, il Signor Tigre prova a fare qualcosa di nuovo.



Il semplice gesto di mettersi a quattro zampe gli farà riprendere contatto con la sua natura, lo aiuterà a riscoprire il bello di saltare, di rincorrere, di ruggire forte.
E scatenerà una serie di eventi che faranno trovare un equilibrio nuovo a lui e a tutti i suoi vicini.

Il signor Tigre si scatena è un libro divertente e profondo al tempo stesso, raccontato in modo semplice e con un bel messaggio liberatorio, anche per i genitori.
Leggendolo al Piccolo T, confesso di aver pensato a tutti i miei "no" e di essermi ripromessa di rispettare un po' di più la sua natura "selvatica".

Ma questo signor Tigre, così dritto e stilizzato, non vi ricorda qualcosa?
Io, appena l'ho visto, ho aperto la scatola del "questo non lo butto" e ho tirato fuori un tubo di cartone, quel che restava di un rotolo di carta assorbente. E anche un cartoncino e della carta arancione.
Dal cartoncino ho ritagliato quattro zampe, due più affusolate e due, le posteriori, con una coscia più abbondante.



Ho ritagliato la carta arancione e ci ho disegnato sopra le strisce e il muso del Signor Tigre, poi li ho incollati al cartoncino (se ci sapete fare con i pennelli, potete anche scegliere di colorare direttamente il tubo e le zampe).



Per il vestito, ho sovrapposto una striscia di carta bianca e una nera, piegando due angoli per simulare l'apertura della giacca.
Il vestito non l'ho incollato, ma avvolto attorno al tubo e fissato semplicemente con una graffetta nera, in modo da poterlo togliere per far "scatenare" il Signor Tigre.



Quattro fermacampioni per fissare le zampe, e il Signor Tigre è pronto.



Che ne dite: un po' gli assomiglia, vero?



"Ma manca la coda", mi ha fatto notare il Piccolo T (ah, la gratitudine dei figli!).
E va bene, allora la coda falla tu!



E adesso che abbiamo dotato il nostro Signor Tigre di una degna appendice caudale, ripercorriamo le tappe della scoperta della sua dimensione selvaggia: eccolo mettersi a quattro zampe.



E poi, ops! Via quell'insopportabile giacca!



E voi, lo scatenate ogni tanto il vostro lato più selvatico? Roarrr!


 
Non è proprio vero che l'Epifania tutte le feste porta via: il 7 gennaio inizia ufficialmente il periodo di carnevale.
E per chi ha qualche smania creativa, inizia anche il pensiero di "cosa mi invento quest'anno?".

L'anno scorso, per me, è stato un carnevale speciale: il Piccolo D era davvero piccolissimo (due mesi appena), ma ci tenevo che partecipasse alla nostra mascherata. Mi piaceva l'idea di un costume "di famiglia", con un tema comune, e in più, be', per motivi di tempo e denaro, volevo riciclare tutto il riciclabile, ovvero riutilizzare i nostri costumi da pirata dell'anno precedente.
Altro requisito da soddisfare: il mio piccolo "viaggiava" all'epoca sempre in fascia, addosso a me.
È così che, dopo qualche giro su Pinterest e un po' di progettazione, è nato il costume da tesoro del pirata.



Per realizzarlo, bisogna innanzitutto trovare una scatola delle dimensioni giuste.
Lasciate attaccate le alette superiori sui lati lunghi, e tagliate i lati corti in modo da creare una forma che ricordi un semicerchio (ma segmentato e non con i bordi tondeggianti).
È importante che le alette riescano, sovrapponendosi, ad aderire a tutto il semicerchio, in modo da poter chiudere il lato superiore.



A questo punto si pratica un taglio su tre lati, lasciando qualche centimetro di "corpo" della scatola attaccato alla parte superiore, quella del coperchio. Uno dei lati lunghi dovrà essere lasciato intatto per permettere al coperchio di restare attaccato al corpo dello scrigno (è più facile da fare che da spiegare: la foto dovrebbe aiutarvi a capire dove e come tagliare).



Chiudete quindi il coperchio, ripiegando le alette in modo che i bordi combacino con la forma a semicerchio segmentato che avete ritagliato.
Fissate con del nastro adesivo.


Ora, mettete in fascia il vostro bimbo e provate a "indossare" lo scrigno davanti a uno specchio: vi servirà a capire quanto è necessario ritagliare il fondo del cartone per far passare fascia e bimbo.
Naturalmente il bambino non dovrà essere contenuto completamente dallo scrigno: è sufficiente che testa e parte del busto sbuchino dalla parte superiore. Sistemate lo scrigno come vi sembra più comodo e bello. Al Piccolo D il fondo arrivava sotto il culetto, ma molto dipende dalle dimensioni vostre, del cartone e del bambino.


Poi passate alla decorazione. Potete dipingere di marrone lo scrigno oppure usare una pellicola adesiva effetto legno per renderlo ancora più realistico.
Incollate sui bordi del cartoncino leggero dipinto con dello spray dorato per creare le finiture e aggiungete qualche dettaglio, come la serratura, che ho creato sovrapponendo due cerchi di cartone dorati e dipingendone internamente uno di nero per dare l'effetto del buco.



Fissate con dello spago grosso (o meglio ancora una catenella) il coperchio al corpo dello scrigno, in modo che il coperchio resti aperto senza cadere del tutto all'indietro.



Ora passate all'interno: incollate ai bordi interni dello scrigno del raso giallo-oro e attaccateci qualche moneta finta. Potete prepararle verniciando con lo spray oro dei tappi di omogeneizzato, o i tappi di plastica del latte, o anche semplici cerchi di cartoncino. Potete aggiungere qualche vecchio pezzo di bigiotteria che non usate più.



Attaccate ai bordi due nastri che vi legherete addosso e rivestite di raso e "monete" anche un berrettino che metterete in testa al bimbo.
Fate alcuni tagli nel raso in modo da fare spazio al vostro piccolo tesoro: infilerete i lembi del raso nei lembi della fascia e nel collo della sua maglietta (se possibile non fate come me e prendetene una di un colore simile).



Ed eccoci qua: la piratessa e il suo forziere.



È o non è un tesoro di bimbo il mio Piccolo D? Almeno quando dorme.


 
Ricordo, da piccola, di essermi chiesta perché non avrei potuto usare per tutta la vita le scarpe con il velcro e gli orologi digitali, anziché imparare a fare i lacci e leggere le lancette. Crescere può essere un mestiere molto difficile, a volte.

Anche per il Piccolo T è giunto il momento di questo duro rito di iniziazione: allacciarsi le scarpe. L'unica soluzione? L'allenamento.
Da rendere un po' più piacevole, però, trasformandolo in gioco.



L'unica trasformazione, a onor del vero, è stata sostituire una scarpa vera con una di cartoncino, ma tanto basta per farlo sembrare qualcosa di diverso e più divertente, e non più un noioso dovere.
È bastato prendere un cartoncino e ritagliarlo a forma di scarpa.



E poi colorarlo nel modo più allegro possibile. Usando colori brillanti, ho disegnato i contorni di una scarpa da tennis, ho bucato il cartoncino per far passare il laccio e ho rinforzato i buchi tracciando il contorno con della colla glitterata.
Poi ho tagliato un nastro su misura per creare il laccio (meglio ancora se avete a disposizione dei vecchi lacci veri e propri).



Non resta che dare in mano la scarpa al Piccolo T e insegnargli a infilare i lacci e ad allacciare le scarpe. Al momento ha deciso per un uso improprio del mezzo: si diverte ad annodare il laccio ad altri giocattoli per creare delle improbabili navicelle spaziali, e sul laccio vero e proprio non si è ancora applicato.
Confido ancora nelle scarpe autoallaccianti di Ritorno a futuro.


Chi ha paura dei draghi? Non certo gli adulti: loro sanno che non esistono. E tantomeno i bambini: loro i draghi li vogliono cavalcare.
I bimbi e gli adulti delle favole, però, i draghi li temono eccome.



Anche Il drago Aidar sembra un tipo spaventoso, quando muovendosi provoca un disastro nel paese di Matilde. Ma Matilde è una bimba molto coraggiosa, e scende al centro della terra per affrontarlo.
Sarà lì che scoprirà che Aidar è stato in realtà infastidito da una trivellazione, e che è ben disposto a rimettere in ordine il guaio che ha combinato.



Cosa fa di Il drago Aidar un libro speciale? Un bel mix di ingredienti. Le illustrazioni, innanzitutto, sono ricche, colorate, piene di stile e personalità. La protagonista è una bimba, che con la sua trasparenza trova il coraggio di fare quello che nessuno osa: andare a parlare con il drago. C'è anche, per chi lo apprezza, il contenuto ecologico, molto semplificato ma adeguato all'età dei piccoli lettori.
Ma la parte più divertente di tutto il libro è certamente questa:



Quando Aidar si scuote, a causa del fastidio causato dalla trivellazione, il terremoto che provoca sulla Terra non fa crollare palazzi, no: mescola tra di loro le specie viventi, in un divertentissimo mix di animali ed umani.
E in una coloratissima immagine possiamo scoprire la farfapecora, il serpesce, il guforso e tanti altri.

È sicuramente questa la pagina che più di ogni altra attira i bambini, perché qui ogni animale è un gioco: si può indovinare il nome, combinando quelli dei due animali da cui è composto, si può inventare qualche nuova creatura, mescolando quelle esistenti.

E se il Drago Aidar passasse da casa nostra? Cosa accadrebbe ai membri della nostra famiglia? Ecco come sono nati:

Il mapà e altri animali.


Volete provarci anche voi? Prendete le foto della vostra famiglia. Con un qualsiasi programma di grafica (ma se non ne avete va bene anche word), cercate di ridimensionare i volti in modo che abbiano tutti più o meno la stessa grandezza e in modo da poter suddividere in fasce orizzontali fronte, occhi, naso, bocca e mento.


Ora, armate il vostro piccolo di forbici e fategli ritagliare le strisce, che potrà ricomporre a proprio piacimento creando volti nuovi.


Infine, divertitevi a dare un nome a queste nuove creature, partendo dai vostri nomi propri o dai vostri vincoli di parentela: che faccia avrebbe Mapà? E Papatello?
(È anche un ottimo esercizio per chi sta imparando a scomporre le parole in suoni, passaggio fondamentale per imparare a scrivere.)


Donerà al Piccolo T la barba del papà? E al Piccolo D staranno bene i capelli della mamma e il mento del fratello?
Uhm. Tutto sommato preferisco gli originali. Speriamo che il Drago Aidar sia disposto a rimetterli tutti a posto.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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