Sonno piccolo, sonno eterno.

Amore, morte: non è facile affrontare i grandi temi della vita con i bambini. Eppure è necessario.
Non per dare loro le nostre risposte, ma per aprirli alle domande.


Ci vuole un po' di coraggio per parlarne, e ce ne vuole anche per pubblicarci un libro.
Ma Lupoguido ha già dimostrato di essere una casa editrice coraggiosa, e ancora una volta non si smentisce: con Piccolo sonno di Alessandro Riccioni e Francesca Ballarini prova a raccontare l'amore anche oltre la morte.


La storia è quella di Giuseppe, un anziano signore che un giorno, nel parco, salva un uccellino dalle grinfie di un gatto. Non si tratta però di un uccellino qualsiasi: è un uccellino nero, "nelle piume, negli occhi e perfino nel becco" (ma con delle brillanti zampe arancioni). È il messaggero della morte.


Nemmeno Giuseppe è un anziano come tutti gli altri. Lui della morte non ha paura. È un uomo solo: da quando sua moglie è morta, alcuni anni prima, trova felicità soltanto nei ricordi.
L'uccellino è commosso dalla sua gentilezza e gli concede un desiderio, e una notte per pensarci.
Il giorno dopo, Giuseppe porta all'uccellino un biscotto.


È un uomo gentile, Giuseppe, un uomo che si prende cura della solitudine altrui, forse perché conosce bene la propria.
E il suo desiderio è soltanto uno: rivedere la moglie.
Naturalmente, per esaudirlo, il piccolo uccellino dovrebbe farlo morire, ma la sua gentilezza lo ha talmente colpito che trova una soluzione diversa: gli regala un giaietto, la pietra nera del "piccolo sonno". Messa sotto il cuscino ogni prima notte del mese, regalerà a Giuseppe un sonno profondo che gli farà incontrare la moglie in sogno.



Raccontando il rapporto tra un messaggero di morte e la sua vittima predestinata, Piccolo sonno ricorda da vicino un classico sullo stesso tema, L'anatra, la morte e il tulipano di Wolf Erlbruch, ma innesta nella narrazione un elemento nuovo: un amore che fa da ponte tra il mondo mortale e l'aldilà.

Un amore che, anche nell'assenza, non rende aridi, ma ingentilisce gli animi.
La delicatezza, la gentilezza, la poesia di questo racconto si esprimono nel tono semplice e pacato delle parole e negli acquerelli dai toni lievi e vividi allo stesso tempo. Le sfumature dolci e le linee morbide si accompagnano a colori accesi. Ci sembra di sentire il peso leggero dell'uccellino sulla spalla, la materialità del biscotto che si sbriciola, perfino il profumo dei fiori evocati dall'anziano nel ricordo della moglie.
Il messaggero della morte è un uccellino tenero, a cui la tecnica pittorica riesce a dare morbidezza nonostante il colore nero: non fa paura.
Dispiace, anzi, alla fine del libro, che la narrazione non sia andata fino in fondo, accompagnando il protagonista verso una fine di cui non aveva timore e che era pronto ad affrontare.

L'appuntamento con la morte è rimandato, resta sospeso.
Così come restano aperte, nel lettore, le porte della riflessione.


2 commenti

  1. Grazie, davvero! E sono già due le persone che Giuseppe lo vogliono morto! Ahahah, povero lui! Auguri e buona scrittura, e grazie ancora, alessandro

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    1. Ah ah! Ma è solo per esaudire il suo desiderio. ;)
      Grazie per questa storia.

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