Quale umano non ha sognato, almeno una volta, di avere le ali?
Chissà se questo stesso sogno lo fanno anche gli animali, a volte.
Adelaide è l'ultimo degli animali di Ungerer che Lupoguido ha riportato in Italia, con una traduzione accurata ed elegante e una veste editoriale preziosa, con carta opaca e costa in tessuto (una serie da collezionare! Vi ho già parlato di Emil polpo gentile, Crictor il serpente buono, Rufus il pipistrello a colori).
Come gli altri protagonisti del grande narratore francese, anche Adelaide è diversa dagli altri, e ha un animo buono e gentile. Come gli altri, anche lei allaccerà un rapporto speciale con degli esseri umani.
Adelaide è nata con le ali, e con l'istinto di guardare verso il cielo e imparare a volare. La sua diversità è subito evidente a tutti, così come l'ineluttabilità del suo desiderio. Adelaide inizia a seguire un aereo e, insieme all'umano che lo pilota, a girare il mondo.
Ancor più degli altri libri di Ungerer, Adelaide non segue la traccia di una singola storia, ma è quasi una biografia della protagonista, che giustappone, uno dietro l'altro, i fatti salienti della sua vita, anche se non necessariamente connessi tra loro in una narrazione unitaria.
E ancor più degli altri libri di Ungerer, Adelaide presenta elementi ironici più o meno sottili, come la perquisizione del marsupio di Adelaide o il suo sguardo eloquente alla Nike di Samotracia, al Louvre: un essere misterioso che, come lei, ha delle ali piuttosto evidenti.
Ma alla fine, di Adelaide resta soprattutto la gentilezza d'animo, la sua determinazione nel realizzarsi, la sua volontà di esplorare e di inseguire la propria vera essenza, e quel suo sguardo curioso sul mondo, come fosse un libro da sfogliare.